Il Decreto scuola vorrebbe l’estensione del vincolo quinquennale di permanenza nella scuola di titolarità: l’obbligo quinquennale dovrebbe riguardare tutti gli assunti dal 1° settembre 2020
Marcello Pacifico (Anief): Il provvedimento è incostituzionale. Chiediamo la mobilità straordinaria per tutto il personale di ruolo, punto fermo e irrinunciabile per conciliare diritto al lavoro e diritto alla famiglia. Siamo pronti a ricorrere in tribunale
Decreto scuola: il blocco della mobilità
Una delle novità del Decreto scuola, attualmente in discussione al Senato e che dovrà essere approvato entro il 29 dicembre, è l’estensione del vincolo quinquennale di permanenza nella scuola di titolarità: l’obbligo quinquennale riguarderebbe tutti gli assunti dal 1° settembre 2020. Infatti, come riporta la rivista specializzata Orizzonte Scuola, “il comma 17-octies dell’articolo 1 del Decreto Scuola innalza da 3 a 5 anni scolastici di effettivo servizio – per tutti i docenti destinatari di nomina a tempo indeterminato – l’obbligo di permanenza nella scuola di titolarità, a decorrere dall’anno scolastico 2020-2021, con alcune limitate eccezioni”.
Si precisa che “fanno eccezione le assunzioni effettuate fino all’a.s. 2019/20, nelle quali alcuni docenti hanno il vincolo triennale (infanzia e primaria) e alcuni già quello quinquennale (scuola secondaria), a seconda la graduatoria da cui sono stati assunti in ruolo”. In particolare, “il comma 17-octies stabilisce che i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria, l’utilizzazione in altra istituzione scolastica o ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso solo dopo 5 anni scolastici di effettivo servizio nella scuola di titolarità. Tale previsione si applica a decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l’anno scolastico 2020-2021”.
L’obbligo di permanenza quinquennale è parimenti esteso anche: al personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado che supera il periodo di formazione e di prova del concorso straordinario secondaria e al personale docente ed educativo immesso in ruolo, su propria istanza, in territori diversi da quelli di pertinenza delle rispettive graduatorie qualora residuino posti vacanti e disponibili.
Il parere dell’Anief
Il sindacato ha proprio chiesto di sostituire il comma in questione con la proroga dei termini della mobilità straordinaria; infatti, per Anief la mobilità straordinaria per tutto il personale di ruolo è un punto irrinunciabile per conciliare il diritto del docente al lavoro e quello a ricongiungersi alla propria famiglia, soprattutto in presenza di posti vacanti e disponibili e alla luce dei numeri record di supplenze annuali (oltre 200 mila). Se già una permanenza di tre anni sul posto di immissione in ruolo era eccessiva, l’immobilità per 5 anni risulta improponibile.
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