Le richieste storiche della giovane organizzazione sindacale entrano a far parte delle piattaforme delle altre sigle sindacali rappresentative: adesso anche loro professano selezioni per soli titoli e servizi, valorizzando l’esperienza acquisita e la continuità didattica, l’inutilità dei concorsi pubblici, oltre che discriminanti e che indennizzano i commissari con diarie quasi offensive e a distanza di anni non riescono a portare in ruolo vincitori, le imprescindibili immissioni in ruolo di docenti, Ata, Dsga su posti liberi, perché nell’anno del record di supplenze non possiamo permetterci un’altra battuta a vuoto. È accaduto prima di Pasqua e adesso si è ripetuto.
Confermare i precari negli attuali posti e procedere alla stabilizzazione con concorsi riservati per titoli con un esame finale a conclusione dell’anno di formazione e prova, prevedendo tale trattamento a docenti e ATA, compresi i Dsga facenti funzione, che contribuiscono da anni al funzionamento del sistema scolastico; “coprire con personale di ruolo tutti i posti attualmente disponibili e vacanti”, superando le previsioni attuali di 24 mila posti. Solo così si “garantisce continuità e la possibilità di superare questo lungo periodo di epidemia”, mentre “non ci sono le condizioni per bandire concorsi” perché “i tempi del bando e dell’espletamento dei concorsi non consentiranno ai vincitori di essere in cattedra prima di diversi anni”, senza dimenticare che “sarà complicato reperire le risorse necessarie per retribuire i commissari d’esame e, se si vuole veramente fare presto e bene, dovrebbero essere esonerati docenti e presidenti con soldi che non ci sono”. Una volta tornati alla normalità, bisognerà trovare lo spazio per aprire “una discussione seria sul reclutamento e le procedure concorsuali che, fino ad oggi, non hanno dato prova di terzietà e di garanzia, visto che tutti i concorsi sono finiti nel raggio della magistratura. Ultimo quello dei dirigenti scolastici, ancora sub judice”.
Anief è su queste posizioni da lungo tempo: avviare selezioni per soli titoli e servizi, valorizzando l’esperienza acquisita e la continuità didattica, come hanno fatto a Trento, ma anche per fornire finalmente una risposta alla Commissione UE che dal 1999, quando ha emanato la prima direttiva, la n. 170, ha chiesto a tutti i Paesi membri di combattere la reiterazione del precariato; l’inutilità dei concorsi pubblici, che a distanza di anni non riescono a portare in ruolo vincitori e pagano i commissari non esonerati con “mance” immorali; la stabilizzazione di docenti, ma anche del personale Ata, che continua ad essere ignorato, dei Dsga facenti funzione, degli educatori e altri ancora: per tutti, indistintamente, deve valere la regola dell’assunzione automatica nel caso abbiano svolto almeno 24-36 mesi di servizio su posti vacanti e disponibili. Diventa fondamentale, infine, scrivere dei bandi di concorso chiari, non più discriminanti e che non prestino il fianco a facili contestazioni, preludio inevitabile dei ricorsi al giudice e di ricorsi seriali.
Qualcuno direbbe che si “combatte” la stessa battaglia. Perché i temi sindacali sono quelli. Come i lavoratori da difendere. Peccato che per anni l’Anief sia rimasta l’unica sigla di comparto a professare certe convinzioni. Mentre gli altri sindacati si ergevano a rappresentanti monopolistici del mondo della scuola, guardando l’Anief dall’alto verso il basso. Adesso, invece, si prende coscienza che quella piccola organizzazione tanto piccola non era: è diventata una realtà nazionale e risulta in progressiva crescita. E si guarda con attenzione anche a quello che dice. Non è un caso, quindi, che quello stesso sindacato si è ritrovato a dispensare i cavalli di battaglia dell’Anief già nel corso della settimana Santa pre-pasquale. Proprio nei giorni in cui l’Anief ha promosso due riuscite petizioni, attraverso cui è stato chiesto pubblicamente alle istituzioni l’aggiornamento urgente delle graduatorie d'istituto e Ata 24 mesi al fine delle immissioni in ruolo e l’avvio dell’anno scolastico 2020/21 con la conferma dei contratti vigenti.
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