Ci saranno sei commissari per le rispettive linee di spesa del RECOVERY FUND. Marcello Pacifico (Anief): Senza stanziamenti immediati è difficile evitare il rischio contagio nelle scuole per i prossimi anni. Siamo pronti al confronto per dare il nostro contributo su organici, reclutamento, rinnovo contratto, profili professionali, mobilità, pensioni, formazione.
Alla Scuola serve una parte importante dei fondi comunitari che potrebbero essere assegnati in ritardo per via del blocco di alcuni Paesi per l'assegnazione delle risorse legate alle Next generation. Berlino spinge per un accorso a maggioranza.
Dopo il Governo, anche la Banca d’Italia colloca l'istruzione e la ricerca tra le priorità per le spesa delle risorse con il Recovery fund: "Le proposte sono tantissime – ha detto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco - sia quelle che il Governo ha raccolto sia quelle che vengono fatte da molti gruppi istituzioni, enti. Ogni giorno credo di ricevere uno o due documenti, credo che sia bene che proposte specifiche non vengano da parte nostra, ma possiamo identificare i ritardi che abbiamo" a partire dal “capitale umano”.
L’Anief ritiene che questo tipo di impostazione del Governo e dei Ministeri siano un buon viatico verso l’assegnazione coerente dei fondi del Recovery fund. Fu il presidente Anief, Marcello Pacifico, non a caso, a portare avanti questo genere di richieste duranti gli Stati generali di Villa Pamphili voluti dal premier Giuseppe Conte, sostenendo che per ammortizzare gli effetti della pandemia sarà fondamentale investire nel rilancio della scuola, dell'università e della ricerca con delle richieste ben precise avanzate dalla Cisal per: mettere in sicurezza e ammodernare le nostre 42 mila sedi scolastiche, attuare un piano straordinario di assunzioni con la riapertura delle GaE e la stabilizzazione di tutto il personale precario, procedere alla conferma nei ruoli di tutti i docenti assunti con clausola rescissoria, trasformare tutti i posti da organico di fatto a organico di diritto, rivedere gli organici nel rapporto alunni-classi, alunni-scuole autonome, alunni-insegnanti, alunni-Ata per garantire il corretto distanziamento sociale, promuovere la sicurezza durante l’attività didattica con il riconoscimento del rischio biologico e una finestra per l'uscita a 61 anni per le pensioni senza penalizzazione, ripristinare il ruolo di ricercatore universitario, rinnovare i contratti con aumenti di 450 euro mensili per avvicinare gli stipendi alla media europea.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE VISCO
Interpellato specificatamente sui progetti dell’Italia per il Recovery fund, il governatore della Banca d’Italia ha replicato che occorre prima di tutto "operare sul basso livello di istruzione" anche "dotando l'intero ciclo di risorse migliori e più adeguate", come risulta "essenziale" recuperare il gap sulla ricerca, con la spesa "che è la metà della media Ocse. Sono problemi che sottolineiamo da anni" ha dichiarato Visco.
LA POSIZIONE DI ANIEF
Per l’Anief i fondi del Recovery fund devono servire per migliorare gli apprendimenti, contrastare la povertà educativa e il tasso di dispersione scolastica nonché le diseguaglianze sociali; rivedere i concetti di scuola a tempo pieno e a settimana corta; reintrodurre l’insegnamento per moduli nella scuola primaria e dell’infanzia con l’insegnamento specialista in lingua inglese e il docente di educazione fisica; stabilizzare almeno 40 mila unità di personale Ata ed educativo attraverso l’utilizzo delle graduatorie di 24 mesi e la realizzazione dei profili professionali già prevista dal Ccnl, ripristinare la figura del ricercatore, stabilizzare tutti i precari, queste solo le priorità.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, è giunta l’ora di “sconfiggere la precarietà, ampliare gli organici in rapporto alle esigenze del territorio anche in orario extracurriculare e con una rimodulazione dell’obbligo scolastico devono essere una delle priorità. Perché ancora paghiamo le conseguenze di avere cancellato con la legge 133/08 risorse umane e strumentali, per colpa di una sfrenata spending review. Non è un caso se nel 2013 l’Italia è scesa a 4.455 ore studio nell’istruzione primaria, rispetto alle 4.717 dell’Ocse e a 2.970 in quella superiore di primo grado rispetto alle 3.034 sempre dell’Ocse con un tasso di NEET tra i 15 e i 29 anni del 23,2% rispetto al 15,8% dell’Ocse”.
“Durante lo stesso periodo – conclude Pacifico - un istituto su quattro è stato cancellato come sede di direzione con processi di dimensionamento che oltre a ridurre l’organico di dirigenti e Dsga di 4 mila unità, ne hanno colpito il funzionamento. Senza dimenticare l’innalzamento del numero di alunni per classe, all’origine dei 31.000 gruppi-pollaio, composti da 25 alunni”.
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