Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza non c’è alcun ripensamento rispetto alla bozza del documento italiano approvata dal CdM a gennaio e trasmessa al Parlamento. Il Governo Draghi conferma in pieno l’impegno con l’Unione europea, con sei missioni del programma enunciate nella bozza: innovazione, digitalizzazione, competitività e cultura; transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. A ribadirlo è stato il ministro dell'economia e delle finanze Daniele Franco, che ha definito il progetto “un’assoluta priorità per il Governo”, con il potenziamento della scuola che continua ad essere tra gli obiettivi capofila. Ciò perché si è anche finalmente “consapevoli dei problemi strutturali che hanno afflitto il nostro Paese nel passato in fase di progettazione e realizzazione di investimenti e riforme”. Il titolare del Mef ha ricordato che “la seconda dimensione delle disparità del Paese riguarda i giovani” e che “in Italia il tasso di disoccupazione di chi ha meno di trent’anni è quasi tre volte maggiore rispetto a quello dei lavoratori più anziani. La quota dei giovani che non studiano e non lavorano è la più elevata dell’Unione”. Alla luce di questi dati, anche per il nuovo Governo è chiaro che occorre fare uno sforzo importante per migliorare la formazione giovanile, a tutti i livelli.
Come già detto a gennaio, il sindacato Anief accoglie con soddisfazione ed orgoglio il fatto che la scuola e la Conoscenza siano uno dei cardini del Piano di Rilancio. “La scuola – ricorda il presidente Anief, Marcello Pacifico - determina il futuro del Paese, preparando i più giovani alla vita, al loro inserimento nella società e offrendo loro prospettive professionali. La scuola costituisce anche il primo strumento per l’integrazione, la pari opportunità e migliori prospettive di vita professionale. È la base su cui si poggiano la creazione della comunità nazionale e la coesione sociale garantendo lo sviluppo del Paese e la sua crescita di lungo periodo. Per questi motivi – continua Pacifico -, l’Anief si batte per rafforzare l’accesso all’istruzione indistintamente per tutti, anche attraverso la cancellazione del digital devide, che passa anche per la digitalizzazione. Come pure per la riduzione della povertà educativa, per l’aumento del “tempo-scuola”, per l’anticipo della scuola obbligatoria a tre anni, consapevole che l’abbandono dei banchi passa attraverso la rimodulazione degli organici, la semplificazione del reclutamento, l’assorbimento del precariato così da coprire le supplenze record, ma anche prorogando l’obbligo formativo fino alla maggiore età. E semplificando le procedure, affinché tutti possano conseguire l’abilitazione e avere accesso al ruolo in quei tempi che la stessa l’Ue ci chiede”.
Il progetto Next Generation EU è stato introdotto “dalla Commissione Europea per dare una risposta comune ai danni economici e sociali causati dalla pandemia da Covid-19” e rappresenta “un passaggio storico nel processo di integrazione europea”. A sostenerlo è stato ministro dell’Economia, Daniele Franco, aggiungendo che “circa il 90 per cento dei 750 miliardi del Next Generation Eu saranno distribuiti attraverso il “Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza”, con “le linee guida della Commissione” che prevedono l’accesso “alle risorse”, di “ciascun paese” attraverso la predisposizione “di un Piano (il PNRR), che descriva i programmi nazionali di investimento e di riforma che intende attuare”.
Secondo quanto indicato nella bozza del Piano italiano trasmessa al Parlamento, il Dispositivo prevede fondi a disposizione del nostro Paese, per gli anni 2021-2026, per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 dei quali sotto forma di trasferimenti, 127 sotto forma di prestiti. Nella finalizzazione del Piano, ha spiegato il ministro, bisognerà tener conto dei dati finanziari più aggiornati che tengono conto del fatto che il regolamento europeo emanato a febbraio prende a riferimento, per la determinazione della parte riguardante i prestiti, il reddito nazionale lordo del 2019. Questo porterà a una stima dell’entità delle risorse dell’ordine di 191,5 miliardi, quindi leggermente inferiore a quella indicata nel Piano a gennaio.
“I piani devono definire un pacchetto coerente di progetti, riforme e investimenti in sei settori d'intervento: transizione verde; trasformazione digitale; occupazione e crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; coesione sociale e territoriale; salute e resilienza; politiche per la prossima generazione, comprese istruzione e competenze. Sono tutte priorità anche per il nostro Paese”, ha ribadito il ministro dell’Economia.
Per questo, tra i progetti previsti figurano il piano asili nido, le scuole 4.0, i programmi per la ricerca e le relative infrastrutture. Infine, il ministro dell’Economia ritiene che “solo con il coinvolgimento dei territori è possibile selezionare progetti in grado di soddisfare i bisogni di cittadini e imprese. Ciò è particolarmente vero per i progetti nel campo dell’istruzione, della sanità, del ciclo dei rifiuti”.
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