Gli effetti del dimensionamento scolastico deciso con la Legge di bilancio 2023 avranno effetto dal 2024/25 ma già con l’avvio del prossimo anno scolastico, a settembre 2023, vi saranno centinaia di scuola accorpate: il 70% si concentrerà nel Mezzogiorno, in particolare in Campania, Calabria e Puglia, oltre che nelle grandi isole Sardegna e Sicilia. Oggi Il Giornale di Sicilia ha scritto che entro un anno solo la Sicilia rischia di perdere 109 scuole a causa degli accorpamenti. L’Ufficio Scolastico Regionale replica che al momento non è stato deciso nulla e che non ci sono ancora decreti attuativi in merito, pertanto è troppo presto per lanciare allarmi.
“Il problema - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir - è che il dimensionamento scolastico non è un rischio ma una certezza, perché è stato approvato in Parlamento lo scorso mese di dicembre: i nuovi parametri introdotti prevedono che gli istituti siano composti da almeno 900 studenti e quelli che non riescono a raggiungere il parametro numerico stabilito di iscrizioni minime, salvo le scuole collocate in territori difficili, come minimo perdono l’autonomia. Poi c’è da dire che non solo verranno meno la dirigenza e il Dsga, ma anche un nutrito numero di amministrativi che rientrano nel personale Ata: si calcola circa 8-10 Ata per ogni istituto, per un totale di circa mille posti che spariranno venendo meno le segreterie. Quindi, ci ritroviamo davanti all’ennesima operazione di risparmio ai danni della scuola, che si ritroverà degli organici tagliati. Così come è stato fatto quest’anno scolastico con l’organico aggiuntivo, venuto meno nel momento del massimo bisogno dovuto agli innumerevoli progetti legati al Pnrr che ogni scuola deve gestire in autonomia”.
I rischi sono più che ipotetici: secondo Il Mattino, entro il 2024 salteranno il 69% delle presidenze collocate in quasi la metà del territorio italiano in questo modo, con i centinaia di accorpamenti previsti dall’esecutivo Meloni, ci ritroveremo sempre più in un “Un paese con due scuole”, come illustrato pochi giorni fa dallo Svimez. Campania e Toscana hanno già presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro questo dimensionamento scolastico tagli-istituti ed altre Regioni stanno valutando se procedere allo stesso modo. Pure Anief e Udir hanno deciso di rivolgersi alla Consulta per opporsi al dimensionamento rivisto in attuazione del Pnrr.
“Rassicurazioni del Ministero a parte – continua Pacifico – la verità è che a dieci anni dagli ultimi tagli le cancellazioni di scuole autonome raddoppieranno, a dispetto dei livelli essenziali di prestazione che si vorrebbero erogare nel territorio. E la colpa è di chi governa il Paese senza intervenire sulla questione meridionale: il dirigente scolastico ha un ruolo fondamentale per il funzionamento delle scuole autonome, ma anche all’interno delle comunità locali. Ancora di più al Sud, dove la dispersione scolastica è elevata: il Rapporto Inapp 2022 “Lavoro e Formazione: l’Italia di fronte alle sfide del futuro”, ci ha detto qualche settimana fa che in Italia sono 4 milioni i cittadini che hanno lasciato gli studi anzitempo e la percentuale del Meridione in alcune zone è tripla rispetto alla media nazionale. Invece di potenziare il servizio scolastico di quei territori, procediamo con i tagli di istituti e personale: è assurdo. Ecco perché ci rivolgiamo al giudice”, conclude il presidente di Anief e Udir.
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