Il record dei contagi a livello nazionale non risparmia le scuole, dove comunque il numero di positivi al Covid19 rimane relativamente basso. Ne dà notizia oggi il ministero dell’Istruzione, pubblicando i dati risalenti a cinque giorni fa, “alla data del 10 ottobre”, e che quindi non tengono conto dell’impennata di questo inizio settimana: “gli studenti contagiati – riferiscono dal dicastero dell’Istruzione - sono pari allo 0,080% (5.793 casi di positività), per il personale docente la percentuale è dello 0,133% del totale (1.020 casi), per il personale non docente si parla dello 0,139% (283 casi)”.
Il sindacato reputa, alla luce dei casi crescenti di contagio, sempre più rilevante far riconoscere al personale scolastico, che ogni giorno rischia la propria salute, l'indennità di rischio biologico: “Una indennità forfetaria – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - servirebbe a ripagare almeno in parte del rischio biologico e del lavoro gravoso che i dipendenti degli oltre 8.200 istituti scolastici italiani sono chiamati a svolgere, ancora di più in tempo di Covid19, e per i quali continuiamo ad auspicare una uscita anticipata a 61-62 anni senza decurtazioni, tenendo anche conto dell’alta percentuale di lavoratori potenzialmente fragili e con un’alta vulnerabilità psico-fisica confermata dai dati ufficiali emessi dalle strutture preposte. Considerando anche le somme già destinate al comparto scuola, abbiamo calcolato che l’indennità si aggirerebbe sui 450 euro: una somma che, tra l’altro, permetterebbe di innalzare gli stipendi assegnati ai nostri docenti e Ata, tra i più bassi dell’area Ocse ed europea, e pertanto, alla luce della complessità della professione docente, sarebbe anche da considerare strutturale e quindi permanente”.
Non sono affatto rassicuranti i dati odierni del monitoraggio, condotto dal Ministero dell’Istruzione con la collaborazione dei dirigenti scolastici, condivisi con l’Istituto Superiore di Sanità, precisano ancora dal ministero di viale Trastevere: considerando che si fermano al 10 ottobre, prima del brusco innalzamento dei casi di positività degli ultimi giorni, la tendenza sembra confermare – seppure con proporzionalità minori – i dati assoluti nazionali che hanno fatto riscontrare il record di casi di positività, seppure in presenza del numero maxi, mai riscontrato, di tamponi effettuati.
RIAPRIRE IL CONFRONTO
Alla luce di questo, le misure da adottare nelle scuole per ridurre al minimo il numero di contagi vanno senz’altro riconsiderate, anche e soprattutto alla luce del sensibile incremento di contagiati da coronavirus riscontrato in Italia come in altri Paesi. Pertanto, Anief ribadisce la necessità di riaprire il confronto con l’amministrazione per fare il punto sugli aggiornamenti in merito alle norme anti-contagio, ai riflessi sul lavoro delle nuove regole approvate per l’inizio del nuovo anno scolastico, agli aspetti sulla sicurezza nelle scuole e alle vicende relative ai lavoratori fragili.
Una circostanza che darebbe anche il la ai previsti tavoli permanenti regionali, anch’essi previsti ma non attivati. Il tavolo di confronto, si legge nel protocollo approvato ad inizio agosto, si sarebbe dovuto comporre “da rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, del Ministero della Salute e delle OO.SS. firmatarie del presente Protocollo, con funzioni di gestione condivisa relativa al confronto sull’attuazione del Documento tecnico scientifico presso le istituzioni scolastiche”.
PERCHÉ L’NDENNITÀ DI RISCHIO BIOLOGICO
Anche considerando l’alto numero di alunni e docenti in quarantena, Anief torna a chiedere al giorno di rischio biologico e lavoro gravoso, prevedendo un assegno analogo a quello assegnato a medici e infermieri, da applicare inizialmente per i lavoratori potenzialmente fragili e poi per tutti gli altri, considerando la maggiore vulnerabilità psico-fisica di chi insegna e di chi opera a scuola. Adottarlo rappresenterebbe un segnale importante di attenzione verso una categoria che dagli ultimi governi ha ricevuto tagli da tutti in punti di vista, anche a livello di compensi, rimasti fermi un decennio prima di essere incrementati di appena il 3,48% nel 2018. Parallelamente, bisognerebbe prevedere anche una finestra di uscita dal lavoro a 61-62 anni, considerando finalmente la professione come gravosa.
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