Chi opera nella scuola, anche come Ata, si sottopone a un rischio biologico effettivo: l’assegno garantito per lo stesso motivo al personale sanitario deve essere previsto anche per i lavoratori della scuola. Occorre quindi prevedere l’immediata riapertura del Contratto collettivo nazionale di comparto, all’interno del quale prevedere una somma da assegnare per tale rischio, derivante proprio dal carattere gravoso della professione, assieme all’adeguamento all’inflazione dello stipendio del personale della scuola. A chiederlo è stato il sindacato Anief alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, nel corso dell’ultimo incontro svolto con il presidente Marcello Pacifico.
Il leader del giovane sindacato ha detto che “è ragionevole pianificare una riapertura della contrattazione per assegnare un forfait di 10 euro al giorno a quel personale che si sottopone a rischi e stress non indifferenti, a contatto con tanti alunni, all’interno di edifici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, oggi in alto numero fatiscenti e in perenne ristrutturazione. Si tratta d’indennità che – ha proseguito – di norma vengono riconosciute a certe tipologie di personale per il quale sussiste quella che viene definita come una ‘presunzione rilevante di rischio’. Spetta, in sostanza, per quelle prestazioni di lavoro che comportino continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale del lavoratore, ciò indipendentemente da quella che potrebbe essere la categoria o il profilo professionale di appartenenza”.
La scuola è un luogo di assembramento e chi vi opera come lavoratore si espone a un potenziale rischio quotidiano per la propria salute: rischio che va considerato contrattualmente con una indennità giornaliera minima. Ne è convinto il presidente dell’Anief: “Quello del docente, e di buona parte del personale tecnico, amministrativo e ausiliario, è un lavoro relazionale, che ogni giorno prevede lo scambio ravvicinato di contatti con decine di alunni – ha spiegato il sindacalista -: in un contesto di continua preoccupazione per il contenimento dell’epidemia diventa ancora più pertinente il conferimento di un’indennità di rischio”.
Nel 2011, già una decina di anni fa, lo stesso INAIL nel suo documento “Il rischio biologico nei luoghi di lavoro. Schede tecnico-informative” affermava che “le scuole sono annoverate tra i cosiddetti ‘ambienti indoor’” (ambienti confinati di vita e di lavoro). In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative. Per il rischio biologico, un’attenzione particolare meritano gli istituti che hanno indirizzi particolari quali quello microbiologico o agrario. In tali scuole, infatti, spesso vengono svolte attività in laboratorio che richiedono il contatto con colture microbiologiche o esercitazioni nel settore agricolo e zootecnico.
Questa mancata considerazione diventa ingiustificabile se si pensa all’alto numero di over 60 e di lavoratori potenzialmente fragili, al riscontrato livello di burnout e della maggiore vulnerabilità psico-fisica di chi insegna e opera nella scuola: occorre quindi, in parallelo, introdurre pensioni anticipate anche per chi siede dietro la cattedra, in tutti i cicli scolastici, e per chi ha superato i 61 anni. L’Anief chiede, alla luce di tutto questo, una riapertura della sessione contrattuale specifica per riconoscere sia il carattere gravoso dello svolgimento della professione docente in tutti gli ordini di scuola, come si evince dagli studi sullo stress da lavoro correlato e burnout del dottor Vittorio Lodolo D’Oria, ragion per cui risulta indispensabile allargare l’attuale finestra di assegno di anticipo pensionistico prevista soltanto per il personale dell’infanzia ed estendere a tutti gli ordini di scuola il riconoscimento di lavoro gravoso, sia l’adeguamento all’inflazione dello stipendio del personale della scuola.
“Il gap di 1.000 euro medi in meno al mese rispetto alla media UE – ha ricordato il presidente Anief - è rimasto invariato e si confermano significative le differenze tra i paesi europei negli stipendi tabellari iniziali degli insegnanti: i compensi possono, infatti variare, a seconda del paese, da 5 a 80 mila euro lordi all’anno”. Scorrendo il Rapporto Eurydice 2020 risultano, infatti, decisamente più alti gli stipendi iniziali degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia e Scozia. Stipendi ancora maggiori si registrano in paesi con PIL pro-capite alto: Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia. “Le stime europee indicano che gli stipendi dei nostri prof possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio. Per il nuovo contratto, Anief chiede da tempo non meno di 240 euro medi mensili di aumento”, conclude il suo presidente nazionale.
Queste e diverse altre proposte del sindacato sono state tradotte in una memoria con 15 temi essenziali da affrontare per far ripartire l’intero Paese, consegnata ai vertici del ministero dell’Istruzione al termine dell’incontro tenuto ieri con la ministra Lucia Azzolina.
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