Esattamente 60 anni fa veniva approvata la legge 1859 che istituiva la “scuola media unica”: una norma considerata molto importante per l’evoluzione del nostro sistema scolastico. Il provvedimento venne votato in via definitiva dalla Camera il 21 dicembre del 1962, mentre la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale avvenne proprio l’ultimo giorno dell’anno. In quella riforma, di cui si era iniziato a parlare subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, già dall’anno prima ci fu un punto di contrasto: quello dell’insegnamento del latino.
Per i cattolici, riporta la stampa specializzata, il latino doveva rimanere nei programmi, mentre per il fronte laico sarebbe stato opportuno cancellarlo per evitare che diventasse strumento di selezione nei confronti dei ragazzi delle classi sociali più modeste. Alla fine vinse la linea del dialogo di Aldo Moro e la legge viene approvata pochi giorni prima di Natale con i voti della DC e dei socialisti ma con quelli contrari della opposizione di sinistra (Partito Comunista) e di destra (Movimento sociale e Partito di unità monarchica): il latino rimase, ma solo come materia facoltativa in modo da consentire a chi voglia poi iscriversi ad un liceo di possedere almeno i rudimenti della lingua di Cesare e Cicerone.
“Chi ha studiato il latino – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e studioso di storia medievale - sa quanto questa disciplina sia fondamentale per la comprensione della lingua italiana e di come fosse lingua abituale di cultura prima dell'inglese fino a due secoli fa. La verità è che bisognerebbe reintrodurre lo studio utile del latino a scuola non soltanto per chi vuole continuare nei licei la sua formazione, ma soprattutto per comprendere meglio la civiltà da cui deriviamo e in cui viviamo”.
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