Cresce il budget che la Commissione europea metterà a disposizione dell’Italia per la ripresa post-Covid-19. E cresce pure la quota parte che verrà dedicata al rilancio della Scuola. Salgono infatti complessivamente a 222,03 miliardi le risorse previste negli investimenti del cosiddetto Piano Recovery. Di questi 209,84 riguardano il Next Generation Eu: 66,6 miliardi sono già impegnati in progetti in essere, 143,24 su nuovi progetti. I dati emergono dalla tabella allegata al documento che il governo ha predisposto e girato ai partiti di maggioranza nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nello specifico, per quanto riguarda l’Istruzione sono 27,91 i miliardi messi a disposizione: di questi, 22,29 miliardi saranno destinati a nuovi progetti.
Il sindacato Anief prende atto dell’incremento, ma avverte: diventa ora fondamentale non disperdere i fondi provenienti dall’Europa. Quando in primavera verranno stanziati, dovranno servire a valorizzare anche il personale, adeguando certamente gli stipendi, oggi tra i più bassi dell’area Ocde, introducendo quell’indennità di rischio biologico che il Covid ha fatto esplodere ma che in realtà per chi insegna esiste da sempre ed è dimostrata dalla troppo elevata percentuale di burnout presente nella categoria. Stabilizzazione dei precari, incremento degli organici, delle sedi scolastiche, quindi delle dirigenze e dei Dsga sono gli altri punti su cui bisognerà intervenire, spazzando via una volta per tutte gli effetti nocivi del dimensionamento partito nel 2008 e mai contrastato a dovere. A questi fondi, inoltre, sarebbe bene aggiungerne altri, anche di matrice privata, così da rendere la scuola autonoma a tutti gli effetti, smarcandola da debiti pubblici e crisi di Governo.
Secondo Marcello Pacifico, “chi di dovere è bene che si prenda sin da subito l’impregno di investire al meglio questi fondi: andare a rivedere i parametri per l’assegnazione degli organici è una delle missioni che si dovranno definire. Il numero di alunni per classe deve ridursi in modo radicale, per contrastare il Covid-19 ma non solo, anche quindi in pianta stabile. La Legge 133 del 2008 ci ha portato via 4mila scuole autonome e oltre di 15mila i plessi. Grazie anche al nostro apporto, abbiamo recuperati 3.000 plessi. È l’ora di continuare a seguire questa strada”.
Sale dotazione per la scuola nel Recovery Fund: lo conferma l’agenzia Ansa, che parla di oltre 20 miliardi destinati alla 'missione Istruzione'. In particolare, sarebbero previsti oltre 6,8 miliardi per l'edilizia scolastica e oltre 14 per tutti gli altri capitoli fra cui accesso all'istruzione, potenziamento della didattica, percorsi professionali e Its. La cifra inizialmente prevista era di circa 14 miliardi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza predisposto dal governo, integrato con gli altri fondi europei di Coesione e di React Eu, porta la quota di investimenti previsti al 70% e “assicurerebbe, secondo stime in corso, un impatto sul Pil di circa 3 punti percentuale e un incremento occupazionale superiore a quelli precedentemente stimato”.
IL PIANO PER L’ISTRUZIONE
“La prima componente, ‘Potenziamento delle competenze e diritto allo studio’ – si legge nelle 13 pagine delle linee di indirizzo del piano inviate alle forze di maggioranza – è dedicata al potenziamento delle competenze e del diritto allo studio, alla lotta contro la povertà educativa e ai divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione. La componente è stata significativamente rafforzata nella sua dotazione finanziaria”, si rivendica nel testo.
“Le linee portanti sul contrasto ai divari territoriali sono costituite da un forte investimento su asili nido, scuole di infanzia e sezioni primavera, potenziato per colmare il divario nei confronti dei paesi europei più avanzati, in particolare nel Mezzogiorno – si legge ancora nel testo – insieme a interventi sulle scuole con maggiore incidenza di abbandono ed esiti educativi deboli, e finanziamenti per alloggi per studenti. Per il potenziamento della didattica si prevedono interventi per la didattica digitale integrata, le competenze STEM e il multilinguismo, con un focus specifico alla formazione delle donne”.
“È stato inserito un progetto da un miliardo per l’estensione del tempo pieno nelle scuole. Parallelamente si investirà, con maggiori risorse, nelle infrastrutture (cablaggio, laboratori, aule didattiche). Infine, si intende favorire una maggiore integrazione tra scuole superiori e università e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante rivolta al mondo del lavoro, una riforma e un investimento molto importanti per le nuove generazioni. Si tratta di una componente particolarmente significativa non solo perla dimensione generazionale del PNRR, ma anche per quelle di genere e territoriale. Appare opportuno a tal fine sviluppare ulteriormente gli investimenti e i progetti operativi all’interno di precise linee di riforma. Le risorse complessive per questa componente sono pari a 15,4miliardi, a cui si aggiungono 1,35 miliardi di ReactEu”.
“La seconda componente, ‘Dalla ricerca all’impresa’, guarda alla ricerca di base, applicata e al trasferimento tecnologico. Mira a rafforzare il sistema della ricerca lungo le diverse fasi della maturità tecnologica e a innalzare il potenziale di crescita del sistema economico, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S, tenendo conto dei divari territoriali e della tipicità delle imprese”.
“Una prima direttrice di intervento, significativamente potenziata – viene rimarcato nelle linee di indirizzo del Recovery plan – è rivolta al rafforzamento della filiera di R&S nel sistema della ricerca e nel sistema economico, attraverso il potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca, i partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca orientati alle sfide strategiche di innovazione che il Paese ha davanti a sé. In particolare, sono stati introdotti interventi per due miliardi volti al finanziamento del fondo programma nazionale della ricerca, dei nuovi PRIN, e del fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca, in particolare nel Mezzogiorno”.
“Una seconda direttrice si focalizza sul potenziamento dei meccanismi di trasferimento tecnologico, incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l’innovazione attraverso l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo. Sono contemplati, in quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di ”reti nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies), la creazione di “ecosistemi dell’innovazione” attorno a ”sistemi territoriali” di R&S. L’ultima direttrice prevede interventi di sostegno all’innovazione nelle PMI attraverso dottorati innovativi e green. Le risorse complessive per questa componente sono pari a 15,4 miliardi, a cui si aggiungono 1,35 miliardi di ReactEu”.
Fonte: Orizzonte Scuola
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