Uno studio di Tuttoscuola, pubblicato in queste ore, ha evidenziato che le classi oltre il limite sono state infatti 3.899, pari al 13% delle 29.295 classi del settore; seguono i licei classici, in termini di incidenza percentuale: il 9,4% delle 12.275 classi funzionanti e 1.206 classi sono oltre il limite. In valori assoluti, negli istituti tecnici le classi con non meno di 27 studenti erano nell’a.s. 2020-21 2.919, pari al 7,1% delle 41.007 classi di questo settore, quasi appaiati dagli ex Istituti magistrali con il 6,9%. Gli istituti professionali, invece, presentano un numero relativamente ridotto di classi (955) con il limite superiore ai 26 alunni (3,9% delle 24.311 classi funzionanti).
I dati finali del dossier si focalizzano sulle classi sopra i 26 alunni, ma se si guarda il fenomeno a livello complessivo la situazione è ancora peggiore: da uno studio analogo realizzato alcuni giorni fa dal sindacato Anief sempre a livello nazionale risulta che appena il 12% delle 41mila classi della scuola dell’Infanzia ha meno di 15 alunni, garantendo lo spazio minimo (tra 1,80 e 1,90 metri quadrati ad allievo) che quindi nel 95,1% dei casi è disatteso. Va leggermente meglio alla primaria, dove comunque si arriva solo al 20% (28mila su 131mila) di classi con parametri accettabili. Peggio di tutte sono messe le classi delle scuole medie: su 79mila complessive, solo 7mila (appena il 9%!) rientra nei parametri che comportano una convivenza sicura in classe. Decisamente pessimo è anche lo stato degli allievi delle superiori, ammassato nella grande maggioranza dei casi: su 115mila classi totali solo 18.500 (il 16%) offre garanzie sul distanziamento minimo tra gli studenti.
“La verità – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che senza una presa di coscienza della gravità della situazione, da parte di chi amministra e finanzia la scuola, si rischia di perdere il preziosissimo treno del Recovery fund senza andare a cancellare questa piaga del nostro sistema formativo. Il gap di competenze, sia livello nazionale che internazionale, di cui sono vittime molti nostri studenti, doveva e poteva essere stroncato una volta per tutte andando ad abbattere i parametri per l’autorizzazione delle classi, portandole a massimo 15 iscritti per gruppo.
Sulle classi con un alto numero di iscritti, il ministero dell’Istruzione minimizza: sostiene che il tema delle classi “pollaio” è sul tavolo del ministro Patrizio Bianchi già da febbraio e che alla denatalità non ha fatto seguito il taglio dei posti in organico docente. Tuttavia, dal dossier risultano numeri impressionanti: sono 382mila gli alunni e quasi 25mila i loro insegnanti che nell’anno della pandemia sono stati assegnati nelle 13.761 classi over26 dei diversi ordini di scuola. In particolare, nella secondaria di II grado all’inizio dell’anno scolastico 2020-21 ben 587 istituti si sono trovati nella condizione di dover gestire una o più classi da 27 e più studenti per un totale di 9.974 classi ipernumerose. Alcune hanno numeri elevatissimi: tra prime e seconde classi uniche delle superiori, nel 2020-21 sono state formate 13 classi con ben 40 studenti e 75 classi con un numero di studenti che va tra 31 e 39.
Il sindacato Anief crede che la soluzione, a questo punto, passi per i finanziamenti del Pnrr: “Bisogna utilizzare un terzo di quelli destinati a Scuola e Università – commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief - agendo così sulle strutture scolastiche, ripristinando quelle destituite seguito del dimensionamento avviato nel 2008-2009, sugli organici, andando a rinfoltire quelli dei docenti di 200 mila nuove unità e pure del personale Ata, a cui sono stati sottratti 50 mila posti. Tutto personale che in tempo di pandemia sarebbe stato davvero utile, tanto che il Governo per sopperire al problema ha dovuto introdurre l’organico Covid, peraltro quest’anno tagliato di 33 mila posti e con durata limitata sino a fine 2021”.
“Ripartire in queste condizioni, con diverse migliaia di classi numerose e l’80 per cento non compatibili con una didattica di qualità, il distanziamento che garantisce la tutela della salute, significa avere perso in partenza: in queste condizioni, in autunno ci ritroveremo con un rischio contagio altissimo nelle classi, una didattica che arranca e la minaccia concreta per tanti di tornare alla dad”, conclude il presidente del giovane sindacato.
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