Anief: servono nuove classi, una lotta serrata contro dimensionamento e la precarietà e risorse certe. Dobbiamo tutelare e far convivere il diritto alla salute con il diritto all'istruzione e alla mobilità contro ogni vincolo di sorta
“Le scuole saranno chiamate a garantire a ciascun alunno la medesima qualità dell’offerta formativa, ferma restando l’opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti”: lo ha detto oggi in audizione al Senato la ministra dell'istruzione Lucia Azzolina, illustrando le iniziative di competenza del suo dicastero connesse all'emergenza epidemiologica Covid-19 e sull'avvio del prossimo anno scolastico. Azzolina ha anche ricordato le iniziative attuate durante il suo mandato a capo del ministero dell’Istruzione: il 28 aprile scorso sono stati pubblicati i bandi di concorso per 78 mila posti di docenti, anche per conseguire l’abilitazione. È stata quindi avviata una procedura straordinaria, con piano logistico, specifica per la scuola secondaria, con volontà di assumere i vincitori con data retroattiva al 1° settembre 2020. Nel frattempo si lavora anche per l’ordinario, le cui domande di accesso sono presentabili proprio in questi giorni.
“Se vogliamo davvero puntare a un miglioramento delle competenze dei nostri studenti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – dobbiamo cancellare prima di tutto i tagli assurdi prodotti dal dimensionamento, ripristinando più ore di lezione settimanali, più compresenze e quelle 4 mila scuole autonome tagliate o fuse con altre più grandi. Lo abbiamo detto qualche giorno fa allo stesso premier Giuseppe Conte, durante gli Stati Generali dell’Economia, e lo ripetiamo oggi. Allo stesso tempo, vanno riviste le modalità di accesso ai ruoli e ai concorsi ordinari e straordinari, come quelle per acquisire l’abilitazione all’insegnamento. Il nostro sindacato non rimarrà mai inerme di fronte alle esclusioni illegittime, così come sta facendo con ricorsi appositi al giudice del lavoro per via dei trasferimenti negati a personale docente che ne aveva invece pieno diritto”.
È lunga la lista degli argomenti toccati dalla ministra dell’Istruzione oggi in Senato. Azzolina ha anche parlato dell’istituzione delle graduatorie provinciali, completamente digitalizzate; della mobilità positiva delle procedure di mobilità, con 100mila domande e metà delle quali andate in porto, con 8 mila docenti che ora possono tornare dalle loro famiglie. Ha quindi ripercorso le modalità di distanziamento fisico che attendono gli alunni a settembre, quando siederanno su “banchi moderni e dinamici”. Agli studenti della scuola italiana, la ministra ha assicurato che “la scuola e il Parlamento sono con loro e per loro: la scuola è al centro del dibattito e deve rimanerci. L’istruzione – ha continuato - non è una spesa ma un investimento per il bene del Paese”, con i “tagli ormai solo un brutto ricordo”.
IL COMMENTO DEL SINDACATO
Anief apprezza gli sforzi fatti negli ultimi mesi dall’amministrazione scolastica, fermo restando la necessità di attuare delle modifiche alle linee di indirizzo sia relative alla gestione del reclutamento sia per la ripresa delle lezioni a settembre. Il giovane sindacato reputa fondamentale, a questo proposito, l’esito della mappatura in corso nelle scuole per definire gli spazi delle classi, andando a studiare i metri quadri effettivi esistenti e da implementare. Sapere quante classi serviranno in più è fondamentale per non essere sguarniti a settembre, scongiurando il ritorno alla didattica a distanza, che non garantisce la stessa offerta formativa a tutti a causa del digital divide.
NUMERI DA RIVEDERE
A questo proposito, ben venga il recupero di migliaia di plessi scolastici dismessi negli ultimi anni: Anief ne ha chiesti 15 mila, la ministra ha parlato di soli 3 mila, probabilmente ne saranno necessari almeno 10 mila. Come saranno necessari 150-160 mila docenti in più in organico e non i soli 50 mila insegnanti e Ata annunciati nei giorni passati: sarebbe opportuno assumere questi docenti – anche da graduatorie d’istituto presto mutate in provinciali - non a tempo determinato, ma immetterli in ruolo, visto che i posti sono in abbondanza e la Commissione UE reputa positiva la stabilizzazione di chi ha svolto oltre 36 mesi di supplenze. Allo stesso tempo, sarà indispensabile non ridurre il tempo-scuola, ma introdurre un tempo pieno per tutti perché la didattica in presenza è l’unica che garantisce una formazione indistinta di qualità.
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