Si allungano i tempi della formazione obbligatoria di 25 ore rivolta a tutti i docenti di disciplina con almeno un alunno disabile in classe: con Nota n. 32063 del 15 ottobre, il ministero dell’Istruzione che le scuole che hanno “impossibilità di concludere i percorsi entro i termini previsti” potranno “portare avanti l’attività, avendo cura di concludere la formazione prevista entro il 30 marzo 2022”. Si tratta di uno spostamento in avanti di ben quattro mesi, considerando che le indicazioni precedenti dell’amministrazione erano quelle di concludere le attività formative entro il prossimo 30 novembre. Il ministero, scrive nella Nota di queste ore, “ha dovuto prendere atto che la sentenza TAR Lazio n. 9795 del 14 settembre 2021, con cui si è disposto l'annullamento del DI n. 182/2020 e dei suoi allegati (Linee guida, modelli di PEI, Allegati C e C1), ha condizionato negativamente lo svolgimento dell’attività formativa, ritenuta obbligatoria dall’art. 1, comma 961, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, e che difficilmente tale attività potrà essere completata e rendicontata entro il termine previsto”.
Secondo Anief il rinvio dei corsi di formazione da 25 ore propedeutici al sostegno deve essere un’occasione per rivedere i criteri organizzativi: ad iniziare dall’indicazione di esercitare tali periodi di formazione al di fuori dall’orario di servizio, fino all’immotivata esclusione del personale docente precario annuale dalla card docente per l’aggiornamento, invece obbligato a frequentare il corso di 25 ore sulla formazione sulle tematiche dell’inclusione scolastica. Come permangono i timori che alla lunga queste operazioni non comportino un ridimensionamento del corpo docente specializzato su sostegno.
“La decisione di far slittare al 30 marzo il termine di corsi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – deve essere un’occasione per realizzare delle modifiche all’impianto amministrativo che regola questi corsi che riguardano fino a mezzo milioni di docenti. La formazione del personale è importante, ma non può essere gratuita e discriminante: al ministero dell’Istruzione lo abbiamo fatto presente in più occasioni, ora c’è la possibilità di cancellare queste ingiustizie, anche perché altrimenti potrebbe essere il Tribunale amministrativo regionale a prendere in mano la situazione”.
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