Si fermano docenti, dirigenti, educatori, Dsga, Ata. La mobilitazione è stata voluta da Anief, Cobas, Unicobas e altri sindacati per rinnovare la mobilitazione contro la Legge di Stabilità 2016 già approvata dal CdM e la legge di riforma della scuola approvata a luglio, che ha aggravato, anziché risolvere, i problemi della scuola. La giornata servirà anche a dare una risposta al premier Renzi, che scrivendo agli assunti della Fase C ha smentito se stesso e minimizzato l’opera del sindacato nel sollecitare i giudici delle curia europea nel sollecitare gli Stati membri ad assumere il personale che ha svolto oltre 36 mesi di servizio su posti vacanti.
Marcello Pacifico (presidente Anief): eppure il presidente del Consiglio nel settembre 2014, in occasione della presentazione della prima bozza della Buona Scuola, aveva spiegato che il piano straordinario di assunzioni rappresentava ‘un segnale forte per l’Europa’. Allora perché la stessa Legge di riforma 107/2015 ha previsto dei fondi per risarcire i danni ai precari a cui sono stati reiterati i contratti a termine nella scuola? Peccato che i 10 milioni di euro previsti bastino solo a rifondere il danno dei primi 500 precari che hanno fatto ricorso con l’Anief. Basta con gli inganni: come si fa a dire che la supplentite è finita, visto che rimangono da assumere quasi 200mila precari abilitati tra GaE e graduatorie d’Istituto? Pure gli 8 euro di aumento previsti dalla Legge di Stabilità 2016 gridano vendetta. Per non parlare della norma di un anno fa che ha cancellato le supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti e della prima settimana degli Ata. L’ora della tolleranza è finita.
Domani il popolo della scuola torna a scioperare e a manifestare a Roma contro le politiche del Governo sulla scuola pubblica: lo sciopero è stato proclamato da Anief, Cobas, Unicobas e altri sindacati per rinnovare la mobilitazione contro la Legge di Stabilità 2016 già approvata dal Consiglio dei Ministri e la legge di riforma della scuola approvata a luglio, che ha aggravato, anziché risolvere, i problemi della scuola. Perché sulla precarietà, la Legge 107/2015 introduce supplenti di serie A e B e lascia comunque oltre 70mila precari abilitati nelle GaE e 100mila nelle graduatorie d’istituto senza lasciare loro alcuna prospettiva: mette in conflitto il personale docente rispetto agli Ata; dimentica che nei nostri istituti operano 250mila impiegati amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici; non risolve il problema del merito, lasciando ampia discrezionalità ai presidi nella scelta dei pochi lavoratori a cui assegnare gli aumenti; non fa decollare l’alternanza scuola-lavoro, la cui trascuratezza ha regalato all’Italia il record di Neet.
“Per questo sciopereremo tutti insieme – spiega il presidente Anief, Marcello Pacifico - con una manifestazione prima davanti al Ministero dell’Istruzione, alle ore 10.00, poi si replicherà davanti al Parlamento, due ore dopo. Si è scelto questo doppio passaggio, perché dalle ore 14.00 prenderà il via al Senato l’esame degli emendamenti alla Legge di Stabilità: soltanto con alcune modifiche emendative alla Legge di Stabilità si potrà veramente porre un argine ai danni della riforma e dei tagli, anche a famiglie e studenti. Ragion per cui anche loro, domani, manifesteranno con il sindacato a Roma”.
L’organizzazione sindacale nell’occasione vuole ricordare al premier Renzi, così veloce nello scrivere ai docenti destinatari della proposta di immissione in ruolo della Fase C del piano di riforma, che le assunzioni giunte con la Buona Scuola, comunque poco più della la metà di quelle inizialmente annunciate, sono frutto della battaglia avviata nel 2010 dall’Anief e da altri sindacati presso la Commissione Europea: è da quella battaglia che sono nate, successivamente, le sentenze della curia europea che obbligano i vari governi Ue ad assumere il personale che ha svolto oltre 36 mesi di servizio su posti vacanti.
“Cercare di minimizzare quelle indicazioni della Corte di Giustizia di Lussemburgo – continua Pacifico – , come ha fatto in queste ore il presidente del Consiglio prendendo le distanze dalle quelle sentenze, significa tra l’altro smentire anche se stesso: è stato o non è stato sempre il premier Renzi, il 3 settembre 2014, in occasione della presentazione della prima bozza della Buona Scuola?”.
In quell’occasione, era il 3 settembre 2014, la riforma della scuola sembrava tenere un’alta considerazione dei pareri espressi dai giudici super partes dell’Unione europea, chiamati ad esprimersi sulla procedura per abuso di precariato, poi confluita nella sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea (pag. 36/136), a causa dell’infrazione sistematica della “direttiva 1999/70/CE, relativa al lavoro a tempo determinato, che è finita davanti al giudice comunitario”. Anche il titolo di quel capitolo, scritto poco più di un anno fa, era più che esplicativo: l’Italia in questo modo vuole inviare “un segnale forte per l’Europa, se anche la corte di giustizia si interessa dei docenti italiani”.
“Ignorare oggi quanto ammesso dallo stesso Esecutivo due estati fa – dice ancora Pacifico – non è corretto, né logico. Anche perché, nel frattempo, siamo sempre in attesa del parere del parere della Corte Costituzionale, spostato al prossimo mese di maggio. Nel frattempo, la stessa Legge di riforma 107/2015 ha previsto, al comma 132, l’istituzione di un fondo per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali aventi per oggetto proprio il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione di contratti a termine nella scuola. Peccato che i 10 milioni di euro previsti bastino solo a rifondere il danno dei primi 500 precari che hanno fatto ricorso con l’Anief”.
“La Buona Scuola – dice sempre il presidente del giovane sindacato – non ha poi affatto risolto il problema della supplentite, visto che rimarranno a stagnare nelle graduatorie d’Istituto una miriade di precari abilitati. Per non parlare dei 30mila delle GaE solo della scuola dell’infanzia e di altrettanti di altre classi di concorso. Il tutto, sempre dopo che i governi precedenti hanno tagliato qualcosa come 200mila posti. E che dire degli 8 euro di aumento previsti dalla Legge di Stabilità 2016, con quella precedente che ha anche cancellato le supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti e della prima settimana del personale Ata? La misura è proprio colma. L’ora della tolleranza è finita”.
L’appuntamento di domani, per i manifestanti, è a Roma: alle ore 10.00, davanti al Ministero dell’Istruzione; due ore dopo, alle 12.00, la manifestazione si sposterà di fronte al Parlamento.
I MOTIVI DELLO SCIOPERO DI VENERDÌ 13 NOVEMBRE E DELLA CONTESTUALE MANIFESTAZIONE A ROMA.
Il sindacato si oppone con fermezza alla chiamata diretta del nuovo personale assunto, compresi gli oltre 100mila docenti e Ata che ogni anno chiedono trasferimento, anche loro collocati negli albi territoriali che gestiranno direttamente i presidi; ad un merito professionale, che sulla base del comma 126 della Buona Scuola, riguarderà pochissimi lavoratori, verrà gestito dal nuovo comitato di valutazione sul quale il dirigente scolastico avrà comunque l’ultima parola decidendo anche l’entità dei compensi da assegnare; alla mancata stabilizzazione di oltre 100mila docenti precari (magistrali, con Tfa, Pas, Scienze della formazione primaria, estero e altri ancora) tutti abilitati ma lasciati illegittimamente fuori dalle GaE, e decine di migliaia di amministrativi, tecnici e ausiliari, ai quali viene negato pure il turn over con oltre 6mila posti tenuti “in caldo” per i lavoratori in uscita dalle province.
L’organizzazione sindacale rivendica l’immediata applicazione della Direttiva 70/1999, ribadita dalla Corte di Giustizia Ue lo scorso 26 novembre, che prevede la stabilizzazione automatica di tutti i precari, con titoli, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su posto vacante. Il sindacato, poi, si schiera contro tutte quelle norme che pongono il personale precario su un piano minore rispetto ai colleghi di ruolo, ad iniziare dall’assurda esclusione di tutti i supplenti Ata, educatori e dirigenti scolastici) dall’accesso al bonus di formazione da 500 euro previsto sempre dalla Legge 107/15. Come si oppone al taglio delle supplenze brevi, che dal 1° settembre scorso – per effetto della Legge di Stabilità 2015 - ha bloccato tutte le sostituzioni del primo giorno dei docenti e della prima settimana per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Anief dice no al mancato pagamento delle ferie non fruite dal personale scolastico con contratto a tempo determinato; il recupero, anche ai fini contributivi per la pensione, degli scatti stipendiali per il personale di ruolo, bloccati e dichiarati irrecuperabili dall’art. 9 della legge 122/2010; il rispetto e l’effettiva applicazione dell’art. 53 della Legge 312/80, che prevede il riconoscimento degli scatti stipendiali per il personale precario, fino ad oggi negato dall’Amministrazione ma restituito dai Giudici a coloro che lo hanno richiesto nelle aule dei tribunali del lavoro; l’eliminazione del primo gradone stipendiale, a tre anni, per tutti i nuovi assunti; il blocco immediato della trattenuta del 2,5% per il TFR dalle buste paga del personale scolastico e la restituzione delle somme indebitamente trattenute dagli stipendi. Oltre che la perequazione interna per i dirigenti scolastici e la stabilizzazione del personale Ata facente funzione Dsga, per i quali urge un concorso pubblico dopo quello bandito 20 anni fa.
Il sindacato chiede infine al Governo risorse vere, non elemosine, per il rinnovo contrattuale. Il personale della Scuola proviene infatti da un quinquennio contraddistinto da stipendi bloccati e scatti di anzianità prima cancellati e poi recuperati, nemmeno tutti, solo con le risorse dello stesso comparto. Nello stesso periodo, non è stata corrisposta nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale, che ha fatto perdere ad ogni dipendente una media di 5mila euro. Ora, non solo il Governo non vuole assegnare il maltolto, ma se la vuole cavare con un aumento inferiore a 10 euro lordi al mese. Con la prospettiva, per la gran parte di loro, di doversi fermare lì: perché se non si cancellerà il Decreto Legislativo 150/09, la riforma Brunetta della PA, con il rinnovo contrattuale tutti gli aumenti saranno selettivi e in base alla prestazione dei singoli all’interno dell’unità produttiva. Una logica che ha trovato già conferma con il fondo sul merito introdotto con la riforma, comma 126 e a seguire della Legge 107/2015, inteso come salario accessorio, attribuito dal dirigente scolastico al personale su criteri definiti dal nucleo di valutazione.
Per approfondimenti:
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Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
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Scuola, l'ultimo fronte: se i bidelli si ammalano si rischia la chiusura (La Repubblica del 16 settembre 2015)