Nelle graduatorie ad esaurimento sono rimasti meno di 8 mila docenti, per lo più del primo ciclo e in particolare della scuola dell’Infanzia. Il paradosso è che in quelle liste vi sono ancora dei precari che attendono l’immissione in ruolo da decenni. Oggi Orizzonte Scuola racconta la storia di una maestra pugliese che a 55 anni, vincitrice del concorso ordinario 1999/2000, continua a essere precaria. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “per ovviare il problema basterebbe snellire le procedure e assumere anche sui tanti posti liberi ma considerati in organico di fatto, quindi da considerare invece vacanti a tutti gli effetti. Anche perché questo stesso personale da anni lavora come supplente e poi non si può dimenticare che esista. Soprattutto se ci sono i posti per accoglierlo. Ma non si fa e il precariato lievita, fino a superare le 250 mila supplenze annuali, come è accaduto quest’anno, precarizzando di fatto così anche la didattica. Nel frattempo, i diplomati magistrale continuano anche loro a essere respinti. Come continua a essere elusa la strada alternativa che avrebbe portato in ruolo da tempo anche la maestra che ha vinto il concorso e rischia di andare in pensione da precaria: l’adozione della direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’UE sull’assorbimento nei ruoli di chi svolge 36 mesi su posto libero, con la conseguenza che crescono in modo esponenziale i ricorsi al giudice del lavoro per recuperare pure un indennizzo equo per il danno subito”.
Il problema delle GaE dell’Infanzia non sembra risolto: in alcune province gli elenchi sono ancora lì, lungi dal dare seguito al loro nome Graduatorie ad esaurimento, scrive la stampa specializzata. Costituite nel 2000, in seguito al concorso DD 6 aprile 1999, le graduatorie del concorso sono state “smaltite” con il piano straordinario di assunzioni Renzi del 2015, le GaE invece continuano ad esistere.
IL CASO
Una docente scrive ad Orizzonte Scuola: “Ho 55 anni e sono ancora precaria; faccio parte della GAE infanzia in quanto ho superato il concorso ordinario 1999/2000, ma non di ruolo!”. La testata specializzata risponde ricordando che la normativa dispone le immissioni in ruolo al 50% dai concorsi e al 50% dalle GaE. Quindi i nuovi concorsi non tolgono posti al numero di immissioni in ruolo possibili da GaE. Dare tutti i posti alle immissioni in ruolo da GaE? Bisognerebbe modificare la normativa, ma non ci risulta in agenda ministeriale”. Poi aggiunge: “In questi anni le GaE hanno vissuto vicende alterne per l’inserimento e il depennamento degli insegnanti con diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/02 che hanno chiesto l’inserimento. La vicenda giudiziaria non è ancora conclusa, ma trattandosi appunto di una vicenda giudiziaria bisogna attendere le decisioni dei giudici”.
LA RABBIA DEGLI ESCLUSI
Inoltre, “dal 1999 in poi ci sono stati altri concorsi, il primo nel 2012 il secondo nel 2016 e poi quello del 2020 ancora da espletare (più il concorso straordinario riservato a docenti con almeno due anni di servizio). Un modo per aumentare del 50% la possibilità di immissione in ruolo. Questo non risolve il problema delle GaE, ma il sistema va guardato nel complesso, non nel contesto della propria situazione individuale. La Legge di Bilancio 2021 ha introdotto 1.000 posti in più per il grado di scuola infanzia. 1.000 posti in più per il potenziamento dell’offerta formativa. I posti saranno utili innanzitutto per la mobilità dei docenti di ruolo (50% dei posti vacanti e disponibili) e per le immissioni in ruolo (50%)”. Sicuramente, concludono dalla redazione, riguardo l’assunzione a tempo indeterminato “il diritto non verrà meno. Le circostanze di questi anni sono state numerose e ciascuno ha anche fatto la propria scelta, di vita e professionale: attendere, cambiare provincia, provare i concorsi, aumentare il punteggio. Sono scelte a volte sofferte, a volte accompagnate da rabbia nei confronti del sistema “si vince un concorso e non si viene assunti”, comprensibile il senso di disillusione”.
I PASSI INDICATI DAL SINDACATO
Per evitare che passi un altro decennio in attesa di svuotare le GaE e continuare a vedere crescere il numero di precari nella scuola, secondo Anief sarebbe più che opportuno che sul reclutamento dei docenti in vista del prossimo anno scolastico cambi più di qualcosa. Prima di tutto prevedendo l’ampliamento dell’organico di diritto, poi assumendo direttamente da graduatorie d’Istituto, un’idea proposta non molto tempo fa anche dal Movimento 5 Stelle. Del resto, se si tratta di graduatorie utili per chiamare i supplenti, per quale motivo allora non sono valide per assumere in ruolo? In tal modo si andrebbero anche a eliminare le tante esclusioni e dimenticanze di categorie nei bandi di concorso sia straordinari che ordinari. E si potrebbero così inserire i precari che hanno insegnato nella scuola dell’infanzia, come nella primaria e nelle paritarie, per i quali non è stata attivata alcuna sessione concorsuale riservata. Gli unici che rimarrebbero fuori sarebbero i docenti di religione cattolica, per i quali deve essere prevista una sessione straordinaria e non una misera quota parte nel concorso ordinario.
VINCOLI E CONCORSI BLOCCATI
Si dovrebbe poi intervenire nella Call veloce, la confermata procedura di chiamata per l’assunzione in ruolo di personale docente ed educativo sui posti che rimangono vacanti e disponibili in ciascun anno scolastico dopo le operazioni di assunzione a tempo indeterminato: se proprio si credeva in questa nuova modalità di assunzione, si sarebbe dovuto permettere di aderire anche a chi era inserito nelle graduatorie d’istituto. Oltre che evitare di imporre il vincolo di immobilità di cinque anni. Il prezzo da pagare, se invece non si prendesse alcuna decisione, considerando anche che i concorsi continuano a essere bloccati per via del Covid19, è sempre quello, se non peggiore: i 60 mila posti che sarebbero dovuti andare a docenti di ruolo e invece assegnati a supplenza. Con casi limite, come Lombardia, di 5.500 posti scoperti solo per il sostegno.
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