“Come si fa a pensare di lottare contro la dispersione annuale in Italia di oltre mezzo milione di studenti, che lasciano gli studi senza arrivare al diploma, con una media di oltre tre punti percentuali sopra quella UE, mettendo a disposizione un solo docente ogni cinque plessi scolastici?”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, a seguito dell’illustrazione da parte del ministero dell’Istruzione dei criteri di funzionamento dell’algoritmo per l’assegnazione di circa 9mila insegnanti in deroga alle regole sul dimensionamento: secondo Pacifico l’intenzione di legare la dispersione al tasso di abbandono e zone socio-economicamente depresse di fondo può anche essere corretta, ma non si può di certo vincere una battaglia così difficile, che porta 543mila studenti a lasciare i banchi e andare a migliorare il record italiano della vergogna dei Neet, con un numero così esiguo di risorse umane.
Anief ricorda che in base agli ultimi dati Istat il gap sulla dispersione diventa elevato nel Mezzogiorno, soprattutto tra gli alunni appartenenti a famiglie dove il titolo di studio non è elevato e la professione dei genitori non è qualificata. Sempre secondo il leader dell’Anief, “per quanto si sia d’accordo con interventi aggiuntivi nelle aree con maggior disagio socio-economico-culturale, questo non può essere ricondotto a un solo intervento correttivo per tali zone. Perché è tutta la scuola italiana a dovere essere investita di interventi economici finalizzati a dare una svolta al corso della storia dell’istruzione che negli ultimi decenni, contrassegnata da tagli agli organici scolastici e da chiusure di interi istituti passando da oltre 12mila autonomie del 2012 alle attuali 8mila, privando intere comunità dei plessi di istruzione che, nella maggior parte delle piccole realtà periferiche, rappresentano l’ultima presenza dello Stato”.
“Quello che serve – conclude il sindacalista autonomo e rappresentativo - non sono operazioni simboliche o di ‘facciata’, con 8-9mila docenti in più per combattere la dispersione, come quella presentata dal ministero dell’Istruzione: la verità è che servono almeno 10 miliardi per l’edilizia scolastica e interventi per il ripristino dell’organico e delle sedi precedenti alla Legge 133 del 2008 approvata dall’allora Governo Berlusconi”.
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