Quali sono gli argomenti su cui i lavoratori della scuola chiedono con maggiore insistenza un intervento legislativo? La mobilità bloccata del personale scolastico, a partire da quella dei neo-assunti, ma anche le assunzioni da cambiare, le abilitazioni e specializzazioni da riattivare, la riduzione della burocrazia nella professione e attribuzione di tutte le ore di sostegno agli allievi disabili, la questione stipendiale e delle mancate indennità, la riforma dei profili professionali, l’anticipo pensionistico, la riapertura dei plessi chiusi, l’aumento delle quote di PIL da destinare alla scuola, la riduzione del numero di alunni per classe e la revisione delle norme a scuola per contrastare il Covid. Le emergenze sono state individuate durante il Talk Pulser Anief – Cisal – Cesi tenuto oggi dal segretario generale Anief Daniela Rosano e moderato dalla dottoressa Sabrina Pellerito, vice presidente Com. SOC Cesi, durante il quale sono stati presentati i risultati dell'inchiesta pubblica sulla scuola italiana e il pilastro europeo dei diritti sociali realizzata dalle stesse organizzazioni sindacali.
“I nostri intervistati – ha detto Rosano - ritengono urgente un intervento per cancellare i vincoli e per garantire un trasferimento che possa contare su almeno il 50% dei posti disponibili. La quasi totalità degli interpellati considera prioritaria anche la questione del ricongiungimento familiare in caso di fruizione di Legge 104/92 o figli minori di 12 anni e auspica, in questi casi, di poter contare sul 100% dei posti disponibili. Parlare, dunque, di continuità didattica laddove viene mantenuta ancora la mistificante distinzione tra organico di diritto e organico di fatto è pretestuoso”.
Sulle assunzioni del personale, ha continuato la sindacalista, “la stragrande maggioranza degli intervistati ritiene molto importante la previsione di un sistema di reclutamento strutturato che ci aiuti a uscire dall’emergenza. Ricordiamo sempre qualche dato: 200 mila cattedre scoperte, assunzioni annuali che stanno avvenendo ancora adesso, le scuole devono far ricorso alle MAD per esaurimento di tutti i canali di reclutamento, anno scolastico che inizia davvero, se va bene, nel mese di gennaio quando tutti i docenti sono in cattedra. C’è poi un’altra istanza che è risultata estremamente condivisa, ovvero l’apertura di un canale riservato e per soli titoli e servizio dedicati al personale abilitato/specializzato o che abbia già prestato servizio nel sistema nazionale d'istruzione”. I partecipanti al sondaggio – rispetto al questionario predisposto dal sindacato - hanno anche messo in risalto “la questione dell’accesso alle procedure di abilitazione/specializzazione all’insegnamento, oggi ancora bloccate”. Come pure del “numero dei posti disponibili per i percorsi di abilitazione e specializzazione, che dovrebbe andare formulato in base alle esigenze del territorio e non stabilito dai bandi dei singoli atenei. L’abolizione del numero chiuso TFA – ha detto Rosano - consentirebbe di dar risposta alla richiesta di docenti specializzati, circa il 30-40% dei docenti in servizio su sostegno non è in possesso della relativa abilitazione”.
I docenti chiedono anche “meno compiti burocratici”, ovvero procedere al contrario di quanto realizzato con il nuovo Pei: “questo consentirebbero di svolgere al meglio questa professione così delicata e spesso gravata da un eccesso di documentazione da preparare”. A questo proposito, ha continuato Rosano, “quasi la totalità degli intervistati ritiene indispensabile l’iniziativa gratuita ‘Non un’ora di meno’ per la corretta attribuzione delle ore di sostegno agli allievi disabili, intesa come diritto costituzionalmente”.
Sulla questione salariale è unanime il parere degli intervistati intervenire andando a coprire il gap rispetto agli altri paesi europei. “Persino la Grecia rispetto a 30 anni fa ha incrementato la media degli stipendi di circa 30 punti percentuali – ha detto Rosano – ed è evidente, lo ha detto pure l’inchiesta, che in Italia gli stipendi bassi rendano poco attrattive la professione docente. È necessario garantire, suggeriscono le risposte degli interessati, delle indennità aggiuntive al personale scolastico. L'emergenza sanitaria ha reso ancora più evidente la tendenza ad operare in condizioni ambientali difficili, la necessità di studiare continuamente metodologie didattiche efficaci e da personalizzare in base alle esigenze dei singoli alunni, e questo contribuisce ad innalzare i già elevati rischi di incorrere in patologie da burnout. Il rischio da burnout deve portare il Ministero a diminuire l'età pensionabile. Come serve una riforma dei profili professionali per garantire il ripristino della progressione stipendiale di carriera”.
Con il sondaggio si è chiesto anche un parere sul ritorno alla ‘Quota 96’ per le pensioni proposta da Anief. “La maggioranza si è dichiarata assolutamente d’accordo con l’anticipo pensionistico”. Sulla questione dell’importanza di interventi economici per contrastare il dimensionamento scolastico ai fini della protezione dal contagio la maggior parte degli intervistati si è detta molto d’accordo: “la capienza media delle aule didattiche da 25 a 27-28 studenti per classe, con punte superiori alle 35 unità non è più tollerata dal personale della scuola”. Disco verde anche per la raccomandazione di sulla riapertura dei plessi chiusi per i tagli alla spesa pubblica legati alla Legge 133/08, come pure sull’aumento delle quote di PIL da destinare alla scuola.
A proposito delle modifiche alle misure di prevenzione e protezione, sono emersi molti utili suggerimenti, molti dei quali già proposti da Anief: screening periodico degli studenti e del personale scolastico; maggiore formazione e informazione; impianti innovativi per il ricambio dell’aria; controlli nel sistema di trasporto; investimenti nell’edilizia scolastica. Su tutte le risposte la più frequente resta comunque la modifica legata al numero degli alunni per classe: inevitabilmente e drasticamente da ridurre per garantire il distanziamento. Dalle risposte, ha spiegato la segretaria generale Anief, è emerso che “il protocollo sulla sicurezza sottoscritto dagli altri sindacati è troppo sbilanciato sulle misure di protezione, puntando tutto sui dispositivi meccanici (mascherine) e chimici (gel disinfettanti) nonché introducendo recentemente un obbligo vaccinale ad un comparto che già senza costrizione alcuna aveva raggiunto una quota superiore al 80% durante l’estate, mentre sono poco presenti gli aspetti di prevenzione quasi come se fosse responsabilità del personale della scuola la risalita dei contagi all’interno delle aule scolastiche”, ha concluso Rosano.
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