La stampa scrive

La campagna elettorale per il rinnovo delle RSU d’istituto è già partita, in vista della consultazione che si svolgerà nei primi giorni di marzo in tutte le scuole statali per circa un milione di elettori.

I sindacati maggioritari, cioè i cinque rappresentativi (Cisl-scuola, Flc-cgil, Uil-scuola, Snals e Gilda) che hanno raggiunto nelle precedenti elezioni i quorum richiesti di almeno il 5% di tesserati e di voti, cercano ovviamente di confermare e possibilmente migliorare i livelli di consenso all’interno della categoria.

I sindacati minori, ancora una volta, si danno da fare per arrivare anch’essi al quorum del 5%.

C’è, però, questa volta, una novità che viene dall’Anief, il sindacato che in questi ultimi due-tre anni ha occupato spesso la scena con clamorose iniziative giudiziarie e con taluni successi presso il Tribunali amministrativi. L’Anief ha deciso di allearsi con altri sindacati minori, come l’Usb e il Sisa, con l’obiettivo probabilmente di raggiungere il sospirato quorum nazionale del 5%.

Più di altri sindacati, la sua campagna per acquisire consensi in categoria si è fatta nelle ultime settimane martellante. Ogni iniziativa giudiziaria, ogni intervento sull’Amministrazione scolastica è un’occasione per l’Anief e per gli alleati per mettersi in luce.

In questa foga può capitare che sindacati della stessa coalizione (Anief e Usb) se ne escano con comunicati simili in cui vantano, ciascuno per sé, il merito di successi (veri o presunti), come nel caso del ritiro da parte dell’Ansas di un progetto per la formazione dei docenti di sostegno, che sarebbe stato ottenuto per iniziativa sindacale.

Dice l’Anief: “Sostegno: ritirato il bando tutor, dopo l’intervento dell’Anief. - L’Anief è stato l’unico sindacato della scuola che aveva preso una dura posizione”; poche ore dopo l’Usb lancia un annuncio simile: “Vittoria! L'Ansas ritira il bando Tutor ed ora docenti di sostegno come RSU - L'Usb Scuola è stato l'unico sindacato della scuola…”.

L’alleanza forse c’è, ma il coordinamento deve ancora essere messo a punto.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato di Pacifico appoggia la linea del Sisa contro l’inasprimento dei requisiti per andare in pensione. In vista delle elezioni Rsu si consolida anche l’alleanza coi sindacati di base: il 27 gennaio nuova astensione con Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas. E a febbraio probabile sciopero generale.

Anche l’Anief aderirà alla doppia giornata di scioperi, programmati per il 9 e 10 gennaio dal Sisa, il Sindacato indipendente scuola ambiente, indetto per protestare contro l’elevazione dei requisiti richiesti ai dipendenti per accedere alla pensione: l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico sostiene che “lo Stato non deve obbligare i cittadini a lavorare dopo 40 anni di contributi: il lavoro serve per promuovere il benessere sociale ed economico del Paese, non per tappare soltanto i buchi dei conti pubblici. Né si può impedire alle giovani generazioni di trovare un lavoro quando se ne cristallizza l’offerta con l’allungare sine die la data per ottenere la pensione. Così si rendono precarie le vite di intere generazioni, senza aumentare la produttività”.

Secondo l’Anief, quindi, la soluzione all’inasprimento delle norme, che per chi non accederà alla pensione di anzianità a settembre (indiscrezioni indicano un boom di richieste) comporta un “salto” di anni non indifferente, non può essere che quella di “concedere agli statali la stessa finestra per la pensione concessa ai privati della classe 1952”.  Il sindacato ritiene che arrivare allo sciopero è un sacrificio, ma se a volte è inevitabile per mandare chiari messaggi al Governo: “proclamare uno sciopero – sostiene l’Anief - è sempre un evento traumatico, anche se l’unica opzione per un sindacato che, se non rappresentativo, non ha altri strumenti se non i ricorsi, per fare ascoltare le proprie ragioni, quando gli altri non ottengono niente ai tavoli contrattuali”.

La decisione di incrociare le braccia il 9 e 10 gennaio, inoltre, rafforza il connubio che l’Anief ha stretto con la Sisa, in vista delle elezioni Rsu del prossimo marzo. Gli scioperi però non si esauriranno con le date coincidenti con l’avvio delle lezioni dopo le vacanze natalizie: “ci schiereremo – annuncia il giovane sindacato - anche al fianco dell’USB, il sindacato con cui abbiamo chiesto il cambio delle regole per le elezioni RSU (assemblee in orario di servizio, liste nazionali, voto ai precari), per incrociare le braccia insieme il 27 gennaio prossimo nello sciopero proclamato da Usb, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, Usi, Sicobas”. La tornata di astensioni dal lavoro prevede poi un alto appuntamento, per febbraio o marzo: “concluderemo questo primo trimestre di protesta con uno nuovo sciopero generale, se lo stato di agitazione proclamato, il 4 gennaio 2012, non si raffreddi nell’incontro programmato con i rappresentanti del Miur presso il Ministero del Lavoro, il 10 gennaio prossimo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Agenzia ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre scorso per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse”: annullate le candidature dei tutor di mini corsi di appena 122 ore. Determinanti le proteste delle associazioni dei disabili e degli specializzati attraverso le Ssis biennali.

Sfuma prima ancora di nascere l’iniziativa dell’Ansas, l’Agenzia nazionale dello sviluppo per l'autonomia scolastica, di riconvertire migliaia di docenti in esubero attraverso un corso di abilitazione - di 120 ore da svolgere on line e appena 2 in presenza - utile ad insegnare sul sostegno: il 5 gennaio, a pochi giorni dalla chiusura del bando per raccogliere le candidature dei tutor, la stessa Ansas ha pubblicato la revoca in autotutela del decreto n. 273 del 12 dicembre 2011”: tra le motivazioni si indicano “sopravvenuti motivi di pubblico interesse e di nuova valutazione di interesse pubblico originario”.

La decisione è giunta dopo il coro unanime di disapprovazione per l’iniziativa. Tra i più contrari c’erano le associazioni dei disabili, capitanate da Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, ed esperto di normativa: il bando – ha detto Nocera – deve essere interamente riscritto perché i corsi vanno organizzati secondo le indicazioni del decreto 249/2010, che prevede 60 crediti formativi per i docenti di sostegno”.

Parole forti erano state espresse anche dai docenti di sostegno, soprattutto precari, che dopo essersi formati nelle Università attraverso decine di esami, 800 ore di corsi ed un lungo tirocinio, si sarebbero ritrovati “scalzati” dai docenti riconvertiti in pochi mesi: “gli insegnanti specializzati –  hanno scritto sul sito www.disabili.com - hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.

Tra i primi ad esprimere soddisfazione per il ripensamento dell’Ansas è stato Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “anziché ipotizzare nuovi modelli per la formazione degli insegnanti di sostegno, che, dal 1998, è stata delegata con successo alle università – ha detto Pacifico - il Miur farebbe bene ad attivarsi per formare gli insegnanti sui disturbi specifici di apprendimento, ad un anno dall’approvazione della legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, e per fare attivare dai direttori scolastici regionali tutti i posti in deroga”. Quanto al problema dei soprannumerari, secondo il leader dell’Anief “è evidente che la colpa non è degli insegnanti, ma della politica sconsiderata dei tagli lineari nella scuola: basterebbe introdurre l’organico funzionale e concedere la possibilità di conseguire ulteriori abilitazioni presso i corsi di TFA”.

L’idea di ricollocare i docenti in soprannumero (in particolare gli Itp, molti dei quali privi di altre abilitazioni) era nata per evitare di far scattare nei loro confronti la mobilità coatta su altri ruoli o la cassa integrazione per due anni, introdotte in estate. Al Miur avevano così pensato di dare loro la possibilità di abilitarsi o specializzarsi su materie che presentassero vuoti di “cattedre”. E quale poteva essere migliore se non l’area dal sostegno, dove sono almeno 30mila i posti sparsi per l’Italia ancora privi di docente titolare? Solo che i tempi stretti e la scarsità di fondi a disposizione si conciliano male con le esigenze (e soprattutto i diritti) degli alunni disabili.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’Anief presenta ai giudici una perizia tecnica con l’elenco di ulteriori nuovi errori presenti all’interno dei quesiti pre-selettivi. Ma anche l’Anp promette di non abbassare la guardia in difesa della regolarità del concorso. Ora si attendono le udienze di merito dei Tar: alcune sono state già calendarizzate.

Terminate le festività natalizie e di fine anno, si torna a parlare del discusso concorso per dirigenti scolastici. A farlo è ancora una volta l’Anief, che dopo aver incassato il rigetto del ricorso da parte del Consiglio di Stato per l’inclusione con riserva dei ricorrenti alle due prove scritte svolte a metà dicembre, ha deciso di portare la battaglia legale sino in fondo basandosi proprio sulla sentenza degli stessi giudici di Palazzo Spada: il Cds, infatti, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, ha infatti ammesso che esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Per dare sostegno a questa eventualità, il sindacato di Pacifico ha chiesto ai giudici di considerare l’esito di una perizia tecnica sui contenuti dalla prova pre-selettiva, svolta lo scorso 12 ottobre: nella perizia, depositata il 3 gennaio, l’Anief ha riscontrato ulteriori nuovi errori (ai 22 precedentemente segnalati) nella formulazione delle risposte somministrate il giorno delle prova. Ma non solo: il sindacato ha anche contestato al Miur “la nomina dei commissari deputati alla formulazione dei quesiti contestati, che doveva essere delegata all’Invalsi e non all’Ansas, ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 140/2008, né tanto meno a soggetti esterni allo stesso Ansas, come addirittura avvenuto”.

L’Anief sostiene che non a caso e in tempi non sospetti, appena appurati i tanti errori e refusi presenti negli oltre 5.500 quesiti iniziali “il ministro Gelmini mise subito alla gogna i nomi degli 89 esperti e ipotizzò pure denunce nelle pagine dei giornali per il danno d’immagine ricevuto, quasi sconfessando la nomina degli stessi”. Nei prossimi giorni, il sindacato degli educatori in formazione ha infine annunciato che formulerà a proprie spese “nuove istanze di discussione urgente del merito di tutti i ricorsi in atto”. E la stessa procedura è stata seguita, con motivazioni analoghe, anche dai legali rappresentanti altri raggruppamenti di docenti.

Ora la “palla” passa di nuovo ai Tar, che dovrebbe calendarizzare a breve l’udienza di merito. L’esito della partita rimane comunque fortemente incerto, anche perché gli stessi giudici di primo grado dovranno tenere conto pure dei contro-ricorsi formulati dai legali dell’Anp. Il primo sindacato dei dirigenti scolastici ha di recente invitato i docenti che hanno avuto accesso alle prove scritti ad aderire alla “presentazione degli interventi ad opponendum”. Per l’Anp “occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito (alcuni TAR hanno già fissato le rispettive udienze: 11 gennaio in Campania, 31 gennaio in Lombardia) potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Le ultime indiscrezioni dicono che a fine febbraio i candidati all’abilitazione dovranno superare una prova preselettiva, una scritta e l’orale. Il tutto in tempi record, per permettere agli idonei di partecipare al maxi-concorso. Lo Snals chiede al Miur di rivedere le regole, costi ridotti e informazioni esaustive. L’Anief auspica l’ammissione ai corsi dei docenti abilitati, non abilitati con tre anni di supplenze o con dottorato di ricerca.

Continua a far discutere la decisione del Miur di ritoccare al ribasso gli oltre 23 mila Tfa, i percorsi universitari di formazione decretati dall’ex ministro Gelmini poco prima di lasciare l’incarico. I sindacati più rappresentativi, che si recheranno di nuovo a viale Trestevere la prossima settimana (le date probabili sono il 9 o il 10 gennaio), hanno spiegato che numeri e modalità per acquisire l’abilitazione non possono essere più trattati separatamente dal reclutamento.

L’impressione è che al momento la questione Tfa sia avvolta dalla confusione. L’unico dato certo è che a fine febbraio si svolgeranno le prove di accesso ai corsi: fonti vicine al Cineca, cui è stata affidata l’organizzazione delle selezioni, dicono che per essere inseriti nelle graduatorie di abilitazione gli aspiranti docenti dovranno necessariamente superare un test preselettivo, con domande a risposta multipla, poi una verifica scritta ed infine l’orale. Il tutto in tempi record, perché il ministro Profumo intende accogliere anche loro, i neo-abilitati tramite i Tfa, nel concorso pubblico annunciato per il secondo semestre del 2012 (ma che più realisticamente a questo punto dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2013).

Nelle ultime ore lo Snals ha prodotto un documento attraverso cui chiede espressamente “il rifacimento dei due decreti emanati in data 11/11/2011, a firma del Ministro Gelmini, nonostante siano ormai atti definitivi, pubblicando al loro posto nuovi decreti, a firma del Ministro Profumo, che correggano le improprietà segnalate dalle OO.SS. sia nel titolo che nei contenuti del decreto relativo alla scuola dell’infanzia e primaria (vi è un clamoroso refuso, poiché al posto di “e per la scuola primaria” è stato scritto “e per la scuola materna” ndr) sia migliorando il testo di entrambi in accoglimento delle richieste sindacali”. Il sindacato guidato da Marco Paolo Nigi ha evidenziato, inoltre, “la necessità di tutelare i partecipanti a tali corsi, intervenendo presso le Università, invitandole a ridurre al minimo i costi di partecipazione”, ma anche “l’importanza della non contemporaneità dei test per classi di concorso cui si accede con il medesimo titolo di accesso, per consentire la partecipazione a più prove di accesso”. Lo Snals ha poi “sottolineato le gravi preoccupazioni degli aspiranti, con particolare riferimento a coloro che hanno già lavorato nella scuola, che da anni, ormai, non hanno avuto né la possibilità di abilitarsi né la possibilità di partecipare a concorsi ordinari”. Il sindacato autonomo ha infine chiesto al Miur di “fornire informative preventive esaustive su tutte le materie e i decreti in corso di emanazione, ivi compreso quello di selezione dei tutor”.

Chi è convinto che “nella pubblicazione dell’atteso decreto devono essere accompagnate” le indicazioni “sulla selezione dei tutors da reclutare presso le università” è anche l’Anief. Nelle ultime ore l’associazione sindacale di Marcello Pacifico ha chiesto che dalle modifiche al regolamento ministeriale si inserisca “la possibilità di ammettere in sovrannumero sia i docenti abilitati, alla luce dei tagli apportati dalla riforma, sia i docenti precari con anni (almeno tre ndr) di insegnamento alle spalle, vista la normativa comunitaria che riconosce le professioni, sia i laureati con il titolo di dottore di ricerca”.

Secondo l’Anief, però, l’importante è arrivare alla selezione con regole certe e chiare: “non appare condivisibile – sottolinea il giovane sindacato siciliano - la richiesta della Gilda di procedere fuori dalle regole con delle modifiche che non rispettano quanto previsto dalla normativa e che porterebbero al nascere di un duro contenzioso nelle aule giudiziarie”. L’Anief auspica dunque che il Miur d’ora in poi proceda con maggiore cautela: la stessa che andrebbe adottata affrontando il tema dei concorsi, annunciati probabilmente con troppa disinvoltura nei giorni scorsi dal Ministro. Secondo l’organizzazione di Pacifico siamo di fronte ad un campo minato che necessita di “debite riflessioni”, da parte “di tutti gli attori, vista la delicatezza e la pluralità delle posizioni in gioco: da una parte, i giovani aspiranti insegnanti, dall’altra, i non più giovani specializzati anch’essi presso le università, per non parlare di tutti gli altri precari, che aspirano all’agognato ruolo”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Il senatore leghista non crede che il sindacato non chiederà soldi per il contributo unificato introdotto dal Governo Berlusconi per appellarsi al Giudice del Lavoro. Dubbi pure sull'efficacia dei ricorsi: hanno vinto sulle code, per il resto fiasco totale. La replica di Pacifico: mi vergognerei d'aver inventato quella tassa e poi parlano i fatti, la Corte Costituzionale ha fatto prevalere le ragioni di tutti.

Il Natale dovrebbe conciliare sentimenti di pace e di serenità. Ma quando le posizioni e le idee sono distanti, a volte diametralmente opposte, non c’è periodo dell’anno che possa calmare gli animi. Ad accenderli è stato il senatore della Lega, Mario Pittoni: l’obiettivo delle critiche sono stati, ancora una volta, l’Anief, il suo presidente Marcello Pacifico ed il boom di ricorsi in tribunale contro norme e regolamenti.

Pittoni ha preso spunto da un recente comunicato dell’associazione sindacale siciliana, in cui si specificava che “i ricorsi proposti al Tar Lazio per consentire ai precari di essere inseriti a pettine nelle graduatorie relative al biennio 2009/2011 verranno riassunti in maniera ‘pressoché gratuita’”. Il senatore leghista non sembra credere alla gratuità citata dall’Anief, soprattutto dopo che il suo stesso partito, con l’accordo della maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi, ha cercato di ostacolare la facilità di ricorrere al giudice introducendo dei costi non indifferenti.

Non a caso Pittoni sostiene che “sarebbe interessante conoscere quale posizione l’associazione prenderà nei casi in cui la riassunzione della causa innanzi al Giudice del Lavoro potrà avvenire solo previo pagamento del contributo unificato di iscrizione a ruolo, in tempi recenti previsto anche per le cause di lavoro”. Il capogruppo al Senato ha poi posto pubblicamente una domanda dal chiaro sapore ironico: “Davvero sarà l’Anief ad accollarsi non soltanto le spese che inevitabilmente sono correlate all’avvio di una controversia (ad esempio le spese di notifica), che quando si tratterà di coinvolgere diverse centinaia di contro interessati potrebbero non essere poca cosa (…), gli onorari spettanti agli avvocati, ma anche – come detto - l’eventuale contributo unificato (che si badi potrebbe lievitare se le richieste risarcitorie verranno ampliate come si annuncia) o, come quasi sempre accade, si finirà per chiedere contributi a coloro che vorranno proseguire cause avviate quasi tre anni or sono?”.

La lista delle recriminazioni di Pittoni è lunghissima. Il finale è particolarmente duro. “L’Anief – sostiene Pittoni - si caratterizza per essere un’organizzazione che ha quale strategia fondamentale quella di alimentare il conflitto in ambito scolastico. Così è stato per quel che concerne la vicenda delle graduatorie, con riguardo alla quale l’Anief si è chiaramente schierata a favore di una parte dei precari (…) così è stato anche in occasione del nuovo concorso per l’accesso alla dirigenza. Risultati? L’unica battaglia vita dall’Anief, quella contro le code, ha semplicemente tolto un opportunità in più di cui disponevano gli insegnanti. Per il resto, fiasco totale. L’Anief ha fallito pure nel tentativo di impedirci di assegnare posti a tempo indeterminato anche a chi occupava le prime posizioni nelle vecchie liste e che – con la riapertura delle graduatorie – si è visto scavalcare da chi arrivava con i superpunteggi”.

Pronta la risposta dell’Anief, che ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista: “Pittoni forse dimentica – ha detto il presidente Pacifico - che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

Pacifico ritiene, inoltre, che anziché condurre crociate a favore esclusivamente di una parte di candidati docenti, Pittoni e il suo partito farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – ha sottolineato il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Pacifico sostiene quindi che il senatore della Lega ha “perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fine dell’ultimo “round”. Difficile però pensare che la diatriba Lega-Anief termini qui.

Fonte: Tecnica della Scuola

Non si è fatta attendere la replica del prof. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, alle dichiarazioni del sen. Pittoni che aveva ironizzato sulle nuove spese giudiziarie che i docenti precari dovrebbero sostenere per continuare la storia infinita delle graduatorie.   

“L’Anief - si legge in un comunicato - ritiene del tutto gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni rilasciate dal senatore leghista Mario Pittoni a proposito dei pagamenti che l’associazione sindacale intenderebbe chiedere ai propri iscritti ricorrenti”.

Sulla questione delle spese impreviste per continuare la difesa per via giudiziaria, Marcello Pacifico non smentisce ma controaccusa, dichiarando: “Pittoni forse dimentica che è stato il Governo composto anche dalla Lega Nord a proporre ed approvare una tassa per chiedere ai giudici di intervenire: al posto di Pittoni –continua il Presidente dell’Anief – mi vergognerei di aver inventato questo ‘paletto’ economico, dal momento che ricorrere contro un regolamento o una norma ingiusta dovrebbe essere uno strumento accessibile gratuitamente a tutti i cittadini che reclamano il rispetto del diritto”.

“Pittoni e il suo partito – continua Pacifico - farebbero bene a fare un passo indietro e mettersi dalla parte di tutti i precari: “per come sono andate le cose – dichiara il rappresentante dell’Anief – piuttosto che fare dell’ironia dovrebbero essere proprio Pittoni e la Lega Nord a pagare il contributo unificato per tutti coloro che ricorrono oggi in tribunale essendo stati l’artefici di questa insensata tassa. Gli italiani dovrebbero sapere che grazie al partito di Pittoni e alla maggioranza dell’ultimo Governo Berlusconi oggi per fare un ricorso al Presidente della Repubblica bisogna pagare ben 600 euro, mentre fino a qualche mese fa non erano previste spese”.

Il Presidente dell’Anief ritiene, quindi, che il senatore della Lega “abbia perso l’occasione, ancora una volta, di evitare una brutta figura”. A proposito, infine, della supposta incapacità dell’Anief di fare sindacato e di difendere i propri iscritti, Pacifico ritiene che “la Corte Costituzionale ha vinto non solo per i docenti difesi dall’Anief ma per tutti gli italiani, sventando il tentativo di un partito politico di alzare barricate e divisioni tra i cittadini di questo nostro grande Paese dalla storia millenaria, solidale e multiculturale”.

Fonte: Tuttoscuola

Sulla tormentata vicenda dell’Enam, l’Ente di assistenza dei maestri, soppresso l’anno scorso con una legge finanziaria, assorbito dall’Inpdap e ora passato in eredità alla nuova Inps, Tuttoscuola nei giorni scorsi ha fornito diverse informazioni, tra cui anche quella relativa all’iniziativa dell’Anief che ha predisposto un modello di richiesta di recesso dalla iscrizione obbligatoria da parte degli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria (sono circa 310 mila).

Sugli ulteriori sviluppi della storia infinita dell’Enam, Ciro Di Francia, già presidente e commissario ad acta dell’Ente, ha inviato alla redazione una lettera (che pubblichiamo nella nostra Tribuna) nella quale si parla dei lunghi tempi per il passaggio dall’Inpdad all’Inps (fermo restando il contributo obbligatorio degli iscritti), e si formula una proposta sulla ritenuta e sulla destinazione delle cospicue risorse. Perché – si chiede l’ex-presidente - non coinvolgere i “proprietari” dell’Enam, cioè maestri ed ex-direttori didattici in servizio o in pensione (i soli che per decenni hanno versato contributi) attraverso un referendum?   

Anche per queste motivazioni, informa Di Francia, “alcuni ex Presidenti e Segretari dei Comitati Provinciali hanno condiviso la  proposta di costituire l'ANTAM (Associazione Nazionale Tutela ed Assistenza Magistrale), per evitare ulteriori beffe alla categoria magistrale”.

Fonte: Tuttoscuola

Le prime reazioni dei sindacati dopo le ipotesi del ministro durante il videoforum a Repubblica.it. Possibili inserimenti in due "scatole". Il problema dei docenti alla soglia della pensione che rimarranno per effetto della manovra Monti

La notizie della riapertura dei concorsi a cattedra nella scuola ha riacceso le speranze di migliaia di precari e neolaureati. Ma i sindacati nutrono mille perplessità sulle modalità di svolgimento della procedura concorsuale e sulla reale disponibilità di posti per i prossimi anni. Riuscirà il neoministro dell'Istruzione Francesco Profumo a risolvere il rebus? Dopo la notizia anticipata da Repubblica, i sindacati si sono espressi all'unanimità raccomandando all'inquilino di viale Trastevere di non creare illusioni ai tanti precari alle prese con una difficile stabilizzazione dopo i tagli della gestione Gelmini. Vediamo i possibili scenari.

Ieri pomeriggio, nel corso del videoforum su Repubblica.it 1, Profumo è tornato sulla questione che sta più a cuore ai precari della scuola: il concorso 2012. Ipotizzando che l'intera platea teorica di 300 mila aspiranti alla selezione verrà suddivisa in "due scatole": una prima più capiente (con più posti disponibili) destinata ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali; una seconda, più piccola, riservata ai giovani, che altrimenti resterebbero sempre in coda alle graduatorie. Ma i sindacati, che conoscono bene i numeri della scuola, chiedono un confronto "serio" sulla delicata questione.

Dell'incontro avuto di ieri i sindacati hanno apprezzato i toni e le apertura sul pagamento degli scatti stipendiali, congelati dal precedente governo. "Le proposte del ministro, come terreno di confronto, ci sono sembrate interessanti ma vanno riempite di contenuti concreti", dice Mimmo Pantaleo, della Flc Cgil. "In particolare  -  continua  -  è fondamentale aprire una riflessione sui temi del reclutamento, dell'organico funzionale e sulla gestione delle graduatorie, aumentando prioritariamente i posti disponibili nei prossimi anni". "Quanto al reclutamento  -  dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola  -  ribadiamo la richiesta di aprire un confronto serio su progetti chiari, non si può ragionare su dichiarazioni alla stampa. La materia è delicata, investe attese e interessi che vanno tutti attentamente considerati".

Per Massimo Di Menna, della Uil scuola, "abilitazioni e reclutamento devono partire insieme". E propone di mantenere il doppio canale: 50 per cento dei posti a favore degli inclusi nelle attuali graduatorie ad esaurimento; 50 per cento attraverso bandi di concorso a partire da dove le graduatorie sono esaurite, prevedendo, nella partecipazione, il riconoscimento dei titoli di servizio".
Anche Gilda degli insegnanti e Anief salutano positivamente la notizia della riapertura dei concorsi, ma quest'ultimo chiede che "prima vengano stabilizzati gli attuali precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli abilitati nell'ultimo biennio". Un'occhiata ai numeri contribuirà a fare chiarezza.

I precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento sono 240 mila. A questi occorre aggiungere, come potenziali aspiranti al concorso, 20 mila abilitati tra il 2009 e il 2011, rimasti fuori dalle graduatorie dei precari e un numero non precisato di neo laureati  -  10/15 mila  -  che potranno accedere ai Tfa (i Tirocini formativi attivi) previsti dalla nuova normativa sulla Formazione iniziale approvata dal precedente governo: i cosiddetti "giovani". L'unico dubbio resta sui posti disponibili per il 2012/2013. Secondo una stima effettuata dal ministero dell'Istruzione qualche mese fa, le prossime assunzioni si potranno fare esclusivamente sui posti che si renderanno disponibili per effetto dei prossimi pensionamenti.

Il Miur, in base alle vecchie regole per andare in pensione, aveva stimato 22 mila pensionamenti per il 2012/2013. Ma il governo Monti nel frattempo ha modificato la situazione. E sono tanti i docenti che già assaporavano il meritato riposo dopo anni di servizio, ma che saranno costretti a rimanere in servizio ancora per 4/5 anni. Finora, il 60/65 per cento dei docenti andati in pensione non ha infatti raggiunto né i 40 anni di servizio né l'età per la pensione di vecchiaia: si dimettono "volontariamente" avendo raggiunto ugualmente i requisiti per accedere all'assegno mensile. Una possibilità che oggi è preclusa a tanti e i posti disponibili potrebbero scendere a 5/8 mila al massimo.

Fonte: Repubblica

Il testo delle ordinanze con cui il Consiglio di Stato, pur respingendo i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici, sembra prospettare nel prossimo giudizio di merito la possibile ipotesi estrema dell’annullamento del concorso, pone una serie di interrogativi sul futuro delle procedure concorsuali.

Questo il passaggio delle ordinanze “i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

L’Anief si dichiara soddisfatta di quel testo e intende presentare gratuitamente per i ricorrenti entro il 3 gennaio 2012 motivi aggiunti nei ricorsi incardinati in primo grado al fine di:

- rendere esplicite le posizioni assunte a seguito dello svolgimento della prova pre-selettiva (indicazione dei quesiti a cui è stata data una risposta errata),

- richiedere una perizia tecnica di esperti super partes, nominata dal tribunale, per studiare i quesiti e le risposte fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva, con spese a carico del Sindacato (ovvero della parte soccombente, in caso di vittoria), al fine di confermare l’esistenza di anche uno solo dei diciotto quesiti denunciati nel processo come errati o non congrui a quanto previsto dal bando di concorso,

- coinvolgere la giustizia europea per la violazione della CEDU, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento,

- chiedere una rapida sentenza di merito del Tar e dello stesso Consiglio di Stato che con obiettività decida, a questo punto, sull’annullamento delle prove concorsuali (prove pre-selettive, esami scritti ed eventuali esami orali), e sulla rinnovazione delle stesse prove concorsuali sia per i candidati risultati ‘idonei’ sia per i ricorrenti, come già avvenuto per l’ultimo concorso per la selezione dei presidi siciliani.

Fonte: Tuttoscuola

I giudici di Palazzo Spada reputano “inaccoglibili” le domande di ammissione con riserva. Però ammettono possibili vizi di legittimità nella fase preselettiva incentrata sui quiz a risposta multipla: se ciò venisse accertato, in sede di decisione nel merito, determinerebbe l’effetto demolitorio dell’intera procedura. Facendo morire “Sansone con tutti i filistei”…

Nemmeno il Consiglio di Stato è riuscito a chiarire definitivamente l’esito dei ricorsi presentati in tribunale dai legali di migliaia di docenti esclusi dalle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, dopo esserne stati defenestrati per non aver superato la prova di preselezione dello scorso 12 ottobre. Scorrendo il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada, che di fatto conferma quello espresso pochi giorni fa dai colleghi del Tar del Lazio, territorialmente competenti, i ricorrenti non sembrerebbero avere scampo.

Il Cds ha infatti negato loro anche il diritto all’ammissione con riserva alle due verifiche (peraltro svolte la scorsa settimana): “l’avvenuto svolgimento delle prove scritte – si legge nelle ordinanze emesse il 20 dicembre - induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva”.

Nella stesso sentenza i giudici però hanno lasciato aperta la possibilità che tutto il concorso potesse addirittura saltare. Replicando (però su scala nazionale) quanto avvenuto in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici svolto in Sicilia. Il Consiglio di Stato ha infatti ammesso che, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.

Rispetto a quanto velatamente aveva fatto intendere il Tar del Lazio, a questo punto la possibilità che ‘muoia Sansone con tutti i filistei’ non solo rimane in piedi, ma sembra così  addirittura rafforzarsi. Lasciando nell’incertezza anche e soprattutto i 9mila candidati che il 14 e 15 dicembre scorso hanno svolto le prove scritte: ora questi docenti non dovranno solo attendere l’esito delle verifiche, previsto in primavera, ma anche quello più approfondito delle carte che emetterà, questa volta in modo definitivo, il Consiglio di Stato entrando fino in fondo nel merito della questione.

A rinforzare il concetto che il concorso è da annullare e rifare daccapo (stavolta senza errori) è sicuramente l’Anief, l’associazione sindacale che vanta la più alta percentuale di ricorrenti contro l’esclusione della prove scritte: l’organizzazione di Pacifico ha fatto sapere che presenterà ai giudici, a nome dei suoi assistiti, tra l’altro senza chiedere loro ulteriori spese, una serie di motivi aggiunti per far decadere il concorso. L’obiettivo dell’Anief è “rendere esplicite”, attraverso “una perizia tecnica di esperti super partes”, tutte le storture e gli errori presenti nei quesiti e nelle risposte “fornite da Formez, relative alla prova pre-selettiva”. Cercherà poi di “coinvolgere la giustizia europea per la violazione della Cedu, ovvero del diritto alla difesa, inibito dall’impossibilità di discutere l’appello entro i termini previsti dal nostro ordinamento”. Insomma la partita sembrerebbe davvero ancora aperta.

Fonte: Tecnica della Scuola

Sulle ordinanze del Consiglio di Stato che hanno respinto i ricorsi per l’ammissione con riserva alle prove scritte del concorso per dirigenti scolastici l’Anp sottolinea in un suo comunicato (www.anp.it) che “si conferma ancora una volta in un'autorevole sede giudiziaria la giustezza della nostra posizione a difesa del concorso e di quanti stanno legittimamente sostenendo le prove. Ricordiamo che l'Anp non ha alcun intendimento contrappositivo nei confronti dei tanti che non hanno passato la preselezione ma ritiene che, come associazione professionale e come sindacato, debba contribuire al rispetto delle regole, sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare, agire nell'interesse delle tantissime scuole che - in assenza di una regolare conclusione del concorso - rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente selezionati.

L’Anp, però, ricorda che la questione non è ancora chiusa e che ci sarà ancora bisogno di intervenire quando si discuterà del merito dei ricorsi presso i TAR del Lazio e delle altre regioni, nonché dinanzi al Consiglio di Stato quando questo sarà chiamato a pronunciarsi nel merito.

Mentre l’Anief si prepara a presentare motivi aggiunti per convincere i giudici ad annullare l’intero concorso, l’Anp invece dichiara che continuerà “la sua azione di sostegno al concorso ed ai candidati invitando tutti coloro che non hanno ancora aderito alla nostra iniziativa per la presentazione degli interventi ad opponendum a farlo al più presto. Occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito … potrebbe provocare l'arresto - forse definitivo per molti anni a venire - della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.

Fonte: Tuttoscuola

Con diverse ordinanze del Consiglio di Stato (n. 6774/2011 ed altre) emesse in data odierna cadono le ultime speranze dei candidati esclusi dal concorso a dirigente scolastico a causa del mancato superamento della prova di preselezione dell’ottobre scorso.

I ricorrenti, alla vigilia delle prove scritte del concorso, avevano già ricevuto nei giorni scorsi una risposta negativa da parte del Tar Lazio a cui avevano fatto ricorso in precedenza. Proprio contro la decisione del Tar avevano proposto d’urgenza un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.  

I magistrati di Palazzo Spada hanno respinto anch’essi i ricorsi con varie motivazioni di merito, concludendo il provvedimento di rigetto con un eloquente “in ogni caso, l’avvenuto svolgimento delle prove scritte induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva” che sembrano chiudere definitivamente la questione.

C’è tuttavia un passaggio di questa ordinanza che sembra rinviare il tutto ad un giudizio di merito che potrebbe addirittura annullare l’intera procedura concorsuale. Si afferma, infatti, nell’ordinanza del Consiglio di Stato, che i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove.

Le prove scritte del concorso si sono già svolte, ma sul loro esito e sulle successive fasi concorsuali potrebbe pendere questa specie di spada di Damocle del Consiglio di Stato che potrebbe anche decidere in modo clamoroso per l’annullamento del concorso. Forse.

Fonte: Tuttoscuola

A 13 anni dall’ultimo bando di concorso ordinario per insegnanti della scuola, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha oggi annunciato a Savona di voler tornare a questa forma di selezione diretta: "voglio riaprire la scuola ai docenti giovani - ha detto il neo responsabile del Miur - ed evitare di bloccare una generazione di neolaureati che oggi non ha alcuna possibilità di ottenere una cattedra: questo è senz’altro un tema su cui bisogna lavorare". Il ministro ha spiegato che ogni anno 12mila e 500 posti verranno coperti attingendo "dalle graduatorie permanenti ad esaurimento", mentre altri 12 mila e 500 posti disponibili verranno assorbiti "attraverso il concorso": quindi "i giovani che non sono nelle graduatorie, ma si sono formati per fare gli insegnanti, potranno fare" il concorso.

L’ultimo bando di questo tipo, riservato alla scuola, risale al 1999: per andare incontro a decine di migliaia di aspiranti insegnanti il ministro ha promesso pubblicamente che entro il 2012 il concorso sarà emesso. Considerando che nelle graduatorie ad esaurimento sono inseriti circa 240mila candidati all’assunzione in ruolo, che altri 30mila hanno ottenuto l’abilitazione attraverso le ultime Ssis (le scuole di specializzazioni universitarie) e che quasi altrettanti si apprestano a iniziare i ‘Tirocini formativi attivi’, lo stesso Profumo ha stimato che saranno "300mila persone" interessate al concorso, dalle scuole elementari, alle medie, alle superiori. Anche se di posti liberi se ne prospettano, soprattutto dopo l’innalzamento dell’età pensionabile, non può di 20-25mila l’anno.

Il ritorno dei concorsi a cattedra rappresenta un cambiamento di rotta rispetto alla strada intrapresa dall’ex ministro Gelmini, la quale aveva puntato su un nuovo reclutamento incentrato solo sui Tirocini formativi attivi, firmando nell’ultimo giorno del suo mandato due decreti che davano il la all’avvio dei corsi universitari da riservare a circa 23mila aspiranti docenti di ogni ordine e grado (la maggior parte dei quali destinati alle superiori).

L’apertura del ministro per i concorsi a cattedra è stata accolta con soddisfazione di sindacati. Ma a patto che venga sempre tenuta in piedi una corsia preferenziale per gli attuali precari: "E’ una buona notizia - sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, il sindacato degli educatori in formazione - ma prima il ministro dovrà inserire nelle graduatorie ad esaurimento gli oltre 20mila futuri docenti che hanno svolto corsi Ssis negli ultimi anni. Tra i titoli preferenziali del concorso - ha sottolineato il sindacalista dell’Anief - dovrebbero essere considerate le abilitazioni, i titoli professionali e le specializzazioni".

Positivo, con meno riserve, il giudizio del Pd: secondo Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, va accolto positivamente "l’intervento del ministro Profumo che, finalmente, lancia un messaggio positivo ai giovani laureati e sottolinea che fare l’insegnante è una professione importante per il nostro paese".

Secondo il legale dell’Anief, che ha difeso i docenti, è un precedente importante: in arrivo migliaia di sentenze favorevoli ai ricorrenti. Al Miur tremano per i rimborsi complessivi iperbolici: anche 4 miliardi di euro. E forse di più: gli incerti hanno ancora due settimane di tempo per fare domanda.

Dai Tribunali del lavoro continuano a giungere buone notizie per le migliaia di docenti della scuola italiana che hanno chiesto giustizia - per la mancata assunzione a titolo definitivo, il termine delle supplenze fino al 30 giugno anziché al 31 agosto e l’equiparazione del lavoro svolto come precari a quello del personale di ruolo - con un’adeguata quota compensatrice.

La sentenza favorevole stavolta è stata emessa del Tribunale di Torino, che ha assegnato a quattro docenti che hanno ricorso, con l’Anief, per l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato e il mancato riconoscimento degli scatti biennali di anzianità.

Sulla scia di quanto già avvenuto in passato in altri Tribunali, anche stavolta il giudice del lavoro ha ritenuto prevalente la norma della Corte di giustizia europea secondo cui non vi è differenza tra i diritti del personale di ruolo e quelli di dipendenti precari. Il Miur è stato quindi “condannato” al pagamento di una cifra complessiva pari ad 17.272,86 euro per gli scatti biennali arretrati e a 15 mensilità lorde per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che ha posto a carico dei convenuti, per un totale che supera i 150mila euro lordi. Saranno circa 37mila gli euro netti che andranno ad ogni docente ricorrente vincitore.

La sentenza, al di là, dell’entità dei rimborsi, è decisamente importante perché costituisce un ulteriore precedente cui potrebbero fare riferimento gli altri giudici che nei prossimi mesi saranno chiamati a decidere su migliaia di ricorsi analoghi (solo l’Anief ne ha presentati un centinaio).

Non solo: mancando ancora due settimane alla scadenza imposta dal cosiddetto Collegato al lavoro della fine dello scorso anno (Legge 183/2010), gli indecisi potrebbero aggiungersi al già corposo “plotone” di ricorrenti (si parla di un numero compreso tra i 20mila ed i 40mila) proprio sul filo di lana.

Ancora una volta le cifre in “ballo” sono altissime: per il legale che cura gli interessi dell’Anief, Giovanni Rinaldi, “in caso di conferma del predetto orientamento” anche per le altre cause, il Miur sarà costretto a rimborsarli spendendo non meno di “3-4 milioni di euro”.

Ancora una volta – ha proseguito l’avvocato - in quel di Viale Trastevere, quando sentono la sigla Anief, pensano subito a nuovi grattacapi. Solo due anni fa le sentenze del Tar a favore delle 8mila impugnative che si opponevano all’inserimento in coda di graduatoria dei precari storici della scuola che intendevano cambiare provincia, versione concordata addirittura dalla corte Costituzionale. Un vero Tsunami che ha costretto il Miur a fare marcia indietro, tornando ad inserire i docenti a pettine a partire da quest’anno”.

Entusiasta della sentenza pure il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale “alla fine - anche in presenza di una congiuntura economica non favorevole - il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa di quella comunità europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Invalidare e far ripetere le prove del concorso per dirigenti scolastici, ma anche convincere i tanti docenti risultati non idonei dopo le prove preliminari a presentarsi come candidati in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu: è questa la linea intrapresa dall’associazione professionale sindacale, Anief, a pochi giorni dalla decisione del Consiglio di Stato di respingere la richiesta di misure cautelari urgenti - a proposito della richiesta di violazione del bando di concorso nella somministrazione dei quesiti durante le prove pre-selettive - e di fissare la Camera di Consiglio per la discussione della sospensiva al prossimo 20 dicembre.

L’Anief nel preannunciare che ‘‘nei prossimi giorni invierà una comunicazione sul deposito gratuito di motivi aggiunti per richiedere al Tar Lazio una perizia tecnica per l’analisi dei quesiti sottoposti e la calendarizzazione di una rapida sentenza di merito al fine di rinnovare le procedure concorsuali’’, ha deciso di rivolgersi a tutti i candidati non idonei, sia ricorrenti con Anief o con altri, sia non ricorrenti, ‘‘a candidarsi come RSU nelle liste del giovane sindacato’’.

‘‘Questi docenti - ha detto il presidente Marcello Pacifico - devono riappropriarsi del diritto alla difesa anche da quei sindacati latitanti, rimasti troppo a lungo e per troppo tempo in silenzio. Inoltre - continua il rappresentante dell’Anief - in attesa di sapere come e quando sarà rinnovata la procedura concorsuale, la preparazione acquisita per la partecipazione al concorso per dirigente sarà estremamente utile nelle future contrattazioni con gli attuali dirigenti’’.

Fonte: ASCA

La decisione presa dal Tar della Campania alla vigilia delle prove, in programma il 14 e 15 dicembre, in attesa della Camera di Consiglio fissata per l’11 gennaio. L’Anief intanto si rivolge agli esclusi: gli promette che farà di tutto per far invalidare il concorso e chiede loro di candidarsi per il rinnovo Rsu di marzo.

Ormai ci siamo: tra poche ore, a partire dalle ore 8 del 14 dicembre, gli oltre 9 mila candidati ammessi alle prove scritte del concorso per 2.386 nuovi dirigenti scolastici si cimenteranno nella prima delle due prove scritte, incentrata sugli stessi sei macro-argomenti che hanno caratterizzato lo scorso 12 ottobre la discussa verifica preselettiva. Il giorno dopo, giovedì 15, sarà la volta del secondo scritto, che in basa al bando sarà riservato alla soluzione di un caso pratico. Per entrambe le prove i candidati avranno ben otto ore di tempo a disposizione: un’enormità, soprattutto se si pensa agli scarni 100 minuti messi a disposizione di coloro che hanno tentato la soluzione di 100 quesiti a risposta multipla.

Alla doppia verifica scritta non saranno ammessi, seppure dopo una miriade di polemiche e diverse decine di ricorsi, i ricorrenti che a seguito dei tanti errori presenti nei test di metà ottobre avevano tentato di essere ammessi almeno con riserva dai giudici del Tar. Invece prima quelli di primo grado e poi il Consiglio di Stato hanno reputato non plausibile far slittare le prove scritte: il Cds, in realtà, esprimerà il suo parere definitivo la prossima settimana, quando però le verifiche saranno state già completate. E che dire del Tar della Puglia che dopo aver dato il via libera ai ricorrenti è tornato sui suoi passi sovvertendo la prima decisione?

A ben vedere, tuttavia, il 14 e 15 dicembre ci sarà anche qualche decina di candidati che non ha azzeccato almeno 80 dei cento quesiti prescelti dal Miur: a deciderlo, proprio alla vigilia delle prove, è stato il Tar della Campania, che attraverso apposito decreto ha accolto l’istanza dei ricorrenti e fissato la trattazione collegiale della stessa in Camera di Consiglio per il prossimo 11 gennaio.

Intanto, non sembra arrestarsi la battaglia legale. L’Anief, in particolare, dopo aver incassato il diniego dei giudici, ha deciso di insistere: cercherà di far invalidare le prove e farle ripetere per tutti, chiedendo al Tar Lazio una perizia tecnica per l’analisi dei quesiti della verifica preselettiva. Non solo: il sindacato di Pacifico ha chiesto anche ai 20 mila docenti risultati non idonei  di presentarsi come candidati in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu, programmate dell’Aran per il 5, 6 e 7 marzo 2012.

Questi docenti – ha detto il presidente Marcello Pacifico – devono riappropriarsi del diritto alla difesa anche da quei sindacasti latitanti, rimasti troppo a lungo e per troppo tempo in silenzio. Inoltre in attesa di sapere come e quando sarà rinnovata la procedura concorsuale, la preparazione acquisita per la partecipazione al concorso per dirigente sarà estremamente utile nelle future contrattazioni con gli attuali dirigenti”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Dopo il Tar Lazio che aveva rigettato definitivamente i ricorsi dei candidati del concorso DS che, bocciati alla selezione, avevano chiesto l’ammissione con riserva alle prove scritte, anche il Tar Puglia, che si era pronunciato in un primo momento a favore, si è ricreduto e ha annullato il proprio decreto di sospensiva del 24.11.2011.

Il precedente decreto cautelare era stato contrastato decisamente dall’Anp che aveva evidenziato la non competenza del Tar regionale pugliese a pronunciarsi su una norma di carattere nazionale.

Il Tar Puglia ha riconosciuto la propria incompetenza, dichiarando nel nuovo provvedimento (n. 984 del 9 dicembre) che: “Considerato che l’impugnativa investe anche atti – quali il bando di concorso, le istruzioni relative alle modalità di svolgimento della prova preselettiva ed i criteri della sua valutazione, insieme ad ogni atto con cui sono stati adottati e selezionati i quesiti sottoposti ai candidati della suddetta prova – che sono stati emanati da organo centrale dello Stato ed hanno efficacia non territorialmente limitata; ritenuto … che non sussiste la competenza del Tribunale Amministrativo regionale della Puglia, dovendosi ritenere competente a decidere il Tribunale Amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, … revoca il proprio decreto del 24.11.2011”.

Delusi i 279 candidati pugliesi ricorrenti che all’ultimo momento hanno visto annullata la speranza di accedere, se pur con riserva, alle prove scritte. Soddisfatta invece l’Anp che anche in Puglia si era costituita in opponendum a tutela dei candidati regolarmente ammessi.

Fonte: Tuttoscuola

Colpo di scena nel concorso per dirigenti scolastici i cui scritti si terranno domani 14 e dopodomani 15 dicembre. Il Tar Puglia, che precedentemente aveva concesso la sospensiva e ammesso con riserva alle prove scritte alcuni ricorrenti, al punto che l’Usr aveva riformulato le sedi delle prove scritte, ha accolto l’ istanza di riesame e, per l’effetto, revocato il proprio decreto n. 919 del 24/11/2011, con le seguenti motivazioni: “l’impugnativa investe anche atti – quali il bando di concorso, le istruzioni relative alle modalità di svolgimento della prova preselettiva ed i criteri della sua valutazione, insieme ad ogni atto con cui sono stati adottati e selezionati i quesiti sottoposti ai candidati nella suddetta prova – che sono stati emanati da organo centrale dello Stato ed hanno efficacia non territorialmente limitata; inoltre, anche in conformità a quanto statuito dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato con sentenza n. 19 del 14 novembre 2011, nella specie, non sussiste la competenza del tribunale amministrativo regionale della Puglia, dovendosi ritenere competente a decidere il tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma”.

In sostanza nessun ricorrente sosterrà domani la prima prova scritte in Puglia.

L’Anief promette battaglia e l’annullamento di tutta la procedura concorsuale.

Fonte: Tecnica della Scuola

Respinto il ricorso del ministero dell’Istruzione contro il pronunciamento del Tar del lazio che aveva ammesso al concorso anche docenti non di ruolo.

È possibile passare direttamente dallo status, spesso desolante, di precario della scuola a preside? Finora, questo è stato il sogno di migliaia di supplenti sbattuti ogni anno da una scuola a un’altra. Ma dal prossimo anno il sogno potrà diventare realtà. Con due storiche ordinanze cautelari dello scorso 7 dicembre, il Consiglio di stato ha respinto il ricorso del ministero dell’Istruzione contro il pronunciamento del Tar Lazio che aveva ammesso al concorso a preside, partito lo scorso settembre, anche alcuni docenti precari. Ergo: alle diverse fasi della selezione in corso per ricoprire la carica di dirigente scolastico potranno continuare a partecipare anche i precari della scuola con cinque anni di servizio. E i più bravi potranno sedere sulla poltrona di dirigente scolastico.

Il bando del concorso che ha visto ai nastri di partenza 34 mila aspiranti presidi richiedeva, come titoli di accesso, la laurea e cinque anni di servizio di ruolo. Ma ad agosto 500 docenti patrocinati dall’Anief si sono rivolti al giudice amministrativo chiedendo che venisse applicata la normativa europea, che equipara il servizio prestato in qualità di precario a quello prestato in qualità di insegnante di ruolo. Per questa ragione, quattro mesi fa, il Tar ha ammesso alla preselezione sia supplenti con cinque anni di servizio sia docenti di ruolo con cinque anni di servizio, tra ruolo e supplenze. Una decisione contro la quale il ministero si è subito appellato. Ma che, adesso, il Consiglio di stato conferma, in attesa di pronunciarsi nel merito, che anche i precari potranno partecipare al concorso.

"Respinto l’appello del Miur che non è riuscito a dimostrare la ragionevole discriminazione del servizio prestato da precario né la diversa professionalità esistente tra personale docente e precario, al fine di superare quanto disposta dalla direttiva 1999/70/CE", commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. Una parte dei 500 ricorrenti ha già superato la controversa preselezione svoltasi lo scorso 12 ottobre 1 e si accinge ad affrontare il 14 e 15 dicembre le due impegnative prove scritte previste dal bando. Coloro che riusciranno a superare anche questo scoglio affronteranno il colloquio che varrà uno dei 2.386 posti in palio. Ma prima della definitiva consacrazione, i vincitori di concorso saranno sottoposti a un periodo di formazione.

Fonte: La Repubblica

Il sindacato chiede al responsabile del Miur di rinviare le prove scritte successivamente all’esito della seduta collegiale fissata dal Consiglio di Stato per il 20 dicembre. In caso contrario si prospetta l’avvio di una nuova querelle: stavolta il rischio è che salti l’intera procedura concorsuale.

La sentenza del Consiglio di Stato del 9 dicembre non sembra aver fatto calare il sipario sull’interminabile “partita” legale che si sta giocando attorno al concorso per reclutare 2.386 dirigenti scolastici. A sostenerlo è l’Anief, il sindacato che ha difeso migliaia di docenti esclusi delle prove scritte per non aver raggiunto o superato la soglia degli 80 quesiti esatti su 100 che il Miur aveva loro sottoposto lo scorso 12 ottobre.

Il sindacato di Pacifico ha reputato inappropriata la decisione del Presidente della VI Sezione del Consiglio di Stato, che attraverso un proprio decreto monocratico ha fissato l’attesa e risolutiva seduta collegiale per il prossimo 20 dicembre: per il sindacato la decisione ha, infatti, il sapore della beffa, perché la data è stata posticipata alla settimana successiva allo svolgimento delle prove scritte, programmate dal Miur per il 14 e 15 dicembre. “A quel punto – sostiene il leader del giovane sindacato - diventerà ininfluente l’esito della decisione definitiva”.

Il legali di Pacifico hanno così deciso di diffidare il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, dal far svolgere le prove scritte senza aver atteso la discussione degli appelli nella prima Camera di consiglio utile: “solo un provvedimento d’urgenza adottato dal ministro Profumo può sanare la situazione facendo slittare le prove scritte”.

Se, invece, il dicastero di viale Trastevere andrà dritto per la sua strada, permettendo lo svolgimento delle verifiche (cui sicuramente parteciperanno i circa 9 mila candidati risultati idonei dopo la preselezione), la battaglia legale si sposterà su un nuovo piano: quello della validità dell’intera procedura concorsuale.

“Non mi fermerò qui – aveva detto a caldo, l ̓avvocato Pasquale Marotta, uno dei legali scesi in campo per difendere una parte dei docenti esclusi dopo la verifica preliminare - ma andrò avanti fino alla fine, cercando di ottenere, in sede di merito dinanzi al Tar Lazio, l’annullamento della prova preselettiva e, quindi, dell’intera procedura concorsuale”.

La stessa linea è stata sposata dall’Anief. “I nostri legali – ha detto il presidente Pacifico - entreranno nel merito del ricorso attraverso una perizia tecnica, cosa che non ha fatto il Presidente della Sesta Sezione del CdS, e riusciranno a dimostrare la violazione del bando concorsuale, attraverso la somministrazione tra i 100 test di almeno un quesito errato: a quel punto tutte le prove fino ad oggi svolte e le nuove programmate verranno annullate”.

Pacifico ha già delineato quale sarà la linea da intraprendere: “sarà coinvolta la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione della convenzione sul giusto processo, oltre a essere interessato lo stesso tribunale amministrativo per un abuso di potere, da parte dell’amministrazione, tanto più gratuito quanto più violento nel deridere alcuni articoli della Costituzione – in particolare il 113 della Costituzione, oltre che il 6 della CEDU - di cui si chiede ai candidati la conoscenza”. Insomma, comunque vada per i tribunali si prospetta un’altra lunga stagione di lavoro.

Fonte: Tecnica della Scuola

Nel giorno in cui il Tar Lazio conferma l’esclusione dalle prove scritte dei candidati che non hanno superato a suo tempo la preselezione per il concorso a dirigente scolastico, il Consiglio di Stato, invece, conferma, se pur per raccogliere approfondimenti in materia, le ordinanza di sospensiva con cui il Tar aveva consentito in via cautelare l’ammissione al concorso dei docenti con la richiesta anzianità di servizio prestata però soltanto in parte nei ruoli o del tutto come precari.

Contro quell’ammissione cautelare ordinata dal Tar il Miur aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato che ora si è pronunciato, se pur in via non definitiva, respingendo le richieste di annullamento dell’Amministrazione.

Per il momento resta, dunque, confermato il giudizio di primo grado espresso in sede cautelare a favore di circa 500 candidati patrocinati dall’Anief.

Nel respingere l’appello del Miur, il Consiglio di Stato ha motivato la propria decisione in quanto  “nell’esame proprio della fase cautelare, che, allo stato, l’appello non appare presentare profili di fumus boni iuris siffattamente evidenti da indurre all’accoglimento della domanda cautelare, ferma la necessità dell’approfondimento nel merito della ragionevolezza di quanto prescritto dall’art. 1, comma 618, della legge n. 296 del 2006 in relazione alla fattispecie disciplinata.”.

Considerato che la pronuncia del Consiglio di Stato ha valore interlocutorio, l’Anief ha dichiarato “Per questo, chiediamo al ministro Profumo di rinviare le prove scritte del 14-15 dicembre, a dopo la fissazione della prima udienza camerale utile a discutere quanto non è stato approfondito nel merito dai giudici di primo grado. In caso contrario, andremo fino in fondo e chiederemo l’annullamento di tutta la procedura concorsuale, non essendo stati messi tutti i candidati nelle condizioni di partecipare alle prove scritte. Analoga richiesta è stata presentata al Presidente del Consiglio di Stato nei ricorsi di appello nn. 9669, 9671, 9674, 9677 a cui è legata la sorte anche degli altri ricorsi, di analogo contenuto, accolti presso alcuni tribunali regionali”.

Fonte: Tuttoscuola

Nella mattinata di mercoledì 7 dicembre, il presidente della VI sezione del Consiglio di Stato ha incontrato gli avvocati dei ricorrenti, relativamente alle prove di preselezione al concorso per dirigente, i legali dell’avvocatura dello Stato e gli avvocati dell’Anp. La relativa decisione sarà pubblicata, con decreto monocratico, venerdì 9 dicembre prossimo.

Alle ore 12 di mercoledì 7 dicembre, il presidente della VI sezione del Consiglio di Stato ha voluto incontrare gli avvocati dei ricorrenti-appellanti, relativamente al concorso per dirigente scolastico, nonché gli avvocati di controparte (avvocatura dello Stato, e gli avvocati dell’associazione nazionale presidi).

Dopo ampia discussione il presidente si è riservato di esprimersi venerdì 9 dicembre 2011.

Fonte: Tecnica della Scuola

Messi di fronte ai 40 quesiti, da concludere in 45 minuti, i candidati si sono accorti che erano presenti quattro brani inediti. Ma i commissari si sono opposti a qualsiasi modifica. Per placare gli animi sono servite le forze dell’ordine. Verifica rinviata. Sotto accusa anche stavolta il Formez, lo stesso Ente che aveva preparato i test per selezionare i dirigenti.

Non bastavano gli echi e i ricorsi riguardanti la prova preselettiva, svolta lo scorso 12 ottobre, per accedere al concorso per diventare dirigenti scolastici. Il primo giorno di dicembre le cronache locali e nazionali sono tornati a parlare di docenti della scuola sottoposti a verifiche nazionali: stavolta la polemica è scoppiata in occasione della verifica, svolta all’hotel Ergife di Roma, che doveva selezionare i docenti di Francese più meritevoli di andare ad insegnare all’estero. Messi di fronte ai 40 quesiti, da concludere in 45 minuti, i candidati si sono accorti che erano presenti anche quattro brani inediti (non presenti nella lista dei 2 mila test pubblicati circa 45 giorni prima). Così, quando i responsabili della commissione presente si sono detti contrari ad accogliere le la richiesta dei candidati di invalidare quei quattro quesiti è scoppiato il putiferio.

Diversi docenti hanno cominciato a contestare con veemenza l’organizzazione del concorso e la composizione delle prove (realizzata anche stavolta dal Formez): altri candidati si sono sentiti addirittura autorizzati ad aprire i libroni contenenti i quesiti (da consultare solo allo scoccare dell’inizio del concorso). A quel punto i responsabile della prova hanno chiamato le forze dell’ordine. Ma ormai la situazione era degenerata. E la prova è stata rinviata a data da destinarsi.

Per alcuni sindacati quanto accaduto non può essere collegato al caso. “E’ inaudita la modalità con cui si è svolta la prova di accertamento di lingua francese”, ha detto Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil denunciando “la mancanza di informazione preventiva rispetto alle modalità di svolgimento della prova stessa oltre che la correttezza delle procedure: per questa ragione si chiede che tale prova venga annullata e reiterata”.

Duro anche Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief, secondo cui il caos delle prove di francese “dimostra ancora una volta l’inadeguatezza dell’Ente incaricato dal Miur di valutare diverse migliaia di candidati attraverso la formulazione di domande rispettose dei criteri generali previsti dal bando”. Per il leader dell’Anief siamo di fronte ad una “mancanza di rispetto delle regole” simile a quella “adottata lo scorso 12 ottobre, in occasione della selezione per 2.386 nuovi dirigenti scolastici”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Il Tar Lazio che si trova ad esaminare una quantità indefinita di ricorsi contro le prove preselettive del concorso a dirigente scolastico ha deciso di rinviare la decisione di merito alla prima seduta utile della camera di consiglio, disponendo nel frattempo il non accoglimento della richiesta di sospensiva dei ricorrenti.

La sospensiva avrebbe consentito, se pur con riserva, di partecipare alle prove scritte del concorso previste per il 14 e 15 dicembre in tutte le regioni. Il rinvio alla camera di consiglio, fissata per il prossimo 6 dicembre, dove si deciderà sul merito dell’impugnativa, diventa quindi l’ultima spiaggia per la speranza dei ricorrenti. Poi, rien ne va plus, per quanto riguarda i tribunali amministrativi, tanto che l’Anief, maggiore collettore dei ricorsi, ha già parlato di portare la questione davanti al Consiglio di Stato.

Tutto questo riguarda la maggior parte dei ricorrenti, ma in Puglia le cose stanno diversamente, perché il Tar territoriale ha invece accolto la richiesta di sospensiva del decreto di esclusione, in quanto la prima camera di consiglio che discuterà nel merito è fissata per il 21 dicembre, quando le prove scritte del concorso saranno già state effettuate.

Fonte: Tuttoscuola

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A formularla l’onorevole Tonino Russo (Pd): per il parlamentare, che in passato ha avuto consensi bipartisan, l’inserimento nelle liste ad esaurimento non comporta spese aggiuntive e supera anni di malapolitica ai danni dei precari. D’accordo l’Anief: assurdo attendere ancora. L’estate scorsa prevalse il diktat leghista, che ora però non è più al Governo.

A pochi giorni dall’insediamento a viale Trastevere del nuovo ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, tornano a farsi sentire i fautori dell’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento degli abilitati in scienze della formazione primaria. A rompere gli indugi con il nuovo corso ministeriale, attraverso un’interrogazione urgente rivolta allo stesso Profumo, è stato l’onorevole Tonino Russo (eletto in Sicilia nelle liste del Pd): il parlamentare non ha fatto altro che riproporre al Miur un testo molto simile a quello che la scorsa estate aveva trovato il consenso di una sessantina di parlamentari, molti dei quali facenti capo anche alla maggioranza.

La proposta di Russo sembrava cosa fatta. Però, come avviene spesso in queste occasioni, alla fine hanno prevalso le pressioni di altri raggruppamenti (Lega Nord in testa) e parlamentari, fautori a loro volta del nuovo sistema di reclutamento, ostili a qualsiasi apertura di quel centinaio di graduatorie dove sono iscritti ancora 200 mila precari abilitati.

Russo ha invece fatto notare a Profumo che l’inserimento degli abilitati nell’ultimo triennio non solo “non comporta spese aggiuntive” per le casse dello Stato, mentre supererebbe “una volta per tutte gli enormi danni in materia provocati da anni di malapolitica” ai danni dei precari.

Sulla stessa sintonia d’onda si è espressa l’Anief: “l’ennesima interrogazione dell’on. Russo – ha detto il presidente, Marcello Pacifico – è indirizzata a dare giustizia ad almeno 20 mila docenti abilitati a seguito di lunghi ed impegnativi corsi di formazione svolti nelle Università statali italiane. Per questo nei prossimi giorni, non appena saranno calendarizzati i provvedimenti urgenti da approvare per Scuola ed Università, il nostro sindacato riprenderà a sostenere con forza la loro inclusione nelle graduatorie provinciali che danno diritto all’immissione in ruolo”. Secondo Pacifico “è assurdo che ancora oggi, mentre si discute sul regolamento e le modalità di accesso ai Tfa e ai rinnovati percorsi abilitanti per la scuola dell’infanzia e primaria, non si sia risolta con esito positivo una vicenda che tiene in ansia migliaia di cittadini il cui torto è solo uno: voler svolgere la professione di insegnante, dopo aver seguito con successo i corsi accademici previsti dalla legge”. Ma per loro spuntarla non sarà facile. Mai come stavolta, con un Governo puramente tecnico, l’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da come la penseranno il Ministro ed i suoi più stretti collaboratori.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Questa estate sembrava cosa fatta l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) degli abilitati o abilitandi in scienze della formazione primaria, ma l’emendamento già pronto venne all’ultimo momento respinto dalla Camera con delusione di quasi 20 mila docenti.

L’on. Russo (PD) che, accogliendo la richiesta anche dell’Anief, aveva ottenuto un consenso trasversale alla sua proposta, rimase deluso per la bocciatura dell’emendamento e con lui le migliaia di docenti illusi dalla possibilità di entrare a far parte dell’esercito della speranza per un posto di ruolo sicuro anche se lontano nel tempo (gli attuali iscritti nelle Gae dovranno attendere 15-20 anni per entrare nei ruoli della primaria e 25-30 per l’infanzia).

Russo ora ci riprova e in un suo comunicato dichiara di avere presentato una interrogazione urgente al nuovo ministro dell’istruzione per l’inserimento di tutti i docenti abilitati e abilitandi finora rimasti fuori dalle graduatorie ad esaurimento.

Russo chiede un provvedimento normativo ad hoc che “non comporta spese aggiuntive per lo Stato”, in modo da sanare “una volta per tutte gli enormi danni in materia provocati da anni di malapolitica”. Il deputato, parlando di anni di malapolitica in materia, forse non si riferisce al governo Prodi-Fioroni che volle le graduatorie ad esaurimento chiuse e impermeabili a nuovi ingressi come era avvenuto, invece, per anni con le graduatorie permanenti.

Fonte: Tuttoscuola

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La loro esistenza scoperta sul sito del Miur a ben due settimane della pubblicazione. La Cisl contesta i contenuti troppo “alti” e vasti per selezionare degli aspiranti maestri. L’Anief pronta a ricorrere: precari e titoli ignorati. Amara la Uil: nessuna indicazione sulla spendibilità delle abilitazioni acquisite. La grana passa ora nella mani del neo ministro Profumo: il 30 novembre l’incontro rivelatore.

Ai sindacati della scuola non sono proprio andati giù gli ultimi due decreti firmati dal ministro Gelmini prima della sua uscita di scena come ministro dell’Istruzione: le proteste sono giunte appena sono stati resi pubblici (perché a due settimane di distanza?) i due decreti che definiscono contenuti e modalità delle prove di accesso al TFA e ai percorsi abilitanti per la scuola dell’infanzia e primaria. Lo scontento è tale da aver fatto passare in secondo piano anche la sempre più probabile riduzione di diverse migliaia di posti (sembrerebbe tra gli 8 e i 10 mila) rispetto a quelli indicati dalle Università. 

A proposito dei decreti sui TFA, alcuni sindacati hanno contestato gli argomenti, troppo “alti” e fuori tema, che costituiscono tema di selezione, altri la valutazione dei titoli, altri ancora l’aver ignorato l’esistenza di precari di lunga data (messi sullo stesso piano dei neo-laureati).
La prima ad alzare la voce è stata la Cisl, secondo cui questa doppia firma "a sorpresa" dei decreti è stata posta su delle disposizioni che comportano “fortissime riserve di metodo e di merito”. Nel primo caso perché “è avvenuta senza alcuna previa informativa alle organizzazioni sindacali, nonostante fosse in pieno svolgimento il confronto sull’avvio dei nuovi percorsi formativi, apertosi con l'incontro del 3 novembre, che ha visto la presenza anche di dirigenti del dipartimento Università e al quale avrebbe dovuto seguirne un altro, che l’Amministrazione si era impegnata a riconvocare a breve scadenza per un ulteriore approfondimento e della cui convocazione siamo tuttora in attesa”. Nel merito perché, continua il sindacato guidato da Francesco Scrima, perché “i contenuti ai quali fanno riferimento le prove di accesso, soprattutto per quanto riguarda i percorsi per l’infanzia e la primaria, sembrano andare molto al di là del mero accertamento di conoscenze disciplinari e competenze in lingua italiana”. Per la Cisl siamo di fronte a “delle prove configurabile alla stregua di una valutazione in uscita del percorso formativo, più che di un accertamento in ingresso”, sulla cui composizione ha influito sicuramente la “concitazione propria di una fase di passaggio a nuovi assetti di governo del Miur”.

La Cisl però sostiene che c’è ancora tempo per recuperare la situazione: “i decreti dell'11 novembre – sostiene il sindacato - si limitano a definire le caratteristiche delle prove di accesso, il cui effettivo svolgimento è demandato a successivi provvedimenti”, quali “l’emanazione dei bandi da parte delle Università e la fissazione della data delle prove di accesso da parte del Ministro”.

Ancora più veemente è la protesta dell’Anief, che ha deciso diricorrere contro le scelte fatte Miur: “vogliamo che sia garantito – ha detto il presidente Pacifico - l’accesso come sovrannumerari di chi ha prestato servizio dal 2005 ad oggi. Tra questi risultano particolarmente danneggiati coloro che hanno accumulato tre anni di anzianità, un periodo più che sufficiente secondo la normativa europea per accertare sul campo la professionalità raggiunta”. L’Anief non vuole rinviare l’avvio dei corsi per svolgere i Tfa: “è una scelta che danneggerebbe gli insegnanti coinvolti, ma nello stesso tempo non possiamo tacere sulla disparità di trattamento verso degli insegnanti che hanno dimostrato negli anni di possedere le competenze utili allo svolgimento dei corsi abilitanti in via di attuazione. Disparità – continua Pacifico – che si evidenzia anche nella spendibilità del titolo abilitante, utile ad entrare solo nelle graduatorie di seconda fascia, e nel silenzio che riguarda i corsi di abilitazione della secondaria superiore. Sono problemi che vanno affrontati e risolti sin da subito: in caso contrario il sindacato sarà costretto a ricorrere, come extrema ratio, alla via giudiziaria”.

Tutt’altro che conciliante è pure il pensiero della Uil Scuola, che si sofferma sull’anomalia della diffusione dei decreti “con grande ritardo rispetto alla data della firma”, peraltro “in una pagina di complessa accessibilità del sito istituzionale e rendendo disponibile una stesura imprecisa, incompleta e con non pochi ‘svarioni’”. Che il sindacato condotto da Di Menna non si astiene dal citare: “l’ormai superata definizione della scuola dell’infanzia come scuola materna, l’assenza di riferimenti sulla spendibilità delle abilitazioni acquisite tramite TFA, che ha già generato ansie tra gli aspiranti candidati e scelte discutibili come i riferimenti alle prove concorsuali del 1999 per l’accesso alle abilitazioni alla scuola primaria e dell’infanzia”. L’unica consolazione è che le proteste hanno prodotto un primo risultato: il Miur ha proceduto a convocare d’urgenza un incontro per il 30 novembre. A metà della prossima settimana sapremo quindi se il nuovo corso ministeriale, guidato da Francesco Profumo, vorrà rimediare allo “strappo” finale della Gelmini. Oppure se preferirà iniziare il suo mandato a viale Trastevere con i sindacati messi già di traverso.

Fonte: Tecnica della Scuola

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La sezione terza bis del Tar Lazio, in esito alla camera di consiglio di ieri, nella quale erano in discussione i primi ricorsi per l'annullamento della prova preselettiva del concorso per dirigente scolastico, con ordinanze n. 4374 e 4375, ha respinto le richieste cautelari avanzate dai ricorrenti sostenuti dall'Anief. "E' una motivazione incredibile" commenta il sindacato che invita, ora, i suoi assistiti, a ricorrere al Consiglio di Stato.

Con una motivazione tanto stringata quanto lapidaria: ("Considerato che il bando del concorso in questione consente l’ammissione alle prove scritte previo superamento della prova selettiva per test a risposta multipla; considerato che parte ricorrente non ha superato detta prova propedeutica; pertanto, non sussistono le condizioni per ottenere l’accoglimento della istanza cautelare.") i giudici romani hanno respinto la richiesta di ammissione con riserva al concorso.

A questo punto, considerata anche l'eccessiva laconicità della motivazione, tipica peraltro dei provvedimenti cautelari, ma dalla quale non si evince in alcun modo il motivo per il quale sono state respinte le istanze cautelari, si apre un altro fronte, quello del ricorso in appello al Consiglio di Stato.

Si tratta di una corsa spasmodica contro il tempo per essere inseriti per le prove del 14 e del 15 dicembre.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Il voto è previsto per marzo. L'Anief potrebbe presentare una lista sostenuta anche da altri 4 sindacati di base. Flc-Cgil chiede che i precari possano votare e candidarsi. Ma Cisl-Scuola vorrebbe rimandare tutto al dopo-dimensionamento.

A marzo, nelle scuole, si dovrebbe votare per il rinnovo delle Rsu e i sindacati si stanno già preparando alla scadenza.

Molto agguerriti sono alcuni piccoli sindacati di base che stanno meditando di mettere insieme un “cartello” per riuscire a superare il tetto del 5% e potersi finalmente sedere al tavolo delle trattative.

In realtà, però, poiché le norme non consentono di presentare liste riportanti il nome di o più sigle, la soluzione che si prospetta è quella di un lista Anief sulla quale dovrebbero convergere il Sisa (Sindacato indipendente scuola ambiente), Scuola Athena, Usi e Lisa.

“Per quanto ci riguarda - chiarisce Davide Rossi, segretario nazionale del Sisa - saremmo ben felici se anche altre sigle decidessero di aderire al cartello, sarebbe così possibile dare voce anche alle minoranze e consentirne l’accesso al tavolo delle trattative”.

La Flc-Cgil, per parte sua, ha già fatto sapere che intende rivendicare il diritto di voto e di rappresentanza dei precari.
“I precari - sostiene la Flc - devono potere eleggere ed essere eletti come delegati. Per questa ragione avanzeremo una precisa proposta alle altre organizzazioni sindacali sul regolamento per le elezioni delle RSU”.

Ma è difficile che l’appello possa avere seguito, perché una eventuale apertura ai precari potrebbe facilitare il superamento del tetto del 5% non solo da parte dell’Anief ma anche da parte di altre sigle (Cobas, Unicobas e CUB innanzititutto) e danneggerebbe indirettamente i sindacati maggiormente rappresentativi come Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals.

A dire il vero c’è anche chi sta mettendo in dubbio il voto di marzo, come ad esempio Cisl-Scuola che preferirebbe aspettare a ottobre a dimensionamento avvenuto: in effetti votare a marzo potrebbe essere inutile soprattutto nella scuola del primo ciclo che nei prossimi mesi sarà travolta dallo tsunami della riorganizzazione della rete scolastica, con centinaia, migliaia di scuole medie e circoli didattici cancellati e sostituiti dai nuovi istituti comprensivi.

Almeno in un prossimo futuro le distanze fra i sindacati della scuola potrebbero insomma rimanere inalterate.

Fonte: Tecnica della Scuola

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La prima lista per le elezioni delle Rsu d’Istituto, da rinnovare ogni anno, supererebbe il problema del dimensionamento; la seconda per un listone nazionale legato alla sigla sindacale che si vuole ammettere alla contrattazione regionale. Secondo il leader Pacifico così anche i precari sarebbero elettori ed eleggibili. Poi lancia la sfida ai cinque sindacati più rappresentativi: se non indicono le elezioni verranno citati in giudizio.

Con il passare dei giorni si delineano sempre più chiaramente le posizioni dei sindacati a proposito del rinnovo delle Rsu del comparto Scuola. Almeno quelle di coloro che intendono andare al voto e farlo, se possibile, modificando le regole.

A rompere gli indugi era stata qualche giorno fa la Flc-Cgil chiedendo di far accedere alle urne anche i precari (in base alle norme vigenti possono farlo solo gli annuali fino al 30 giugno o 31 agosto). Negli stessi giorni ha però preso piede sempre più, seppure in modo non del tutto esplicito, l’ipotesi dello slittamento a fine 2012, a dimensionamento eseguito.

Ora l’Anief, che sta lavorando per presentarsi all’appuntamento come capofila di un “listone” di sindacati di base, ripropone un’alternativa a metà: andare subito alle urne - il 5, 6 e 7 marzo 2012, con la presentazione delle liste entro l’8 febbraio - ma introducendo un doppio sistema di preferenza elettorale. A spiegare le motivazioni ed il meccanismo proposto è stato direttamente il presidente del giovane sindacato, Marcello Pacifico: “l’ultima manovra Finanziaria – sostiene il combattivo sindacalista - obbligherà la maggior parte delle scuole, dove le Rsu saranno decadute, a tornare ad eleggere i propri rappresentanti appena pochi mesi dopo l’esito delle urne. L’occasione potrebbe essere propizia – incalza Pacifico - per introdurre un doppio sistema di preferenza, visto che il candidato Rsu può non appartenere alla sigla sindacale e una volta eletto rappresenta tutti i lavoratori della scuola: da una parte una preferenza da dare ai candidati presenti nelle liste per l’elezioni delle Rsu d’Istituto, che decadrebbero dopo un anno, dall’altra una preferenza da dare all’interno di un listone nazionale alla sigla sindacale che si vuole ammettere alla contrattazione nazionale e integrativa regionale per il prossimo triennio”.

Per il leader dell’Anief quello dalla doppia preferenza rappresenta un modo, inoltre, per rispettare “quella parità di diritti tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato che l’Europa ci impone attraverso la direttiva 1999/70/CE”. Con l’occasione, Pacifico indica anche di rivedere la norma che impone l’obbligo detenere almeno il 5% di rappresentanza per organizzare assemblee sindacali: il sindacalista chiede che dal 20 gennaio al 6 marzo prossimo possano svolgersi “in orario di servizio per un numero di ore proporzionale al numero di deleghe registrato dall’Aran nel mese di dicembre”. Ed in quelle sedi è facile immaginare la lista degli argomenti che si tratteranno (su tutti mobilità, licenziamenti, blocco degli stipendi, premialità).

In serata, poi, Pacifico manda l’affondo finale: nel ricordare il parere espresso nove mesi fa dal Consiglio di Stato, sulla non liceità di ulteriori rinvii delle procedure di rinnovo delle Rsu, lancia il guanto di sfida ai sindacati più rappresentativi (includendo peraltro quella Cgil che in tempi non sospetti è uscita allo scoperto rivendicando posizioni simili). “E’ evidente che questa volta – dichiara il presidente Anief - non ci accontenteremo di impugnare una semplice nota dell’Aran: citeremo in giudizio proprio la Flc-Cgil, Cisl, Uil, Gilda-Fgu e Snals, se non indiranno le elezioni Rsu, per dimostrare come si saranno collocati fuori e contro la nostra Costituzione”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Dopo quasi un anno di tregua ritorna la questione del riconoscimento di carriera dei docenti precari a favore dei quali si erano pronunciati nei mesi scorsi alcuni giudici del lavoro, invocando in proposito una direttiva europea.

A riprendere le “ostilità è l’Anief che, sulla base di una recente sentenza del tribunale di Salerno, ha deciso di attivare nuovi ricorsi da parte dei docenti precari.

La recente sentenza del giudice di Salerno che ha riconosciuto gli scatti di anzianità a due docenti precari e condannato il Miur al pagamento di 15.000 euro conferma la sistematica violazione dalla direttiva comunitaria avvenuta in questi ultimi dieci anni”.

Alcuni diritti come quello al lavoro e al giusto riconoscimento della propria professionalità – fa presente l’Anief - non sono alienabili né possono essere sospesi perché il lavoro è alla base dell'economia. Per questa ragione, abbiamo avviato dei ricorsi anche sbloccare il contratto e recuperare gli aumenti di stipendio cancellati nel quadriennio 2010-2014 per il personale di ruolo. Attendiamo, dunque, con fiducia l'esito delle migliaia di ricorsi che abbiano notificato negli scorsi mesi in tutti i tribunali del lavoro del Paese”.

L’Anief ricorda che, “in base a quanto disposto nel febbraio scorso dalla commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, con il parere positivo del Governo, i lavoratori precari italiani hanno ottenuto uno slittamento dei termini previsti della norma del Collegato al lavoro che fissava inizialmente in 60 giorni il termine per l'impugnazione dei licenziamenti: nel testo dell'emendamento approvato è stato infatti previsto che "in sede di prima applicazione, l'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 relative al termine di sessanta giorni per l'impugnazione del licenziamento è prorogata al 31 dicembre 2011".

Fonte: Tuttoscuola

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Tra gli aspiranti presidi è guerra aperta. Da un lato i «bravi», coloro che hanno superato la preselezione. Dall’altro l’esercito di bocciati, sceso in campo per far valere le proprie ragioni ed essere ammessi alla prossima prova. Il concorso per i presidi va avanti a colpi di carte bollate. Il Tar del Lazio è sommerso dai ricorsi. Sono complessivamente 8.000 quelli presentati dagli inidonei e di questi circa 700 provengono dalla Campania (tra questi un gruppo di 130 prof che ha scelto di fare la prova al nord per avere più chance). E per gli ammessi? I dati sono significativi.

A superare i famigerati quiz sono stati complessivamente 9.113 candidati rispetto a 33.531 persone che hanno presentato domanda per la partecipare alla preselezione. Poco più dei ricorsi presentati.

Il concorso ha di fatto messo i sindacati l’uno contro l’altro. Non si era mai visto in una prova del genere che promossi e bocciati si scannassero in questo modo. La colpa? A detta dei più sta tutta nel metodo scelto, preselezione e quiz, molti dei quali erano anche sbagliati.

Comunque un bel blocco di ricorsi al Tar sono stati già presentati. Degli 8.000 in Italia, più di 2.500 sono stati raccolti e presentati dall’Anief, l’associazione (in Campania è coordinata da Stefano Cavallini) che per prima si opposta al metodo del concorso facendo ammettere alla prova i precari, appena entrati in ruolo.

Il Tar si pronuncerà il prossimo 24 novembre. I legali dell’Anief hanno impugnato l’intero bando e la prova preselettiva che conteneva al suo interno, malgrado la massiccia revisione del Miur, ancora molti quesiti errati. L’obiettivo - spiega - Stefano Cavallini non è certo quello di invalidare l’intero concorso ma di mettere la situazione a posto. 

Resta un gran pasticcio. Una guerra a colpi bassi tra le varie associazioni. L’Anief a favore degli inidonei, l’Anp (l’associazione nazionale presidi) in campo per tutelare i promossi e sempre a colpi di ricorso. L’Associazione nazionale dei presidi infatti ha deciso di tutelare tutti coloro che temono di veder annullata la prova con il danno conseguente. La battaglia si gioca tutta al Tar anche se l’Anp si è mossa in ritardo. 

Il momento è molto delicato. Il cambio al vertice del ministero impone ai sindacati e alle associazioni di muoversi con attenzione per evitare che alla fine salti definitivamente quello che con molta probabilità è l’ultimo concorso per dirigenti scolastici. In questo modo l’anno prossimo e per gli anni futuri ci sarebbe solo un esercito di reggenti.

Molti i legali scesi in campo e in ordine sparso. Un gruppo di docenti esclusi (sono circa dieci persone) si è visto già rigettare il ricorso ma per incompetenza territoriale. Tutti i ricorsi vanno presentati al Tar del Lazio. Questi avvocati (commettendo un errore clamoroso) si sono mossi sul Tar della Campania e dunque hanno avuto una risposta negativa e difficilmente potranno muoversi in tempo utile per partecipare alla seconda prova. 

Uno degli ultimi atti del ministro Gelmini è stato proprio quello di fissare il lasso di tempo in cui i promossi devono cimentarsi nella prova scritta. Questa volta non è prevista una unica data nazionale. Il Miur, infatti, ha stabilito che la data della prova deve essere decisa dall’Ufficio scolastico regionale e comunque fissata tra il 12 e il 16 dicembre. I candidati, questa volta, avranno ben 8 ore di tempo per svolgere il compito scritto.

Fonte: Il Mattino

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Il personale della scuola “è fortemente preoccupato per il silenzio del Ministero dell'Istruzione sulla copertura degli scatti stipendiali del 2011 destinati al personale docente a Ata di ruolo: una 'dimenticanza' che produrrà ai dipendenti della scuola un danno economico che va dai 4.500 ai 12.000 euro in tre anni”.

È quanto afferma Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF, nell’annunciare una serie di ricorsi al giudice del lavoro.

Secondo Pacifico “malgrado l'accordo raggiunto la scorsa estate dal ministro Tremonti con i sindacati della scuola, la notizia della mancata copertura degli scatti stipendiali del 2011, circa 660 milioni di euro complessivi, è stata di recente confermata dalla Commissione Cultura della Camera durante l'avvio dell'esame di Bilancio dello Stato”.

In ogni caso - prosegue Pacifico - il personale della scuola ha tutto l'interesse per procedere legalmente poiché “l'eventuale recupero per il 2011, quand’anche fossero ritrovate le risorse, non è utile ai fini previdenziali e di progressione di carriera perché per legge non recuperabile, contrariamente a chiare sentenze della Consulta e a elementari diritti costituzionalmente protetti”.

Fonte: Tuttoscuola

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Ci vorrà ancora tutta questa settimana per conoscere i risultati complessivi della preselezione del concorso per assumere nuovi presidi. Il Formez, che ha il compito di correggere i quiz svolti il 12 ottobre, sta procedendo nelle operazioni in diretta streaming sul suo sito. Si sa già, ad esempio che nel Lazio, una delle regioni con più partecipanti, sono passati in 925 su 3.784 candidati, il 24%, con un punteggio medio di 63-64 punti. In Friuli è passato il 30% dei candidati, in Molise il 24%, in Umbria il 28%, in Toscana il 26%, in Veneto il 27%, in Liguria il 36,5%, in Piemonte il 30%, per citare alcune delle regioni che hanno già avuto la correzione.

Ma intanto imperversa la polemica sui quiz. Con una serie di maxi-ricorsi in partenza. Fra cui quello capitanato dal sindacato Anief che ha analizzato con la lente di ingrandimento le 100 domande proposte il 12 ottobre ai candidati. Ebbene, 38 sono errate, ovvero 4 sarebbero sbagliate nella risposta, in altre 18 sono valide più risposte esatte rispetto a quelle indicate, 16 sarebbero mal formulate e, secondo l'Anief, scritte in modo da “fuorviare il candidato nella risposta”. I ricorsi sono partiti e sono aperti fino al 28 ottobre. E fino a quella data “potrebbero uscire nuovi errori”, spiegano dal sindacato che raccoglie tutte le segnalazioni. Già in 2.000 hanno aderito.

Quanto agli errori, per esempio al ministero non hanno chiarissimo chi debba stabilire la data delle elezioni dei rappresentanti dei genitori. Per il Miur è il Consiglio di Istituto, ma la risposta giusta è il preside. Nemmeno sanno bene a Viale Trastevere cosa è la didattica orientativa. Chi ha preparato le domande ha messo fra le risposte due soluzioni corrette. E è dubbia anche la domanda su quanti siano i docenti in Italia. Per gli esperti del Miur la risposta giusta è circa 600mila ma sono molti di più come dimostrano anche i dati diffusi dal ministero nelle scorse settimane. A dirla tutta le risposte e i quesiti sono stati predisposti da una serie di esperti che il ministero definisce “esterni”, ma dentro ci sono esponenti del ministero e anche un consigliere della Gelmini.

Tutto questo materiale finirà in tribunale, dove approderanno gli esclusi della preselezione. Molti si stanno appoggiando all'Anief. Ma sui forum dove si sfogano gli insegnanti (in primis mininterno.net) si contano a decine quelli che intendono muoversi per conto proprio. Fra gli auto-organizzati circolano indiscrezioni e accuse. Un utente, ad esempio, sostiene che nel suo faldone almeno 3 delle domande selezionate dal ministero presentavano vicino alla risposta un segno di riconoscimento, un quadratino prestampato che fa pensare ad una imprecisione di chi ha preparato i materiali che, però, potrebbe aver aiutato qualcuno.

Fonte: Il Messaggero

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Dopo gli errori iniziali e le quasi mille domande cancellate è partita una selva di ricorsi dopo la prima prova del concorso . E l'Anief ricorre al Tar e chiede di passare tutti alla prova successiva.

"Almeno 38 domande su 100 della prova pre-selettiva del concorso a preside sono da considerare nulle". L'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) ha commissionato ai propri esperti uno studio per verificare l'adeguatezza delle 100 domande somministrate lo scorso 12 ottobre ai 32 mila aspiranti presidi e adesso ricorre al Tar Lazio, chiedendo l'ammissione agli scritti di tutti i candidati. Finora, sono state corrette le prove di 10 regioni e hanno superato la prova in 5 mila: il 27 per cento del totale.

"Ad essere bocciato, questa volta è il Miur che ha sbagliato a dare le risposte a 38 quesiti su 100, non certo i candidati che hanno partecipato alla prova pre-selettiva  -  commenta Marcello Pacifico, presidente dell'Anief  -  Per non parlare del tempo rubato per sfogliare un librone non previsto dal bando di concorso o dei quiz eliminati dalla batteria a pochi giorni dal concorso". La selezione per reclutare 2.386 nuovi dirigenti scolastici è nata male e adesso di continuare peggio.

A giugno, il ministero bandisce il concorso che prevede una prova pre-selettiva attraverso un quizzone di 100 domande a risposta multipla. Dopo una ridda di voci sulla data di pubblicazione della batteria di test su cui affinare la preparazione in vista della prova, il primo settembre viale Trastevere pubblica le 5.633 domande dalle quali verranno sorteggiate le 100 oggetto della prova. La notte prima, però, si verifica una fuga di notizie che induce l'Associazione nazionale dei funzionari di polizia a fare la prima mossa: un esposto-denuncia alla polizia postale sulla fuga di notizie avvenuta in internet.

Dopo la pubblicazione delle domande, cominciano le segnalazioni di quiz sbagliati, formulati in modo confuso, ambigui o semplicemente inutili per la preparazione di un futuro dirigente scolastico. Tanto che, spinto dall'ondata di critiche e polemiche a meno di una settimana dal quizzone, il ministero dopo avere minimizzato decide di cassare 975 domande: quasi una su 5. Il 12 ottobre, si svolge la prova di selezione: per passare occorre rispondere correttamente ad almeno 80 domande su 100 in altrettanti minuti. Dopo un'attesa di quattro/cinque ore, i 32 mila candidati si ritrovano tra le mani un librone sul quale andare scovare le domande alle quali rispondere, un foglio con i numeri delle stesse e un altro foglio a lettura ottica per dare le risposte.

E giù altre critiche. Una parte consistente del tempo si perde per cercare le domande. E oggi, a sorpresa, l'Anief annuncia di avere trovato nella batteria delle 100 domande "almeno 38 quesiti da considerare nulli perché alla luce della normativa vigente sbagliati nelle risposte (4 in totale) o con più risposte esatte tra quelle indicate (18 in totale), o ancora perché sono mal formulati o che presentano nella risposta un distrattore che ha l'unico scopo di confondere il candidato senza soddisfare in maniera completa la richiesta della domanda (16 domande in tutto)".

Fonte: Repubblica

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Mentre procede presso il Formez la correzione degli elaborati della prova di preselezione al concorso per dirigente scolastico (ieri sono risultati idonei per il Veneto 523 candidati su 1.894, pari al 27,6%, e per la Liguria 225 su 616 pari al 36,5%), sul territorio si affilano le armi per i ricorsi.

In prima linea l’Anief che ha reso noto come, spulciando più a fondo nelle domande dei 100 test della selezione del 12 ottobre, avrebbe riscontrato ben 38 domande errate o inidonee a selezionare i candidati.

Più esattamente, di queste 38 domande sarebbero sbagliate nella risposta 4, altre 18 prevederebbero  più risposte esatte rispetto a quelle indicate, e 16 sarebbero mal formulate e, secondo l’Anief, fuorvianti.

Se si considera che per superare la preselezione occorreva rispondere esattamente a 80 domande su 100, si capisce che qualora la quantità di quesiti impropri o errati risultasse fondata, moltissimi candidati avrebbero diritto ad una prova d’appello oppure all’ammissione diretta alle prove scritte.

L’Anief sosterrà i ricorrenti con apposito ricorso al Tar, sperando che il giudice amministrativo, davanti all’evidenza dell’errore diffuso sospenda l’esclusione dal concorso dei candidati ricorrenti.

Si prospetta un autunno di fuoco per il concorso.

Fonte: Tuttoscuola

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Alcuni sindacati decidono di dare supporto ai ricorrenti, indicando loro una rosa di legali. I quali, se è vero che dei 100 item proposti per la prova preselettiva almeno 30 erano viziati da errori o risposte dubbie, avrebbero alte probabilità di spuntarla.

Sul concorso per dirigenti scolastici permangono delle nuvole scure, un preludio quasi inevitabile verso la pioggia: le polemiche che hanno contrassegnato la selezione già in occasione della scadenza del bando, con uno slittamento di qualche giorno per pochi intimi, ma mal comunicato, proseguite con i quasi mille item errati su 5.700 complessivi cancellati dl Miur, a pochi giorni dalla prova preselettiva (comunque presenti nel librone consegnato ai candidati!), non mancano di farsi sentire anche in questa fase precedente agli iscritti.

Mentre il Formez sta infatti provvedendo alla correzione dei test cui si sono posti più di 32.000 docenti (siamo a metà dell’opera e le proiezioni indicano tra i 9.000 ed i 10.000 ammessi), negli ultimi giorni alle lamentele degli esclusi (in media il 75% di coloro che lo scorso 12 ottobre hanno svolto la verifica) si sono aggiunte quelle di alcuni associazioni e sindacati. Tutti concordano su un fatto: malgrado la “scrematura” dei mille item eliminati, diversi dei 100 quesiti prescelti casualmente da viale Trastevere erano viziati da errori, imprecisioni e scorrettezze. A complicare la situazione sono poi state le risposte preparate dagli esperti di scuola: in non pochi casi quelle reputate esatte si sarebbero rivelate, sempre secondo non pochi candidati, ora sostenuti da associazioni e sindacati, a dir poco discutibili.

Alcuni item poco chiari sono stati riportati dalla Cisl Scuola del Lazio, che ha provveduto ad individuare uno studio legale che fornirà la necessaria prestazione professionale per quanti volessero proporre impugnativa davanti al Tar. Uno dei quiz “incriminati”, a titolo di esempio, è il n. 1.397: “Alla definizione del POF (come previsto dall’art. 3 del DPR 275/99) il DSGA…” Risposta “interviene a fornire le indicazioni finanziarie a sua conoscenza”. Sottolineato che l’art. 3 del DPR 275/99 non disciplina il ruolo del DSGA, come la formulazione del quesito sembrava suggerire, ma pone la nozione giuridica di piano dell’offerta formativa, la domanda e la relativa risposta appaiono imprecise. Il POF – continua la Cisl Scuola Lazio - è un documento elaborato dal collegio dei docenti ed approvato dal Consiglio di Istituto al quale partecipano tutte le componenti della scuola, senza che una norma specifica preveda una specifica consulenza finanziaria del DSGA, peraltro superflua, tenuto conto del fatto che il dirigente scolastico, membro del collegio e del consiglio di istituto, è anche responsabile – conclude il sindacato - del bilancio della scuola”.

I consulenti tecnici dell’Anief, uno dei sindacati che in queste ore sta raccogliendo i reclami scritti dei candidati esclusi (da consegnare entro martedì 25 ottobre ad un legale individuato per ogni Regione), sostengono che oltre il 30% dei quesiti contenesse errori tali da meritare di essere cancellato. Una percentuale che se riscontrata anche dai giudici del Tar, difficilmente potrà negare l’ammissione con riserva a tutti coloro che hanno deciso di fare ricorso. Con il rischio di allargare troppo la “rosa” dei candidati partecipanti agli scritti. Mettendo ancora una volta in crisi gli organizzatori del concorso per dirigenti.

Fonte: Tecnica della Scuola

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È la quota complessiva per il prossimo triennio comunicata dal Miur. Di questi 7.239 faranno parte del I grado e 19.125 del II, per i quali transitoriamente è previsto il Tfa abilitante di un anno. Al Lazio la quota più grande: oltre 5.000 posti. Alto anche il numero concesso a Lombardia, Puglia e Sicilia. Soddisfatto l’Anief.

Finalmente una buona notizia per i tanti giovani che vogliono intraprendere la carriera di docente della scuola italiana acquisendo una certificazione fondamentale, quale è l’abilitazione all’insegnamento: ad una settimana dall’ultimo giorno utile per l’invio delle proposte da parte degli atenei coinvolti nella formazione, il 14 ottobre il Miur ha reso pubblico che a partire dall’anno accademico appena avviato, e per i prossimi due, intenderà selezionare e formare, proprio attraverso le università che si sono rese disponibili, oltre 26.300 candidati. Di questi 7.239 faranno parte del I grado e 19.125 del II grado (per i quali transitoriamente la normativa prevede il Tfa abilitante della durata un anno).

Sulla base delle disponibilità dei posti vacanti e della ricezione degli atenei, la fetta decisamente più grande dei posti che andranno a concorso è stata riservata al Lazio, dove verranno messi in palio ben 5.095 posti complessivi. Alto anche il numero di candidati da selezionare in Lombardia (3.817), Puglia (2.930), Sicilia (2.375), Emilia Romagna (1.759), Campania (1.430), Marche (1.325) e Toscana (1.135). Davvero esiguo invece il contingente triennale assegnato al Trentino: appena 153 posti. Prima della definizione delle prove di ammissione, il Miur è ora chiamato a definire le singole classi di concorso di medie e superiori: la loro mancata revisione fa però temere ulteriori slittamenti per l’avvio delle selezioni.

La notizia della pubblicazione dei posti vacanti ha soddisfatto l’Anief, il sindacato dei docenti in formazione: “L’ammontare è quasi il doppio di quello degli abilitati nelle leve della Ssis. E’ una buona notizia: le università stanno facendo la loro parte. Auspichiamo che il Miur – avverte però l’organizzazione guidata da Marcello Pacifico - abbia la forza e volontà politica per attivare corsi numerosi, secondo la proiezione del fabbisogno nelle singole classi di concorso, e possa presto decidere le date per le prove di ammissione”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Continua presso il Formez la correzione degli elaborati del concorso a dirigente scolastico. Dopo la pubblicazione nella tarda serata di ieri dell’elenco dei candidati delle regioni Toscana e Lazio risultati idonei (complessivamente 1.335 persone), sono attualmente in fase di correzione gli elaborati della Campania a cui seguiranno quelli della Lombardia e della Basilicata.

Poco fa sono stati pubblicati i nominativi degli idonei della regione Marche.
Sono risultati idonei 220 candidati.

Intanto, mentre arrivano questi primi risultati delle correzioni dei test della preselezione, l’Anief organizza ricorso collettivi e individuali a favore degli esclusi contro gli esiti delle prove, prevedendo che, oltre alla richiesta di riammissione al concorso, vi sia anche quella del pagamento per danni morali e  materiali, derivanti dall’esclusione.

La platea di questi ipotetici ricorrenti – visti gli esiti della correzione delle prove con un tasso di idonei inferiore al 30% - potrebbe essere di circa 23 mila persone.

Fonte: Tuttoscuola

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L'Anief ce l'ha fatta. E per molti docenti precari cosentini si apre una strada tanto affascinante quanto inedita: quella di poter diventare dirigente scolastico.

Insomma, dall'ansia di ottenere qualche ora di lezione per guadagnarsi la "pagnotta" alla possibilità di svolgere il delicato compito di preside. Praticamente un sogno, difficile anche a credersi. Adele Sammarro, coordinatrice provinciale del sindacato che si occupa specificamente delle problematiche legate al mondo della scuola, spiega la genesi di questa opportunità: «Il Tar, difatti, ha accolto i due ricorsi patrocinati dall'Anief nel rispetto della clausola 4 della direttiva europea. I ricorrenti che potranno partecipare al concorso sono complessivamente 400. Nello specifico si tratta di docenti con 5 anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo, sia docenti precari con più di 5 anni di servizio prestato nella scuola».

«La notizia – aggiunge la Sammarro – ha sconvolto tutto il sistema nazionale, in quanto per la prima volta nella storia italiana, al concorso a Dirigente potranno partecipare i precari, tra cui molti con diploma Isef, diploma di Conservatorio, diploma di Scienze Religiose. Il bando prevedeva che al concorso potessero partecipare solo i docenti con almeno cinque anni di ruolo. In base alla direttiva europea ora si è stabilito che il servizio prestato come precario debba esser valutato a tutti gli effetti».

«Giorno 12 ottobre – sottolinea la sindacalista cosentina – si terranno le prove pre-selettive, anche se il tarlo che assilla i molti partecipanti, è quello concernente i quiz, pare che si tratti di una decina di quiz errati che potranno esser sorteggiati tra le 100 domande. Altro dolente punto è che con la recente manovra finanziaria l'organico previsto per i dirigenti era di 2.865 posti, ora, però il numero dei posti è di gran lunga  inferiore, anche se è vero, che per via dei pensionamenti si creeranno numerosi posti, per cui non si risentirà del taglio».

«Il principio fondamentale ed importante che l'Anief ha tenuto a sottolineare e per cui si è battuta e continuerà a battersi – conclude la  Sammarro – è che non si può più fare distinzione tra gli stessi docenti, creando delle categorie tra docenti di serie A e, quindi, di ruolo e  docenti di serie B, precari, anche perché è d'uopo rammentare e sottolineare, che oggi il diritto comunitario europeo è sempre più attento alla tutela dei diritti dell'uomo, per cui tale distinzione di categorie, vista le legge, non ha più bisogno di esistere».

Una sorta di successo democratico, sancito dalle regole d'uguaglianza imposte dall'Unione Europea, che potrà dare la possibilità a tanti  professari precari di passare dall'altro lato della "barricata". Di diritto.

Fonte: Gazzetta del Sud

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Da precari a presidi. Ma anche da prof di educazione fisica o di musica a presidi, al contrario di quello che il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha in mente come curriculum per i futuri dirigenti scolastici. Manca poco più di una settimana al concorso per presidi ma ancora molta strada c'è da fare. Nonostante il bando risalga a tre mesi fa le commissioni non sono complete. Mancano all'appello Uffici Scolastici Regionali importanti.  L'ultima novità è poi giunta ieri e rischia di provocare ancora più confusione in un concorso che è già un'odissea. Al concorso per presidi potranno partecipare anche i docenti precari. I giudici del Tar del Lazio hanno accolto due ricorsi dell'associazione Anief e dunque 400 ricorrenti saranno ammessi con riserva alle prove pre-selettive del 12 ottobre. Si tratta di docenti di ruolo con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo e di docenti precari con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica. Accolti anche i ricorsi che chiedevano la possibilità di partecipare alla prova anche per chi ha diploma Isef, del magistero in Scienze Religiose o il diploma di Conservatorio.

I giudici amministrativi hanno tenuto conto di una sentenza della Corte di Giustizia europea che ha sancito il principio secondo cui nei concorsi pubblici il servizio prestato a tempo determinato doveva essere valutato come quello prestato a tempo indeterminato.

"Una vittoria", afferma il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico. Non può esistere - dice - un servizio di serie A (quello prestato dopo il ruolo) e uno di serie B (quello prestato da supplente). Questa decisione dei giudici conferma, ormai, come il diritto comunitario, spesso più attento alla
tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, sia vincolante per il diritto interno. Ora tocca agli aspiranti candidati dimostrare le proprie capacità per vincere un concorso difficile per esercitare il ruolo di dirigente nella scuola dell'autonomia. D'altronde, sono tutti colleghi abilitati con anni di esperienza, perché‚ non potrebbero diventare dirigenti?".

Fonte: La Stampa

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Al concorso per dirigenti scolastici potranno partecipare anche i docenti precari. Lo hanno deciso i giudici del Tar del Lazio che hanno accolto due ricorsi patrocinati dall’Anief e per conto di circa 400 ricorrenti, che saranno dunque ammessi con riserva alle prove pre-selettive del 12 ottobre.

Si tratta di docenti di ruolo con cinque anni di servizio tra ruolo e pre-ruolo e di docenti precari con cinque o più anni di servizio alle spalle nella scuola pubblica.

Il TAR ha tenuto conto della nota sentenza della Corte di Giustizia europea che ha sancito il principio secondo cui nei concorsi pubblici il servizio prestato a tempo determinato deve essere valutato come quello prestato a tempo indeterminato.

Secondo il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, “questa decisione dei giudici conferma, ormai, come il diritto comunitario, spesso più attento alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, sia vincolante per il diritto interno. Ora tocca agli aspiranti candidati dimostrare le proprie capacità per vincere un concorso difficile per esercitare il ruolo di dirigente nella scuola dell'autonomia. D'altronde, sono tutti colleghi abilitati con anni di esperienza, perché non potrebbero diventare dirigenti?

Fonte: Tuttoscuola

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