Quota 103 per uscire dal lavoro anticipatamente sarà un’opportunità annuale, al massimo protratta al 2024: il governo Meloni sta studiando le nuove modalità di uscita, tra le quali anche il possibile allungamento della pensione di vecchiaia da 67 a 68 anni. Il rischio è quindi di tornare non solo alla Legge Fornero senza deroghe, ma addirittura di fare peggio. Una mediazione potrebbe essere in arrivo Quota 41. “È una soglia pensionistica – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - che potrebbe andare bene ai lavoratori della scuola, docenti e Ata, solo a determinate condizioni: il riscatto gratuito della laurea, un ‘finestra’ specifica di uscita anticipata per la scuola, dove imperversa il burnout per il lavoro particolarmente stressante, l’introduzione di deroghe per chi ha affrontato la maternità”.
L’Anief ricorda che in Francia la nuova età di 64 anni (comunque sempre tre anni prima dei lavoratori italiani) è stata introdotta nel 2023: ben 12 anni dopo la riforma Fornero in Italia, dove nel 2011 si è innalzata subito l'età di vecchiaia a 67 anni, ancorandola alla speranza di vita, senza le proteste della piazza e delle attuali principali organizzazioni sindacali. Soltanto il sindacato Anief e altri sindacati minori all'epoca organizzarono uno sciopero generale nella scuola, peraltro poco seguiti, a differenza di quanto avviene oggi Oltralpe. Secondo l’Anief è arrivato il momento di rivedere la quella riforma ‘lacrime e sangue’, dopo l'ultimo triennio di deroghe (quota 100, 102, 103) e di eccezioni penalizzanti (opzione donna ad esempi).
Sulla nuova Quota 41 di contributi si può anche discutere ma bisogna riconoscere: una finestra specifica per il personale della scuola rispetto al resto dell’amministrazione pubblica: il carattere gravoso a tutti gli insegnanti, quindi anche della scuola secondaria; delle vere agevolazioni per chi è sottoposto al burnout; il riscatto gratuito di tutti gli anni universitari; delle facilitazioni legate alla maternità.
IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF
“Continua – spiega Pacifico - a non esserci adeguata considerazione per chi opera professionalmente nella scuola, dove il rischio burnout è tra i più alti in assoluto e nella pubblica amministrazione: l’insegnamento e l’impiego di chi lavora a contatto con gli studenti, è un lavoro usurante e noi continueremo a chiederlo in tutte le sedi, a partire dallaCommissione Lavori gravosi. Anche l’allargamento dell’Ape Sociale a tutti i dipendenti della scuola, potrebbe essere un passo in avanti importante, non si tratterebbe di nessuna concessione, visto l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a burnout e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, invece previsto per altre professioni anche dell’amministrazione statale”, conclude Pacifico.
CHI PUÒ ANDARE IN PENSIONE PRIMA NEL 2023
Età anagrafica di almeno 62 anni e anzianità contributiva di almeno 41 anni, anche in caso di contributi cumulati tra diverse gestioni Inps: sono i requisiti, da realizzare entro il 31 dicembre 2023, richiesti dallo Stato per raggiungere la cosiddetta “Quota 103” e lasciare il lavoro anticipatamente. Ieri l’Inps ha pubblicato la circolare con le istruzioni che, sulla base di quanto stabilito con la Legge di bilancio 2023, permettono le modalità attuali, transitorie, per l’uscita anticipata dal lavoro che vanno a sostituire la “Quota 102” dell’anno precedente e la “Quota 100”, posticipando – ha scritto qualche giorno fa la stampa specializzata - ancora l’adozione del regime previsto dalla legge Fornero, sempre in previsione di una riforma previdenziale integrale.
Potrà usufruire dell’anticipo “Quota 103” solo il personale del comparto scuola ed Afam a tempo indeterminato che presentato domanda specifica entro lo scorso 28 febbraio, con effetto dall’inizio dell’anno scolastico o accademico. Entro la stessa data hanno potuto aderire ad “Opzione donna” (che comporta penalizzazioni anche del 30-40%) solo le lavoratrici della scuola che, sempre come previsto dalla Legge di bilancio 2023 con almeno 60 anni di età (58 con due figli) e 35 anni di contribuzione, però accessibile solo in presenza di requisiti soggettivi ovvero assistenza ex art. 3 comma 3 legge 5 febbraio 1992 n. 104 oppure riduzione della capacità lavorativa con invalidità civile pari o superiore al 74%.
LE ALTRE RICHIESTE DELL’ANIEF
Il sindacato ha tutte le ragioni per ritenere che per i dipendenti della scuola, docenti e Ata, deve essere prevista una ‘finestra’ con il riscatto gratuito della formazione universitaria: 40 anni di contributi (massimo 64 anni con 20 anni di contributi), con il massimo contributivo, senza tagli all’assegno pensionistico e tanto di ringraziamento da parte del Presidente della Repubblica con la nomina a Cavaliere del lavoro. La conversione gratuita in contributi degli anni universitari è stat chiesta più volte di recente anche dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Secondo Anief basterebbe adottare gli stessi parametri di accesso alla pensione previsti per i lavoratori delle forze armate, permettendo al personale della scuola, uomini compresi, di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza.
PER APPROFONDIMENTI: