Alla Camera l'emendamento che allunga al 31 agosto i contributi utili per lasciare col vecchio sistema è stato rigettato per mancanza di fondi. Nel frattempo sono lievitate le pressioni sindacali. E anche le adesioni politiche. Martedì il decreto arriva in Aula.
Riprenderà lunedì 13 febbraio l’esame delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato per decidere il destino degli emendamenti al decreto 'milleproroghe'. L'arrivo del decreto in Aula è fissato per martedì prossimo e, al momento, anche al Senato viene dato per scontato il ricorso al voto di fiducia da parte del governo. Dovrà poi tornare alla Camera per la terza lettura. Il termine per l’approvazione dell’intero “pacchetto” modificato è il 27 febbraio.
Molte le norme ancora in bilico, su cui anche nel week end i senatori stanno procedendo ad approfondimenti e verifiche. Tra queste figura quella sui 23mila precari abilitati nell’ultimo triennio (ampiamente illustrata in altri articoli pubblicati su questa testata). Ma anche l’auspicato slittamento al 31 agosto prossimo della data utile per far accumulare al personale delle scuola (sono interessate alcune migliaia di docenti e Ata) i contributi utili a lasciare in servizio accedendo alla pensione d’anzianità col sistema pre-Fornero.
Alla Camera la deroga non passò, ma nelle ultime ore le sue quotazioni a Palazzo Madama stanno lievitando. Andando così nella stessa direzione auspicata dal Governo, che il 26 gennaio aveva avallato l’ordine del giorno a favore della normapresentato durante il dibattuto sull’approvazione del ‘milleproroghe’ a Palazzo Chigi.
L’emendamento (il 6.7) ha infatti riscosso il consenso da parte della VII Commissione del Senato. L’indicazione non è di poco conto, perché fa presumere che il sostegno politico alla deroga dovrebbe essere garantito. In sostanza il Pd, promotore della norma, si ritroverà in larga compagnia. Come del resto è accaduto in questi giorni coi sindacati: il 9 febbraio i sindacati Confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno manifestato per la sua approvazione organizzando un presidio in piazza del Pantheon, a pochi passi dal Senato. La Cgil ha fatto sapere che fino all'ultimo si impegnerà "perché le pensioni continuino ad essere garantite dal sistema pubblico della previdenza con criteri di equità che permettano di eliminare il percorso ad ostacoli che la Riforma della Ministra Fornero ha prodotto con l'innalzamento dei requisiti". Anche gli altri rappresentanti dei lavoratori, come la Gilda e lo Snals, sono subentrate in corso d’opera per dare il sostegno. L’Anief, che su questo punto aveva fatto una proposta formale alla Commissione Cultura della Camera, ha ironicamente auspicato l’approvazione dell’emendamento “firmato dai senatori di Grande Sud, sempre se gli amici della Lega Nord non votino contro perché i docenti sono per lo più meridionali”.
Bisogna a questo punto però vedere se l’emendamento arriverà in Aula. Molto dipenderà anche dal ruolo che potrebbe assumere sulla vicenda il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Anche in questo caso occorrerà però superare lo scoglio delle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, che al pari della corrispettiva alla Camera potrebbe porre il suo veto. La speranza è che negli ultimi giorni siano state individuate le “voci” da cui estrapolare i fondi utili a finanziare il provvedimento. L’impresa non è facile: serve una cifra vicina ai 100 milioni di euro.