Rinviata la sperimentazione a causa dell'inizio dell'anno scolastico. Marcello Pacifico (Anief): Giusto così, ora si intervenga per modificare la legge, trasformandola in materia autonoma con un orario aggiuntivo e personale qualificato.
“Sul ritorno dell’educazione civica in tutte le classi italiane a partire dalla primaria, il ministro ha fatto l’unica cosa che poteva fare: rinviare tutto al 2020”. A dirlo è Marcello Pacifico, leader dell’Anief, dopo che il ministero dell’Istruzione ha ufficializzato, attraverso apposita circolare, che “l’insegnamento dell’educazione civica è istituito a partire dall’anno scolastico 2020/2021”. “Siamo tutti d’accordo sulla necessità di trasmettere le conoscenze basilari del vivere civile, ma – spiega Pacifico – occorre farlo nel modo corretto. Anche andando ad adeguare i contenuti alle esigenze più moderne, ad iniziare dallo studio delle norme generali che regolano la giurisprudenza a livello europeo. L’Anief era molto convinta delle sue ragioni, dicendosi pronta a recarsi in tribunale qualora la legge fosse stata forzatamente introdotta da quest’anno scolastico, anche come una semplice sperimentazione. Il nuovo titolare del Miur ha ricondotto la questione sui binari giusti, ma rimane l’amarezza per l’azione legislativa prodotta per soli fini elettorali, senza un euro di finanziamento e senza alcun risvolto didattico-formativo, nonostante le audizioni parlamentari”.
Nessuna novità sull’educazione civica: anche nell’anno in corso, nelle scuole continuerà ad essere impartito l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”. La decisione, scrive Tuttoscuola, è stata presa dal Miur “dopo il parere negativo al decreto da parte del CSPI e dopo le dichiarazioni del neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti”. Nella circolare, l’amministrazione ricorda proprio che “il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, chiamato a pronunciarsi sulla proposta di avviare una sperimentazione nazionale già dal corrente anno scolastico, ha espresso parere negativo in data 11 settembre 2019. L’On. le Ministro ha ritenuto di accogliere il parere del CSPI e, pertanto, di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso”.
Cosa accadrà ora? Come dovranno comportarsi gli insegnanti? La risposta è semplice: dovranno continuare a fare quello che hanno fatto sino al mese di giugno scorso: il Miur spiega che “per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”.
A Viale Trastevere, si vuole anche migliorare il testo della legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 agosto, proprio come aveva chiesto l’Anief: “Al fine di preparare in modo adeguato ed efficace l’introduzione dell’educazione civica nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020 – si legge ancora nella circolare - questo Ministero costituirà a breve un Comitato tecnico scientifico per la redazione delle Linee guida previste dall’articolo 3 della legge 92/2019, svolgendo un’attività di consultazione degli stakeholders, e avvierà le opportune attività di accompagnamento per le scuole”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si compiace con il nuovo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, per avere accolto le richieste del giovane sindacato: “Avevamo indicato da subito la possibilità proficua di utilizzare i dodici mesi di tempo per arrivare alla naturale adozione della legge sul ritorno dell’educazione civica, per modificare la norma approvata nell’estate del 2019 e trovare i finanziamenti adeguati per valorizzarla e conferirle l’autonomia necessaria che solo una disciplina aggiuntiva può avere. Quella della Lega era invece una soluzione non solo affrettata, ma anche di difficile realizzazione, perché andava a sottrarre ore ad altre materie. Peraltro, obbligando i docenti coinvolti ad insegnare uno o più moduli afferenti a contenuti specifici che necessitano però di una preparazione specifica e non certo improvvisata”.
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