La stampa scrive

Accolto l'emendamento per inserimento nelle graduatorie ad esaurimento degli specializzandi in strumento musicale-arte nonché dei laureandi o laureati abilitati in scienze della formazione primaria tra il 2009 ed oggi. Ora il testo approvato dalle competenti Commissioni della Camera passa in Aula.

Le Commissioni bilancio e finanze della Camera dei deputati hanno emendato il testo del decreto legge sullo sviluppo economico approvando un pacchetto finale di proposte che verrà discusso in Aula e sottoposto probabilmente al voto di fiducia.

In attesa che si conosca bene il maxi-emendamento riassuntivo del dibattito avvenuto in Commissione, si parla di stralcio dell’emendamento presentato dal  senatore leghista Pittoni e relativo al bonus di 40 punti aggiuntivi per i docenti che non avevano scelto di cambiare provincia nel triennio 2011-2014. Il bonus di “permanenza”, non contenuto nel testo presentato dalle competenti Commisioni, potrebbe essere ripresentato come emendamento nell’Aula di Montecitorio. Ma secondo alcuni la proposta Pittoni è definitivamente bocciata: l’Anief sottolinea che il bonus “non passa” e “dopo l’azione incisiva dell’Anief e la denuncia d’incostituzionalità dell’emendamento ideato dal senatore Pittoni presentato dalla Lega nord, il Parlamento rispetta la decisione della Consulta”, recependo “i rilievi del presidente della Repubblica”.
Peraltro, Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd nella commissione Cultura, aveva letto l'emendamento leghista come una sorta di provocazione alla maggioranza in crisi: “l’emendamento proposto dalla Lega è una provocazione diretta innanzitutto alla sua stessa maggioranza: Pontida è alle porte e il Carroccio vuole misurare la pazienza del suo alleato in un governo che vacilla. Nel merito, il premio previsto dalla norma leghista – spiega la parlamentare Democratica - è palesemente in contrasto con la recente direttiva del ministro Gelmini che ha riaperto le graduatorie consentendo i trasferimenti di provincia e imponendo cinque anni di permanenza nella stessa provincia. Inoltre, come abbiamo avuto modo di spiegare in più occasioni, per il Partito democratico la proposta va respinta al mittente perché presenta sicuri profili d’illegittimità: peraltro, una norma di analogo contenuto è già stata bocciata dal Tar di Trento oltre al fatto che sulla materia esiste una giurisprudenza costituzionale consolidata. Si vuole forse un altro anno scolastico con graduatorie incerte, oggetto di ricorsi e controricorsi?”.

L’Anief sottolinea anche l’accoglimento dell'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento degli specializzandi in strumento musicale-arte nonché dei laureandi o laureati abilitati in scienze della formazione primaria tra il 2009 ed oggi, argomento di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi con un altro specifico articolo.

“Ora - dichiara il presidente dell’Anief Marcello Pacifico, rivendicando che l’emendamento per i nuovi inserimenti era stato presentato dalla sua associazione durante la recente audizione in VII Commissione, e condiviso da quasi tutte le forze parlamentari - finalmente almeno 20.000 nuovi docenti abilitati dallo Stato potranno inserirsi nelle graduatorie del personale docente ed essere assunti tra i 200.000 aspiranti in base al loro merito, senza esibire certificati di residenza o domicili professionali, in base al nuovo piano triennale di immissioni in ruolo ma anche in base alle conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato disposte dai giudici del lavoro sui ricorsi presentati, come la stessa Ragioneria dello Stato ha richiamato nella memoria allegata alla relazione finanziaria di accompagnamento delle nuove norme sulla scuola introdotte dall’articolo 9”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Attaccata dall’opposizione e dall’Anief, senza la solidarietà della maggioranza, mentre i sindacati scuola fanno da spettatori, la Lega difende le ragioni della sua proposta del bonus di permanenza, anche se teme che il relativo emendamento al decreto legge 70/2011 sullo sviluppo ben difficilmente potrà essere recepito.
 
Il bonus di permanenza per gli insegnanti precari non è contro il Sud. Noi diciamo che vanno innanzi tutto mantenute le promesse fatte dal Governo nel 2007”. Il senatore Mario Pittoni, capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione del Senato, ideatore della proposta che prevede un bonus di 40 punti per gli insegnanti che scelgono di non spostarsi, spiega ancora una volta la sua iniziativa: “vanno innanzi tutto mantenute le promesse fatte dal Governo nel 2007. Allora le graduatorie sono state trasformate da permanenti a esaurimento (cioè chiuse) in vista della riforma del reclutamento e di un congruo numero di stabilizzazioni (legate comunque alla situazione economica generale e conseguentemente presto "frenate" dallo stesso Centrosinistra)”. Per Pittoni i trasferimenti di graduatoria non solo tradiscono le indicazioni del 2007, ma possono determinare il rischio di una pesante "transumanza" di insegnanti dal Sud al Centro-Nord in conseguenza dei loro punteggi elevatissimi.
 
Per il parlamentare leghista, “Senza interventi mirati, l'intero corpo docente precario delle regioni centrosettentrionali rischia da un anno all'altro l'espulsione dall'insegnamento. In attesa della riforma del reclutamento su base regionale che, pur garantendo la libera scelta del territorio ove posizionarsi, consentirà finalmente di scalare le liste per merito, a parità di condizioni con i candidati del posto (le regole saranno le stesse per tutte le regioni), per limitare i danni abbiamo elaborato una serie di proposte da veicolare nel decreto sullo sviluppo, all'attenzione delle Camere in queste settimane. Tra queste, la possibilità di attingere alle liste attuali per gli inserimenti in ruolo, e un bonus per la permanenza nella stessa provincia”.
 
Quanto poi al dubbio di incostituzionalità del bonus, di cui parlano in molti, Pittoni fa presente che “il meccanismo è già previsto dal Contratto collettivo nazionale integrativo per i titolari e, contrariamente a quanto afferma qualche rappresentante dell'opposizione, assolutamente rispettoso della Costituzione, garantendo lo stesso trattamento sull'intero territorio nazionale, a differenza dei punti (bocciati dal Consiglio di Stato) di Trento che premiavano il servizio in loco, generando disparità di trattamento rispetto alle altre province”.
 
Fonte: Tuttoscuola
 
 

 

Si sono riuniti a Cefalù (PA) nei giorni scorsi i segretari generali di Anief, Lisa, Sab, Scuola Athena, Unicobas per discutere della possibile creazione di una federazione unitaria a cui imputare le deleghe in vista delle prossime elezioni RSU previste per il marzo 2012.

I segretari generali delle organizzazioni convenute, la cui rappresentatività complessiva si avvicina alla quota del 5% del dato associativo utile per sedere al tavolo negoziale e contrastare le scelte del Governo per il prossimo triennio contrattuale, si sono incontrati per discutere una piattaforma unitaria e un programma elettorale per le prossime elezioni RSU al fine di creare una nuova rappresentanza per il personale docente e Ata della scuola.

In un loro comunicato hanno dichiarato che "preso atto del fallimento della politica concertativa dei sindacati confederali" si sono trovati d’accordo sugli obiettivi da raggiungere per rilanciare la tutela di una categoria ormai abbandonata a se stessa, lontana dalla professionalità e dal rispetto che il suo ruolo educativo le impone.

Per le sigle sindacali riunite, la categoria ha registrato "una perdita di credibilità che si riflette anche nella perdita del potere d’acquisto degli stipendi e dei diritti sindacali su cui tutti hanno condiviso la necessità di impegnare una nuova politica sindacale capace di rispondere alle domande di tutti gli operatori della scuola".

Per il momento questo programma di intenti per un cartello unitario dei piccoli sindacati dovrà essere definito (entro un mese?) per essere poi valutato dai rispettivi organi statutari.

L’obiettivo è quello di costruire un possibile soggetto federale unitario che possa presentare un’unica lista in vista delle prossime elezioni RSU e consentire al personale docente e Ata la scelta di un’alternativa alla politica dei tagli e degli insulti purtroppo avallata da altri sindacati.

I sindacati rappresentativi sono avvisati....

Fonte: Tuttoscuola

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Leggi anche: Rappresentatività sindacale: illusione o speranza dei piccoli sindacati? (Tuttoscuola)
 

 

La richiesta è stata avanzata in occasione della audizione alla Camera sul decreto sviluppo. Otto gli emendamenti proposti dalla Associazione. Il presidente Pacifico: "Siamo noi a rappresentare la scuola reale".

Sono otto gli emendamenti che l’Anief ha presentato alla Commissione Cultura della Camera in occasione della audizione relativa alla conversione in legge del “decreto sviluppo”; alcuni di pochissime righe, altre molto articolate e complesse.

Fra l’altro l’Anief che la retrodatazione giuridica delle nomine prevista dall’art. 9 del decreto legge “serva soltanto a sanare il contenzioso attivato al giudice amministrativo e a riservare una quota di posti che comunque sarebbe assegnata dai tribunali anche per evitare nuovi ricorsi di chi potrebbe richiedere sine die la retrodatazione delle stesse nomine (al 2005 per esempio)”.

Ma, soprattutto, l’Associazione ha chiesto “la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili che in questa fase iniziale può escludere soltanto i posti momentaneamente scoperti (supplenze temporanee), e che dovrebbe riguardare subito un primo scaglione di 108.000 unità come risulta dai dati ministeriali”.

Senza trascurare la questione dei docenti che si sono abilitati negli ultimi anni o che si stanno abilitando ora presso le Facoltà di Scienze della Formazione Primaria, le Accademie e i Conservatori: per questa categoria di insegnanti chiede l’emanazione di un decreto ad hoc che consenta l’inserimento o il reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento.

Alcuni emendamenti riguardano anche il personale di ruolo, come quelli relativi alla stabilizzazione di tutti presidi incaricati che da diversi anni svolgono funzione di dirigente o alla possibilità per i neo-immessi in ruolo di chiedere almeno l’assegnazione provvisoria (il testo attuale prevede invece l’obbligo di permanenza quinquennale).

L’Associazione ha colto anche l’occasione per sottolineare come alcune notizie che si stanno diffondendo in questi giorni (per esempio quella relativa ad eventuali punteggi aggiuntivi che potrebbero essere dati in corso d’opera a chi non ha cambiato provincia) sono del tutto prive di fondamento: “Una tale norma - precisa infatti l’Anief - già all’attenzione della Consulta e ritirata dalla provincia autonoma di Trento dopo essere stata censurata dal Tar, sarebbe palesemente incostituzionale”. Sferzante il commento di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, a proposito della giornata di audizioni in Commissione: “In Parlamento si è percepita la distanza tra il mondo reale della scuola, pulsante, che rivendica il diritto alla parola e ha trovato nell’Anief un nuovo interlocutore in grado di portare in Parlamento i suoi problemi, e il mondo della casta sindacale pronta soltanto a rappresentare i propri interessi a discapito dei lavoratori”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Dimenticati da tre anni in un limbo dal quale non si vede via d’uscita. Sono mille studenti e studentesse della facoltà di Scienze della Formazione primaria di Torino, più altri abilitati ad insegnare musica o arte. Fanno parte di una nutrita schiera di ventimila universitari italiani tagliati fuori dalle graduatorie ad esaurimento, quelle che servono per accedere all’insegnamento, alle supplenze annuali e al posto fisso.

Maestre di italiano e matematica per le elementari, professori di musica, di arte e disegno esclusi dalla corsa alle cattedre. Il motivo: si sono iscritti all’Università, molti si sono anche già laureati, negli anni accademici «sbagliati», cioè dal 2008/2009 in avanti. «Per noi - dice Matteo De Angelis, 36 anni, presidente del comitato nazionale che ha preso in carico la faccenda due anni fa insieme al sindacato di docenti precari Anief - non esiste una legge che definisce come le scuole ci debbano reclutare. Nel 2007 le graduatorie permanenti sono state chiuse e messe ad esaurimento, in attesa di una nuova normativa sulla selezione dei docenti». Che però ancora oggi non c’è. Migliaia di giovani e meno giovani (tanti quarantenni e cinquantenni) hanno in mano l’abilitazione ad insegnare, ma nelle liste scivolano dietro ai non abilitati e, paradossalmente, finiscono in coda anche a chi impiega più tempo di loro per laurearsi, essendosi immatricolato prima del 2007.

Qualcuno ha osservato che il governo fece una scelta legittima chiudendo le graduatorie per esaurirle. Però, il ministero e le facoltà non hanno smesso di promuovere e attivare corsi Scienze delle Formazione primaria e affini che di fatto si sono trasformati in vicoli ciechi. «Anche i sindacati - dicono gli universitari - hanno sempre consigliato di iscriversi a questi corsi per conseguire l’abilitazione», sempre in attesa del nuovo sistema di reclutamento che si è dimostrato più irraggiungibile dell’isola che non c’è.

In più, fanno presente gli esclusi di oggi, «nel 2008, con la legge 196, più di ventimila laureati rimasti fuori dalle graduatorie furono invece ammessi». Per rientrare in corsa, puntano su questo precedente, supportati da un documento del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. «In un emendamento al decreto sviluppo che approda in Parlamento da domani - spiega De Angelis - proponiamo di tornare anche per noi al vecchio sistema di reclutamento. Puntiamo tutto sull’approvazione di questa modifica, che non comporta ulteriori spese».

Dall’Università di Torino dicono di conoscere la situazione, ma nessun sollecito a risolvere la situazione è stato rivolto al ministero in questi anni. Il presidente del corso di laurea, Redi Sante Di Pol, anche presidente nazionale delle scuole materne paritarie cattoliche, giustifica così il silenzio della facoltà: «Il Ministero non ci dà ascolto nemmeno per le questioni più banali, figurarsi se le nostre lamentele possono influire». Secondo Di Pol: «L’Università ha il compito di fornire l’abilitazione all’insegnamento. Come gli insegnanti vengano collocati o come siano strutturate le graduatorie non è competenza dell’ateneo», che comunque domani, su segnalazione degli studenti, per la prima volta discuterà dell’argomento in Consiglio di facoltà. «In attesa della soluzione del problema - se mai ci sarà - coloro che sono abilitati possono accettare supplenze brevi o incarichi nelle scuole paritarie», dice Di Pol. «Non è quello per cui abbiamo studiato e che ci era stato prospettato all’inizio», rispondono gli universitari.

Anche gli Studenti Indipendenti prendono posizione: «I parlamentari che si ammantano di chiacchiere sulla meritocrazia stanno sottraendo il futuro per cui hanno studiato (e pagato tasse) questi universitari. La differenza tra immatricolarsi un anno prima o un anno dopo rischia di segnare la carriera lavorativa di migliaia di persone».

Fonte: La Stampa

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Presso la VII Commissione permanente della Camera hanno partecipato all’audizione sul decreto legge n. 70/2011 anche i sindacati che organizzano il personale precario della scuola.

L’Anief, che si sta sempre più costituendo come momento di aggregazione e rappresentanza dei precari della scuola con posizioni fortemente critiche verso i sindacati rappresentativi, è intervenuta sui temi caldi della retrodatazione giuridica delle nomine, della stabilizzazione, dell’inserimento degli abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, dei laureandi e specializzandi, della richiesta di doppia provincia, dell’assegnazione provvisoria e dei presidi incaricati e ricercatori.

L’Anief preliminarmente ha denunciato come terroristico il tentativo di intimidire i precari nel diffondere notizie senza alcuna consistenza reale in merito a eventuali punteggi aggiuntivi che potrebbero essere dati in corso d’opera a chi non ha cambiato provincia.

Nel merito degli emendamenti al decreto legge l’Associazione ha richiesto, tra l’altro, la stabilizzazione su tutti i posti vacanti e disponibili che dovrebbe riguardare subito un primo scaglione di 108.000 unità, e l’emanazione di un decreto integrativo che consenta a tutto il personale abilitato l’inserimento o il reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento.

L’Anief ha espresso una valutazione negativa sulla disposizione contenuta nel decreto legge che esclude i neo-immessi in ruolo dai trasferimenti provinciali per un quinquennio e ha chiesto, comunque, il diritto all’assegnazione provvisoria, almeno, per i neo-immessi in ruolo anche in presenza del blocco quinquennale perché il diritto alla mobilità dei lavoratori è costituzionalmente protetto come quello alla tutela della famiglia.

L’Associazione ha chiesto anche per tutti i precari inseriti in terza fascia, la scelta di una seconda provincia per consentire bene la valutazione della provincia dove prestare servizio e quella dove richiedere il ruolo.

Fonte: Tuttoscuola

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E’ tempo di aggiornamento delle graduatorie docenti. La scadenza è fissata al prossimo 1° giugno. E stavolta c’è una domanda che aleggia imperiosa su tutte: trasferirsi di provincia o no? Per il docente che non chiede il trasferimento in graduatoria di altra provincia, oppure che lo revochi, un “premio sostanzioso” di ben 40 punti.

L’aggiornamento della graduatorie ad esaurimento prevede la possibilità di spostarsi col proprio punteggio, naturalmente, (dopo le ben note vicende delle code incostituzionali) con inserimento a pettine, in una nuova provincia.

Decisione gravosa, drammatica per molti docenti i quali convivono ormai da anni con una legislazione caotica e spesso dominata da provvedimenti contraddittori.

Partiamo dalla Lega Nord che ha mal digerito il mancato congelamento delle graduatorie permanenti, che sono quelle dalle quali verrà fatta la prima tranche di assunzioni. Il D.L. “Prime disposizioni urgenti per l’economia”, meglio conosciuto come D.L. “Sviluppo”, dovrà essere convertito in legge entro il 12 luglio prossimo e gli esponenti della Lega, con il responsabile scuola Mario Pittoni, non hanno perso tempo, predisponendo un emendamento da presentare alla Camera che interviene sui punteggi per le graduatorie in corso di aggiornamento.

La parola d’ordine è bonus. La proposta prevede, infatti, per il docente che non chiede il trasferimento in graduatoria di altra provincia, oppure che lo revochi, un premio sostanzioso: ben 40 punti. Una sorta di premio fedeltà che ha immediatamente scatenato le polemiche dei tanti gruppi di precari che si sono battuti, anche in tribunale, per ottenere l'inserimento a pettine nelle graduatorie di altre province.

Insomma Pittoni è come se dicesse che chi resta nella sua provincia ci guadagna. Ma è possibile prevedere addirittura un vincolo di permanenza? La proposta non è in odore di incostituzionalità? Così ha già ritenuto il Tar Trento che ha dichiarato non manifestamente infondata l’illegittimità costituzionale del bonus previsto dalla Provincia di Trento in favore degli insegnanti “indigeni”: "E' rilevante e non manifestamente infondata la questione d’illegittimità costituzionale del comma 8 dell’art. 67 della L.p. n. 19 del 2009 per violazione degli artt. 97 e 3 Cost., posto che la sede di svolgimento del servizio non potrebbe depotenziare i titoli di studio e di esperienza dell’insegnante; degli artt. 3, 4 e 120 Cost., in quanto sarebbe per tale via ostacolata la libera circolazione del personale insegnante fra le regioni; degli artt. 117 Cost. e 149 e 150 del trattato U.E., nonché del canone generale di ragionevolezza delle leggi, visto l’elevato punteggio attribuito in via retroattiva in ragione della sola continuità di servizio in Provincia di Trento".

Secondo Pittoni il bonus, invece, garantisce la continuità del servizio scolastico e aggiunge: "Accanto, e forse prima, dei diritti dei lavoratori ci sono infatti i diritti dell'utenza cui, nel rispetto degli articoli 33, 34 e 97 della Costituzione, va garantita la miglior qualità possibile del servizio che, come è pacificamente riconosciuto, presuppone stabilità nel rapporto fra studenti e docenti".

Poi Pittoni aggiusta il tiro e, con spiccata arte della sottigliezza, afferma: “Il bonus per chi resta nella propria graduatoria provinciale non è illegittimo perché non è un punteggio di servizio. Non ho mai pensato a un bonus per servizo, ho invece redatto una normativa che all’art. 4 premia con un punteggio aggiuntivo non chi ha prestato un servizio in un certo posto, ma chi decide di rimanere dov’è”.
Insomma la libera circolazione su tutto il territorio nazionale, sancita dalla nostra Costituzione, non è messa in dubbio dall’emendamento della Lega: “Il bonus che ho ideato vale per tutti e non solo per chi svolge un servizio in una certa zona: vale al Nord ma vale anche al Sud, dove leggo di precise preoccupazioni espresse da docenti che temono di essere scavalcati da colleghi di province limitrofe. Il secondo motivo è che la Costituzione tutela tanti diritti e vari valori che vanno coordinati tra loro”.

D’altronde Pittoni ricorda che un meccanismo premiale simile esiste già: “Il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo prevede per i trasferimenti a domanda dei docenti un punteggio aggiuntivo come segue: 6 punti per il servizio prestato continuativamente nella stessa scuola negli ultimi tre anni; 2 punti per ogni ulteriore anno di servizio entro il quinquennio; 3 punti per ogni ulteriore anno di servizio oltre il quinquennio; 10 punti una tantum per coloro che per un triennio (dal 2000/2001 al 2007/2008) non si siano trasferiti in altra scuola”.

A questa idea si contrappone una proposta opposta, caldeggiata dall’Anief, un sindacato che ha lottato strenuamente per l’inserimento a pettine.

In un’intervista Marcello Pacifico, presidente dell’Associazione, provocatoriamente afferma: “Se dovesse passare un'idea del genere, sarebbe plausibile assegnare un bonus di 60 punti per chi deciderà di trasferirsi, come indennità di servizio, visto che le graduatorie saranno valide per 3 anni e considerato che nella scelta di trasferirsi bisogna mettere in conto che si potrebbe per tale periodo non prestar servizio, con l'aggravante di essere rimasto lontano dalla provincia di residenza e dagli affetti. Anzi, il punteggio potrebbe rimanere valido anche nel caso in cui si avesse una supplenza, quale indennizzo per le spese affrontate perché costretti a spendere metà stipendio in contratti di affitto e a vivere in situazioni spesso disagiate”.

Mi sposto o no? A colpi di bonus ognuno tira acqua al proprio mulino. Speriamo in un buon macinato.

Fonte: Tecnica della Scuola

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In attesa della conversione del decreto legge 70/2011 che all’art. 9, oltre a prevedere la triennalità di durata delle graduatorie ad esaurimento, dispone la retrodatazione di una quota di nomine in ruolo al 2010 secondo le graduatorie allora vigenti, continua il dibattito a distanza sulla effettiva natura delle graduatorie da utilizzare.

Verranno utilizzate le vecchie graduatorie, così come risultavano prima della sentenza della Consulta sugli inserimenti a pettine oppure quelle aggiornate per intervento del commissario ad acta?

Non si tratta di una differenza da poco. E non è detto che gli effetti dell’intervento del commissario ad acta siano già terminati, perché l’Anief sta sostenendo ricorsi di altri precari per avvalersi della sentenza della Consulta, mentre da più parti (sindacati, politici) si sollecita il Tar Lazio a pronunciarsi chiaramente in merito con la segreta (ma non troppo) speranza di poter fermare il commissario ad acta e i conseguenti ulteriori inserimenti a pettine nelle graduatorie.

Nel marzo scorso, a quanto ci risulta, il Tar si è riunito per trattare la questione, ma non si conoscono eventuali decisioni assunte. Resta il fatto, come ha ricordato anche Tuttoscuola, che lo stesso Tar ha riconosciuto già a febbraio la propria non competenza a trattare questioni relative all’organizzazione del lavoro. Nell’occasione la pronuncia (sentenza n. 1556) non era stata propriamente una impugnativa sugli inserimenti a pettine in graduatoria, bensì sull’attribuzione di un punteggio aggiuntivo. Con quella pronuncia il Tar aveva, comunque, dichiarato la manifesta inammissibilità del gravame, per difetto di giurisdizione trattandosi di controversia concernente una graduatoria non costituente procedura concorsuale ed in quanto tale di competenza del giudice ordinario in conformità ai criteri adottati dal giudice della giurisdizione (Cassazione sentenza n.22805/2010)”.

Nonostante tale incompetenza implicitamente dichiarata, il commissario ad acta, nominato dal Tar per l'applicazione delle sentenze sul pettine, ha ripreso la sua attività costringendo gli aggiornamenti delle graduatorie.

La questione, con tutta probabilità, verrà affrontata al momento delle nomine in ruolo, a meno che qualche emendamento di interpretazione autentica integri il decreto legge 70/2011 in fase di conversione in Parlamento.
 

Fonte: Tuttoscuola

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L’Anief propone 17 impugnazioni contro la nuova tabella di valutazione dei titoli utili ad integrare le graduatorie ad esaurimento e le esclusioni passate. La scadenza è il 1° giugno, la stessa per il rinnovo imposto dal Miur. Intanto a Livorno il giudice del lavoro impone l’assunzione di 13 precari storici.

Per decine di migliaia di precari della scuola il 1° giugno non rappresenta solo l’ultimo giorno utile per aggiornare la propria posizione nella graduatoria ad esaurimento dei docenti: quella stessa data, l’inizio del prossimo mese, è stata scelta dall’Anief, il sindacato degli educatori in formazione, come scadenza per ricorrere contro il Decreto ministeriale n. 44 del 12 maggio scorso, attraverso cui viale Trastevere ha introdotto il nuovo regolamento di gestione delle ciclopiche liste d’attesa provinciali del prossimo biennio (destinato a trasformarsi in triennio).

Dopo aver vinto il braccio di ferro con il ministero dell’Istruzione, sulla questione “pettine-code”, ora il sindacato guidato da Marcello Pacifico ritiene che per molti precari il decreto di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento predisposto dal Miur sia ancora penalizzante: la maggior parte dei 17 ricorsi preparati dal sindacato verranno mossi per come il Ministero ha deciso di predisporre la nuova tabella di valutazione dei titoli: si va dal “ricorso per l’inserimento in I-II fascia con l’opzione della provincia aggiuntiva” a quello “per il riconoscimento del punteggio di servizio relativo al militare”, “del punteggio di abilitazione in strumento musicale” e “dei 6 punti aggiuntivi del titolo SSIS”.

Diverse adesioni riscuoterà, probabilmente, il ricorso che riguarda “il riconoscimento del punteggio di servizio prestato per più di 180 giorni in più scuole nell’a. s. 2008-2009 e valido per il biennio 2009-2010, 2010-2011". Stesso discorso per quello attraverso cui si chiede l’assegnazione del proprio punteggio, a “pettine”, in tutte le province dove si è presenti (quindi anche 4 anziché 1).

Alcune impugnazioni, invece, puntano a far inserire nelle liste di attesa i candidati che in passato non ce l’hanno fatta. E che a distanza di anno non si sono ancora arresi (malgrado le graduatorie nel frattempo siano non a caso diventate ad esaurimento). Tentare, del resto, non costa nemmeno cifre impossibili: l’Anief chiede al massimo 150 euro. E visto l’esito delle ultime vertenze, forse, vale davvero la pena di tentare: l’ultima, fortemente positiva, riguarda ben tredici docenti precari storici toscani, che un giudice del lavoro di Livorno dovranno al più presto essere inseriti in ruolo e ricevere un bella cifra di arretrati. Certo, l’avvocatura del Miur presenterà ricorso e la battaglia è ancora aperta.

Al di là dell’essere o meno d’accordo con questo genere di tentativi, viene da chiedersi se può essere questa la strada da percorrere per la soluzione ai problemi del precariato scolastico. Intanto siamo in pieno toto-ricorso: il tempo passa, il 1° giugno è vicino.

Fonte: Tecnica della Scuola

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Il decreto legge 70/2011 prevede che una quota di posti, sulla base delle disponibilità accertate per l’anno 2010-11, venga assegnato al personale delle graduatorie ad esaurimento tuttora vigenti e non modificate per effetto del nuovo decreto ministeriale di aggiornamento e integrazione che avrà valore per i prossimi anni.

La domanda che molti interessati si sono posta è la seguente: quali precedenti graduatorie verranno utilizzate? quelle definite a suo tempo, comprensive di iscritti esterni accodati oppure quelle corrette per effetto della sentenza della Consulta sugli inserimenti a pettine?

Gli effetti dell’una o dell’altra scelta non sono certamente indifferenti, perché le graduatorie corrette in questi giorni con gli inserimenti a pettine sembra che abbiano determinato, in molti casi, notevoli scavalcamenti di posizioni tra gli iscritti.

Ad ogni buon conto, l’Anief, l’Associazione che ha guidato i ricorsi per il riconoscimento degli inserimenti a pettine, ha già inviato al Miur una comunicazione di alto là, con una specie di diffida preventiva. Nel caso si procedesse a nominare in base alle graduatorie non corrette – ha fatto sapere l’Anief - scatterebbe immediatamente una denuncia penale.

È un’altra guerra tra poveri che sta per abbattersi nel tormentato mondo del precariato.

Fonte: Tuttoscuola

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A meno di una settimana dalla pubblicazione del decreto ministeriale n. 44 del 12 maggio scorso, l’Anief, l’associazione sindacale nota per sostenere le rivendicazioni del personale precario della scuola per via giudiziaria, ha già proposto una batteria di ricorsi contro il decreto, articolati in ben 17 tipologie diverse di impugnative.

In un suo comunicato l’Anief elenca i ricorsi annunciati, invitando i precari, con la modica spesa di 150 euro, ad aderire. Tutti i ricorsi proposti riguardano, naturalmente, le graduatorie ad esaurimento, con l’obiettivo, a seconda dei casi, di ottenere il riconoscimento di punteggi non previsti dalla tabella ufficiale allegata al decreto oppure per ottenere, addirittura, un nuovo inserimento nonostante, come si sa, si tratti di graduatorie chiuse ad esaurimento.

Ce n’è per tutti i gusti e tutte le cause. I ricorsi spaziano dalla richiesta del punteggio per il servizio militare o per l’abilitazione in strumento musicale, al riconoscimento dei 6 punti aggiuntivi del titolo SSIS o a quello per servizio prestato per più di 180 giorni in più scuole. Vi è un ricorso per l’inserimento in graduatoria dei docenti con abilitazione prima del biennio 2009-10 e per quelli che l’anno conseguita dopo quel biennio.

Viene anche proposto ricorso per l’inserimento nelle graduatorie dei docenti in possesso del diploma magistrale avente valore abilitante ai sensi della normativa vigente oppure per l’inserimento con riserva nelle graduatorie dei docenti che hanno in corso una procedura di abilitazione in quanto iscritti a corso universitario (SFP) o Afam in Italia

Una macchina da guerra giudiziaria per tutti i gusti e per tutte le aspettative.

Forse, alla fine, qualcuno di quei 17 ricorsi potrebbe anche fare centro.

Lo sperano i “disperati” delle graduatorie ad esaurimento alla ricerca di una carta vincente per la speranza del posto stabile.

Fonte: Tuttoscuola

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Dalle scelte dei governi democristiani alla riorganizzazione che si credeva definitiva del ministro Fioroni. Poi la Gelmini blocca tutto e i tagli della manovra Tremonti fanno il resto. Così tutti i protagonisti in attesa di un posto si sentono defraudati, partono i ricorsi e le sentenze di annullamento dei provvedimenti. E ora il governo tenta di varare un difficile compromesso.
 
Il pasticcio del governo sulle graduatorie dei supplenti ha scatenato la guerra di tutti contro tutti. Migliaia di ricorsi e intervento dei giudici amministrativi, prima, e costituzionali, dopo. Sindacati contro sindacati, supplenti contro supplenti e politici a difesa dei propri elettorati, a prescindere dai partiti di appartenenza. E adesso si spettano le ultime mosse del governo, che non mancheranno di suscitare altre polemiche. Qualsiasi intervento scontenterà comunque una parte. Ma come si è arrivati a questa guerra senza esclusione di colpi?
 
Il precariato della scuola "moderno" ha una quarantina d'anni. Fu il democristiano Franco Maria Malfatti, nel 1974, a varare il decreto che istituì il cosiddetto "doppio canale". A palazzo Chigi, per la quinta volta, era salito Mariano Rumor. Il decreto 416 stabiliva che per accedere al ruolo, oltre che attraverso il concorso a cattedre, si poteva partecipare anche al concorso per soli titoli. Il requisito essenziale, oltre al diploma o alla laurea e all'abilitazione all'insegnamento, per accedere alla graduatoria provinciale era quello di avere insegnato nella scuola statale per almeno due anni scolastici, che successivamente diventarono 360 giorni.
 
Era dunque sufficiente avere prestato servizio un paio d'anni da precario per accedere ad una graduatoria che garantiva il ruolo, bastava sapere aspettare qualche anno. Ma le graduatorie del concorso per soli titoli duravano fino all'indizione della selezione successiva. E nel 1999, l'allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, le trasformò in graduatorie "permanenti".
 
Così nel 2007, accompagnato da un piano di 150 mila immissioni in ruolo, l'allora ministro  Fioroni trasforma le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, consentendo per l'ultima volta  -  nell'aggiornamento per gli anni il 2007/2009  -  il trasferimento di provincia. Fu allora che migliaia di precari meridionali, con punteggi record, decisero di trasferirsi, dalle graduatorie delle regioni settentrionali, nuovamente al Sud. Il piano di immissioni in ruolo varato dal governo Prodi garantiva anche i precari delle affollate liste del meridione. Ma una parte decise comunque di rimanere al Nord: sarebbero entrati di ruolo prima con i punteggi accumulati in quegli anni.
 
Quando a viale Trastevere si trasferì Mariastella Gelmini, nel 2008, il mega-piano di assunzioni venne bloccato così come, nell'aggiornamento delle graduatorie per gli anni 2009/2011, il trasferimento di provincia. Di conseguenza, le graduatorie di merito del Sud rimasero ingolfate e quelle del Nord semivuote. E per evitare che rimanessero centinaia di cattedre vuote vennero inventate le graduatorie "di coda": ogni precario poté scegliere altre tre province dove essere inserito in coda.
 
Nel frattempo  -  nel triennio 2009/2011  -  la scuola è stata oggetto della cura Tremonti-Gelmini che ha fatto sparire 87 mila cattedre, il 53 per cento delle quali nelle 8 regioni meridionali,  accentuando il divario Nord-Sud in termini di possibilità di lavorare.   E due mesi fa, dopo migliaia di ricorsi al Tar Lazio, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le graduatorie di coda, un provvedimento che ha scatenato la guerra tra precari. I supplenti meridionali rimasti al Nord per "scelta di vita", con punteggi ormai adeguati all'immissione in ruolo, in caso di riapertura delle graduatorie, temono di essere scavalcati dai colleghi meridionali che decidessero di ritornare al Nord. Mentre i colleghi settentrionali, con punteggi molto bassi, hanno la certezza di non vedere un posto per i prossimi anni.
 
Anche il sindacato si è spaccato: l'Anief, la neonata organizzazione che ha promosso i ricorsi al Tar Lazio e determinato il terremoto causato dal pronunciamento dei giudici della Consulta, canta vittoria. Mentre tutti gli altri sindacati, più cauti perché consapevoli della complessità del fenomeno, per allentare la tensione chiedono immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti: 30 mila circa. Ma anche un tavolo di confronto col governo per affrontare in maniera definitiva il problema del precariato della scuola.
 
Intanto, per evitare di aggirare la sentenza della Corte, l'unica via possibile per l'aggiornamento 2011/2013 sembra quella di consentire nuovamente lo spostamento di provincia: una sola a scelta del supplente. E a questo punto, entra in campo anche la politica, con posizioni diverse e non sempre legate alle coalizioni del momento. Per il Pd e l'Italia dei valori, anche con l'inserimento in graduatoria "a pettine" prospettato dall'esecutivo, il problema del precariato "resta irrisolto". Mentre un gruppo bipartisan di 61 deputati  -  quasi tutti meridionali  -  decide di muoversi in maniera autonoma e intima al ministro Gelmini di investire il Parlamento della vicenda. Così la Lega, che caldeggia l'idea di un blocco delle graduatorie, rimane isolata. Un vero pasticcio all'italiana.
 
Fonte: Repubblica
 

Dopo la “sconfitta” della sentenza della Consulta che ha imposto sulle vecchie graduatorie ad esaurimento l’inserimento a pettine, il Miur cerca di rompere l’accerchiamento giudiziario tentando di sterilizzare parzialmente la direttiva europea che prevede l’equiparazione di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato.
Si vuole evitare un nuovo fronte di sentenze dei giudici del lavoro che potrebbero seguire l’esempio di quello di Siena che ha riconosciuto il diritto di accedere direttamente al ruolo ad un’insegnante precario confermato per tre anni sulla stessa sede. È vero che quella sentenza, su ricorso del Miur, è stata annullata subito dalla Corte d’appello di Firenze, ma potrebbe comunque generare un pericoloso proliferare di sentenze di tribunali a favore dei precari, difficile da fronteggiare in un momento di forte criticità nella gestione delle graduatorie ad esaurimento.
La decisione è stata resa nota nel corso di un incontro sindacale al ministero dell’istruzione; il Miur, infatti, ha informato i sindacati sulla predisposizione da parte del Governo di un decreto legge di "accompagnamento" che "aggira", per i soli lavoratori della scuola, l'applicazione della normativa europea in materia di contratti a termine, con la motivazione della particolarità delle procedure previste per l'assunzione del personale della scuola, che giustificherebbe la deroga dal limite del triennio come vincolo per la stabilizzazione.
Pronta la reazione negativa della Cgil-scuola secondo la quale “Si tratta di un intervento inaccettabile che penalizza ulteriormente i precari e che la FLC CGIL contrasterà con tutti i mezzi e in tutte le sedi disponibili”. Una reazione, quella del sindacato di Pantaleo, che sembra dettata anche dalla volontà di “smarcarsi” dalla posizione unitaria di condivisione delle politiche sulle graduatorie, per allinearsi alle scelte radicali dell’Anief che in questi due anni ha contestato in sede giudiziaria le scelte del Miur concordate con tutti i sindacati rappresentativi (accodamenti compresi).
 
Fonte: Tuttoscuola
 

 

Ne dà notizia l'Anief che critica sindacati, politici e consiglieri ministeriali.

Anche il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso del Miur proposto tempo fa contro la pronuncia del Tar Lazio, conferma la sentenza della Corte Costituzionale per gli inserimenti a pettine.

La vertenza, trascinatasi per molto tempo, era stata promossa dall’Anief contro il decreto n. 42 del 2009 per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011.

La sentenza n. 2486 del 27 aprile 2011 del Consiglio di Stato conferma quindi la sentenza di primo grado dei giudici del Tar Lazio, dando ragione ai ricorrenti dell’Anief.

Il pronunciamento, come ricorda la stessa Anief, è definitivo e arriva dopo le decine di ordinanze cautelari e commissariali che l’Anief aveva ottenuto anche nel 2009 avverso il D.M. 42/09 di aggiornamento per il biennio 2009-2011 che aveva vietato il trasferimento da una provincia all’altra e aveva previsto in sua sostituzione le tre graduatorie aggiuntive con il collocamento in coda, ma anche dopo il regolamento preventivo di giurisdizione sollevato inutilmente contro l’Anief da un sindacato su alcuni ricorsi avverso le Gae.

Nel commentare questo nuovo tassello giudiziario della travagliata vicenda delle graduatorie, l’Anief dichiara con una punta di polemica che “Finalmente, saranno sciolti i dubbi anche di alcuni sindacalisti che recentemente avevano criticato gli ultimi orientamenti dell’Amministrazione, in favore dello spostamento dei precari da una provincia all’altra secondo il proprio punteggio per il prossimo aggiornamento 2011-2013, proprio perché annotavano l’assenza di una sentenza di merito.

L’Anief ne ha anche per i politici ai quali “Consigliamo durante la loro naturale attività normativa un maggior rispetto per le sentenze della Consulta che sono a baluardo della nostra unità nazionale e del nostro viver civile, anche a costo di perdere qualche interesse imbarazzante o di sconfessare qualche convinzione ideologica.

L’ultima stoccata è, infine, per consiglieri e dirigenti ministeriali. “Speriamo che anche qualche consigliere o dirigente del Miur stia stavolta più prudente nel consigliare la prossima scrittura del decreto di aggiornamento delle graduatorie, per non alimentare un nuovo contenzioso dagli esiti prevedibili.

Fonte: Tuttoscuola

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L'Anief ipotizza che anche il personale precario con anzianità di servizio di cinque anni possa concorrere per il posto di dirigente scolastico.

'Aprire' ai precari con i requisiti necessari il concorso a preside. A chiederlo è l'Anief, secondo cui "i cinque anni di servizio previsti dal legislatore come requisito di accesso, possono essere stati svolti anche con contratti a tempo determinato e non soltanto dopo la nomina in ruolo". Dopo aver ottenuto il diritto alla mobilità dei precari nelle graduatorie nazionali, si legge in una nota del sindacato, "la nuova scommessa è quella di garantire a tutti i livelli la parità di trattamento tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato, nel rispetto della normativa comunitaria, delle norme pattizie (CCNL 2006-2009), e dei principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità della P.A.".

L'Anief "chiederà ai giudici di consentire ai ricorrenti di partecipare al bando di selezione con riserva della sentenza di merito, di disapplicare quindi la normativa nazionale (DPR 140/2008) perché in contrasto con quella comunitaria, e eventualmente di sollevare alla Consulta questione di legittimità costituzionale dell'art. 1, c. 618, della legge 296/2006". Chi sarà ammesso con riserva alle procedure concorsuali, spiega la nota Anief, "dovrà superare le prove secondo i criteri definiti dal bando per essere ammesso, ancorché con riserva, nelle graduatorie finali di merito, ragion per cui Anief ha predisposto un corso di formazione anche a distanza, per il superamento del concorso grazie alla consulenza di dirigenti qualificati e specialisti del settore, con costi contenuti".

I ricorsi, spiega ancora l'Anief, "puntano a dimostrare ai giudici come nella trasformazione della figura di preside in quella di dirigente della P.A. Sia venuta meno la consequenziale unica forma di carriera progressiva che si poteva configurare per il personale docente, tanto che si è stabilita un'area separata per la contrattazione di comparto".

A parere dell'ufficio legale Anief, inoltre, "se il legislatore può a sua discrezione decidere i criteri di selezione dei titoli dei candidati ritenuti più idonei per la funzione dirigenziale (laurea, abilitazione, servizio), in verità non può discriminare quei docenti che, confermati in ruolo, hanno prestato uno o più anni di servizio (all'interno dei cinque anni dichiarabili) con contratto a tempo determinato, o che da precari hanno svolto cinque di servizio a tempo determinato. Tale norma – conclude la nota - discrimina il personale in base alla tipologia di contratto che ha stipulato, violando l'accordo quadro europeo in materia di accesso al lavoro".

Fonte: Tuttoscuola

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A farsi carico del tentativo di svolgere le prove selettive, malgrado il regolamento indichi come requisito almeno 5 anni di ruolo alle spalle, è l’Anief: il sindacato chiederà al Tar di far accedere alla selezione anche i docenti con contratti a tempo determinato. In decine di migliaia potrebbero aderire.
Per alcuni sindacati quella di impugnare i provvedimenti del Miur sembra essere una tendenza irrefrenabile. Soprattutto dopo che molte delle battaglie legali sinora intraprese hanno trovato i giudici propensi ad accogliere le tesi dei ricorrenti. Considerando che buona parte dei ricorsi hanno avuto come oggetto principale i precari ed i diritti negati nei loro confronti, non deve sorprendere se anche l’ormai imminente concorso come dirigenti scolastici ripercorre questo copione: ad annunciare questa intenzione è stato, il 26 aprile, l’Anief, l’organizzazione sindacale che più delle altre ha instaurato con l’amministrazione un rapporto incentrato su carte bollate, ricorsi e controricorsi.
Stavolta il Tar del Lazio sarà chiamato ad esaminare il Regolamento di acceso all’atteso concorso per 2.386 posti da dirigente scolastico, il cui bando verrà con ogni probabilità pubblicato nel prossimo mese di giugno. Il sindacato di Pacifico ha colto nel testo che detta le regole del concorso una discriminazione di fondo: quella che preclude al personale non di ruolo la possibilità di accedere alla selezione per diventare preside. Secondo l’Anief, in pratica, i cinque anni minimi di servizio, che assieme al diploma di laurea garantiscono la possibilità di accedere alle prove selettive, non devono partire dall’immissione in ruolo: al fine di “garantire a tutti i livelli la parità di trattamento tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato”, il sindacato degli educatori in formazione si appella alla normativa comunitaria (Direttiva 1999/70/CE), alle norme pattizie (CCNL 2006-2009), ed ai principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità della P. A., ragionevolezza (artt. 3, 51, 97). La conclusione è che “per l’Anief, i cinque anni di servizio previsti dal legislatore come requisito di accesso, possono essere stati svolti anche con contratti a tempo determinato e non soltanto dopo la nomina in ruolo”.
Il sindacato spiega anche la linea che intende assumere: “chiederà ai giudici di consentire ai ricorrenti di partecipare al bando di selezione con riserva della sentenza di merito, di disapplicare, quindi, la normativa nazionale (DPR 140/2008) perché in contrasto con la normativa comunitaria, ed eventualmente, di sollevare alla Consulta questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, c. 618, della legge 296/2006”. Sono due gli obiettivi dichiarati su cui punta l’Anief: qualora il Tar dovesse concedere l’ordinanza sospensiva, gli interessati verrebbero ammessi alle prove con riserva, attraverso conseguente disposizione degli Usr interessati; qualora la sospensiva non arrivasse prima delle prove, “i singoli direttori degli Usr valuteranno autonomamente, in ossequio al principio dell'autotutela dell'amministrazione, la possibilità di ammettere egualmente i ricorrenti alle prove, in attesa della risoluzione del contenzioso in sede di merito”.
Senza entrare nel merito del ricorso, una cosa è certa: considerando che per i docenti quella di diventare preside è l’unica strade per fare carriera all’interno della scuola, l’dea di avviare il contenzioso contro il Miur tenterà diverse decine di migliaia di precari. Ma anche tutti gli immessi in ruolo a partire dal 1° settembre 2006. Il rischio è che se il Tar dovesse concedere l’ammissione con riserva alle prove pre-selettiva, a settembre bisognerà svolgere la prima prova del concorso - la pre-selettiva, con un centinaio di domande a risposta multipla – nei palazzi dello sport o addirittura negli stadi di calcio.
 
Fonte: Tecnica della Scuola
 

Soldi spesi senza controllo. Alcune organizzazioni sindacali chiedono un incontro urgente al ministro Gelmini dopo aver avvallato, però, la direttiva ministeriale che ridefinisce alcuni criteri per la selezione dei controllori dei bilanci delle scuole. Anief pronta a ricorrere.
 
In un comunicato stampa, l'Anief spiega illegittimità e conseguenze paradossali della nota del 12 ottobre 2010 a firma del direttore generale dell’Ufficio VII del Miur, dott. M. Filisetti, per la presentazione delle domande per via informatizzata per far parte dell’elenco per la designazione dei revisori dei conti per il triennio 2011-2013.
 
Fonte: Tecnica della Scuola
 

Il Ministero dell'istruzione ha stabilito la riformulazione e ripubblicazione delle graduatorie ad esaurimento di 3000 insegnanti precari della scuola iscritti all' Anief, Associazione  professionale sindacale.

I docenti avevano presentato ricorso al Tar Lazio nel 2009 dopo che il Miur aveva sospeso l'inserimento "a pettine" di questi insegnanti, prevalentemente provenienti dal sud.

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108.000 posti sono vacanti e disponibili e subito assegnabili in ruolo, e inserimento dei docenti abilitati (a pieno titolo) e specializzandi (con riserva) nelle graduatorie ad esaurimento – è questa la richiesta odierna dell'Anief al governo, sulla base delle “condanne a risarcimenti milionari dei giorni scorsi emesse dai tribunali della Repubblica, peraltro confermate in appello (Perugia)”.

L'Anief avanza questa richiesta, forte degli 8.000 ricorsi che la stessa organizzazione sindacale ha predisposto e considerando che “ormai con il blocco degli scatti del personale di ruolo non vi è alcun risparmio dello Stato rispetto al personale precario” e “che al personale Ata in sede di conciliazione viene ormai esteso al 31 agosto il contratto al 30 giugno senza alcun risparmio per i mesi estivi al netto di ferie non godute e assegno di disoccupazione”.

La via indicata dall'associazione è quella di “presentare e approvare una norma di legge per stabilizzare con urgenza il precariato e adeguare anche la scuola a quanto disposto dalla direttiva europea 1999/70/CE, inserendo un emendamento specifico al disegno di legge comunitario: o il DDL 2646 in discussione presso la I Commissione del Senato o il DDL 4059 in discussione presso la XIV Commissione della Camera”.

“Analogamente – conclude l'associazione -, per rispettare altre due direttive comunitarie (2005/36/CE e 2006/100/CE), Anief ritiene che sia necessario presentare un altro emendamento specifico per inserire i docenti abilitati in Italia come all’estero nelle graduatorie ad esaurimento, e per consentire l’inserimento con riserva dei docenti specializzandi in procinto di conseguite una laurea o un diploma abilitante presso le università italiane autorizzate (Scienze della Formazione primaria, Accademie e Conservatori)”.

Fonte: Tuttoscuola.com

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15 giorni di tempo per dare esecuzione alla sentenza della Consulta per evitare responsabilità penali.

Nuovo colpo di scena nella vicenda delle graduatorie dei precari e degli inserimenti "a pettine".

Dopo la sentenza n. 41 della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità degli inserimenti in coda nelle graduatorie provinciali dei docenti precari e l’obbligo conseguente di inserimenti a pettine secondo il punteggio posseduto, il Miur il 21 marzo scorso ha trasmesso ai dirigenti territoriali la nota n. 2287 con la quale fa presente che non spetta al Tar Lazio dare esecuzione alla sentenza, in quanto, secondo una recentissima decisione della Corte di Cassazione, la materia è ora di competenza del giudice del lavoro. In poche parole l’applicazione della sentenza può aspettare mentre si cercano soluzioni all’intricato problema.

Ma la novità dell’ultima ora è il rientro in campo del commissario ad acta (nel caso si tratta del consigliere Luciano Cannerozzi De Gratia) che a suo tempo, come lui stesso ha ricordato in una nota inviata ai dirigenti periferici dell’Amministrazione scolastica, aveva sospeso ogni intervento in merito, in attesa proprio della pronuncia della Corte Costituzionale.

A sentenza emanata, il Commissario ad acta riprende in pieno le sue prerogative di legge e invita i dirigenti di tutta Italia ad ottemperare alla disposizione, ricordando preliminarmente che “Occorre sottolineare che l’inserimento a pettine dei ricorrenti doveva e deve intendersi disposto, con decorrenza dalla data di prima pubblicazione delle graduatorie definitive valide per il biennio per il biennio 2009/2011, senza alcuna riserva, pleno iure, a tutti gli effetti quindi giuridici ed eventualmente economici, e come tali utili ai fini della individuazione dei docenti destinatari delle proposte di stipula dei contratti, a tempo determinato o indeterminato, con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le nuove graduatorie pertanto sono da considerarsi definitive, ricorda il Commissario, almeno fino ad eventuale contraria disposizione nel merito da parte del giudice amministrativo.

In ragione di ciò, il Commissario ha il potere di disporre ora “direttamente nei confronti di ciascun dirigente pro tempore degli Ambiti Territoriali Provinciali competenti la corretta esecuzione del giudicato, secondo le modalità già dettate nella precedente disposizione commissariale dell’11.12.2009”.

E se il dirigente territoriale intende resistere tenendo conto di quanto indicato dal Miur, cosa può succedere?  Lo ricorda lo stesso Commissario ad acta che puntualizza con precisa sottolineatura: “Si ritiene utile ricordare, atteso il tempo trascorso dal giudizio di ottemperanza, che la eventuale ulteriore mancata esecuzione degli ordini del giudice e delle disposizioni commissariali da parte dell’Amministrazione renderà necessario l’intervento diretto del Commissario, presso ciascun Ufficio interessato, per l’esercizio dei poteri sostitutivi, intervento che, oltre a causare ulteriori inutili spese per l’Amministrazione, potrebbe comportare, insieme alla mancata collaborazione con l’ausiliario del Giudice nell’esecuzione del giudicato, possibili responsabilità di natura penale, amministrativa e contabile per l’avvenuta omissione di atti d’ufficio e per danno erariale da parte di tutti i responsabili”.

Gli inserimenti a pettine comporteranno effetti giuridici ed economici con decorrenza retroattiva di due anni.

 

Fonte: Tuttoscuola

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Il commissario ad acta ritiene nulla la nota Miur prot. 2287 del 21 marzo scorso e ribadisce la necessità di dare esecuzione alle ordinanze del Tar Lazio sull’inserimento “a pettine” dei docenti precari nelle graduatorie ad esaurimento.
Dopo la nota Miur prot. 2287 del 21 marzo scorso, con cui il direttore generale Luciano Chiappetta sosteneva che “con riferimento ad eventuali richieste del commissario ad acta relative all’esecuzione delle ordinanze cautelari del Tar Lazio di cui al contenzioso (avverso il D.M. n. 42/2009, n.d.R.), si ritiene di non doversi procedere ai richiesti inserimenti in graduatoria” (per i motivi addotti nella stessa nota ministeriale), è giunta tempestiva la lettera del commissario ad acta che invita i dirigenti di tutta Italia ad ottemperare alla disposizione, ritenendo nulla la nota di invito, da parte del direttore generale del Miur, alla sospensione dell'esecuzione del provvedimento; nota - precisa il commissario ad acta - “senza alcun valore o efficacia ai fini della eventuale decisione (…) di non ottemperare alle disposizioni commissariali”.
Peraltro, la lettera del commissario ad acta esordisce sottolineando come “si premette che il sottoscritto non può che confermare in toto quanto illustrato e disposto con il precedente provvedimento commissariale anche per quanto riguarda i tempi di esecuzione ivi indicati e le responsabilità sottese”.
Tempo fa in una nota inviata ai dirigenti periferici dell’Amministrazione scolastica, lo stesso consigliere ad acta evidenziava che aveva sospeso ogni intervento in merito, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. Ricordiamo che la sentenza n. 41 dello scorso 7 febbraio della Consulta ha dichiarato l’illegittimità degli inserimenti in coda nelle graduatorie provinciali dei docenti precari e l’obbligo conseguente di inserimenti a pettine secondo il punteggio posseduto.
Una volta emanata la suddetta sentenza, ecco che il commissario ad acta invita i dirigenti territoriali ad ottemperare alla disposizione, ricordando preliminarmente che “occorre sottolineare che l’inserimento a pettine dei ricorrenti doveva e deve intendersi disposto, con decorrenza dalla data di prima pubblicazione delle graduatorie definitive valide per il biennio per il biennio 2009-2011, senza alcuna riserva, pleno iure, a tutti gli effetti quindi giuridici ed eventualmente economici, e come tali utili ai fini della individuazione dei docenti destinatari delle proposte di stipula dei contratti, a tempo determinato o indeterminato, con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”.
Sull'argomento rimandiamo anche al comunicato Anief riportato nella rubrica "La voce degli altri". 
 
Fonte: La Tecnica della Scuola
 

 

Parlare di emergenza può apparire esagerato. Ma certo quello che sta avvenendo in questi giorni sul fronte dei precari della scuola almeno una questione sembra sollevarla con chiarezza: quella della tenuta del sistema scolastico, quella della sua governabilità o piuttosto della ingovernabilità, visto che difficilmente potrà rimanere esposto per molto tempo al rischio-sentenze. Occorre insomma trovare soluzioni politiche, ancor prima che tecniche, per governare una situazione che potrebbe andare presto fuori controllo. E occorrerà, probabilmente, una visione più pragmatica e meno giuridica della questione. Un approccio aperto, un confronto serrato che porti a decisioni che richiederanno, con tutta certezza, tanto coraggio e altrettanto respiro.
La storia infinita delle graduatorie dei precari si era chiusa, circa un mese fa, con l’attesa di un emendamento alla legge “milleproroghe”, che avrebbe dovuto appunto prorogare di un anno l’imminente aggiornamento delle graduatorie provinciali, per consentire il varo di una legge sul reclutamento dei docenti  (proposta della Lega). L’emendamento invece è stato cassato e la proroga non c’è stata. Tra qualche settimana, quindi, dovrà essere varato un nuovo decreto ministeriale per l’aggiornamento biennale delle graduatorie. C’è ora l’intenzione ministeriale di consentire l’aggiornamento dei punteggi solamente per la graduatoria di base, ma non per quelle altre graduatorie per le quali due anni fa era stato consentito il trasferimento di iscrizione in altra provincia (con accodamento, ma non con inserimento a pettine). C’è anche il problema delle assunzioni in ruolo dei precari e il Miur sta pensando di aumentarne il numero, ben oltre le quote risicate degli anni scorsi. Vediamo perché.

La moltiplicazione degli iscritti nelle graduatorie - Per capirci meglio: dei quasi 220mila docenti iscritti nella graduatoria della provincia di residenza, nel 2008-2009 quasi tutti hanno chiesto a suo tempo anche l’iscrizione in altre tre province, pur sapendo che questo avrebbe comportato il loro inserimento in coda. La situazione che si è venuta a determinare è semplicemente mostruosa: i docenti iscritti (cioè, come si dice, le teste) sono 220mila, ma la somma di tutti gli iscritti, tra graduatoria di base (prima iscrizione) e graduatorie di trasferimento, arriva a superare le 830mila unità: 220mila nella graduatoria di base e 610mila nelle graduatorie di altre province.

I docenti che hanno presentato ricorso al Tar e poi alla Consulta, ottenendo ragione per l’inserimento a pettine, sono ovviamente tra quei 610mila iscritti nelle graduatorie delle altre province in coda. La decisione della Corte costituzionale - che riguarda soltanto i docenti ricorrenti - attende ancora di essere applicata. L’Anief, il sindacato che ha patrocinato i ricorsi, ha inviato in questi giorni lettere di diffida alla dirigenza dell’Amministrazione centrale e periferica, annunciando, in caso di silenzio (molto probabile), la denuncia per omissioni alla Procura della Repubblica presso le sezioni regionali della Corte dei conti.

Le sentenze dei Tribunali - In questi mesi vi sono state varie pronunce dei giudici sull’intero territorio nazionale che hanno riconosciuto applicabile per il personale precario della scuola (sia docenti sia personale Ata) la direttiva comunitaria 1999/70/Ce che riconosce, a certe condizioni, il diritto di parità di retribuzione tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato. Le prime sentenze hanno riconosciuto il diritto allo stipendio estivo (due mesi di stipendio in più) dei docenti con nomina fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) equiparandoli ai supplenti annui che hanno nomina per l’intero anno scolastico, fino al 31 agosto.
Questa prima forma di equiparazione ha avuto un seguito con crescendo rossiniano, passando con altre sentenze alla parità di stipendio tra docenti di ruolo e docenti con contratto a tempo determinato, ai quali ultimi è stato riconosciuto il diritto alla ricostruzione di carriera (scatti di anzianità) come avviene per i docenti di ruolo.
L’ultima (per il momento) sentenza di un tribunale è quella di Genova che ha riconosciuto a 15 precari (tra docenti e Ata) con almeno tre anni continuativi di servizio sulla stessa sede, il diritto di percepire una somma una tantum di 30mila euro ciascuno. Sembra che vi siano, tra docenti e Ata, almeno 65mila precari nelle stesse condizioni di quelli di Genova (e la stima potrebbe essere in difetto). Se tutti passassero per la via giudiziaria, il Miur dovrebbe sborsare circa 2 miliardi di euro. Il Miur ritiene che la direttiva CE sia applicabile soltanto al settore privato, ma non a quello pubblico; tuttavia, davanti al giudice è sempre risultato soccombente.

La class action -Sull’onda della sentenza di Genova, il Codacons ha avviato una class action, lo strumento di difesa dei consumatori previsto dal decreto legislativo 2006/2005, per chiedere la stabilizzazione - tramite assunzione - di 40mila precari della scuola e 12mila dell’università ed un maxi risarcimento di 30mila euro ciascuno per tutti i precari della scuola e professori universitari a contratto. Se l’iniziativa del Codacons dovesse avere successo, per il Miur vi sarebbe l’onere di 1,5 miliardi di euro e l’obbligo contestuale di assumere alcune migliaia di precari.

Cosa fare? - Per rompere l’accerchiamento, la via d’uscita sembra essere una soluzione politica da attivare con un intervento legislativo ad hoc per il reclutamento dei precari. Nell’immediato, come ha annunciato il ministro Gelmini nella risposta all’interpellanza urgente del deputato Russo (Pd), con un’azione amministrativa concordata con il ministero dell’Economia, si potrebbe coprire il maggior numero possibile di posti vacanti, mediante assunzioni in ruolo dalle graduatorie dei docenti e Ata.
Nonostante i tagli di organico, compensati abbondantemente dai pensionamenti, i posti vacanti non vengono coperti interamente con le immissioni in ruolo, decise ogni anno con il contagocce. Negli ultimi due anni vi è stata questa successione di nomine in ruolo: 8mila docenti e 8mila Ata nel 2009-10 per un totale di 16mila assunzioni; 10mila docenti e 6.500 Ata nel 2010-11 per un totale di 16.500 assunzioni. Ma i posti rimasti comunque ancora vacanti sono diverse migliaia. Poiché la retribuzione di precario con nomina annua è uguale a quella di un docente o Ata di prima nomina, l’assunzione in ruolo non avrebbe alcun costo aggiuntivo per il primo anno.
Per evitare che le assunzioni vengano decise per via giudiziaria con spese fuori controllo, è urgente definire azioni adeguate per via amministrativa subito e per via legislativa a seguire.

Fonte: Il Sussidiario.net

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I ricorsi si moltiplicano dopo le sentenze di risarcimento e pende la più grande class-action. Il blocco dei trasferimenti travolge i deputati meridionali (di tutti i partiti) che si attivano. Riunione d'emergenza con Tremonti: a rischio oltre 4 miliardi.
 
Monta la polemica politica sull'aggiornamento delle liste provinciali dei supplenti. Sessanta deputati di tutti gli schieramenti politici chiedono al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, di investire il Parlamento della complessa questione dei precari della scuola. Mentre la maggioranza è intenta a cercare una soluzione per evitare di essere travolta dalle richieste di risarcimento danni e di immissioni in ruolo forzose imposte dai giudici del lavoro di mezza Italia. In ballo ci sono 4 miliardi di euro, ma forse anche sei. Tre giorni fa, per cercare una via d'uscita, si è svolta una segretissima riunione tra quattro ministri e un rappresentante sindacale. Ma non è trapelato nulla della discussione.
 
"Egregio ministro  -  scrivono i 60 deputati alla Gelmini  -  in queste ultime settimane, ognuno di noi è stato interessato da una problematica che riguarda il dicastero da Ella presieduto. Si tratta della, ormai nota, vicenda dell'aggiornamento delle graduatorie dei docenti e dei trasferimenti degli stessi in una provincia diversa da quella di provenienza". La questione sta letteralmente facendo impazzire i parlamentari meridionali, pressati dalle migliaia di supplenti in servizio al Nord che fra qualche settimana saranno costretti a fare le valigie alla volta di casa, restando senza lavoro e stipendio.
 
Tra i firmatari, spiccano i nomi di quasi tutti i deputati del Pdl eletti nelle circoscrizioni meridionali. "L'argomento interessa, da tempo, il Parlamento e gli ultimi due governi che si sono succeduti. Recentemente continua la missiva  -  è intervenuta anche una sentenza della Corte costituzionale e l'autorevole intervento del Presidente della Repubblica, in occasione del 'milleproroghe'.  Ovviamente, la questione non è semplice né di facile soluzione. Per tale ragione  -  scrivono piuttosto infastiditi i rappresentanti del popolo  -  siamo convinti della necessità di un pieno coinvolgimento parlamentare volto ad istruire al meglio il percorso".
 
Migliaia di supplenti, forse 20/30 mila, temono che la strada tracciata dal ministero per il prossimo aggiornamento delle graduatorie dei precari sia proprio quella delineata nella lettera inviata due giorni fa dai tecnici del ministero all'Avvocatura dello stato per un parere legale. L'ipotesi è quella di aggiornamento del punteggio nella sola graduatoria di merito, senza possibilità di trasferimento di provincia, e cancellazione delle cosiddette graduatorie di "coda", dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale. Ma la complessa decisione, oggi, si intreccia con le migliaia di richieste di stabilizzazione e risarcimento danni avanzate dai supplenti.
 
Non ultima la megaclass-action di 40 mila precari di scuola e università annunciata dal Codacons. A fare drizzare letteralmente i capelli al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, la sentenza del giudice del lavoro di Genova che ha condannato il ministero a pagare quasi mezzo milioni di euro a titolo di risarcimento danni in favore di soli 15 precari. Ma anche le centinaia di richieste di assunzione avanzate ai giudici per il semplice fatto di essere stati in servizio continuativo per tre anni. E le richieste di integrazione di ore di sostegno da parte dei genitori degli alunni disabili. Per disinnescare la bomba ad orologeria accesa dai giudici, che secondo calcoli ministeriali riguarda almeno 65 mila precari, il ministero ha ipotizzato un piano di assunzioni.
 
C'è chi parla di 50 mila immissioni in ruolo diluite in quattro/cinque anni, chi si spinge fino a 65 mila e c'è chi ne chiede almeno 30 mila da settembre. Ma salterebbero i vincoli di bilancio. Per prendere tempo, viale Trastevere intenderebbe impugnare i provvedimenti dei giudici del lavoro, ma il problema verrebbe spostato soltanto di alcuni mesi. Intanto, i precari pressano. E si sono creati due partiti: i favorevoli all'inserimento a pettine e al trasferimento di provincia e i contrari a tale ipotesi. In gioco c'è il posto di lavoro per i prossimi due anni. Due supplenti su 3 iscritti nelle graduatorie provinciali sono meridionali, ma la maggior parte dei posti vacanti è nelle regioni settentrionali.
 
Nel 2007, con l'intento di eliminare il precariato della scuola, l'allora ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni trasformò le graduatorie "permanenti" in graduatorie "ad esaurimento", bloccando i trasferimenti di provincia e, al contempo, varando un megapiano di 150 mila assunzioni in tre anni. Quando a Palazzo della Minerva arrivò la Gelmini e in via XX settembre Tremonti, il piano di stabilizzazione dei precari venne cancellato, mentre il blocco dei trasferimenti di provincia restò in vigore.
 
Per addolcire la pillola alle migliaia di precari meridionali alla disperata ricerca di una cattedra e uno stipendio, la ministra di Leno inventò le graduatorie "di coda": una specie di lista secondaria, che seguiva la cosiddetta graduatoria di merito. Due anni fa i precari della scuola ebbero la possibilità di aggiornare il punteggio  -  per il biennio 2009/2010 e 2010/2011  -  nella provincia in cui si trovavano inseriti ai tempi di Fioroni e, in più, poterono scegliere altre tre province in cui inserirsi in "coda". La trovata consentì a migliaia di insegnanti delle regioni del Sud di lavorare al Nord. Ma il mese scorso i giudici della Consulta hanno dichiarato illegittime "le code". 
 
"In attesa della risposta dell'Avvocatura  -  osserva Maristella Curreli, presidente nazionale dei Comitati insegnanti precari  -  la situazione dei precari della scuola è di fatto bloccata". "Il ministero  -  spiega  -  ora si propone di avviare l'aggiornamento delle graduatorie considerando solo un'iscrizione e facendo decadere l'opzione per le altre tre province. Ripeto attualmente 'non sappiamo di che morte morire'". "Per fronteggiare una pioggia di ricorsi  -  conclude  -  il ministero sta pensando a una soluzione che prevede anche un piano di assunzioni. Per ridurre al massimo i ricorsi  -   rimarca la Curreli  -  sarebbe meglio che il ministero facesse una bella immissione in ruolo".   
 
Mentre la Flc Cgil ribadisce "che le sentenze e le direttive vanno applicate e non 'aggirate' per nascondere l'incapacità e l'inadeguatezza del ministro di turno". Cisl e Uil scuola, affiancate dallo Snals, chiedono al governo "una soluzione politica della questione di precari della scuola". Mentre l'Anief chiede l'inserimento a "pettine" da subito dei precari nelle diverse liste provinciali. Intanto, i bene informati sono certi che il governo per uscire dal guado opterà per un decreto-legge, possibilmente condiviso anche dalle opposizioni. Ma su tutta la partita vigila il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, già intervenuto poche settimane fa sul tema, costringendo l'esecutivo ad espungere dal Milleproroghe il congelamento biennale delle graduatorie.
 
Fonte: Repubblica.it
 

La tecnica della scuola - Graduatorie: il Miur prende tempo sul pettine?
...l’Anief diffida i direttori degli Usr “dal non agire in quanto corresponsabili di danno erariale alle casse dello Stato, mettendo a conoscenza le Procure generali della Corte dei conti”. ...
 
Leggo - Scuola, un piano precari contro i ricorsi a valanga
 
Tuttoscuola.com - Inserimenti a pettine: ancora in alto mare la sentenza della Consulta
... Una prospettiva che non trova assolutamente d'accordo l'Anief, il sindacato dei precari che ha promosso il contenzioso sulle graduatorie e che ha annunciato l'invio di diffide verso l'Amministrazione scolastica con l'intenzione di procedere, trascorsi inutilmente sette giorni, a denunciare i dirigenti per comportamento omissivo davanti alle competenti Procure della Repubblica della Corte dei Conti. ...

L’Anief non ci sta ad avallare la tesi della Lega secondo cui, come riferito da Tuttoscuola a proposito di un servizio del sen. Pittoni sulla Padania, molti punteggi degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento sarebbero gonfiati, e chiede “un minimo di rispetto per il merito e il servizio prestato, a garanzia della professionalità dei docenti”.

“L’Anief – si legge in un comunicato dell’Associazione - rimanda al mittente le criticità evidenziate sui punteggi da chi intende giustificare un nuovo sistema di reclutamento sostitutivo delle attuali graduatorie ad esaurimento che devono essere riaperte per consentire l’aggiornamento del punteggio e il cambio di provincia dei docenti inseriti”.

L’Anief ricorda che nel 2004 con la legge 143 si decise di ridurre la forbice della valutazione tra il voto più alto e il voto più basso presso all’esame finale di abilitazione all’insegnamento (da 12 / 36 si passò all’attuale da 4/12), “in totale spregio del merito”; “un’idea che oggi si riprende come se chi ha studiato e chi non ha studiato per diventare insegnante sono allo stesso livello”.

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ROMA - (25 febbraio) I precari della scuola possono tirare un sospiro di sollievo. Dal maxiemendamento al Milleproroghe, che oggi ha ottenuto la fiducia alla Camera, è stata infatti stralciata la norma congela graduatorie, che bloccava fino al 31 agosto 2012 le graduatorie degli insegnanti precari. La misura presentata dal senatore leghista Mario Pittoni, e oggi stralciata, avrebbe anche impedito ai docenti in graduatoria in una certa provincia di spostarsi in un’altra usufruendo del proprio punteggio, penalizzando in particolar modo i precari del Sud Italia.

Esulta l’Anief, che con il presidente Marcello Pacifico parla di trionfo della giustizia e del buon senso, «perché il prossimo anno tutti i precari potranno aggiornare il punteggio e inserirsi nella provincia che sceglieranno, mentre i ricorrenti otterranno il ruolo, soldi e punti per gli anni pregressi».

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Il governo è orientato a modificare la parte del ‘Milleproroghe’ che prevede il blocco delle graduatorie dei precari fino al 2012. Lo fa capire il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che intervenendo in aula alla Camera, ma senza entrare nel merito, ha spiegato che "la normativa sui precari scuola, assunzione per provincia" è tra le parti del testo su cui, a seguito delle consultazioni di questi giorni, si può aprire una discussione tra le forze politiche.

La dichiarazione del ministro Tremonti viene interpretata dalla responsabile scuola della segreteria del Pd, Francesca Puglisi, come un "commissariamento del ministro Gelmini dopo i pasticci collezionati". Di qui la richiesta "al commissario Tremonti" di "far ripartire la discussione ed il confronto con il rinvio della terza tranche di tagli previsti per la scuola il prossimo anno e la stabilizzazione di 100.000 precari, operazione che avverrebbe – lo rassicuriamo - a costo zero poiché a queste persone, che lavorano su posti vacanti, già viene corrisposto il pagamento delle ferie non godute e la disoccupazione".

Sulla questione interviene anche il presidente dell’ANIEF Marcello Pacifico che torna sulla vexata quaestio del trasferimento dei docenti inseriti nelle graduatorie a esaurimento: “La Consulta ha ribadito, infatti, di recente – ha detto il sindacalista - il diritto dei docenti al trasferimento a pettine da una provincia all’altra e all’aggiornamento del punteggio che ne costituisce, al momento, l’unica misura del merito ai fini dello scorrimento delle stesse graduatorie e della stipula dei contratti a tempo determinato e indeterminato”.

L’Anief chiede pertanto al Parlamento e al Governo di sopprimere l’intero articolo di legge sulle graduatorie “al fine di ripristinare la normativa vigente (legge 124/99, legge 333/01, legge 143/2004, legge 296/2006) che prevede l’aggiornamento biennale delle stesse secondo il nuovo punteggio che dichiareranno i docenti all’atto dell’emanazione del nuovo decreto ministeriale”.

Fonte: Tuttoscuola

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Per i sindacati della scuola anche la gestione delle graduatorie dei 240mila precari diventa 'terreno' di scontro: alla notizia divulgata oggi dalla Gilda degli insegnanti, che ha reso nota la decisione del Tar del Lazio di respingere "al mittente i ricorsi presentati per ottenere l'inserimento a pettine nelle graduatorie dei precari" per l'errore commesso da "un'altra organizzazione sindacale nel rivolgersi al Tar invece che al giudice ordinario", nel pomeriggio ha risposto seccamente l'Anief, promotore della battaglia legale cui hanno aderito oltre 10mila docenti ricorrenti.

Per il sindacato degli educatori in formazione, la Gilda "fa opera di disinformazione spacciando per notizia un fatto già noto" ma privo di effetti pratici, perché se ciò "avesse le conseguenze auspicate da tale organizzazione sindacale, tra l'altro, non si capirebbe perché il Milleproroghe abbia fatto salvi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale favorevole all'inserimento a pettine dei ricorrenti".

L'organizzazione guidata da Marcello Pacifico sostiene, che "pertanto i ricorrenti Anief andranno a pettine in virtù del commissariamento in corso o potranno rivolgersi immediatamente comunque al giudice del lavoro salvando tutti gli atti già compiuti".

Gli effetti della sentenza del Tar laziale, che rimanda la questione al giudice ordinario, potrebbero inoltre rivelarsi ben diversi: "se sarà affermata definitivamente la giurisdizione del giudice ordinario in materia di graduatorie a esaurimento, così come auspicato in modo autolesionistico da qualche organizzazione sindacale", l'Anief sostiene che "potranno avvalersi della sentenza della Corte Costituzionale, proponendo ricorsi innanzi al giudice del lavoro, anche tutti gli altri docenti inseriti in graduatoria, e ciò in considerazione del termine quinquennale per agire".

Fonte: TMNews-Virgilio

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“Tutte le code vengono al pettine”. “Il pettine spettina le code”. “Per mettere ordine alle code ci vuole il pettine”. “Ci vuole il pettine per sistemare le code”. Le battute dopo la sentenza della Consulta (n. 41/2011) si sono sprecate, per far capire che d’ora in poi - nelle graduatorie dei docenti precari - ognuno ha diritto di entrare con il proprio punteggio, inserendosi - appunto - a pettine, anziché essere collocato in fondo alla graduatoria, in coda.
Ma, quasi contemporaneamente alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale (7 febbraio 2011), che non lascia dubbi sulla legittimità degli inserimenti in base al punteggio posseduto, è uscita un’altra sentenza (n. 3032 dell’8 febbraio 2011), emessa dalla Corte di Cassazione che ha affermato che i ricorsi contro le graduatorie non devono essere presentati al Tar bensì al Tribunale civile. Significa che la sentenza della Consulta, su ricorso del Tar Lazio, non è valida e che la procedura da seguire per chiarire il bisticcio coda-pettine avrebbe dovuto essere un’altra?
Le cose stanno un po’ diversamente, ma hanno bisogno forse di qualche chiarimento, ripercorrendo le fasi principali di questa lunga storia, che rischia di diventare infinita con l’ipotizzato blocco per un altro anno.

Prologo - La finanziaria 2007 dà vita alle graduatorie ad esaurimento - Nella prima finanziaria Prodi si decide di trasformare le graduatorie permanenti dei docenti in graduatorie provinciali ad esaurimento, prevedendo un piano pluriennale di immissione in ruolo dei docenti precari (150 mila in tre anni).

Capitolo 1 - Nasce il decreto delle code - Aprile 2009. Viene emanato un decreto ministeriale che, probabilmente su richiesta sindacale, dà facoltà ai docenti già iscritti nella graduatoria ad esaurimento della propria provincia di chiedere l’ulteriore iscrizione in graduatorie di altre tre province. Ad evitare terremoti nelle graduatorie esistenti, il ministero scrive (probabilmente sotto dettatura sindacale) che l’iscrizione ad altre graduatorie comporta l’inserimento in coda, dopo i vecchi iscritti della provincia richiesta. È comprensibile che il sindacato e il ministero intendano rispettare i diritti acquisiti dei docenti già iscritti a fronte di quelli che emigrano da fuori provincia.

Capitolo 2 - Partono i ricorsi per l’inserimento a pettine - Un sindacato che organizza il personale precario, l’Anief, non condivide il principio dell’accodamento e organizza ricorsi al Tar Lazio per ottenere il riconoscimento della piena valutazione nelle graduatorie esterne con attribuzione di tutto il punteggio posseduto (titoli e servizi). Il tribunale amministrativo del Lazio accoglie i ricorsi e dispone le prime ordinanze di sospensiva per consentire l’inserimento a pettine dei docenti precari ricorrenti. Ma il ministero che, proprio sulla base delle graduatorie con coda, sta per effettuare le nomine dei docenti per le supplenze annue e per le immissioni in ruolo, resiste alle ordinanze del Tar, che diffida il Miur e prepara il commissariamento contro l’amministrazione inadempiente.

Capitolo 3 - La legge salva-precari in soccorso delle graduatorie - Autunno 2009. Nella legge salva-precari (n. 134/2009) finalizzata a contenere gli effetti negativi dei tagli di organico, viene inserita una norma di interpretazione autentica delle precedenti norme sulle graduatorie ad esaurimento che legittima gli inserimenti in coda per gli iscritti provenienti da altre graduatorie esterne, vanificando così le pronunce del Tar. Intanto vengono effettuate le nomine dalle graduatorie senza pettine.
Ad adiuvandum il sindacato Gilda, contrario alle pronunce del Tar a favore degli inserimenti a pettine e nell’intento di difendere migliaia di docenti già iscritti che finirebbero per essere scalzati dal loro posto, avvia una procedura di impugnativa davanti alla Corte di cassazione per impedire ai tribunali amministrativi di intervenire sulle graduatorie in quanto, trattandosi di contratti lavorativi e di rapporto di lavoro, la competenza dovrebbe essere rimessa al giudice del lavoro. Pettine definitivamente mandato in archivio e code salve? Forse, ma...

Capitolo 4 - Il Tar Lazio solleva dubbi di legittimità delle code - Primavera 2010. L’Anief non si dà per vinto e il Tar, investito da migliaia di ricorsi, emette un’ordinanza con la quale solleva dubbi di legittimità costituzionale davanti alla Consulta contro l’interpretazione autentica data dalla legge salva-precari che ha negato la valutazione del punteggio intero a favore degli inserimenti in coda alle graduatorie. Per il secondo anno scolastico vengono effettuate nomine di docenti in supplenza annua o di ruolo secondo le graduatorie salvate con le code dalla legge salva-precari.
Intanto si avviano le procedure per arrivare ai dibattimenti davanti alla Corte costituzionale e alla Corte di cassazione, che dovranno discutere rispettivamente della eventuale illegittimità delle code e della eventuale non competenza dei tribunali amministrativi nel trattare ricorsi sulle graduatorie.

Capitolo 5 - Arrivano le sentenze - Febbraio 2011. Atto I. Arriva il 7 febbraio 2011 la sentenza della Consulta, che valuta il merito dei criteri per la determinazione delle graduatorie e dichiara l’illegittimità degli accodamenti, in quanto la legge salva-precari non poteva fornire un’interpretazione autentica di una precedente norma (finanziaria 2007), dandovi anche effetto retroattivo. La sentenza n. 41/2011 si limita a valutare il merito della questione e non discute sull’eventuale competenza del giudice che ha sollevato la questione.
Atto II. Arriva il giorno dopo, l’8 febbraio 2011, la sentenza 3032 della Corte di cassazione che, confermando un precedente orientamento, attribuisce al Tribunale ordinario (giudice del lavoro), anziché a quello amministrativo (Tar) la competenza a trattare eventuali ricorsi contro le graduatorie dei docenti.
Qualche docente, dunque, vuole ricorrere contro l’accodamento di graduatoria? Ricorra al giudice del lavoro, anziché al Tar. Tutto questo significa che la sentenza della Consulta sulla legittimità del pettine sia da rigettare o non possa essere applicata, perché conseguente ad una pronuncia del Tar, anziché ad un intervento del giudice del lavoro? Niente affatto, perché la Consulta ha valutato il merito del problema (coda o pettine), non la competenza del giudice che doveva agire (amministrativo o civile). La sentenza della Corte costituzionale dovrà essere applicata nei confronti dei ricorrenti; il Tar che li ha difesi darà esecuzione alla pronuncia, chiedendo all’Amministrazione scolastica di provvedere a darvi attuazione.
Dopo la sentenza della Corte di cassazione i docenti precari che vorranno avvalersi della sentenza della Consulta per invocare anche per sé l’inserimento a pettine, dovranno rivolgersi, dunque, al tribunale ordinario, anziché a quello, molto più costoso, del Tar.

Epilogo - Come si sistema tutto? - Primavera 2011. Quando arriverà l’ordinanza di esecuzione della sentenza, il ministero dell’Istruzione dovrà procedere a sanare l’intricata vicenda. Sembra che, prima di emanare un nuovo provvedimento di attuazione voglia procedere con i piedi di piombo per evitare nuovi ricorsi. Probabilmente chiederà (o ha già chiesto) pareri all’Avvocatura dello Stato e, soprattutto, al Consiglio di Stato. Con tutta probabilità l’anno scolastico sarà salvato e non vi saranno cambiamenti di nomina in corso d’anno. Ai 10mila (forse 12-15mila) vincitori del ricorso dovrà essere assicurata la nomina giuridica, se non hanno altri rapporti di lavoro in corso. Questo varrà anche per nomine dello scorso anno.

Un discorso diverso è invece quello che riguarda l’aspetto economico. Se la nomina non è stata coperta da un rapporto di lavoro, il docente avrà diritto all’integrazione stipendiale o all’intera retribuzione non corrisposta. Ma dovrà difendere il suo diritto in sede civile con un altro ricorso...
Per procedere a questa eventuale revisione delle nomine, dovranno prima di tutto essere integrate le attuali graduatorie con le code sulla base degli inserimenti a pettine degli aventi diritto (vincitori del ricorso) e poi, sulla base delle nuove graduatorie, verificare l’eventuale diritto alle nomine in ruolo o in supplenza annua.

Se poi arriveranno altri ricorsi accolti dai Tribunali, tutto rischierà di diventare una “macelleria amministrativa” per gli uffici scolastici territoriali (ex-provveditorati agli studi), mentre gli uffici legali e le organizzazioni sindacali avranno clienti e pane per i loro denti...

Fuori sacco - La proroga di validità delle graduatorie - In questo intrico è tutto ancora da decifrare l’effetto della proroga di validità delle graduatorie per un anno (deciso con il milleproroghe) che il Pd ha ritenuta illogica, contraddittoria e incostituzionale, anche se all’interno del testo viene fatta salva la sentenza della Consulta...
Questa però, in attesa di chiarimenti, è un’altra storia. Infinita.

Fonte: Il Sussidiario

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Nel panorama della stampa nazionale solo questo quotidiano si è occupato di registrare puntualmente, a cominciare dall’inizio, le tappe di un ricorso che avrebbe dovuto mobilitare l’intera società civile e le forze di opposizione. Invece silenzio.

Per tale motivo rilancio volentieri da questo blog il comunicato del Tavolo regionale per la difesa della scuola statale che, assieme ai comitati Per la scuola della Repubblica, ha ricorso al Tar per rivendicare l’illegittimità delle circolari che hanno determinato organici ed iscrizioni nell’anno scolastico in corso. Esse, per effetto delle conseguenze della Finanziaria 2008 e della “riforma” Gelmini (che all’epoca dell’emanazione delle circolari in questione non era ancora legge), hanno apportato notevoli tagli di ore di lezione e di posti di lavoro.

Il comunicato segue l’udienza di ieri, 17 febbraio: ora i giudici del Tar del Lazio devono decidere se confermare o no definitivamente il precedente pronunciamento sull’illegittimità delle circolari. Una conferma vorrebbe dire – in termini concreti – una rivoluzione nelle scuole (il conseguente reintegro di circa 30mila lavoratori, tanti quelli espulsi quest’anno); e, soprattutto, un ristabilimento delle procedure democratiche. Si tratterebbe di un segnale immensamente significativo, che darebbe respiro e fiducia in una situazione di enorme sofferenza, per la scuola e non solo.

Ma il comunicato sottolinea un ulteriore aspetto, che non si deve sottovalutare: l’acquiescenza di quegli enti locali (Regioni di centrosinistra in primo luogo) che avrebbero potuto appoggiare l’iniziativa e schierarsi apertamente contro l’irregolarità delle procedure. Se una legge (la “riforma” Gelmini) diventa tale solo perché si incammina – a dispetto dell’opposizione di gran parte della scuola – a diventare tale, qual è la certezza del diritto a cui andiamo incontro? È possibile legiferare attraverso circolari? Quali altri margini di deroga alle procedure democratiche possiamo ipotizzare?

Tavolo regionale per la difesa della scuola statale*

Firenze, pr. Circolo ARCI, via delle Porte Nuove, n. 33

Tel. 3384900801 – Fax 055-588820

Il Tar del Lazio decide i ricorsi contro i tagli nella scuola

Si è svolta ieri al Tar del Lazio l’udienza per la discussione dei ricorsi contro i tagli alla spesa per la scuola ed in particolare agli organici. Peraltro ulteriori pesanti tagli sono previsti anche per il prossimo anno scolastico. Nel corso della discussione è stato possibile rilevare che gli stessi giudici del Tar sembravano convinti delle illegittimità degli atti della Gelmini (e Tremonti), anche se hanno manifestato qualche dubbio sull’attualità dell’interesse processuale; la documentazione prodotta e le argomentazioni difensive avrebbero dovuto dissipare tali dubbi. Fra un paio di mesi si conoscerà l’esito.

Il Tavolo peraltro, nella convinzione che le iniziative legali possono avere maggiore efficacia se sono inserite in una più ampia mobilitazione politica, più volte aveva sollecitato la contestazione di tutti gli atti conseguenti ai tagli agli organici e l’impegno degli enti locali e soprattutto delle Regioni; al ricorso hanno aderito le Province di Bologna, Cosenza, Perugia, Pistoia e Vibo Valentia ed i Comuni di Fiesole, Imola e del Circondario dell’Empolese-Val d’Elsa e gli altri Comuni e Province che pure hanno protestato contro i tagli. Ma soprattutto è stata gravissima l’assenza delle Regioni di centrosinistra che, nonostante siano state snobbate dalla Gelmini che non ha nemmeno acquisito il parere della Conferenza unificata, per legge obbligatorio, e nonostante siano state ripetutamente sollecitate, hanno risposto con un silenzio tanto assordante quanto grave.
Ovviamente ognuno dovrà assumersi le piena responsabilità di ciò che ha fatto e di ciò che, pur dovendo fare e pur sollecitato, non ha fatto.

* Hanno aderito finora al tavolo regionale: Sinistra per la Costituzione, Sinistra Ecologia Libertà, Rifondazione Comunista, PdCI, Socialismo 2000,PdCI – Federazione della Sinistra di Firenze, Verdi, Per un’altra città, Flc- Cgil di Firenze, Cobas di Firenze, Unicobas ,Federazione Rdb-Cub, Pd della Versilia, Anief Toscana, Idv di Grosseto il coordinamento Uaar della Toscana,, Com. di Firenze “Per la scuola della Repubblica”, Anpi Prov.e Firenze, Cidi di Grosseto, Coord Gen. Dem. (Cgd),Sinistra Unita e Plurale di Firenze (Sup) , Alternativa ed inoltre il Collettivo Insegnanti Precari/e e Inoccupati/e ( Cipì), il coordinamento provinciale di Pistoia per la difesa della scuola pubblica ed i rappresentanti dei Comitati genitori-insegnanti di Firenze, Empoli, Fiesole, Pontassieve, Londa, Dicomano, Scandicci, Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli, Versilia, Prato, Arezzo, Grosseto, Livorno, Pistoia e S. Miniato e M. Luisa Moretti, Assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Fiesole.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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Blocco degli scatti, la pensione slitta di un biennio. Pronta una raffica di ricorsi.

ROMA - In pensione con 40 anni di anzianità anzi no, con 42. E con due anni di lavoro gettati al vento. Ma solo nella scuola. Un bel rompicapo da sbrogliare che parte da viale Trastevere ed arriva nelle classi di tutta Italia, tra docenti e bidelli alle prese con la pensione. Il contestato blocco degli scatti di anzianità, per il biennio 2011-2012, non manca di portare conseguenze anche agli aspiranti pensionati: coloro infatti che, dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 raggiungono la soglia dei 40 anni di servizio, imposta dalla legge 133 del 2008, si ritroveranno nei conteggi finali uno o due anni in meno di anzianità.

A sottolineare quest’aspetto è stato proprio il Ministero della Gelmini con la nota 657 del 27 gennaio scorso, in cui consente di fatto ai lavoratori della scuola di rimanere in servizio oltre i 40 anni, per superare il blocco degli scatti e raggiungere il massimo del punteggio: «Per coloro che avrebbero maturato nel corso del successivo anno scolastico un miglioramento economico, può essere concesso il differimento di un anno del collocamento a riposo». Quarantadue anni di lavoro, quindi, che ai fini pensionistici però ne valgono solo 40: un bel danno per i lavoratori della scuola prossimi alla pensione, oltre cinquantamila. Insorge l’Anief, pronto a dare battaglia a suon di ricorsi.

Ma non è tutto, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale che boccia di fatto l’inserimento in coda dei precari nelle graduatorie di diverse province dando ragione a 15 mila ricorrenti Anief, ieri con il decreto legge “Milleproroghe” approvato al Senato sono state congelate al 2009 le graduatorie in cui potranno entrare solo i ricorrenti vincitori: inevitabile allora, in arrivo su viale Trastevere, una nuova valanga di ricorsi. (ass)

Fonte: Leggo Milano

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Il Pd avverte: "Non ci possono essere blocchi. Il congelamento delle liste provinciali è incostituzionale". I sindacati: "evitare risse e guerre fra poveri". L'Anief: "Subito l'inserimento a pettine degli aventi diritto".

ROMA - Dopo il pronunciamento della Consulta, è bufera sulle graduatorie dei precari della scuola. Per il Pd il “congelamento” delle liste provinciali, approvato in commissione Bilancio a Palazzo Madama la settimana scorsa, è “incostituzionale. Mentre il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha ancora spiegato come intende applicare la sentenza che dichiara illegittime le graduatorie di “coda”. I tecnici di viale Trastevere sono alla ricerca di una soluzione che applichi il pronunciamento dei giudici costituzionali, ma al contempo eviti di stravolgere l’impostazione data al problema dal governo Berlusconi.

E i sindacati? La Cisl scuola, ricordando la complessità della situazione, raccomanda di evitare “risse” e “guerre fra poveri”. Mentre l’Anief, che ha portato avanti il ricorso, chiede l’inserimento “a pettine da subito”. Niente congelamenti e slittamenti “che violano la Costituzione”, insomma. A testimonianza del momento di confusione che interessa le graduatorie, interviene l’ex viceministro dell’Istruzione, Mariangela Bastico. “Ancora una volta – dichiara – il governo, con un emendamento al Milleproroghe, interviene sul reclutamento dei docenti con una norma contraddittoria, irragionevole e quindi incostituzionale. Da un lato infatti stabilisce il blocco delle graduatorie fino al 2012, dall'altro dà doverosamente attuazione alla sentenza della Corte costituzionale: dice insieme che le graduatorie sono bloccate e che si devono rifare”.

“Questa norma – spiega la senatrice – provocherà un insostenibile caos nel prossimo anno scolastico, suscitando numerosi ricorsi da parte dei tanti docenti che vedono lesi i propri diritti. Con questa scelta il ministro intende prolungare una situazione di illegittimità e incertezza, con un danno gravissimo per la qualità della scuola pubblica, guadagnando tempo. Scelta irresponsabile, alla quale il Partito democratico – conclude – contrappone l’unica via d’uscita: approvare l'emendamento Pd per un piano straordinario di stabilizzazione di 61mila docenti e 38mila e trecento Ata per il prossimo anno scolastico, corrispondenti ai posti attualmente vacanti e ai pensionamenti”.

Le graduatorie dei precari, dalle quali vengono reclutati i supplenti annuali, quelli fino al termine delle lezioni e metà degli immessi in ruolo, in ogni provincia sono composte da due tronconi: quelle “di merito” e le “code”. Nel 2009, all’atto del rinnovo delle graduatorie, venne impedito il trasferimento da una provincia all’altra, “concedendo” ai supplenti di inserirsi in altre tre province, oltre quella di appartenenza, ma solo “in coda”. L’idea di bloccare le graduatorie dei supplenti, che da “permanenti” divennero “ad esaurimento”, venne all’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, nel 2007. Ma quell’azione, giustificata dalla volontà di eliminare il precariato, era accompagnata da un piano di 150 mila assunzioni che, in attesa di dare una cattedra a tutti, avrebbe sfoltito di parecchi le graduatorie.

Quando a Palazzo della Minerva salì la Gelmini, il blocco delle graduatorie rimase e il Piano delle assunzioni sparì. In più, vennero introdotte “le graduatorie di coda”. Quelle che la Consulta ha dichiarato illegittime perché ad avere la cattedra deve essere chi ha più punteggio (ed esperienza) e non, come avviene spesso ora, chi ha meno anni di servizio alle spalle. Nelle code, al Nord, ci sono migliaia di docenti meridionali con punteggi di gran lunga superiori ai “residenti” inseriti nelle liste “di merito”. Se gli interessati fossero stati inseriti “a pettine”, cioè con il loro punteggio avrebbero occupato quasi tutti i posti: sia per le supplenze sia per le assunzioni a tempo indeterminato.

Una eventualità che, come ha più volte dichiarato richiedendo “graduatorie dei supplenti regionali”, alla Lega non va proprio giù. Ed è proprio del Carroccio l’emendamento che “congela” per altri due anni le liste dei precari “fatti salvi gli adempimenti conseguenti alla declaratoria di illegittimità costituzionale”. Già, perché le graduatorie dovrebbero essere aggiornate proprio in questi mesi, visto che il provvedimento Gelmini che introduceva le “code”, valeva fino all’anno scolastico 2010/2011. Per i due anni successivi, il 2011/2012 e il 20012/2013, era previsto l’inserimento a pettine. Ma la Corte costituzionale ha cancellato l’intero comma ed è tutto da rifare. La pronuncia della Consulta – dichiara Francesco Scrima della Cisl scuola – deve ovviamente trovare applicazione: il come non è facile da immaginare, a causa di un dispositivo che azzera totalmente, e non solo in parte, la norma di legge contestata, determinando un quadro giuridico molto complesso”. “Per questo – prosegue – un rinvio dell’aggiornamento non appare privo di motivazioni plausibili”.

Una posizione che fa saltare dalla sedia Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. “L’Anief diffida il ministero – dichiara Pacifico – dall’adottare provvedimenti illegittimi, che violano la Costituzione e la normativa vigente”. Secondo l’Anief sono oltre 15 mila i precari che possono chiedere l’esecutività dei ricorsi pendenti “in executivis” per l’inserimento a pettine. “E’ evidente – conclude il sindacalista – che la normativa previgente prevede l’aggiornamento biennale delle graduatorie e il diritto al cambio di provincia all’atto dell’aggiornamento. Consigliamo prudenza e saggezza: basta soltanto applicare la normativa, eseguire le decisioni dei giudici e, forse, ripassare anche un poco quella Costituzione che si insegna con tanto amore nelle nostre scuole”.

Fonte: repubblica.it

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Gli insegnanti costretti ad andare in pensione per aver compiuto i 40 anni di servizio devono lavorare altri due anni se vogliono andare in pensione con gli scatti di anzianità al completo. Lo sostiene l'associazione Anief sottolineando che per il ministero resta il blocco degli scatti per il biennio 2009-2011.

''Chi è costretto ad andare in pensione per i 40 anni di servizio, può rimanere", spiega un comunicato dell'associazione sindacale, che cita la nota 657 del 27 gennaio con la quale il ministero chiarisce che, in merito alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei casi di raggiungimento del 40° anno di anzianità contributiva prevista dalla legge 133/2008 "per coloro che raggiungono i 40 anni di anzianità contributiva entro il 31 agosto 2011 e avrebbero maturato nel corso del successivo anno scolastico un miglioramento economico, può essere concesso, a richiesta, il differimento di un anno del collocamento a riposo a tutela della legittima aspettativa degli interessati", sempre che si realizzino le economie di spesa necessarie per finanziare l'operazione.

Altrimenti, fa notare l'Anief, si andrebbe in pensione "con 42 anni di servizio al prezzo di 40''. Anche per questo, conclude il sindacato, è opportuno ricorrere al giudice per recuperare gli scatti ''bloccati illegittimamente contro la Costituzione''.

Fonte: tuttoscuola.com

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C’è attesa per la sentenza della Corte Costituzionale sulle iscrizioni nelle graduatorie provinciali ad esaurimento dei docenti precari.

Ieri mattina la Consulta ha esaminato l’ordinanza del 5 febbraio 2010 con la quale il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale sull’articolo 1, c. 4° ter del decreto legge 25/09/2009 n. 134, aggiunto da legge 24/11/2009 n. 167, relativo all’aggiornamento e integrazione delle graduatorie.

La legge in discussione (cosiddetta salvaprecari) aveva chiuso, a suo tempo, il lungo contenzioso sulle iscrizioni in graduatoria (in coda o a pettine), fornendo l’interpretazione autentica e definitiva secondo cui l’iscrizione in graduatorie di altre province comportava l’accodamento dei nuovi iscritti.

Diversi docenti, sostenuti dall’Anief, avevano portato, comunque, la questione davanti al Tar del Lazio che ha ritenuto non manifestamente infondato il dubbio di illegittimità della norma.

Dalla Consulta verrà ora la parola definitiva. Se saranno accolti i dubbi del Tar, le iscrizioni avverranno non più con accodamento bensì con inserimento secondo punteggio posseduto. In tal caso cadrà anche l’ipotesi di emendamento al decreto legge “milleproroghe” con il quale si intenderebbe prorogare di un ulteriore anno la validità delle graduatorie, costruite a suo tempo con gli inserimenti in coda. Se il “pettine” dovesse rivivere, si aprirebbe uno scenario dagli sviluppi imprevedibili.

Se invece la Consulta giudicherà legittima la norma sulle graduatorie, sarà possibile prorogare le attuali graduatorie con un emendamento apposito.

http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=24850

Il provvedimento farebbe slittare di un anno il rinnovo previsto nella prossima primavera. Secondo l’Anief è un chiaro tentativo del Miur di rimandare l’attuazione a ‘pettine’ dell’inserimento nelle liste dei prof supplenti. Il preludio di un’altra battaglia legale?
Le voci di fondo stavolta erano fondate: nel 2011 il rinnovo delle graduatorie ad esaurimento, dove sono collocati circa 240mila docenti non di ruolo, non verrà attuato. Il rinnovo, previsto in primavera attraverso la presentazione di  titoli e i servizi prodotti nell’ultimo biennio, si sposterà in avanti almeno di un altro anno: nel decreto “Milleproroghe”, infatti, è prevista una norma da cui si evince, in ‘burocratese’ stretto, che le graduatorie “vigenti per il biennio 2009/2010 – 2010/2011 sono prorogate per l’anno scolastico 2011/2012”.
La nuova disposizione prevede che il rinnovo delle liste delle oltre cento liste di attesa dislocate in tutto il territorio nazionale non abbiano più effetto per "il biennio scolastico 2011/2012 – 2012/2013", come previsto dal decreto legge 25 settembre 2009, n. 134: il 'Milleproroghe' prevede, infatti, la validità del rinnovo “per il biennio scolastico 2012/2013- 2013/2014".
Anche se il decreto è ancora modificabile, l’ipotesi di ‘congelamento’ delle graduatorie ha già prodotto delle polemiche. A formularle è stato il sindacato Anief, che difendendo molti neo-abilitati ha chiesto l’immediata "soppressione di questa eventuale norma che creerebbe soltanto l'ennesimo pasticcio e confermerebbe l'incapacità del ministro Gelmini di gestire le graduatorie come i suoi predecessori". Il sindacato degli educatori in formazione, artefice di una battaglia legale per l’inserimento dei docenti precari, all’interno delle nuove graduatorie richieste, con il medesimo punteggio di partenza e non in coda come previsto nel 2009 dal Miur, ha anche fatto sapere che "solleciterà gli onorevoli e i senatori a non approvare una norma che vorrebbe intervenire soltanto e inutilmente per evitare il trasferimento a ‘pettine’ previsto per il prossimo aggiornamento. Se la Corte costituzionale, infatti, si pronuncerà a favore del ‘pettine’, questo assumerà titolo giudiziale, ragion per cui – continua l’Anief - tutti i ricorrenti dovranno essere inseriti subito a pettine dal commissario ad acta prima delle prossime convocazioni. A quel punto – conclude il sindacato - anche i non ricorrenti potranno ottenere un pronunciamento del giudice del lavoro sul risarcimento danni e sulla mancata stipula del contratto di lavoro".
Di parere opposto è sicuramente la Fgu-Gilda, che in passato ha più volte espresso le sue critiche all’Anief sostenendo che il cambio delle regole, sulle graduatorie, non può essere attuato in corsa.
 

A.G. - La Tecnica Della Scuola

 

Graduatorie blindate senza possibilità di aggiornamento fino al 2013. Vale a dire che per due anni scolastici (2012/2013, 2013/2014) non ci potranno essere modifiche agli elenchi provinciali ad esaurimento degli insegnanti. Impossibile tentare la sorte in altre province se la propria è troppo ingolfata. Le graduatorie esistenti vengono prorogate e mantenute tali e quali. Impossibile andare da Nord a Sud e, soprattutto, viceversa.
Lo prevede il milleproroghe votato ieri in Consiglio dei ministri. Sono ancora in corso verifiche sul testo, ma la cosa sembra fatta. La decisione, si legge nel testo del decreto, è stata presa "nelle more dell'emanazione del regolamento sul reclutamento del personale docente delle scuole di ogni ordine e grado". Regolamento che è ancora in fase di studio.
Il sindacato Anief è subito intervenuto a commentare la notizia, che, se confermata, scrive l'organizzazione, "deve in primo luogo passare dalle forche caudine del Parlamento dove già una volta sono stati cambiati i testi di legge approvati dal Governo".
L'Anief "solleciterà gli onorevoli e i senatori a non approvare una norma che vorrebbe intervenire soltanto e inutilmente per evitare il trasferimento a pettine previsto per il prossimo aggiornamento e bloccato dalla Gelmini e dalla Lega. Se la Corte costituzionale, infatti, si pronuncerà a favore del pettine, questo assumerà titolo giudiziale, ragion per cui tutti i ricorrenti Anief dovranno essere inseriti subito a pettine dal commissario ad acta prima delle prossime convocazioni. A quel punto, anche i non ricorrenti potranno rivolgersi all'Anief per ottenere un pronunciamento del giudice del lavoro sul risarcimento danni e sulla mancata stipula del contratto di lavoro. Cui prodest? Anche per questa ragione - chiude il sindacato - chiederemo la soppressione di questa eventuale norma che creerebbe soltanto l'ennesimo pasticcio e confermerebbe l'incapacità del ministro Gelmini di gestire le graduatorie come i suoi predecessori".

http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=24643

La sentenza del Tribunale toscano riguarda una prof e si basa sulla normativa comunitaria: tornano a sperare decine di migliaia di supplenti. Il requisito essenziale è che il posto occupato risulti vacante. Intanto a Palermo si consuma un altro dramma della disperazione: un collaboratore scolastico precario 51enne, con quattro figli, ha minacciato di lanciarsi dal quarto piano dell'Usp"

http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=29903&action=view