Verso i tanti supplenti della scuola italiana si continua ad attuare una vessazione che non trova eguali in nessun altro comparto pubblico e privato. Le testimonianze di questo modo di procedere, in spregio alle limitazioni imposte da tempo dall’Unione Europea proprio per contrastare l’ostinata reiterazione dei contratti a termine, arrivano dai diretti interessati: i maestri precari della scuola dell’infanzia e primaria, i quali negli ultimi mesi si sono sottoposti al giudizio delle commissioni del concorso straordinario, comportante una prova orale non selettiva, la cui valutazione, unita a quella dei titoli, è andata a determinare il posizionamento nelle graduatorie regionali di merito da cui a breve scaturiranno anche le assunzioni a tempo indeterminato.
“Viene da chiedersi – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - cosa risponderà a breve lo Stato italiano alla Commissiona Europea, che in settimana ha ufficialmente aperto una procedura d’infrazione per l’abuso di precariato, per giustificare certi casi così eclatanti di insensato ricorso alle supplenze e alla valutazione di docenti precari già ampiamente giudicati e formati. Questi insegnanti, ad iniziare dalle maestre con diploma magistrale per le quali la battaglia continua, non meritavano un trattamento del genere: vanno assunti in modo automatico, senza dimostrare nulla. Non serve, quindi, replicare i concorsi riservati se poi questo è il trattamento che si attua verso chi andrebbe solo ringraziato per avere permesso il regolare svolgimento delle lezioni per così tanto tempo e che oggi si ritrova con la carriera ancora in bilico per la cocciutaggine di chi ci governa”.
Usati, sfruttati, umiliati: sono i precari della scuola statale italiana. Costretti a svolgere concorsi alle soglie dei cinquant’anni, con due decenni e oltre di supplenze alle spalle, da tempo abilitati, formati e selezionati. Tante di loro, stiamo parlando in prevalenza di donne, sono uscite da quella valutazione con tanta amarezza. Perché l’esito della prova ha un’incidenza diretta con l’immissione in ruolo.
UN VOTO IMPORTANTE
“Il fatto che la prova orale fosse non selettiva non significava che effettuarla male o bene fosse la stessa cosa: un voto basso infatti può determinare una posizione in graduatoria tale che per arrivare al ruolo ci vorranno anni”, ricorda oggi la rivista specializzata Orizzonte Scuola. Questo perché “le graduatorie del concorso straordinario infanzia e primaria indetto con DDG n. 1546 del 7 novembre 2018 sono infatti utilizzate dopo le graduatorie del concorso 2016”. In questo contesto, “numerose sono state le polemiche sulla prova, numerosi docenti hanno contestato le valutazioni della commissione, ritenendole inadeguate rispetto alla loro preparazione”.
LE TESTIMONIANZE
“Mi voglio unire al coro di tutti gli insegnanti che si sono sentiti umiliati e maltrattati da commissioni giudicanti che avevo come obiettivo solo vessare e maltrattate noi precari”, scrive una maestra, secondo la quale “sarebbe stato corretto mettere voti mediamente alti e far decidere all’esperienza e agli anni di servizio, per far passare di ruolo prima chi lavora da anni”, invece “si è pregiudicato il risultato della prova di molti con voti umilianti”. Un’altra docente lamenta che “fin dalle prime sessioni d’esame, infatti, si è notato un criterio di valutazione molto rigido, con voti estremamente bassi. La procedura si è conclusa lasciando a molti, troppi, insegnanti una profonda amarezza per aver ricevuto voti inferiori al 10 (in una scala da 0 a 30)” e per questo si unisce “a tutte quelle colleghe che si sono sentite umiliate dalla commissione”.
“E’ mai possibile – si chiede un gruppo di docenti – che in ogni sessione giornaliera, più della metà delle candidate abbia ricevuto un voto inferiore a 15, con frequenti 1, 2, 3, 4? Considerato che la prova si basava soprattutto sull’esposizione di una lezione simulata, realizzata su una traccia specifica, estratta il giorno precedente, e quindi di carattere non oggettivo, ma volta ad evidenziare, semmai, le metodologie didattiche utilizzati dagli insegnanti, non si spiega come così tanti, fra loro, siano stati penalizzati da voti così impietosi”.
Un’altra maestra scrive: “Mi è stato dato zero. Posso solo aggiungere che che insegno da 20 anni e ho imparato che durante una qualsiasi interrogazione faccio parlare, mi confronto, spiego gli eventuali errori e valuto il materiale a supporto che mi viene portato anche se non obbligatorio. Questi aspetti, che reputo fondamentali, durante il mio esame, a mio giudizio, sono venuti meno. Cosa può essere accaduto? Una prova non valuta venti anni di insegnamento, o venti anni di insegnamento non sono sufficienti per una prova non selettiva?”.
IL COMMENTO DELL’ANIEF
Anief si dichiara solidale con i tanti docenti della scuola pubblica italiana sottoposti a questo genere di esperienze, che tra l’altro in due casi su tre non porteranno all’immissione in ruolo, considerando anche che in alcune regioni serviranno 60 anni per smaltire le attuali graduatorie utili per le assunzioni. Ecco perché il giovane sindacato, dallo scorso mese di marzo, continua a chiedere l’emanazione di un decreto urgente che dia il via alla riapertura delle GaE, del doppio canale di reclutamento e all’assunzione di tutti gli idonei, anche fuori regione.
LE LAMENTELE (dal sito internet Orizzonte Scuola):
Concorso straordinario infanzia e primaria, vent’anni di supplenze ma il ruolo può essere lontano
Concorso straordinario, ho preso zero ma insegno da vent’anni. Umiliata e infastidita
PER APPROFONDIMENTI:
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