Sono stati pubblicati gli esiti delle oltre 90mila domande di trasferimento dei docenti di ruolo: come prevedibile, rimane alta la percentuale di coloro che non sono stati accontentati, seppure in presenza di posti vacanti e disponibili che in alta percentuale avrebbero sicuramente potuti accoglierli. La mancata mobilità è dovuta a diverse norme sbagliate e paletti gratuiti dell’amministrazione, come il limite del 25% nei trasferimenti interprovinciali rispetto ai posti disponibili. Sono complessivamente 47.230 i movimenti del personale docente che avranno effetto pratico dal 1° settembre 2021. Lo scorso anno erano stati 55.008. Una cifra decisamente maggiore e ingiustificata se si pensa che nel frattempo le disponibilità di posti a disposizione è decisamente aumentata. E la delusione è palpabile: “tanti sorrisi ma anche tanta delusione da parte di docenti che non riescono a ottenere il trasferimento richiesto dopo 6, 7, 10 anni dal ruolo. Un contrappasso difficile da accettare per tanti che in questi anni hanno lasciato la loro famiglia per accettare il ruolo sui posti liberi”, commenta Orizzonte Scuola.
“Appena la metà delle domande presentate sono state soddisfatte – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e questo conferma che il diritto alla famiglia non è stato in molti casi ottemperato: una decisione ancora più grave se si pensa che il Comitato tecnico scientifico ha più volte detto che i contagi da Covid vanno prevenuti anche cercando di limitare gli spostamenti dei cittadini. Continuiamo a pensare che l’assegnazione provvisoria annuale senza vincoli possa essere una prima risposta importante a questa ingiustizia. Per questo, come Anief, abbiamo predisposto una serie di ricorsi per la mancata mobilità del personale scolastico, tra cui quello specifico per chiedere subito l’assegnazione temporanea”.
Il ministero dell’Istruzione ha comunicato i numeri ufficiali dei movimenti del personale docente in vista del prossimo anno scolastico: ammontano a 40.786 i trasferimenti dell’anno venturo, di cui 10.465 tra province diverse, mentre i passaggi di ruolo o di cattedra sono stati in tutto 6.444. I movimenti dei docenti tra province diverse sono 10.465, e 4.040 docenti sono passati da posto di sostegno a posto comune. Le disponibilità residue ammontano complessivamente a 112.691 posti, di cui 30.751 di sostegno: 85.000 in tutto l’anno passato.
Il ministero dell’Istruzione ha anche fatto sapere che tutti coloro che hanno presentato domanda di trasferimento di sede per l’anno scolastico 2021/22 hanno ricevuto comunicazione ufficiale dell’esito dello stesso tramite posta elettronica e il portale telematico Istanze Online: in questo caso ogni insegnante interessato dovrà verificare nell’apposita sezione dedicata alla Mobilità per l’Organico di diritto del personale docente, quindi cliccando su “Visualizza il risultato”. Anche le scuole hanno la possibilità di controllare gli esiti attraverso il sistema telematico SIDI.
Il giovane sindacato Anief intende anche venire incontro alle legittime richieste di spostamento che molto docenti hanno presentato e si sono visti negare, pur in presenza di posti liberi per accogliere la loro istanza, continuando la sua battaglia per l’approvazione di una serie di emendamenti al decreto Sostegni-bis: attraverso gli emendamenti, si intende cancellare i vincoli di permanenza sulle sedi con la contrattazione collettiva, almeno lasciando spazio all’assegnazione provvisoria annuale per esigenze di famiglia; ma anche di adottare lo stop triennale in caso di soddisfazione ‘puntuale’, nella scuola indicata dal richiedente. Come pure si intende accordare l’assegnazione provvisoria a “tutto il personale scolastico che abbia presentato relativa domanda”, in modo da “consentire la contemplazione del diritto al lavoro e del diritto alla famiglia, ad invarianza finanziaria, nel rispetto delle norme contrattuali”, in “deroga ai vincoli introdotti dalla Legge 159/19 sulle domande di assegnazione provvisoria per i neo-assunti degli ultimi due anni”. Una disposizione che risponde anche “al divieto di spostamento tra le regioni durante la pandemia”. Un motivo in più per ricorrere al giudice e reclamare il mancato accordo di un proprio diritto al ricongiungimento alla famiglia.
PER APPROFONDIMENTI:
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