Varie

Pubblichiamo la lettera aperta attraverso cui il presidente ANIEF e delegato Confedir, Marcello Pacifico, chiede ai 10 "saggi" individuati dal Capo dello Stato di ripartire dalla Scuola per superare l'attuale stallo politico, economico e sociale.

Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
QUIRINALE
ROMA

Ai 10 “saggi” individuati dal Capo dello Stato
per superare l’empasse politico italiano
Onida, Mauro, Quagliariello e Violante
Giovannini, Giorgetti, Rossi, Bubbico,
Pitruzzella e Moavero Milanesi
QUIRINALE
ROMA

 

Palermo, 4 aprile 2013


OGGETTO: Per il bene dell’Italia si riparta dalla Scuola. Affrontando con celerità tre ambiti: la gestione del personale, l’innalzamento dell’obbligo scolastico e del tempo scuola, la riforma dei programmi.

Egregio Presidente della Repubblica,

Egregi esperti delle istituzioni e dell’organizzazione economico-sociale,

abbiamo accolto con vivo apprezzamento la decisione presa dal Capo dello Stato di affidare a 10 personalità di alto livello nazionale la formulazione delle proposte programmatiche da sottoporre alle forze politiche su tematiche centrali istituzionali ed economico-sociali.

Anche per conto del mondo dell’istruzione pubblica italiana, è a Voi massimi esperti nazionali, nei Vostri ambiti di competenza, che rivolgo questo appello: nel formulare le proposte per uscire dall’impasse politico e trovare un’intesa programmatica per la formazione del nuovo Governo, ricordate sempre la centralità della Scuola. In particolare, tenete presente che vi sono tre ambiti fondamentali su cui intervenire con celerità per rilanciare il sistema di istruzione e dei ricerca del Paese: la gestione del personale, l’innalzamento dell’obbligo scolastico e del tempo scuola, la riforma dei programmi.

Per quanto riguarda il primo punto, occorre ricordare la necessità di garantire il rispetto delle più moderne direttive comunitarie, sia ai fini della stabilizzazione professionale dei precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio per lo Stato negli ultimi 5 anni, sia per trovare delle rinnovate soluzioni a proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti. Come accade in Belgio, per questo stesso personale, che svolge un lavoro altamente logorante, è inoltre necessario introdurre delle “finestre” per uscire anticipatamente ed evitare di incorrere nel ‘burnout’.

Per coloro che hanno alle spalle oltre due decenni di insegnamento e non intendono lasciare il servizio, è poi sempre più indispensabile prevederne l’utilizzazione come “tutor professionali” da mettere a disposizione delle nuove leve di insegnanti. Come, infine, è necessario introdurre una reale formazione in servizio di tutto il personale scolastico, sia per l’approfondimento/aggiornamento di ogni disciplina, sia per l’adozione delle procedure scientificamente più adeguate nel campo del sostegno agli alunni disabili.

A proposito del secondo punto, diventa sempre più cogente l’esigenza di garantire l’istruzione obbligatoria sino all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. Nel contempo, appare fondamentale approvare con urgenza una seria riforma dell’apprendistato, che colleghi la scuola con il mondo del lavoro, come avviene in Germania dove un milione e mezzo di giovani ne hanno di recente tratto reale giovamento. Come diventa indispensabile tornare a detenere un’istruzione universitaria di qualità, cui garantire adeguate risorse e alla quale va restituita la preziosa opera del ricercatore. Tali manovre, inoltre, devono essere sempre accompagnate da un’adeguata riprogrammazione della produzione economica ed industriale del Paese, che poggi sul rilancio dell’enorme patrimonio culturale che il nostro Paese detiene.

Per quel che riguarda l’ultima azione da attuare prioritariamente a favore dell’istruzione italiana e dei suoi giovani cittadini, quella della revisione dei programmi scolastici, è evidente che è oramai anacronistico parlare di contenuti da “calare” a livello locale, regionale o nazionale: facendo parte di un contesto europeo, l’Italia deve necessariamente collocare le competenze da trasmettere alle nuove generazioni su un livello di più ampio respiro. A tal fine, è imprescindibile l’adozione della seconda lingua straniera per l’intero percorso di studi. Come non può essere più procrastinata la decisione di introdurre lo studio comunitario e delle radici europee come materia trasversale

In attesa di un cortese riscontro, invio i più cordiali saluti.

Marcello Pacifico
Presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola
 

 

Mentre i livelli d’istruzione dei giovani del Nord Italia si avvicinano all’UE, il Mezzogiorno sprofonda: il rapporto “Bes”, il Benessere equo sostenibile e sostenibile in Italia, realizzato dal Cnel su dati Istat, rivela che in Sicilia, Sardegna e Campania lascia precocemente un giovane su quattro, mentre in Europa uno su dieci. Preoccupante anche il livello delle competenze di base: in italiano il punteggio degli istituti tecnici del Nord è migliore di quello dei licei dalla Campania in giù. Pacifico (Anief-Confedir): un risultato “figlio” dei tagli lineari all’istruzione, che non tengono conto delle difficoltà del Sud. Ma che si accompagna anche al boom di disoccupati e alla riduzione dei redditi, tornati a quasi 30 anni fa. Monito al Governo che si sta insediando: urge un rilancio culturale, dell’artigianato, del turismo e dell’Ict su formazione e lavoro.

Assume livelli sempre più preoccupanti il divario tra l’istruzione dei giovani del Nord e quelli del Sud, dove rimane altissimo il numero di abbandoni in età d’obbligo scolastico, fortemente limitato il numero di diplomati sotto la media e le competenze medie decisamente ridotte. Il dato emerge chiaramente dal rapporto “Bes”, il Benessere equo sostenibile in Italia, realizzato dal Cnel su dati Istat: se in Italia il ciclo formativo si interrompe già molto presto, il 18,2% dei giovani con meno di 16 anni rispetto al 12,3% della media europea, al Sud la situazione diventa preoccupante, in particolare in Sicilia, Sardegna e Campania, dove ormai quasi un giovane su quattro lascia precocemente.

Il divario si conferma a livello di competenza alfabetica: in Calabria, Sicilia e Sardegna – spiega il Cnel - il livello funzionale si attesta tra 184 e 185 punti, laddove in Valle d’Aosta, provincia di Trento e Lombardia raggiunge i 214 punti. E anche per il livello di competenza numerica si notano evidenti differenze. Lo stesso discorso vale per le tipologie di scuole: i risultati peggiorano man mano che si procede da Nord a Sud, al punto che, in italiano, il punteggio degli istituti tecnici del Nord è migliore di quello dei licei del Mezzogiorno. Una tendenza “figlia” anche e soprattutto del territorio dove le scuole sono allocate: nel 2011, infatti, continua il Cnel, risulta iscritto al liceo il 46,1% dei ragazzi di 13-19 anni che vivono in famiglie con capofamiglia dirigente/imprenditore o libero professionista, mentre tra i ragazzi che vivono in famiglie con capofamiglia operaio la quota scende al 13,8%.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir, le scuole del Sud vivono in uno stato di abbandono cui sono state destinate dai tagli lineari attuati dagli ultimi Governi: “i nostri governanti – spiega il sindacalista - continuano a razionalizzare le spese non tenendo conto dei disagi in cui vivono determinati territori, in particolare quelli del Sud, già penalizzati da scarsità di infrastrutture, dalla carenza di servizi e dal dramma dell’occupazione, oltre che da una modesta propensione all’investimento culturale”.

“Lo Stato – continua Pacifico – anziché dare impulso alla promozione sociale di queste aree, ha pensato bene di risparmiare. Eliminando 200mila posti negli ultimi sei anni, sottraendo 8 miliardi di euro negli ultimi quattro e chiudendo di recente 2mila scuole a seguito del cosiddetto dimensionamento, anche se poi ritenuto illegittimo dalla Consulta. Gli istituti sono ridotti allo stremo, tanto che alcuni dirigenti sono arrivati a chiedere ad ogni famiglia fino a 300 euro l’anno di contributi. Il problema è che invece di investire nella formazione, in professionalità, in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell’Ict, in Italia si continua a considerare l’istruzione un comparto da cui sottrarre risorse”.

I nostri decisori politici sembrano vivere in uno Stato che non c’è. Negli ultimi cinque anni (dati Istat) il numero di coloro che cercano lavoro è raddoppiato: il tasso di disoccupazione è passato dal 6,5% del dicembre 2007 all’11,2% del dicembre 2012. In termini pratici, le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 1,3 milioni: da 1,6 milioni a 2,9 milioni. Ed è soprattutto la realtà giovanile ad essere in difficoltà: dal 2007 i disoccupati tra 15 e 24 anni sono passati dal 21,5% al 36,6%.

A fronte di questa situazione lavorativa così dimessa, anche i redditi degli italiani si sono “asciugati”, tornando ai livelli del 1986: se nel 2007, anno di avvio della crisi economica, lo stipendio medio era di 19.515 euro, oggi siamo scesi a 16.955 euro. E lo stato delle aziende italiane è pessimo: nel biennio 2011-2012 ne sono state chiuse oltre 100mila.

Come se non bastasse, in Italia la spesa in Istruzione è sempre più misera: tanto che (dati Ocse) il nostro Paese si piazza per investimenti nella scuola al 31° posto tra i 32 considerati. Solo il Giappone fa peggio di noi. Per non parlare degli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi: con 32.658 dollari l’anno nel 2010 nella scuola primaria (contro i 37.600 della media Ocse), 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e 36.600 nella secondaria superiore contro 41.182 dell’area Ocse.

“Il nuovo governo – sostiene Pacifico – dovrà necessariamente porre il tema del superamento di queste barriere, rilanciando l’artigianato, il turismo, le nuove tecnologie applicate alla formazione e al lavoro. Ad iniziare dal Mezzogiorno, sempre più indietro, dove è fondamentale che il miglioramento dei livelli diventi la priorità assoluta, sempre comunque nel rispetto dei vincoli ecosostenibili e delle nobili tradizioni culturali locali”, conclude il sindacalista Anief-Confedir.

 

Al centro dei quattro incontri svolti in questi giorni, tutti gratuiti e tenuti da relatori qualificati, argomenti di sicuro interesse: Tfs/Tfr, scatti di anzianità, valutazione, precarietà, pensioni, mobilità e concorsi. Ad aprile si replica a Firenze, Modena, Trento, Bolzano, Milano e L’Aquila: potranno partecipare, con esonero dal servizio, docenti, Ata, dirigenti scolastici ed Rsu. Non è necessaria l’iscrizione al sindacato.

È davvero lusinghiero il resoconto della prima tornata di seminari formativi tenuti gratuitamente dall’Anief, soggetto qualificato per la formazione del personale della Scuola, sulle ultime novità in tema di legislazione scolastica, nazionale ed europea: oltre cinquecento lavoratori della scuola, anche appartenenti ad altre organizzazioni sindacali, hanno infatti partecipato agli incontri svolti in questi giorni a Cosenza, Potenza, Bisceglie e Lecce.

Alle giornate formative si sono presentati docenti, amministrativi, tecnici, ausiliari, Dsga, dirigenti scolastici e Rsu, tutti esonerati dal servizio ai sensi della normativa vigente. I relatori, altamente qualificati, hanno presentato il quadro della situazione relativa alla legislazione contrattuale e giurisprudenziale; per poi affrontare le problematiche e gli innumerevoli risvolti connessi a Tfs/Tfr, scatti di anzianità, valutazione, precarietà, pensioni, mobilità e concorsi.

Il successo dei seminari è stato riscontrato, oltre che dall’alta presenza di partecipanti, anche dai tanti consensi ricevuti: durante gli incontri, molti presenti hanno stimolato proficui momenti di dibattito. E in diverse occasioni sono anche emerse le tante incertezze, le difficoltà e i sacrifici economici che il personale della scuola sta subendo ormai da troppi anni.

“Si tratta di un disagio palpabile – spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, presente a tutti gli incontri formativi – che abbiamo raccolto e che cercheremo sempre di supportare con il nostro operato quotidiano. Abbiamo ricordato, tra l’altro negli stessi giorni in cui l’Italia ha festeggiato l’unità nazionale e la sua Costituzione, che l’Unione Europea, con le sue norme sovranazionali e super partes, rappresenta l’unico baluardo per garantire il rispetto del diritto del lavoro. Come stabilito, a chiare lettere, dall’articolo 1 della nostra Costituzione. Un punto fondamentale per uno Stato moderno, ma che, purtroppo, continua ad essere ignorato da governi nazionali, come l’Italia, tutti concentrati sui loro difficili equilibri economici. Dimenticando, in tal modo, il bene dei loro cittadini”.

Il successo ottenuto in questa prima tornata di seminari ha spinto l’Anief ha confermare e arricchire quelli che si svolgeranno nel mese di aprile a Firenze, Modena, Trento, Bolzano, Milano e L’Aquila.

Anief conferma quindi la volontà, sempre nell’ottica dell’aggiornamento permanente cui anche il personale della scuola ha diritto, di continuare a porsi come soggetto emanatore di quella certezza giuridica che ha contraddistinto il giovane sindacato sin dalla nascita. Un’opera che la nostra associazione qualificata continuerà ad assolvere, sempre gratuitamente, attraverso corsi formativi di alta qualità e di sicuro interesse, rivolti al personale dipendente e dirigente di ruolo e precario della scuola italiana.

 

Le celebrazioni diventino momento di riflessione per condannare le discriminazioni etniche, religiose, territoriali e culturali. A qualsiasi livello: nazionale e non. I nuovi alunni, ma anche i parlamentari che vanno a comporre la nuova legislatura ne tengano conto: qualsiasi legge deve sempre rispettare quanto stabilito dalla Comunità Europea e dalle direttive comunitarie.

Domani si festeggia la ricorrenza della proclamazione del Regno d'Italia, istituita come festività civile, il 23 novembre scorso, attraverso la Legge 222. Anief accoglie con piacere l’iniziativa del Parlamento di introdurre la “Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera”, al fine di promuovere i valori legati alla cittadinanza e consolidare l'identità nazionale attraverso la memoria civica, coinvolgendo attivamente nelle celebrazioni il mondo della scuola. Si tratta, infatti, di valori fondamentali cui tutti i cittadini, inclusi i più giovani, dovrebbero sempre ispirarsi. Non a caso, proprio in questi giorni l’Anief ha organizzato una serie di dibattiti, convegni e seminari sulla legislazione scolastica e sul rispetto delle leggi, ad iniziare dalla nostra Costituzione.

“Bisogna far capire ai nostri studenti – dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief - come si compone l’architettura istituzionale del nostro Paese, passaggio centrale per comprendere l’importanza dell’identità nazionale e della matrice comune europea. Partendo dalla visione del lavoro come dovere civico di ogni cittadino, non come un’opportunità. Un lavoro che va interpretato come una risorsa per il progresso sociale, civile ed economico della nazione. E non di certo come mero arricchimento personale”.

Il nostro sindacato, che tra i suoi obiettivi primari ha quello difendere il rispetto delle leggi a tutela dei lavoratori, non può che accogliere con entusiasmo l’avvio di una ricorrenza nata all’insegna dell’unità e dell’uguaglianza: un concetto che promuove, quindi, la parità di trattamento di uomini e donne, di tutti i lavoratori. E condanna qualsiasi discriminazione etnica, religiosa, territoriale e culturale. A tutti i livelli: nazionali e non.

Anief è convinta, infatti, che la giornata dell'Unità Nazionale debba essere considerata anche in un’importante opportunità per l’Italia di migliorare la sua integrazione con l’Europa: nei giorni in cui si sta insediando il nuovo Parlamento, occorre ricordare a tutto coloro che lo andranno ad occupare per la prossima legislatura che un articolo della Costituzione impone ai nostri decisori politici di tenere sempre conto, nell’emanare le leggi, delle norme presenti nel trattato di funzionamento della Comunità Europea e delle direttive comunitarie.

“Ieri come oggi – spiega il presidente dell’Anief – le distanze tra il nostro Paese e l’Europa devono essere il può possibile ridotte. Bisogna fare di tutto perché l’Europa sia vicino a quell’Italia nata oltre 150 anni fa sotto la casata dei Savoia, i quali avevano tra i loro principi ispiratori il libro di Federico II ‘La Costituzione melfitana’: un testo scritto per il regno di Sicilia, ma poi mutuato in tutto il vecchio Continente”.

“Per tutti questi motivi – continua Pacifico – celebrare la proclamazione del Regno d'Italia significa anche sensibilizzare i nostri cittadini, a tutti i livelli, sui temi dell’educazione, della formazione e del mercato del lavoro. Sull’importanza che la nostra Repubblica si adoperi per la rimozione di tanti ostacoli che ancora oggi ne impediscono il normale sviluppo. Non soltanto a livello nazionale, ma anche europeo”.

 

L’Anief organizza l’apertura straordinaria di sportelli su tutto il territorio nazionale per agevolare le procedure di  compilazione  dei moduli di diffida TFR e TFS e delle domande di mobilità. Di seguito i riferimenti degli sportelli per ogni regione, i link non attivi verranno aggiornati a breve.

 

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