I lavoratori della scuola meritano un trattamento economico e normativo migliore. Il sindacato, però, non ha la “bacchetta magica” e occorre avere pazienza. Intanto, nel 2023 sono diversi i risultati conquistati dall’Anief: in particolare, è stato raggiunto un accordo all’Aran, a metà luglio, che a brevissimo (entro gennaio, dopo il via libera anche della Corte dei Conti) sarà ratificato definitivamente, sul nuovo contratto di Istruzione, Ricerca e Università 2019/21. Ed è il primo contratto che ha visto Anief protagonista, anche con vantaggi non indifferenti per il personale della Ricerca e degli Atenei.
Una delle novità più importanti introdotte sono certamente i tre giorni di permesso retribuito per i precari annuali; ma anche il congedo esteso fino a 120 giorni per le donne vittime di violenza, una richiesta promossa proprio dall’Anief. Per i Dsga da 6 euro di aumento iniziale il sindacato è riuscito ad ottenere 60 euro e anche per loro si apre la possibilità di accedere al fondo di valorizzazione del personale: agli assistenti tecnici nel primo ciclo è stata attribuita un’indennità di disagio, il cui tetto massimo è stato aumentato per richiesta sempre del giovane sindacato; è stato chiarito che le assemblee delle Rsu potranno essere indette a maggioranza e non all’unanimità; per il personale Ata è stata ottenuta la determinazione dei fondi per le progressioni economiche verticali, ma è anche passato l’aumento del salario accessorio e delle quote orarie degli straordinari di tutto il personale (erano ferme da 16 anni). Per i docenti sono arrivati chiarimenti importanti, come il Glo che rientra nelle attività funzionali.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
“Se si vuole dare un giudizio obiettivo all’operato dell’Anief nel 2023 presso l’Aran – dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – occorre partire da un concetto: con le risorse pubbliche limitate messe a disposizione dal Governo è stato il massimo ed oltre non era possibile. Un esempio per tutti sono i tre giorni di permesso retribuito al 100%, per motivi personali o familiari, per ogni anno scolastico ai 200.000 precari che ogni anno firmano una supplenza di lunga durata. Certamente, per noi è solo l’inizio di un percorso: con il contratto 2022/24 abbiamo intenzione di continuare a far introdurre norme che tutelino sempre più i docenti e Ata, a partire dei lavoratori più deboli e in che operano in condizioni difficili”.
GLI ALTRI RISULTATI RAGGIUNTI ALL’ARAN
Con l’accordo del 14 luglio 2023 si è pure riusciti a convogliare nel comparto Istruzione maggiori risorse, circa mezzo miliardo di euro, per la valorizzazione del personale e con redistribuzione dei fondi ai tavoli contrattuali. Sono passate delle deroghe ai vincoli dei trasferimenti, in particolare la conferma dei diritti della disabilità e di tutela dei genitori lavoratori con figli fino a 12 anni nei trasferimenti del personale scolastico. Come pure la procedura straordinaria di reclutamento su posti di sostegno e lo sblocco dei contratti dei docenti specializzati all’estero; ma anche l’ampliamento del 30 % dei posti dei docenti riservati ai precari TFA sostegno; come pure l’aumento del 70% dei posti per i docenti IRC nel concorso straordinario.
Il giovane sindacato ha quindi chiesto e ottenuto l’eliminazione del tetto massimo dei docenti abilitati con semplificazione per accesso e frequenza; l’ammissione diretta degli insegnanti ‘ingabbiati’ ai percorsi di 30 CFU insieme ai docenti triennalisti pure della scuola paritaria e degli Iefp; l’assegnazione della Carta del docente ai neo immessi e al 31 agosto, come poi accettato dall’Esecutivo in caria; lo scorrimento delle graduatorie del concorso ordinario straordinario su rinunce e trasformazione in esaurimento delle graduatorie dei concorsi ordinari; il nuovo corso-concorso per dirigenti scolastici con ricorso attivo.
Anief ha infine creato le condizioni, sempre con la firma alla bozza del contratto collettivo nazionale 2019/21 contrattato all’Aran, perché si arrivi in tempi congrui ad un’intesa proficua sulla mobilità dei lavoratori della scuola neo immessi in ruolo; delle risorse superiori all’inflazione e al precedente contratto; la decisione di riportare alla contrattazione la definizione dei compensi del docente tutor, oltre che lo sblocco delle posizioni economiche ATA.
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