A poche ore dal confronto tra i vertici del Governo che nelle intenzioni del Carroccio potrebbe risultare decisivo per l’approvazione dell’autonomia differenziata, il ministro dell’Istruzione leghista Marco Bussetti si dice convinto che “la scuola regionale si farà”, negando che ci sia stata una bocciatura su tutta la linea da parte del Movimento 5 Stelle e che il modello al quale guarda è quello del Trentino e della Valle d’Aosta. Intanto, però, dal M5S continuano ad arrivare bordate e si continua a dimenticare che proprio i tentativi trentini su questo ambito sono stati già bocciati dalla Consulta.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il titolare del Miur sembra dimenticare che l'Italia è una Repubblica che garantisce il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale e che un ministro, rispetto al già evidente attuale gap di alcune regioni, dovrebbe garantire organici differenziati e maggiori risorse a quei territori in difficoltà, piuttosto che creare le condizioni per privarli dei pochi fondi a disposizione. Eppure, in Italia nel 1870 si scelse un'unità politica e solidale del Paese e la scuola nonostante sia autonoma per Costituzione rimane e rimarrà sempre statale.
A ridosso da quello che ha tutta l’aria di essere un incontro basilare per il destino della regionalizzazione di una serie di servizi sinora gestiti a livello nazionale, a partire da quello scolastico, il ministro dell’Istruzione getta la maschera e si dice convinto che il progetto del suo partito diventerà legge. Andando quindi anche oltre l’approvazione del Consiglio dei ministri. Non solo, Marco Bussetti sui concorsi regionali, che sarebbero stati criticati dal Movimento 5 Stelle, sostiene che ormai in Italia “sono la norma” in regioni come il “Trentino e Valle d’Aosta, ma i bandi regionali sono spesso mera riproduzione dei bandi nazionali. Mi spiega – ha replicato Bussetti al giornalista – quale sarebbe il problema?”.
IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF
“Il problema - ribatte Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che il modello dell’autonomia differenziata stravolge uno dei principi cardini del nostro Stato: lo hanno detto, a chiare lettere e con concetti argomentati, anche gli esperti di Palazzo Chigi, rivolgendosi al premier Giuseppe Conte, palesando forti rischi di incostituzionalità e di gestione discriminante delle risorse pubbliche destinate all’istruzione nazionale”.
“Se il dottor Marco Bussetti vuole portare avanti questo folle progetto – conclude Pacifico - allora farebbe bene a dimettersi, perché ha giurato di essere ministro di tutti gli italiani: può certamente cambiare idea, ma non rimanendo al Governo del Paese. Non permetteremo che quello fallito a Barcellona si realizzi a Milano o a Verona”.
I NO DELLE PARLAMENTARI M5S LUCIA AZZOLINA E BIANCA LAURA GRANATO
La gravità delle affermazioni del ministro Marco Bussetti sulla regionalizzazione della scuola, in base alla quale questa di realizzerà, si riscontra anche nelle critiche di alcuni parlamentari appartenenti alla maggioranza di Governo. Prima ha parlato l’onorevole Lucia Azzolina (M5S); successivamente è intervenuta la senatrice Bianca Laura Granato (sempre del M5S) che, con un post su Facebook, ha detto: “Se i sindacati dovessero cedere sulla regionalizzazione della Scuola in cambio dei PAS, non venite a dare la colpa al Movimento 5 Stelle ma a chi dice di rappresentare la Scuola e ogni giorno sui tavoli delle trattative ne svende un pezzo. Date la colpa a voi stessi per non aver preteso da chi vi rappresentava di mantenere una posizione inflessibile su questo punto”.
“I sindacati ufficialmente – ha continuato la senatrice Granato - si presentano come rappresentanti di TUTTI i docenti e se dicono “dateci i PAS e chiudiamo un occhio sul resto”, che armi avremo noi del Movimento per contrastarla? Ci dobbiamo mettere contro i precari che non vogliono fare un concorso, contro la Lega e contro i sindacati per un principio per cui nessun docente è disposto ad esprimere una posizione forte ed inderogabile a questo governo? Se ci sono questi docenti che NON SONO DISPONIBILI ad accettare la regionalizzazione, si facciano sentire con governo e sindacati! Non solo con noi del Movimento che già ci stiamo battendo su questo! Il principio della delega in questo frangente non basta!”.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Anief raccoglie l'appello della senatrice Bianca Laura Granato, che chiede a precari e sindacati di schierarsi in modo netto contro la regionalizzazione della scuola, come degli altri servizi. La giovane organizzazione sindacale sa bene che i precari sarebbero anche i primi ad essere danneggiati dall’approvazione di un modello organizzativo non più uniforme e nazionale, ma basato su esigenze localistiche. Un modello che farebbe venire meno anche l’azione sindacale, come quella ottenuta proprio in questi giorni dall’Anief, ad esempio, sui 7 mila docenti che hanno concluso il Fit, ai quali il Miur ha concesso di poter presentare domanda di mobilità proprio a seguito della minaccia di ricorso prodotta dal sindacato.
IL PRECEDENTE SFAVOREVOLE ALLA LEGA E IL RISCHIO REFERENDUM
In generale, Anief ricorda che l’autonomia differenziata per la scuola nel Contratto di Governo, a pagina 41 e 42, non era nemmeno citata. Il sindacato non accetterà mai questo diktat: qualora il progetto leghista dovesse trasformarsi in legge, vincendo tutte le attuali resistenze, il sindacato autonomo accoglierà le firme per realizzare un referendum abrogativo e metterà a disposizione dei governatori delle altre regioni non coinvolte il proprio ufficio legale per impugnare l'eventuale norma in Corte Costituzionale replicando quanto accaduto con i tentativi andati a vuoto in Trentino, proprio dopo le sentenze della Consulta n. 107/2018 (sulla L. Regione Veneto) e la n. 6/2017 e 242/2011 sulla Legge Trento 5/2006.
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