Anief ribadisce il rischio di disperdere i preziosi finanziamenti che l’Unione europea si accinge a distribuire tra l’Italia e i Paesi membri: “Bisogna innanzitutto supportare la riduzione del numero di alunni per aula, sdoppiando le classi e nel contempo aumentare il corpo insegnante. È questa la priorità delle priorità; in un colpo solo si andrebbe ad aumentare in modo sostanzioso la sicurezza di chi sta a scuola e a migliorare sensibilmente la qualità dell’offerta formativa e in divenire delle competenze degli alunni, una buona parte dei quali risultano in ritardo rispetto alla media dei paesi moderni. A tale scopo, riteniamo sempre più rilevante attuare una seria revisione dei criteri di formulazione degli organici del personale che garantisca un maggior successo formativo oltre che condizioni di maggiore vivibilità e sicurezza nelle scuole. Sulla necessità di cambiare le procedure di reclutamento del personale scolastico possiamo essere d’accordo, ma anche in questo caso prima di tutto occorre garantire l’accesso ai ruoli dei precari storici. Senza questi passaggi, qualsiasi progetto di rilancio della scuole e dell’insegnamento sarebbe vanificato in partenza”.
I miliardi che la scuola si appresta a ricevere dall’Unione europea per il rilancio post Covid saranno spesi per la nuova didattica e i suoi contenuti: l’ha detto oggi il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo la cabina di regia sul Pnrr a Palazzo Chigi, specificando che “13 miliardi di investimento e per i secondi 5,4 miliardi. Una grande attenzione – ha spiegato il ministro - sarà posta alla scuola dell'infanzia, ma in particolare agli asili nido - ha aggiunto il ministro -, alle mense scolastiche, le palestre, la messa in sicurezza delle scuole, la scuola 4.0 per avere tutti gli istituti dotati al meglio di tutti gli strumenti. E poi un piano di estensione del tempo pieno, la riduzione dei divari territoriali, la riforma degli Its, la didattica digitale integrata e la formazione digitale di tutto il personale e le nuove competenze e nuovi linguaggi". Bianchi ha anche detto che "bisogna ridare dignità al mestiere dell'insegnante".
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in conferenza stampa, ha specificato che sono previsti oltre 5 miliardi pronti per novembre: “Il governo ha riposto la scuola al centro di questo nostro Paese in trasformazione. Il nostro cammino ha due componenti, riforme e investimenti. Poi il ministro annuncia bandi per 5 miliardi a mense, palestre, nidi-infanzia, didattica, edifici e sicurezza. Sei riforme da adottare entro il 2022, le prime: istituti professionali, orientamento al lavoro, riorganizzazione sistema”. Sui docenti ha detto: “Bisogna rendergli dignità”.
Il ministro ha anche detto che è giunta l’ora di cambiare il reclutamento: “per quanto riguarda la scuola primaria c’è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo lavorando mettendo grande enfasi sulle competenze, che poi sono quelle pedagogiche del mestiere. Ciò significa selezione basata non solo su competenze strettamente disciplinari ma anche su competenze provenienti dal tirocinio”.
In precedenza, il premier Mario Draghi aveva annunciato “sei riforme per la scuola da portare a termine con il Pnrr entro il 2022, 17 miliardi di investimenti cui 3 per affrontare l’emergenza asili nido. Tali linee mostrano il pieno rispetto degli obiettivi concordati in sede europea. Oggi iniziamo questo percorso dall’istruzione, formazione e ricerca”, ha detto Draghi spiegando: “A oggi c’è un calendario di massima per le prime sei cabine di regia”. Sulla decisione di partire a distribuire i fondi del Pnrr dall’istruzione, il premier ha detto che è arrivata “un po’ perché il piano dovrebbe disegnare l’Italia di domani, di quelli che oggi sono giovani e poi questo straordinario evento del Nobel al professor Parisi fa pensare nostre potenzialità nel campo della ricerca e della scienza. Formazione e ricerca sono fondamentali per la crescita del nostro Paese”.
COSA PREVEDE IL PNRR
Secondo quanto riporta la rivista Orizzonte Scuola, per il PNNR sono previste tre tipologie di riforma che devono considerarsi, allo stesso tempo, parte integrante del Piano nazionale ed elemento facilitatore per la sua attuazione.
Le riforme orizzontali o di contesto, d’interesse traversale a tutte le Missioni del Piano, sono interventi strutturali volti a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, di conseguenza, il clima economico del Paese. Il Piano ne individua due: la riforma della PA e la riforma del sistema giudiziario. Entrambe sono articolate in diversi obiettivi da realizzare entro il 2026.
A queste si aggiungono le riforme abilitanti, ovvero gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali; tali riforme includono la legge sulla concorrenza, la legge delega sulla corruzione, il federalismo fiscale (da attuare entro marzo 2026) e la riduzione dei tempi di pagamento della PA (entro il 2021) e del tax gap (entro il 2022).
Inoltre, è previsto un certo numero di riforme settoriali basate su modifiche normative in specifici ambiti o attività economiche per migliorarne il quadro regolatorio.
Tra questi interventi rientrano: la riduzione degli ostacoli alla diffusione dell’idrogeno, le misure contro il dissesto idrogeologico, la sicurezza dei ponti, il piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso e quello per la gestione dei rifiuti, la strategia nazionale per l’economia circolare ed i criteri ambientali per gli eventi culturali.
IL PROGETTO PER LA SCUOLA
A tali misure si aggiunge il pacchetto di riforme dell’istruzione che riguarda, in particolare, sia le modalità di reclutamento dei docenti sia il sistema degli istituti tecnici e professionali e dell’università, con particolare attenzione alle classi di laurea e ai corsi di dottorato. Al fine di un più rapido inserimento dei laureati nel mercato del lavoro, è in corso di approvazione definitiva un disegno di legge che semplifica le modalità di accesso all’esercizio di alcune professioni regolamentate.
Il provvedimento rappresenta uno degli interventi di riforma indicati nel PNRR e lo scopo è trasformare la discussione della tesi di laurea nella sede di accertamento delle competenze tecnico-professionali che abilitano all’esercizio della professione (cd. ‘lauree abilitanti’), consentendo così al neolaureato di esercitare subito la professione stessa, senza dover attendere i tempi del superamento dell’esame di Stato. A tale riforma deve poi collegarsi quella che sarà adottata in materia di classi di laurea.
Nell’ambito dell’alta formazione, per sostenere l’investimento in capitale umano in settori strategici per lo sviluppo economico e sociale del Paese e promuovere l’inserimento di giovani neo-laureati nel sistema produttivo, alle imprese che sostengono finanziariamente (tramite donazioni) iniziative formative finalizzate allo sviluppo e all’acquisizione di competenze manageriali è riconosciuto un contributo sotto forma di credito d’imposta, utilizzabile esclusivamente in compensazione, con un’attenzione particolare per le PMI.
Per promuovere lo sviluppo e potenziare l’attrattività degli atenei del Mezzogiorno, alle università statali e non statali legalmente riconosciute che non superino i 9.000 iscritti è attribuito un contributo complessivo di 2 milioni nel 2021.
È istituito il Fondo italiano per la scienza, con una dotazione di 50 milioni nel 2021 e di 150 milioni annui a decorrere dal 2022 per promuovere lo sviluppo della ricerca di base. L’assegnazione delle risorse avviene attraverso procedure competitive ispirate ai parametri dello European Research Council (ERC).
Con riferimento ai progetti relativi alla ricerca ed inerenti al PNRR a carico del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), la valutazione verrà fatta dal neo-istituito Comitato Nazionale per la Valutazione della Ricerca (CNVR) secondo criteri dettagliati che tengono conto delle best practices internazionali.
“Istruzione e Ricerca”: stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro (30,9 miliardi dal Dispositivo RRF e 1 dal Fondo) con l’obiettivo di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
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