Per lo stesso concorso riservato, Anief contesta anche l’esclusione degli ITP, dei diplomati ISEF, delle Accademie di Belle Arti, dell’infanzia e primaria, oltre che la mancata valutazione dei servizi di ruolo, su sostegno o altra classe di concorso. Chiunque si ritrovi in questa condizione ed intende presentare ricorso è tenuto a presentare la domanda, dichiarare i servizi e ricorrere entro il prossimo 22 marzo. Vai alla pagina con la descrizione di tutti i ricorsi e presenta la domanda anche cartacea.
Nelle scuole è tempo di realizzare le graduatorie interne, suddivise per classi di concorso: la loro utilità rimane prioritariamente quella di stilare una lista graduata, attraverso cui estrapolare gli eventuali nominativi dei docenti di ruolo in caso di soprannumerarietà e conseguente perdita di posto; ogni insegnante assunto a tempo indeterminato è tenuto a fornire al proprio istituto scolastico i suoi dati aggiornati riguardanti tutti i titoli conseguiti e i servizi svolti. La rivista specializzata Orizzonte Scuola ha messo a disposizione tutti i modelli, divisi per ordine di scuola, che gli istituti scolastici devono far compilare ai docenti, proprio ai fini dell’individuazione dei soprannumerari per le graduatorie interne di istituto.
Il sindacato Anief ricorda come sia illegittima la valutazione parziale del servizio pre-ruolo o prestato nella scuola paritaria. A confermarlo sono state diverse sentenze dei tribunali del lavoro ottenute negli scorsi anni. Tale riconoscimento è particolarmente importante, ai fini della corretta valutazione dei punteggi: non vederselo riconosciuto, infatti, può comportare una perdita di posizioni nella graduatoria e diventare soprannumerario. Una eventualità che oggi corrisponde ad un problema doppio, perché perdendo posto si viene collocati negli ambiti territoriali e in “potenziamento”. Per questi motivi, il sindacato ha predisposto apposito ricorso, al giudice del lavoro, in modo da far valere il servizio pre-ruolo per intero.
Per focalizzare l’evento, che cade nel mese di marzo, il Ministero con la Nota n. 483 ha comunicato agli Uffici scolastici regionali l’opportunità di organizzare in ogni capoluogo di Regione un seminario culturale e pedagogico nella settimana compresa tra il 17 e il 24 marzo. Al seminario – tenuto da relatori esperti di pedagogia dell’infanzia, dirigenti tecnici, dirigenti scolastici, insegnanti, membri dei gruppi di lavoro del Miur e rappresentanti dell’amministrazione - dovrebbe partecipare una delegazione per ogni scuola statale e paritaria dell’infanzia della Regione. Al di là di formalismi, il trattamento che si continua a riservare alla scuola dell’infanzia è di profonda trascuratezza: sono stati persi quasi mille compiti in Friuli relativi all’ultimo concorso bandito nel 2016; molti vincitori del “concorsone” attendono dal 2012 una cattedra o sono stati costretti a cambiare regione; vi sono circa 6 mila maestri precari con diploma magistrale che superano l’anno di prova ma ora saranno licenziati per via della discutibilissima sentenza dell’Adunanza plenaria di fine 2017. E che dire dei laureati in Scienze della Formazione Primaria che devono ricorrere anche loro al giudice per essere assunti perché, allo stesso modo, le porte delle GaE rimangono sbarrate?
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il loro vero status è quello di precari storici sfruttati da anni. In tribunale abbiamo difeso entrambe le categorie: l’apertura delle GaE del 2012, solo per fare un esempio, fu proprio dedicata agli abilitati in Scienze della formazione primaria. Abbiamo anche cercato in tutti i modi di trovare una soluzione nella manovra di fine Governo, attraverso degli emendamenti specifici al disegno di legge 2960, chiedendo la loro stabilizzazione. La verità è che la riforma sul percorso 0-6 anni prevista dalla Buona Scuola, completata dal decreto legislativo numero 65, cambia poco in tema di organici, ordinamenti, potenziamento, obbligo scolastico. Basti pensare che i docenti dell’infanzia sono gli unici per i quali non è stata prevista l’immissione in ruolo attraverso il piano straordinario della Legge 107/2015 e nemmeno il potenziamento all’interno degli istituti, se si eccettua la “farsa” dei mille posti concessi a fine legislatura, solo qualche giorno fa, peraltro a discapito degli altrettanti posti inizialmente conferiti alla scuola secondaria. Ora il Miur invita a parlarne con gli esperti e nei Collegi dei docenti: in quelle sedi si abbia coraggio di affrontare i temi che vertono sull’occasione mancata di rilancio del primo ciclo scolastico. Noi, come Anief, ne parleremo in piazza il prossimo 23 marzo a Roma, davanti al Parlamento, nel giorno dello sciopero. Oggi più che mai, serve una norma per le GaE. Nel frattempo, continua la battaglia dei ricorsi in tribunale.
L’Anief ha seguito con attenzione gli sviluppi di questa tornata elettorale, ma in rigoroso silenzio, convinta che l’azione sindacale non debba interferire con le decisioni dell’urna dei cittadini. Ora, però, che le scelte degli italiani sono state fatte, le percentuali di voto sono definite e i segretari di partito stanno prendendo le dovute decisioni, la giovane organizzazione sindacale ha il dovere di sottolineare un fatto inequivocabile: i primi due partiti risultati al termine dello scrutinio delle votazioni, il M5S e la Lega Nord, hanno in più occasioni dichiarato, e ufficialmente sottoscritto nel programma elettorale, che avrebbero cancellato la riforma della Buona Scuola. Ora che hanno l’opportunità di farlo, è bene che non si tirino indietro.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quella riforma è stata approvata contro il volere del 99 per cento degli insegnanti e del personale Ata: è stato un diktat imposto dall’alto, che il popolo della scuola non ha mai perdonato al Pd. Adesso, però, si volta pagina. È bene che lo si faccia davvero. E in tempi rapidi. Il nostro settore non può permettersi deviazioni o ripensamenti. Ci sono degli aspetti della Legge 107 che vanno cancellati in fretta: dalla chiamata diretta dei docenti, basata su una discrezionalità assurda, al bonus del merito che esclude troppi candidati senza spiegazioni, e all’alternanza scuola lavoro, spinta all’eccesso senza le dovute garanzie per gli studenti. Per non parlare delle assunzioni fuori provincia, regolate da un algoritmo impazzito, con migliaia di insegnanti costretti a spostarsi di centinaia di chilometri, pur avendo i posti liberi vicino casa. Ma ci sono due aspetti che necessitano di un’azione ancora più celere: approvare una soluzione legislativa che riapra le GaE a tutti gli abilitati e superi la sentenza in adunanza plenaria sui maestri assunti con diploma magistrale; trovare delle risorse vere, non dei palliativi, per il rinnovo del contratto della scuola. Non è un caso che sono questi i motivi centrali dello sciopero e della manifestazione di piazza, prevista per il prossimo 23 marzo, nel giorno dell'avvio dei lavori del nuovo Parlamento, organizzata dal nostro sindacato.