Così risponde Anief alle ultime indicazioni sulla scuola previste dal Decreto della presidenza del consiglio dei ministri varato ieri contenente nuove misure restrittive per fronteggiare l’emergenza coronavirus: tra le disposizioni, valide fino al 13 novembre, si stabilisce l’ingresso a scuola per i liceali non prima delle 9. Gli istituti interessati hanno pochi giorni per adeguarsi. L’imposizione oraria lascia perplesso il sindacato. E comunque va applicata solo in caso di “situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali”.
Marcello Pacifico, presidente Anief: “Non ci sono le condizioni per garantire agli studenti i trasporti nelle aree extraurbane né in quelle urbane a parte le zone servite dalle metropolitane. Si ampliano, inoltre, le difficoltà per i genitori lavoratori e per gli studenti che con questo ‘paletto’, che impone l’uscita un’ora dopo, non avranno più tempo per studiare a casa. Inoltre, fa pensare il fatto che i 350 milioni per il trasporto locale, inseriti nella prossima legge di Bilanci, potranno essere spesi soltanto con il nuovo anno solare.
Vi sono importanti novità per il mondo della scuola nell’ultimo Dpcm, presentato ieri sera dal premier Giuseppe Conte, incentrato su nuove misure restrittive per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Nel testo definitivo viene precisato che gli enti locali possono comunicare al ministero dell’Istruzione le “situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali” e in relazione a esse chiedere che le scuole superiori possano adottare “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata”. Per le scuole di secondo grado verranno anche favorite modalità flessibili di organizzazione didattica con ingresso comunque non antecedente alle ore 9.
IL RILIEVO DEL CTS
La disposizione si rende necessaria, tuttavia, non per andare incontro ad esigenze di tipo didattico-formativo, ma solo per ridurre le possibilità di affollamento sui mezzi di trasporto pubblico. Come giustamente rilevato nei giorni scorsi dal Comitato tecnico scientifico, uno dei motivi di maggiore criticità di questa fase della pandemia in Italia è rappresentato “dal trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato alle rinnovate esigenze, nonostante il CTS abbia evidenziato fin dallo scorso mese di aprile la necessità di riorganizzazione, incentivando una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager”.
MEZZI DI TRASPORTO NON ADEGUATI
Il rilievo del Cts è pertinente. Scrive oggi Tuttoscuola, “la ragione avanzata per l’eventuale chiusura sarebbe la necessità di diminuire sensibilmente il numero degli utenti dei mezzi pubblici di trasporto, sui quali sarebbe impossibile rispettare le norme fissate di capienza limitata. Ma perché non si è lavorato in questi mesi per ampliare l’offerta dei mezzi di traporto, così come si è lavorato per rendere sicure le scuole?”.
La rivista specializzata sostiene che si sta realizzando una “ventata di follia”, per “l’accrescersi dei casi di positivi al Covid 19” che “spinge politici e amministratori a proporre misure di protezione della salute pubblica che contrastano in modo clamoroso con la promozione del benessere sociale (che non è solo sanitario). Accanto a una serie di restrizioni di spazi di libertà di movimento e di commercio, non mancano voci di peso che discettano di scuola, proponendo anche il ritorno integrale alla didattica a distanza”.
EPPURE LA SCUOLA...
Eppure, “se ci sono oggi luoghi “protetti”, quelli sono proprio le scuole”. Eppure, “a differenza di quel che è accaduto in altri settori, dirigenti, docenti e operatori scolastici hanno lavorato duramente e continuativamente durante i mesi del confinamento (in particolare per l’intera estate e lo fanno ancora oggi) per far sì che gli istituti potessero accogliere nel migliore dei modi, nel rispetto delle norme anticovid, i loro studenti. Un gran lavoro fatto anche in presenza di gravissime lacune organizzative non certo dovute a carenze interne”. Eppure, “ogni dirigente scolastico, docente, personale amministrativo e ausiliario (...) si è dovuto trasformare (per salvare il salvabile) pure in geometra, architetto, medico, esperto di sicurezza così da garantire il più possibile agli alunni una ripresa dell’attività didattica in presenza”.
E adesso cha si fa? Si fa pagare alla scuola superiore, a oltre due milioni e mezzo di alunni, la mancata organizzazione del sistema dei trasporti. “Verrebbe da dedurne che alla maggior parte dei decisori la scuola sia indifferente: ci sia o non ci sia, funzioni o non funzioni, la società va avanti lo stesso. Il punto è: quale società? quale destino per le giovani generazioni che sono le più colpite dalla pandemia? “E’ vero che tutto nell’emergenza è difficile, ma è anche vero che tutto nell’emergenza è possibile. La scuola ha un gran bisogno di decisione e di velocità, di chiarezza e di trasparenza, di progetti mirati e prontamente realizzabili”. Quelli di cui continua a non esservi traccia, se non nelle buone intenzioni del decisore politico di turno.
OGNI SCUOLA FA DA SE
Anief fa rilevare, comunque, che all’interno del Dpcm introdotto ieri viene espressamente indicato che le “le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza”, si attua solo in caso di “situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali”. Pertanto, appare chiaro che le disposizioni orarie da attuare vengono definite dagli organi collegiali di ogni istituzione scolastica e non possono essere calati dall’alto.
LA PARTE DI TESTO SULLA SCUOLA DEL DPCM DEL 18 OTTOBRE
“Fermo restando che l’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00. Allo scopo di garantire la proporzionalità e l’adeguatezza delle misure adottate è promosso lo svolgimento periodico delle riunioni di coordinamento regionale e locale previste nel Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021”.
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