Ministero della Salute, dell’Istruzione e Istituto superiore della sanità sono intenzionati a mandare in DAD chi non ha fatto il vaccino: in caso di positività di uno studente al Covid19 e i compagni del positivo sono tutti negativi al test continua la didattica in presenza. Dopo 5 giorni si ripeteranno i tamponi, e nel caso in cui vi sia un altro positivo, agli alunni non vaccinati verrà imposta la didattica a distanza, mentre quelli vaccinati potranno restare in classe.
Il sindacato Anief è pronto a fare le barricate e a ricorrere nuovamente in tribunale. Il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, spiega: “Un provvedimento del genere, con una parte degli studenti a casa e l’altra in classe, sarebbe un messaggio diseducativo inviato proprio a quei giovani ai quali dovremmo insegnare i principi basilari della nostra Costituzione, quali sono l’uguaglianza, la parità di trattamento e l’istruzione”.
Continua la discriminazione a scuola al tempo del Covid19: nelle scorse settimane è stata attuata sul personale scolastico, adesso anche sugli studenti. Perché in base alla nuove disposizioni concordate con l’Iss e che sarebbero sul punto di essere approvate, nella scuola secondaria di secondo grado qualora i compagni dell’allievo positivo risultino tutti negativi al test continua la didattica in presenza. Dopo cinque giorni si ripeteranno i tamponi e, nel caso in cui si dovesse riscontare un secondo studenti positivo, i compagni non vaccinati verranno spediti a casa in quarantena e quindi torneranno alla DAD, mentre quelli vaccinati potranno restare in classe a fare lezione in presenza. Se, invece, dovessero risultare dai temponi tre alunni positivi in una classe, allora scatterà la quarantena per tutti: durerà dieci giorni per i non vaccinati, mentre sarà ridotta a sette per i vaccinati.
Anief non reputa corretto questo modo di procedere da parte dei nostri governanti. Secondo l’organizzazione sindacale autonoma gli studenti sono tutti uguali e non si possono dividere in categorie sulla base della vaccinazione fatta o meno. Ancora di più perché vi sono casi, anche a quella età, in cui gli stessi medici di base hanno dei dubbi sulla pertinenza della somministrazione del vaccino anti Covid19, considerano che l’organismo è in pieno sviluppo e tutto ciò che ne consegue. Anief ritiene che in questo modo si continui a portare avanti una politica vessatoria verso chi per mille motivi non può o non vuole vaccinarsi: attuarla anche contro gli studenti è altrettanto grave che portarla avanti contro i lavoratori della scuola.
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