“La mobilità andrà assolutamente avanti, il personale ha tutto il diritto di ricongiungersi con i propri cari”: sono le parole del ministero dell’Istruzione, a commento del decreto legge approvato d’urgenza dal Governo come risposta all’emergenza legata al Covid-19. Anief ritiene che vi sia una contraddizione tra l’auspicio della ministra e la decisione, presa dal Governo, di tenere fermi i docenti appena assunti ben cinque anni, anche cancellando le assegnazioni provvisorie: l’impressione è che a prevalere siano solo prese di posizione ideologiche, partitiche, che, alla resa dei conti, giocano con la vita familiare di migliaia di insegnanti.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, non ha dubbi: “La politica deve garantire il diritto alla famiglia piuttosto che negarlo, specialmente quando non vi sono evidenti legami con la continuità didattica per la durata dei cicli di studio, per la stessa mobilità degli studenti, a fronte persino di procedure di reclutamento straordinarie nazionali. Perché se è vero che lo Stato ha deciso di dare la possibilità, giustamente, ai docenti precari di scegliere una provincia diversa dove essere assunti, non può fare pagare un prezzo altissimo in cambio, imponendo loro di rimanere confinati in quel territorio per non meno di 60 mesi. Se vi sono le condizioni, dopo l’anno di prova, per il rientro nella sede di residenza e il ricongiungimento familiare, con posti vacanti e disponibili nella classe di concorso di quei docenti, per quale motivo ci si deve ostinare a lasciarli anche a mille chilometri da casa?”.
Ha toccato diversi temi la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nell’illustrare le misure del decreto “cura Italia”, contenente misure di potenziamento del sistema sanitario e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese, approvato il 16 marzo e in procinto di essere pubblicato nella sua versione definitiva in Gazzetta Ufficiale: nel commentare i punti relativi alla scuola, tra i vari punti toccati, come la chiusura delle scuole, la ministra ha parlato anche di mobilità dei lavoratori, affermando che si deve essere pronti a far partire l’anno scolastico 2020/21.
LE PAROLE DELLA MINISTRA
La rivista specializzata Orizzonte Scuola, dopo avere rimarcato l’espressione della ministra dell’Istruzione, sul diritto dei lavoratori della scuola “di ricongiungersi con i propri cari”, ha sottolineato il fatto che “la Azzolina non ha però fornito indicazioni specifiche sulle date di presentazione delle domande o della pubblicazione dell’ordinanza ministeriale che darà avvio alle operazioni per la presentazione delle istanze di trasferimento e passaggio”.
IL GOVERNO NON SI È SOTTRATTO
A parte le incertezze, peraltro più che motivate, sui tempi di attuazione della mobilità del personale, Anief interpreta positivamente le parole del ministro, perché si soffermano su un diritto che il personale scolastico si è visto sistematicamente negare negli ultimi anni, a partire dell’introduzione dell’algoritmo impazzito della Buona Scuola. Ma anche questo ministero, gestito dalla stessa ministra Lucia Azzolina, non ha saputo sottrarsi a questa pessima “tradizione” italica: nella prossima ordinanza ministeriale sulla mobilità, ad esempio, è previsto il quinquennale dei neo-assunti e anche quello contrattuale su sostegno.
Eppure, entrambi sono fortemente lesivi del diritto al ricongiungimento dei propri cari, citato dalla stessa ministra: nel primo caso Anief si dice pronta a impugnare l’ordinanza per sollevare questione di illegittimità costituzionale delle norme introdotte dalla legge n. 159/2019 per violazione del principio di uguaglianza sostanziale, parità di trattamento, ragionevolezza; nel secondo, il blocco contrattuale su sostegno, ricorda che è stato dichiarato più volte illegittimo nelle sentenze ottenute dal sindacato presso i tribunali del lavoro.
LA NORMA MODIFICATA
Nello specifico, anziché venire incontro alle necessità dei suoi lavoratori, rispettando i loro diritti, il ministero dell’Istruzione ha preferito modificare le norme sulla mobilità dei neo assunti per la quarta volta negli ultimi otto anni, optando per l’aumento della disparità rispetto al trattamento del personale di ruolo, estendendo il vincolo quinquennale di permanenza nella stessa sede di collocazione di assunzione a tempo indeterminato a tutti i soli neo-assunti dopo il 1° settembre 2020. La norma, introdotta dall’articolo 1, commi 17-octies e 17-nonies della legge n. 159/2019, estende a tutti gli insegnanti assunti dal 1° settembre 2020 il blocco quinquennale. A tale vincolo non sfuggiranno neanche i docenti che per lavorare usufruiranno della “call veloce” o della possibilità di inserirsi in coda nelle GMRE in altra regione.
IL PRECEDENTE
L’unico precedente di blocco quinquennale è quello del biennio 2011/2012 e 2012/2013 con la modifica introdotta dall’articolo 9, comma 21 della legge n. 106/2011 - con l’esclusione del blocco per l’assegnazione provvisoria fino all’ottavo anno di vita del bambino prevista dal contratto - a seguito della riapertura delle graduatorie ad esaurimento a pettine ottenuta dall’Anief. Quella norma era stata pensata per contenere l’assunzione di docenti meridionali nelle regioni italiane del settentrione, ma fu abrogata per l’evidente incostituzionalità dall’articolo 15, comma 10-bis della legge n. 128/2013, dopo le pressanti denunce, le ripetute richieste emendative e i ricorsi presentati sempre dal giovane sindacato.
IL SINDACATO NON CI STA
Anief reputa tale scelta incostituzionale e per questo arriverà a contestarla fino alla Consulta. Per non parlare delle raccomandazioni e alle prescrizioni del recente Dpcm del 4 marzo 2020, oltre che delle indicazioni della nota n. 278 del 7 marzo 2020 sulle misure per il contenimento del contagio da Coronavirus, ribadite nel Dpcm dell’8 marzo. Di fatto, un docente, a seguito del blocco quinquennale, della lontananza dalla provincia di residenza, dalla famiglia, dai figli e dagli affetti, cosa dovrebbe fare? Non seguire le indicazioni nazionali e spostarsi da una zona all’altra del territorio nazionale, approfittando della sospensione delle attività didattiche senza porre attenzione alla diffusione del virus?
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