“L’unico modo per garantire la continuità didattica è permettere ai docenti di vivere vicino alle proprie famiglie e di stare dove si sentono realmente a proprio agio, senza costrizioni”: a sostenerlo è una delle decine di migliaia di insegnanti costretti a rimanere in servizio distanti da casa per il falso mito del vincolo imposto ai neo-assunti. Intervistata da Orizzonte Scuola, la docente – costretta ogni giorno a fare tre ore di viaggio per raggiungere la scuola dove è stata immessa in ruolo in Emilia Romagna - dice che “chiedere ai docenti di scegliere tra la loro passione, il loro lavoro e la loro famiglia è disumano”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, la docente ha pienamente ragione: “La continuità didattica non è una ragione valida per confermare i vincoli alla mobilità: significherebbe allora che il docente non dovrebbe mai cambiare classe all’interno dello stesso istituto, o che nessun alunno non potrebbe essere mai bocciato. Siamo seri: la mancata continuità didattica va associata semmai alla precarietà degli insegnanti. Cominciamo ad assumere su tutti i 200 mila posti liberi e vediamo che il problema in gran parte verrà risolto, anche finalmente accordando quel diritto alla famiglia oggi clamorosamente negato”, conclude Pacifico.
Su questo punto, ricorda Anief, è in atto un confronto tra il ministero dell’Istruzione e la Commissione dell’Unione europea, attraverso il quale si vorrebbe trovare una soluzione al problema italiano dello stop ai trasferimenti di decine di migliaia di docenti e al precariato di massa.
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