Il sindacato Anief si sofferma sui preoccupanti numeri contenuti nel Report Istat incentrato sui livelli di istruzione del 2020: abbiamo il 30% in meno di laureati e 17 punti di distacco rispetto ai diplomati: peggiora anche il livello degli immigrati, inferiore di dieci punti rispetto a oltre dieci anni fa. Invece di migliorare, in pratica, arretriamo.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “non c’è più tempo da perdere: serve con urgenza l'innalzamento dell'obbligo scolastico estendendolo fino all'ultimo anno delle superiori, una reale tutela del diritto allo studio universitario con detassazione e aumento delle borse di studio, una forte lotta all’abbandono scolastico precoce, introducendo finalmente degli organici differenziati, sulla base delle necessità e non delle mere iscrizioni, e lo ius soli per gli alunni stranieri frequentanti la scuola nel nostro Paese”.
Il sindacato ricorda che le disposizioni utili a recuperare il terreno rispetto ai Paesi europei e avanzati possono realizzarsi nei prossimi anni grazie ai fondi del Recovery Plan. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “i quasi 18 miliardi del Pnrr per l’Istruzione devono avere come priorità l’innalzamento del livello della didattica e il maggiore coinvolgimento dei nostri giovani nel mondo della scuola: l’obbligo scolastico va allargato fino alla maggiore età, oltre che anticipato a 5 anni. Inoltre, vanno cancellate le assurde disposizioni del Dpr 81/2009, che hanno trattato la Scuola e l’Università come se fossero uffici o caserme da dismettere. Bisogna recuperare con estrema urgenza, anche attraverso leggi ad hoc, il tempo scuola, gli organici del personale e gli istituti scolastici che avevamo prima del dimensionamento incentrato su logiche di spending review e non sui bisogni formativi dei nostri giovani e della formazione permanente degli adulti”.
Se non si agisce in fretta, utilizzando al meglio il sostegno che l’UE dà ai suoi Paesi membri, la situazione potrà solo peggiorare. Quanto accaduto negli ultimi anni è emblematico. È cresciuto, infatti, il divario con l'Unione Europea sui livelli di istruzione: i dati Istat pubblicati in queste ore dicono che in Italia solo il 20,1% della popolazione (di 25-64 anni) possiede una laurea contro il 32,8% nell'Ue. Inoltre, in Italia, nel 2020, la quota di diplomati è pari a 62,9% (+0,7 punti rispetto al 2019), un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (79% nell'Ue27) e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell'Unione. Le laureate in discipline scientifiche sono la metà dei maschi.
“Il numero dei docenti e Ata italiani – continua il sindacalista autonomo - va individuato sulla base dei bisogni, aumentando proprio laddove la dispersione è più acuita. E andando anche ad agire per ridurre il divario di genere in determinati studi. Servirà, certamente, pure incentivare i lavoratori del settore, dando loro degli stipendi degni del ruolo che svolgono, con 350 euro di aumento, più altri 100 euro per recuperare l’inflazione, oltre che specifiche indennità, anche di rischio. Come pure cancellare la supplentite. E introdurre, infine, forme di carriera e norme eque sulla mobilità oggi contrassegnata da vincoli che – conclude Pacifico - calpestano il diritto alla famiglia”.
PER APPROFONDIMENTI:
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