Se l’alunno con disabilità è costretto a rimanere nel proprio domicilio, perché malato o in quarantena, non può essere il solo docente di sostegno a garantirgli la didattica recandosi direttamente a casa dell’allievo. I dubbi dell’Anief vengono confermati dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, che con parere ufficiale, pubblicato il 21 dicembre, boccia senza mezzi termini lo schema di decreto del Ministero dell’Istruzione sulle modalità di svolgimento del servizio dei docenti impegnati in attività di istruzione domiciliare: “L’inclusione è compito di tutti i docenti della classe e della comunità scolastica e il docente di sostegno è un insegnante della classe e non del solo allievo con disabilità”, dice il Cspi, secondo il quale non si può fare “ricadere solo sul docente di sostegno il progetto di istruzione domiciliare”.
Anief aveva sin da subito espresso dei dubbi sullo schema ministerialesostenendo che quella di permettere al docente di sostegno di svolgere la lezione nel domicilio dell’alunno dovrebbe essere una facoltà e non un’imposizione dall’alto. Marcello Pacifico, leader dell’Anief, ricorda a questo proposito che “gli insegnanti di sostegno sono assegnati alla classe e non al singolo alunno disabile. E lo spostamento a casa dell’alunno farebbe venire meno quell’l’azione didattico-pedagogica tesa sempre a favorire l’inclusione. Si tratta di un punto centrale della didattica speciale che non può venire meno. Per attuare l’assistenza domiciliare bisogna inoltre prevedere il consenso di tutte le parti, a partire dallo stesso docente di sostegno. Liquidare la questione con un decreto monodirezionale non può essere la soluzione al complesso problema”.
Secondo gli esperti del Cspi “per essere efficace il progetto di istruzione domiciliare deve essere gestito, in considerazione delle condizioni di salute dello studente, con rigore nella pianificazione, ma con flessibilità nella gestione, prevedendo, oltre agli interventi individuali e a domicilio, l’utilizzo di didattica a distanza e di collegamenti con la classe”, si legge ancora”. Per il Cspi, inoltre, si modificano con “modalità inappropriate il profilo e gli obblighi del solo docente di sostegno, intervenendo sulla prestazione ordinaria di lavoro che rientra nelle materie di competenza contrattuale e aprendo la strada a possibili contenziosi”.
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione, quindi, sostiene che “la problematica affrontata dallo Schema di decreto in esame è certamente molto complessa e la soluzione non può essere trovata ricorrendo alla presenza a domicilio del docente di sostegno che ha il compito precipuo di intervenire sugli aspetti didattici nel contesto della classe. Situazioni così delicate – continua il Cspi - possono essere affrontate solo con un ampio intervento di tutti i soggetti istituzionali coinvolti e di tutte le figure che possono dare diversi sostegni e supporti per realizzare l’obiettivo principale dell’inclusione scolastica, in modo uniforme a livello nazionale, per tutti i gradi di scuola e a partire dalla scuola dell’infanzia”.
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