Dalla Commissione istruzione al Senato è stata inviata una missiva al presidente del Consiglio, con la quale si chiede di “consentire perlomeno a tutti gli studenti degli istituti comprensivi (scuola primaria e secondaria di primo grado) la frequenza quotidiana delle lezioni con turni mattutini e pomeridiani a settimane alterne, con due sanificazioni quotidiane degli ambienti, aumentando l’organico di fatto docente e ATA.” Gli studenti sarebbero quindi suddivisi in due gruppi, e tra la frequenza dell’uno e dell’altro occorre sanificare gli ambienti. Serve quindi un organico aggiuntivo, al netto dell’organico di potenziamento, sia di insegnanti che personale ATA. Organico che l’Anief quantifica in 200 mila lavoratori, tra docenti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Se pensiamo che nel 2015 l’allora premier Matteo Renzi quantificò inizialmente 150 mila immissioni in ruolo da attuare per risolvere il problema della supplentite, ci rendiamo conto che non si tratta affatto di una cifra spropositata perché la scuola oggi ha un numero ben più alto di cattedre scoperte, quasi doppio rispetto a cinque anni fa, e soprattutto deve gestire un’emergenza sanitaria tutelando il bene più importante che abbiamo, ovvero i nostri cittadini più giovani”.
Garantire il ritorno in presenza a scuola a settembre a tutti gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado: è questo l’impegno su cui sta lavorando il Governo Conte. Poiché ciò dovrà avvenire nella massima sicurezza e considerando la metratura media delle nostre aule scolastiche, Anief ha chiesto alla VII Commissione del Senato un emendamento al decreto legge n. 22 sulla Scuola che ha l’obiettivo di limitare il numero di alunni per classe a non oltre 15 unità. E qualora ciò non fosse possibile, si dovrà necessariamente provvedere a dividere le classi, hanno già detto fonti del ministero dell’Istruzione e la stessa titolare del MI Lucia Azzolina. Il giovane sindacato reputa questa possibilità dannosa a livello formativo e pedagogico. In ogni caso, considerato che la quantità di alunni sarà comunque ridotta, è gioco forza che servirà un nucleo aggiuntivo di docenti.
Poiché stiamo parlando di garantire il diritto allo studio, in presenza, di quasi 6 milioni di alunni, chi governa il Paese non può pensare di gestire l’operazione con la solita indole, riservata alla scuola, del risparmio ad oltranza: la verità è che servono almeno 20 mila docenti aggiuntivi per ogni annualità, più 5 mila Ata, ed essendo ben 11 gli anni da coprire, il conteggio dell’organico potenziato arriva a quota 200 mila, che corrispondono a 160 mila maestri e insegnanti, più 40 mila Ata.
LO CHIEDONO DAL SENATO
L’esigenza è sentita anche in Parlamento, in particolare tra alcuni componenti della VII commissione: è di queste ore una richiesta ufficiale formulata al premier Giuseppe Conte, a firma della senatrice Bianca Laura Granato (M5S), nella quale conferma che l’obiettivo “per la scuola primaria e secondaria di primo grado è di poter permettere la frequenza giornaliera a tutti gli studenti”. Ma per raggiungerlo, leggiamo nel documento, servono risorse aggiuntive, ma nello stesso tempo è necessario sgravare le famiglie dall’eventuale impegno di dover seguire gli studenti tra i 6 ei 13 anni nello svolgimento delle attività didattiche a distanza”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
“Si proceda - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - all’approvazione dei nostri emendamenti sull’assunzione a tempo indeterminato attraverso il titolo dei 24 mesi minimi, attingendo anche dalle graduatorie d’istituto trasformate in provinciale. Altrimenti, per il Governo e il ministero non rimarrebbe che pensare di affidare le classi ridotte a figure intermedie, a non docenti. E a quel punto – conclude il presidente Anief – non si tratterebbe per questi alunni di un vero ritorno alla scuola, ma di un prolungamento del periodo dell’emergenza del Coronavirus anche dopo l’estate 2020”.
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