Per l’annullamento del D.M. n. 22 del 12.03.2012 e della circolare Miur n. 23 del 12.03.2012, avente ad oggetto cessazioni dal servizio dal 1 settembre 2012, trattamento di quiescenza, indicazioni operative. Centinaia di ricorrenti chiedono l’accettazione della domanda cartacea o una lettura costituzionalmente orientata della norma.

Il ricorso mira a riconoscere il diritto dei ricorrenti docenti e ata che hanno presentato regolare domanda per andare in pensione con le vecchie regole valide fino al 31 dicembre 2012.

In caso di rigetto per difetto di giurisdizione, senza ulteriori spese per i ricorrenti che hanno sostenuto soltanto le irrisorie spese inziali per l’istruzione della pratica, il ricorso sarà presentato con procedura d’urgenza al giudice del lavoro presso tutte le corti del lavoro.

Si ricorda che tutti i ricorrenti ai sensi della normativa vigente devono comunque chiedere all’INPS, registrandosi nel sito o attraverso i patronati, l’erogazione della pensione stessa, essendo il procedimento sub iudice, ai fini della risoluzione della stessa in caso di vittoria in tribunale. Inoltre, nel caso in cui abbiano ricevuto una comunicazione da parte dell’AT (ufficio pensioni) su chiarimenti rispetto alla domanda posta, devono contattare con urgenza la segreteria per la risposta di rito.

Per riconoscere il diritto del personale della scuola ad andare in pensione con le vecchie regole, se maturati i requisiti nel corso del 2012. In questa prima fase si è deciso di adire il giudice amministrativo, pur in presenza di circolari dell’INPS, del Ministero della FP, del Miur, riservandosi di adire il giudice del lavoro successivamente.

Il deposito dei ricorsi avverrà entro il prossimo 7 maggio. I ricorrenti che hanno aderito al ricorso riceveranno conferma a mezzo e-mail dell’avvenuto deposito.

Anief esprime la propria solidarietà alla manifestazione organizzata dal Comitato civico “Quota 96” che si è tenuta il 29 aprile a Roma per denunciare la situazione di migliaia di lavoratori della scuola, bloccati nel loro diritto ad andare in pensione da una riforma, quella del ministro Fornero, che non tiene conto delle specificità del nostro sistema scolastico.

Anief chiede ai parlamentari di presentare un’interrogazione urgente al ministro, visti i diversi aspetti oscuri. I corsi, infatti, potrebbero partire in deroga ai corsi ordinari per il conseguimento della specializzazione su sostegno, con un monte ore inferiore, un percorso differente e garantirebbero l’assegnazione su posto di sostegno prima ancora del conseguimento del titolo.

La convenzione, inoltre, è stata firmata con le Facoltà di Scienze della formazione primaria di sole cinque università, costringendo i corsisti, su base volontaria, a spostarsi anche in regioni lontane dai luoghi di servizio, mentre migliaia di insegnanti precari di sostegno, invece di essere stabilizzati dopo anni di onorato servizio svolto con la dovuta formazione, rimarrebbero irrimediabilmente disoccupati.

Anief, pertanto, ribadisce la necessità di improntare i corsi di riconversione su sostegno a criteri di massima serietà e impegno, al fine di garantire il diritto allo studio degli studenti disabili e la parità di trattamento con coloro che hanno conseguito la specializzazione attraverso i canali ordinari. Qualsiasi deroga a simili principi, come già affermato in precedenti occasioni, non potrebbe che essere ritenuta inaccettabile dal nostro sindacato.

Il precedente comunicato sulla riconversione dei sovrannumerari sul sostegno

Il Capo dipartimento per l’istruzione, Lucrezia Stellacci, ora non può fare altro che rivedere il decreto interministeriale del 29 marzo 2012 sulla determinazione degli organici del personale docente per l’anno scolastico 2012/13.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 2032/2012, ha stabilito che il Ministero dell’Istruzione dovrà emanare entro 120 giorni degli appositi decreti per motivare la ripartizione squilibrata, sistematicamente a danno del Sud, degli organici dei docenti riguardanti gli ultimi tre anni: i giudici danno dunque ragione all’Anief, che da tempo sostiene la necessità di assegnare alle scuole un numero di insegnanti adeguato a sostenere la formazione delle nuove generazioni appartenenti a territori già fortemente provati da seri problemi sociali, economici ed occupazionali.

L’Anief, attraverso il suo Presidente, Marcello Pacifico, chiede “al Capo dipartimento per l’istruzione, Lucrezia Stellacci, sia alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, sia dei ricorsi ancora pendenti presso il Tar del Lazio per la mancata immissione in ruolo di un congruo numero di docenti, come previsto dalle norme vigenti, di riformulare al più presto il decreto interministeriale del 29 marzo 2012 (Disposizioni sulla determinazione degli organici del personale docente per l’anno scolastico 2012/13), la cui ripartizione è stata realizzata ancora una volta a danno delle regioni del Sud senza alcuna motivata ragione”. 

L’associazione sindacale ricorda anche che sul mantenimento delle cattedre vi era stato un preciso impegno da parte del Ministro dell’Istruzione: “Il Ministro Profumo – dichiara il Presidente dell’Anief – aveva dichiarato che non ci sarebbe stato alcun taglio. Mentre, in realtà, negli istituti del Centro-Sud è oggi prevista la cancellazione di più di 2mila posti. Tra le regioni più penalizzate c’è ancora una volta la Sicilia, dove in questi giorni si stanno peraltro verificando già molteplici disagi, a seguito dell’attuazione dei parametri del dimensionamento della rete scolastica con ripercussioni negative su studenti, famiglie e colleghi”.

Secondo l’Anief non è accettabile continuare ad insistere su una politica così fallimentare. “Questa situazione – sostiene Marcello Pacifico – diventa ancora più insostenibile se si pensa che gli investimenti per l’istruzione nella zona Ue e negli Stati Uniti, per volontà politica sono aumentati di quasi un punto percentuale. Mentre in Italia si continuano a registrare soltanto ulteriori tagli di risorse. I nostri politici devono capirlo: soltanto investendo sulla cultura si può rilanciare il paese. E non a parole, perché è giunto il momento dei fatti”.

Il Governo si arrampica sugli specchi per le pensioni del personale della scuola, mentre alcuni AT chiedono ai ricorrenti di ritirare la domanda presentata prima dell’approvazione della legge, per non soccombere. Anief chiede di ignorare tali richieste per ottenere giustizia dai tribunali della repubblica, dopo la risposta all’interrogazione.

È incredibile quanto riferito da alcuni ricorrenti, in merito all’invito ricevuto dall’ex-provveditorato di ritirare immediatamente la domanda presentata a suo tempo per andare in pensione, perché così possa essere cancellata ogni traccia del reato, di un diritto soggettivo acquisito su cui non può intervenire lo Stato - datore di lavoro, in corso d’opera. Ed è altamente squalificante la risposta del sottosegretario del Governo circa la richiamata equità intergenerazionale che nulla ha a che fare con l’entrata in servizio il 1 settembre per il personale della scuola.

Andremo fino in fondo sulla questione, perché tutti hanno diritto alla pensione.

Il comunicato con le istruzioni per ricorrere, scadenza 9 aprile, invio domanda entro il 30 marzo

L’articolo sull’interrogazione