Anief non può tollerare che un Ministro della Repubblica attacchi quotidianamente dei dipendenti dello Stato selezionati e formati per insegnare: si concentri, piuttosto, sugli errori commessi quando era Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia. E lasci stare il sindacato.

Infliggere delle sanzioni ai docenti meno produttivi farebbe tornare il sistema scolastico italiano indietro di cento anni. Ma se proprio dobbiamo introdurre un sistema di valutazione di questo genere, allora si parta dall’alto: chiedendo ai ministri degli ultimi governi un adeguato risarcimento per i danni erariali e organizzativi arrecati all’istruzione pubblica. È la risposta dell’associazione sindacale Anief all’ennesima intervista rilasciata dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, attraverso cui promette di impegnarsi per dividere gli insegnanti tra buoni e cattivi. Con i primi “meritevoli promossi con un premio di produttività” e i secondi cui è giunto il momento di infliggere “sanzioni, se non viene garantito un livello minimo di qualità”.

Anief non può tollerare che un Ministro della Repubblica attacchi quotidianamente dei dipendenti dello Stato che hanno già dimostrato, a delle commissioni dello Stato, di possedere requisiti e competenze per svolgere il mestiere dell’insegnante. Come non può accettare che si imputi al sindacato la colpa “di tutelare tutta la categoria”, perché “tanti iscritti garantiti allo stesso modo vogliono dire più potere del sindacato”. Le organizzazioni sindacali, rispondiamo a Giannini, non fanno altro che condurre la mission per cui sono nate.

Ma il Ministro si supera quando sostiene che “se dobbiamo lavorare con la spada di Damocle delle sentenze dei giudici, sarà difficile migliorare i servizi scolastici”, mentre per risolvere certi supposti ‘mali’ “basterebbe seguire l'esempio delle università”.

“Se insegnanti, Ata e dirigenti sono costretti a rivolgersi ai giudici – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è solo perché esistono delle norme sbagliate che ledono i loro diritti. E poi, piuttosto che prendersela con chi ogni giorno garantisce la crescita culturale e professionale dei nostri giovani, il Ministro farebbe bene a rivedere gli errori commessi quando era Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia”.

“A proposito di Università, appare davvero curioso che Giannini la prenda come esempio, perché si tratta di un settore affossato dalle assennate politiche degli ultimi anni: come si fa a considerare positiva l’organizzazione di un sistema formativo che detiene un tasso di iscritti in caduta libera e di abbandoni che coinvolgono ormai la metà dei frequentanti? Forse – conclude il rappresentante Anief-Confedir – si riferiva all’Università italiana quando era un vero ascensore sociale, prima che arrivassero rettori e ministri più realisti del re?”.

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Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non servono colpi di mano sul reclutamento, basterebbe solo rispettare l’imparzialità derivante dall’esito dei pubblici concorsi, che devono rimanere l’unico ‘filtro’ meritocratico per l’accesso nell’istruzione come già avviene per legge in tutti i comparti dell’amministrazione statale. La scelta dei prof a livello di singole scuole farebbe inoltre incrementare il già alto numero di contenziosi.

“Il reclutamento degli insegnanti della scuola pubblica non può essere quello della chiamata diretta adottata negli istituti privati: per rimodulare il sistema d’istruzione italiano non servono colpi di mano, ma basterebbe solo rispettare l’imparzialità derivante dall’esito dei pubblici concorsi, che devono rimanere l’unico ‘filtro’ meritocratico per l’accesso nell’istruzione come già avviene per legge in tutti i comparti dell’amministrazione statale”. È quanto sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, dopo che il neo-Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha oggi dichiarato alla carta stampata che “le scuole, come strutture pubbliche devono dare conto delle scelte che fanno, possono operare delle scelte e sulla base di esse valutate e premiate”.

“Forse il Ministro – continua Pacifico – non ha ben chiaro che creare un modello di scelta del personale docente gestito a livello di singola scuola andrebbe a determinare una parcellizzazione dei criteri e delle modalità selettive. Con la risultante sicura di incrementare il già alto numero di contenziosi. Viene poi da chiedersi chi avrebbe l’onere di gestire la selezione dei docenti e la valutazione dei loro curricula di studio e professionali: non è bastata – conclude il sindacalista Anief-Confedir - l’esperienza dei commissari dell’ultimo concorsone, malpagati e costretti a rinunciare alle ferie per portare a termine le graduatorie dei vincitori?”.

Il sindacato ritiene che sarebbe decisamente più opportuno adottare un modello selettivo e meritocratico nazionale. Anche se da rivedere in alcune parti, concettualmente si potrebbe utilizzare come rifermento quanto stabilito di recente dal Miur per l’accesso alle Facoltà universitarie di Medicina: in questo caso, l’individuazione dei vincitori avviene, infatti, per scorrimento dei vincitori, al termine di una prova unica gestita attraverso un bando nazionale.

Anief non comprende, infine, come si possa pensare di introdurre un modello organizzativo di reclutamento che superi le già avvenute selezioni pubbliche di tante decine di migliaia di docenti, tra concorsi, Tfa ordinario e Pas. Invece di trovare una collocazione a questi insegnanti, come meritano, all’interno delle GaE, si continua a mettere in discussione le loro capacità di futuri docenti. Come se non fossero già in possesso di adeguati titoli di studio, abilitazioni, specializzazioni e idoneità all’insegnamento.

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Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: gli insegnanti non si scelgono per chiamata diretta

 

Quello prospettato dal Ministro somiglia più ad un reality show, dove ognuno può dire la sua, che ad un serio progetto di rilancio del sistema di istruzione: Carrozza ci ripensi e ascolti il pensiero di addetti ai lavori e pedagogisti. In caso contrario il flop è assicurato.

"Avviare una Costituente della scuola attraverso la raccolta di pareri, inviati via internet, su quali sono le priorità da individuare per rilanciare l'istruzione è un'operazione inutile e che rischia di sfociare nel qualunquismo". Così Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief e segretario organizzativo Confedir, giudica l'annuncio del Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di avviare una fase di consultazione on line, aperta a tutti i cittadini, per poter "fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana".

"Quanto prospettato dal Ministro - sostiene Pacifico - somiglia più ad un reality show che ad un serio progetto di rilancio del sistema scolastico italiano. Pur rispettando il giudizio e il contributo che tutti possono dare, perché Carrozza non decide di allestire un filo diretto con il milione di docenti che la scuola la vivono tutti i giorni? Perché non convoca le decine di associazioni professionali e sindacali accreditate, attraverso personale anche distaccato, a tutelare i diritti degli utenti e dei lavoratori?".

Elevare l'istruzione del Paese non può essere un'operazione di così bassa portata, ridotta a formulare la 'mediana' di lapidari giudizi espressi da più o meno anonimi cittadini. "Sembra assurdo - continua Pacifico - che un Ministro che ha ricoperto ruoli importanti ed è stato ai vertici di prestigiosi atenei possa aver 'partorito' un progetto di questo genere. Anche la stampa specializzata la pensa allo stesso modo: se Carrozza non è in grado di individuare, con metodi più coerenti, dove occorra mettere le mani per qualificare il nostro sistema scolastico - ad iniziare dalla riduzione degli abbandoni, passando per il problema del reclutamento, per l'azzeramento del precariato, per il rilancio dell'apprendistato e per l'organico funzionale maggiorato per le aree a rischio - allora lo dica. E lasci l'incarico a capo del Ministero".

"L'unico modo per evitare di incappare in risultati banali o figli dei luoghi comuni - sostiene il sindacalista Anief-Confedir - è infatti quello di coinvolgere gli addetti ai lavori e gli esperti di formazione, ascoltando il pensiero di pedagogisti e disciplinaristi. Un sondaggio può essere utile a misurare il grado di soddisfazione dell'utenza, ma andare oltre ci sembra francamente inopportuno".

Realizzare una riforma sulla base di un metodo così poco scientifico, semplicemente legato al fatto che ognuno può dire la sua, è davvero troppo. "Dopo il cambio della politica scolastica a seconda dei voleri del Mef, ci mancavano le scelte cervellotiche del Ministro di turno: se veramente Carrozza vuole dare credito ai freddi numeri di un sondaggio - conclude Pacifico - allora prepariamoci all'ennesima riforma flop".

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Scuola a pezzi, faremo un questionario on line

 

Si è svolto il 5 dicembre un incontro tra la delegazione ANIEF, presieduta dal presidente nazionale Marcello Pacifico, e quella Miur, coordinata dal dott. Gildo De Angelis, per affrontare diverse questioni di stringente attualità che riguardano il personale docente e Ata, precario e di ruolo.

Contenzioso Pettine: è stata rivendicata dal sindacato la correttezza nei confronti dell’amministrazione dell’azione legale seriale intrapresa presso i tribunali del lavoro per assegnare i posti accantonati al personale docente che aveva chiesto il trasferimento in altra provincia ai giudici amministrativi all’atto dell’aggiornamento 2009-2011. Tale impostazione ha permesso l’immissione in ruolo di centinaia di colleghi precari. Di contro, una tesi diversa - come quella sposata dall’amministrazione resistente nel caso della sentenza della Corte di Appello di Torino - porterebbe alla conseguente rivisitazione di tutte le immissioni in ruolo e di tutte le supplenze al termine delle attività didattiche o annuali assegnate in quel biennio, con conseguenti condanne erariali a carico dei dirigenti responsabili, a livello generale, regionale e territoriale, per il mancato obbligo di pettinare tutte le graduatorie e di assegnare gli incarichi agli aventi diritto come indicato dal commissario ad acta.

Concorso a cattedra: l'amministrazione ha ribadito la volontà, in assenza di nuovi concorsi biennali e nell’attesa di una riforma del sistema di reclutamento, di utilizzare le graduatorie di merito anche oltre il biennio di riferimento. ANIEF ha ricordato come tutto questo necessiti di un’integrazione al decreto direttoriale, in assenza del quale soltanto il giudice amministrativo può stabilire l’illegittimità di quanto finora disposto; il sindacato ha ribadito, comunque, come tutti i vincitori non ancora assunti abbiano maturato il diritto ad avere una nomina giuridica ed economica dal 1° settembre 2014 secondo il bando di concorso e il regime autorizzatorio, mentre ha spiegato le ragioni del perché il titolo di idoneità debba essere abilitante, secondo la normativa previgente e nel rispetto del principio generale di ragionevolezza dell’azione amministrativa, anche ai fini dell’inserimento nelle Gae e nelle graduatorie d’istituto.

Percorsi Abilitanti Speciali (PAS): ANIEF ha ricordato come il legislatore, in tema di corsi riservati abilitanti, ha sempre ritenuto la competenza didattica esercitata in un biennio (360 giorni) come una condizione di per sé sufficiente per conseguire l’abilitazione, e ha sottolineato l’incoerenza della richiesta di un anno di insegnamento specifico (180 giorni) rispetto alla direttiva comunitaria invocata che prevede il mero riconoscimento della professionalità acquisita dopo tre anni di servizio. L’amministrazione, pur prendendo atto che, in alcuni casi, come per gli educatori, in passato, è stata consentita l’iscrizione ai corsi abilitanti o ancora che il servizio prestato nelle sezioni primavera è stato svolto nello Stato, ancorché sperimentale, ha ribadito le proprie scelte, peraltro, oggetto di un contenzioso seriale presso il TAR.

Inserimento in GaE abilitati TFA ordinario: l’amministrazione ha ribadito la volontà di tener chiuse le graduatorie, senza tener conto nemmeno di quelle esaurite o di un inserimento in una fascia aggiuntiva per i nuovi abilitati. Il sindacato ha ribadito come sia incoerente e irragionevole lasciare fuori dall’insegnamento proprio quegli insegnanti che l’università ha selezionato, formato e abilitato su richiesta del legislatore per andare ad insegnare e così migliorare lo standard qualitativo del servizio nazionale di istruzione, come si legge nelle motivazioni che hanno portato all’emanazione del nuovo Regolamento sulla formazione iniziale. Il tutto rasenta la truffa se si pensa che chi si abilita all’estero, senza selezione, può insegnare in Italia, ma chi è chiamato ad abilitarsi nel nostro Paese non può insegnarci.

Permessi diritto allo studio (150 ore) per i docenti frequentanti corsi PAS e TFA sostegno: per far fronte a tutte le richieste, il MIUR ha diramato una nota agli uffici periferici con la quale chiede di ripartire il contingente provinciale secondo l’effettiva esigenza dei docenti precari, tenuto conto della durata degli incarichi, dell’inizio dei corsi e dei calendari delle lezioni. La stessa nota proroga il termine di presentazione della domanda al 15 dicembre. Per il personale di ruolo che parteciperà al corso di riconversione sul sostegno, è stato autorizzato un contingente ad hoc che non intaccherà quello provinciale. ANIEF ha rappresentato le proprie perplessità riguardo al fatto che il contingente ‘normale’ sia sufficiente a soddisfare tutte le richieste e ha chiesto un’ulteriore proroga perché quasi tutte le università non riusciranno ad immatricolare entro la data stabilita. Il MIUR ha, inoltre, confermato l'indisponibilità di molte università ad attivare i Pas per infanzia e primaria, ragion per cui sta valutando l’offerta formativa di alcune università private e/o telematiche.

Incompatibilità frequenza corsi di perfezionamento e PAS-TFA sostegno: ANIEF ha richiamato l’esperienza maturata durante i corsi ex lege 143/2004, che si diversificano dai corsi SSIS per la durata annuale, per i crediti formativi, nonché per la possibilità di continuare a prestare servizio riservata ai candidati.

Riconoscimento del valore abilitante del diploma di maturità magistrale ai fini dell’ammissione ai corsi TFA per il conseguimento della specializzazione su sostegno: l'amministrazione si è detta contraria a tale riconoscimento e ha comunicato che a breve diramerà una nota di chiarimenti in merito, nonostante il sindacato abbia sottolineato come persino il Consiglio di Stato abbia ritenuto valido il titolo conseguito. ANIEF ha già annunciato azioni a tutela del personale danneggiato.

Aggiornamento Gae, fascia aggiuntiva e tabella titoli: ANIEF, in vista del prossimo aggiornamento delle graduatorie, ha preliminarmente ricordato come sia necessario consentire - come prescritto dalla legge - il reinserimento del personale che nei precedenti aggiornamenti non ha confermato la domanda di permanenza; inoltre, ha ricordato come l’unica giustificazione dell’esistenza di una fascia aggiuntiva alla terza della Gae sia data dalla sua creazione in un momento in cui l’aggiornamento era precluso e che, pertanto, preso atto della parità dei percorsi abilitanti intrapresi dai docenti iscritti ai corsi in Scienze della Formazione primaria o quelli AFAM, tale fascia aggiuntiva non abbia regione adesso di esistere e debba essere unificata alla terza all’atto del prossimo aggiornamento. Il sindacato ha ripercorso tutto l’iter legislativo che lo ha visto protagonista nelle deroghe legislative di riapertura delle graduatorie previste nel 2008 e nel 2012. L’amministrazione si è riservata di approfondire la questione e di valutare un eventuale intervento normativo sulla materia. Sulla tabella titoli, infine, nel ribadire l’opportunità di un intervento normativa che riporti la giurisdizione al giudice amministrativo, come affermata fino al 2008 e al fine di garantire omogeneità nella valutazione dei titoli e semplificare il contenzioso in tutto il territorio nazionale, il sindacato ha ricordato all’amministrazione come sulla questione del punteggio aggiuntivo SSIS o del suo spostamento, ormai, si sta consolidando un orientamento costante favorevole anche presso tutti i tribunali del lavoro.

Ferie del personale precario (pagamento integrale delle spettanze a.s. 2012/2013, scenari attuali e futuri): di fronte alle proteste dell’ANIEF contro l’illegittimità delle disposizioni che negano il diritto al pagamento delle ferie non fruite al personale precario, l’amministrazione ricorda che sul punto è stato il MEF a emanare una nota. ANIEF, pertanto, continuerà l’iter giudiziario avviato per garantire ai precari il diritto al pagamento sostitutivo per le ferie non godute nel recente passato e nel prossimo futuro. Il sindacato, infine, ha ribadito come gli interventi normativi introdotti dalla spending review siano in aperto contrasto con la normativa comunitaria e pertanto potranno essere disapplicati dai giudici.

Formazione lingua inglese per docenti scuola primaria: l'amministrazione ha ribadito che il corso è obbligatorio solo per i docenti neo immessi in ruolo che, all'atto della nomina, hanno espressamente accettato la condizione di dover frequentare il corso di formazione di lingua inglese. La frequenza, quindi, è facoltativa solo per coloro che non si trovano in tale situazione. L’amministrazione ha però ribadito l'invito a concludere il percorso di formazione per coloro che, pur non obbligati, hanno già frequentato più della metà del corso. La motivazione è data dalla scelta di non aver selezionato, in maniera preferenziale all’atto della nomina, i docenti in possesso della specializzazione in lingua inglese.

Sblocco delle immissioni in ruolo del personale ATA con copertura di tutti i posti vacanti e disponibili per i profili di Assistente Amministrativo e Assistente Tecnico per gli aa.ss. 2012/13 e 2013/14, nonché dei collaboratori scolastici sull’organico disponibile per l’a.s. 2013/14: in risposta alle proteste dell’ANIEF, l'amministrazione ha comunicato di essere pronta a sbloccare le immissioni in ruolo, presumibilmente a gennaio 2014, per 3.730 unità da dividere nei diversi profili, in base ai pensionamenti avvenuti, nonostante una disponibilità, richiamata dal sindacato, di oltre 12.000 posti vacanti e disponibili. Al momento si attendono le richieste dei docenti inidonei che scelgono di transitare nei profili ATA. Raccolti questi dati, il Miur provvederà a decurtare l'organico in base alle richieste nelle sole province interessate. Si prevedono comunque poche richieste di transito nei profili ATA.

Inidonei e docenti ITP C555 - C999: l’ANIEF ha chiesto di utilizzare tale personale come organico funzionale e lo sblocco immediato di tutti i posti ATA al fine di modificare i contratti da avente titolo a contratti a tempo indeterminato per la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili e a tempo determinato per i posti vacanti e non disponibili. L'amministrazione ha annunciato di aver già predisposto i decreti interministeriali per la gestione del personale inidoneo e dei docenti ITP C555 e C999, che invierà a breve ai Ministeri competenti. È stato comunque assicurato che fino all'a.s. 2015/16 il personale che non avrà completato la procedura di transito o di mobilità intercompartimentale e inidoneo solo parzialmente verrà utilizzato come organico funzionale.

Scatti di anzianità e stabilizzazione del personale precario: ANIEF ha ricordato come le recenti pronunce in tema di scatti di anzianità, confermate dalle Corti di appello, abbiano chiarito il diritto dei precari alla parità di trattamento con il personale di ruolo, mentre anche dalle osservazioni scritte della Commissione europea sulle cause contro lo Stato italiano per la violazione della direttiva 1999/70/CE si evince come l’azione sindacale intrapresa nel 2010 porterà alla condanna di tali abusi e a risarcimenti milionari. L’amministrazione ha ribadito come il concorso per la nostra costituzione sia l’unico canale di reclutamento, ma il sindacato ha replicato come la stessa Consulta recentemente ha rinviato alla Corte di Lussemburgo un ricorso relativo alla deroga introdotta dal legislatore sull’applicazione della direttiva nella scuola. Il sindacato, pertanto, di fronte anche alle nuove immissioni in ruolo che copriranno al massimo il turn-over, rispetto a 140.000 contratti a tempo determinato siglati quest’anno, continuerà a ricorrere nei tribunali per ottenere scatti e risarcimento per i precari.

Contratti per i neo-assunti e ricostruzione di carriera: ANIEF ha ricordato come per gli ultimi 100.000 docenti e ATA assunti nell’ultimo biennio e per i 70.000 da assumere nel prossimo triennio a invarianza finanziaria è stata annullata la progressione di carriera per i primi 8 anni di servizio e vengono riconosciuti per intero solo i primi quattro anni di pre-ruolo, in violazione di una precisa direttiva comunitaria. L’amministrazione ha ricordato come tale situazione sia da intendersi come sacrificio richiesto dall’attuale situazione finanziaria, ma il sindacato ha ribadito come il diritto al lavoro e alla parità di trattamento siano principi inderogabili che ora anche l’Europa tutela e che non sono barattabili.

Piano triennale di assunzioni sul sostegno: l’amministrazione ha ricordato come il numero di 4.400 assunzioni richieste per quest’anno sia al netto delle altre 1.600 disposte dalla legge 128/13, che completano l’organico al 75% previsto dalla norma. Il sindacato ha ricordato come debba essere garantita una perequazione regionale nelle assunzioni in base agli organici registrati a livello regionale nell’a.s. 2006-2007, nel percorso che porterà a 90.000 docenti in organico di diritto entro l’a.s. 2015-2016.

Aggiornamento 2014 Graduatorie Permanenti 24 mesi e Graduatorie d’Istituto personale ATA: ANIEF ha esposto l’opportunità di garantire a detto personale la possibilità di trasferirsi da una provincia all'altra senza chiedere il depennamento, chiedendo un intervento in tal senso già a partire dall'emanazione del prossimo bando di aggiornamento delle graduatorie permanenti ATA, previsto per la prossima primavera. Il Miur si è dichiarato disponibile a verificare la possibilità di inserire tale modifica nel prossimo bando.

Possibilità di spezzare un posto intero al fine di garantire il diritto al completamento orario del personale ATA: anche in questo caso la proposta ANIEF è stata accolta dall’amministrazione, alla quale il sindacato ha chiesto di chiarire in modo definitivo, anche all'interno del regolamento supplenze del personale ATA, l’effettiva sussistenza della possibilità di spezzare un posto al fine del completamento orario. Inoltre, sarebbe opportuno adeguare il regolamento supplenze ATA a quello, più recente, dei docenti.

Sblocco dei pagamenti per la 2a posizione economica personale ATA: su questo punto l'amministrazione non ha fornito notizie confortanti, in virtù delle resistenze provenienti dal MEF. ANIEF ha annunciato, quindi, di riservarsi l’avvio di iniziative legali ove non venga trovata una rapida e soddisfacente soluzione del problema per il personale interessato.

Dimensionamento scolastico: il MIUR ha confermato il rischio di un ulteriore taglio di 800 sedi di presidenza, annunciando che è in corso una trattativa con il MEF per ridurre i tagli richiesti. ANIEF ha affermato la totale inaccettabilità di questo scenario, considerato che sarebbe addirittura necessario ripristinare le 2.000 scuole già illegittimamente dimensionate. Pertanto, anche in questo caso, il sindacato ha confermato il proseguimento delle iniziative giudiziarie già avviate, manifestando la necessità di tutelare in particolare le scuole delle piccole isole e delle comunità montane.

Interessati almeno 15mila docenti e Ata. Cui si potrebbero aggiungere i 4mila “Quota 96”, rimasti bloccati dalla riforma Fornero: tutto dipende dal parere espresso dalla Consulta lo scorso 17 novembre, di cui però non si sa ancora l’esito. Per evitare i soliti ingorghi burocratici, il Miur farebbe bene ad attendere.

Il Ministero dell'istruzione è in procinto di pubblicare il decreto che dal prossimo mese di settembre porterà al pensionamento almeno 15mila docenti e Ata della scuola: ai sindacati è già stato detto che il termine di presentazione delle domande è stato fissato al 27 gennaio 2014. E che le regole, tranne qualche lieve modifica, saranno le stesse dello scorso anno. Costringendo, con l'applicazione rigida della riforma Fornero, a mantenere in servizio circa 4mila lavoratori. Ai quali, per via dell'adozione immediata dei nuovi requisiti minimi, è stata fatale la negazione del riconoscimento degli otto mesi di servizio conclusivi dell'anno scolastico dell'anno scolastico 2011/12.

Ma proprio per i cosiddetti "Quota 96" della scuola potrebbe ora esserci una novità importante: lo scorso 17 novembre la Consulta ha, infatti, espresso il proprio parere sulla laicità del comportamento del legislatore nei confronti della categoria. In attesa dell'esito di quell'udienza pubblica, Anief chiede pertanto pubblicamente al Ministero dell'Istruzione di rimandare il termine di presentazione delle domande per andare in pensione.

Qualora il parere della Consulta fosse favorevole ai "Quota 96", dando il via libera alla deroga che l’Anief chiede da tempo, il Miur sarebbe infatti costretto a riaprire i termini per permettere loro l'accesso ad un diritto che una dimenticanza di chi a prodotto le nuove norme pensionistiche gli ha negato per il secondo anno consecutivo. A quel punto, a nulla varrebbero le resistenze di organismi pubblici, come la Ragioneria dello Stato, che si sono espressi negativamente sul concedere la copertura finanziaria necessaria a mandare in pensione migliaia di docenti e Ata costretti a ingiustamente a rimanere in servizio.

“Il via libera della Consulta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – permetterebbe a questi lavoratori di far riconoscere un loro sacrosanto diritto al pensionamento: tutti i più autorevoli studi sull’insegnamento concordano nel dire che, in particolare quella dei docenti, è una professione altamente logorante. E ad alto rischio burnout. Ora, a fronte di questo dato inequivocabile, che non ha bisogno di commenti, come si può pensare di mandare un docente in pensione a 67-68 anni? Oltretutto, cambiando le regole in corsa?”.

 

350 milioni di euro su 985 utilizzati per tamponare i mancati scatti di anzianità del personale: si riducono i progetti, le attività pomeridiane, i fondi per le visite culturali e per i docenti coordinatori di tutto ciò che va oltre la didattica. Pacifico (Anief-Confedir): sono soldi spesi male, il cui inutile sacrificio metterà a rischio il funzionamento degli istituti.

L’offerta formativa rivolta agli studenti italiani si assottiglia sempre di più. Quest’anno a complicare le cose ci si è messa pure l’amministrazione scolastica. Che, d’accordo con i sindacati rappresentativi, ha deciso di andare a prelevare 350 milioni di euro dal ‘tesoretto’ dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le attività pomeridiane, i progetti a completamento della formazione ordinaria e le visite culturali. La riduzione di oltre un terzo di questi fondi determinerà, inoltre, un compenso ridotto ai docenti coordinatori per le attività a supporto della didattica (le cosiddette le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi specifici).

Attraverso una discutibile nota, il Miur ha sancito questa destinazione. Inviando alle 8mila scuole italiane solo 521.036.414 euro complessivi. Pari al 52,94% di quanto doveva essere loro destinato. E impegnandosi a corrispondere per intero solo l'importo totale per le ore eccedenti degli insegnanti. Mentre l’integrazione da dare agli istituti scolastici sarà decisamente ridotta, comunque distante dal miliardo di euro iniziale. Andando, in tal modo, a deprivare ancora di più le tante aree arretrate, dove la scuola rappresenta spesso l’unico riferimento dello Stato, della legalità e della cultura in generale.

Ma quel che fa più rabbia è che il “rosicchiamento” del Fondo delle istituzioni scolastiche, attraverso cui si finanziano attività basilari nelle nostre scuole, non servirà a molto. L'approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato poco più di un mese fa in Gazzetta Ufficiale, ha purtroppo spazzato via ogni dubbio, sancendo la nullità, a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati da dare al personale, in pratica, vanno considerati come mere indennità. E basta. Perché purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera.

“È paradossale quanto accaduto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché i sindacati che siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell'attività motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della ricostruzione di carriera”.

Del resto, il nostro sindacato lo aveva detto in tempi non sospetti: l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più recuperabile. Gli altri sindacati, invece di seguire la via del ricorso indicata dall’Anief, si sono piegati al volere dell’amministrazione. Svendendo i diritti dei lavoratori, ancorché tutelati da un contratto nazionale, in cambio di una quota forfettaria.

Una scelta che si somma, tra l’altro, alla decisione del governo di prorogare a tutto il 2014 il blocco dei contratti di tutti i dipendenti pubblici. Scuola compresa. Su questo punto, nelle ultime ore è intervenuto pesantemente il M5S. Che ha presentato un emendamento alla legge di stabilità, attraverso cui ha chiesto “l'esclusione per il personale della scuola del blocco degli incrementi contrattuali disposti con le risorse provenienti dalla razionalizzazione e dai risparmi di spesa delle amministrazioni pubbliche secondo legge 30 luglio 2010”.

Le discutibili decisioni di chi amministra lo Stato, tra l’altro, hanno come destinatari (come danneggiati) quei docenti italiani che già oggi a fine carriera percepiscono tra i 6mila e gli 8mila euro in mero rispetto ai colleghi dell’Ocde: fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%. Mentre nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Ora, andare a intaccare lo stipendio, compresi i contributi pensionistici, non farà altro che allargare questa forbice.

“Per completezza va detto che questa modalità di garantire gli stipendi dei lavoratori, a danno del funzionamento ordinario delle scuole, potrebbe avere un triste epilogo: di recente, infatti, il tribunale di Roma, incalzato dall’Anief, ha dichiarato incostituzionale l’accordo. Aprendo così scenari – conclude Pacifico – di cui tutta la scuola potrebbe finalmente beneficiare”.

Per approfondimenti:

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Blocco degli scatti pagati nel 2011 è un grande inganno. Governo trovi subito una copertura adeguata

Scatti stipendiali: il danno e la beffa

 

Pacifico (Anief-Confedir): ora Carrozza convochi associazioni e sindacati, serve una riforma seria a tutela del sistema scolastico e di chi vi opera.

Il sindacato apprezza la decisione del Governo di non portare avanti il testo di legge delega in materia di istruzione, università e ricerca: il Miur, infatti, ha appena divulgato una nota nella quale specifica che quella parte di testo resa pubblica dalla stampa “è da ritenersi del tutto superata”. Vengono a cadere, in tal modo, i progetti nefasti di revisione degli organi collegiali, dello stato giuridico, del trattamento economico e del reclutamento del personale.

“Il Ministero finalmente dà ascolto alle rivendicazioni del sindacato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – andando ad annullare un testo che l’Anief ha sin da subito reputato dannoso ed inopportuno per l’intero sistema della conoscenza. A questo punto il Ministro Carrozza provveda a convocare il prima possibile le parti sociali interessate a un vera riforma del settore, ad iniziare da associazioni professionali e sindacati, in modo da far ripartire l’economia del paese salvaguardando nel contempo la crescita del sistema scolastico italiano e di chi vi opera quotidianamente”.

 

Servono provvedimenti urgenti per salvaguardare istituti e personale del Sud e delle Isole, già attraverso emendamenti al DL sulla scuola.

"Fa bene il Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza a dire che in Italia serve un ampliamento significativo dell'offerta formativa senza lasciare indietro nessun territorio. Ma ora alle parole devono seguire i fatti, impegnando le risorse per risollevare quelle zone del Paese meno fortunate, soprattutto al Sud, cronicamente con meno strutture". Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, l'intervento al Quirinale del Ministro dell'Istruzione nel corso dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico.

"Carrozza ha fatto bene a citare la Costituzione vista da Calamandrei, però per fare in modo che questi intenti diventino realtà occorre adottare da subito misure che migliorino la condizioni delle nostre scuole. Ad iniziare da quelle forzatamente accorpate, per meri motivi ragionieristici. Dimenticando che in determinati territori, soprattutto dove gli alunni sono più a rischio abbandono precoce degli studi o i flussi migratori sono maggiori, servono parametri diversi. Occorre, in sostanza, approvare delle deroghe al 'tetto' minimo dei 900 studenti per scuola".

L'Anief invita quindi l'amministrazione ad utilizzare parametri diversi, nelle zone dove vi sono motivazioni oggettive, per l'assegnazione di un numero maggiore di dirigenti scolastici e di direttori dei servizi generali ed amministrativi. Il sindacato, inoltre, ricorda al Ministro che è necessario garantire un organico di docenti adeguato alle necessità, sempre laddove il contesto territoriale lo richiede.

"Anche sul fronte degli insegnanti e del personale Ata - continua Pacifico - è fondamentale non penalizzare le regioni meridionali e le Isole: si inizi adottando maggiore equilibrio nell'assegnazione dei docenti di sostegno, ricercando più equità sulle assunzioni previste nel prossimo triennio sulla base degli organici dell'anno scolastico 2006/2007. I numeri 'pazzi' che il Miur ha reso noti in questi giorni vanno rivisti".

Il giovane sindacato ha realizzato un documento di proposte urgenti, proprio al fine di fronteggiare quelle emergenze cui il Ministro Carrozza ha fatto riferimento al Quirinale, che nei prossimi giorni presenterà alla VII Commissione Cultura della Camera sotto forma di emendamenti al Decreto Legge n. 104 sulla Scuola, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 settembre.

 

Il Miur fornisce deleghe eccessive agli atenei organizzatori dei corsi specializzazione sul sostegno per quasi 6.400 docenti già abilitati. In arrivo test selettivi esosi (200 euro a domanda) ed eterogenei: mancando una graduatoria unica nazionale, con lo stesso punteggio si verrà promossi in un ateneo ma non in un altro. Brutte notizie anche sui PAS riservati ai precari: il Miur ritarda i chiarimenti sui servizi d’accesso e non garantisce l’attivazione dei corsi per tutte le discipline.

I corsi di accesso alla professione insegnante partono con il piede sbagliato. Alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che dà avvio ai corsi di sostegno per selezionare quasi 6.400 docenti specializzati, ha fatto immediato seguito il bando di una delle Università di Roma cui sono stati assegnati 500 posti da suddividere tra tutti gli ordini scolastici: l’Anief ha appreso con stupore che ai candidati ai corsi di specializzazione verranno chiesti ben 200 euro per ogni test selettivo cui faranno domanda di accesso. E per coloro che saranno ammessi ai corsi si parla di almeno altri 2mila euro per la frequenza.

Oltre alle spese esorbitanti che i candidati dovranno affrontare, considerando anche che molti di loro tenteranno l’accesso in più atenei e per diversi tipi di insegnamento, c’è il problema dalla disomogeneità di valutazione delle prove: ogni ateneo è stato autorizzato dal Miur, attraverso il Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011, a predisporre autonomamente la propria prova di accesso. La mancanza di uniformità sui 60 quesiti a risposta multipla, con cinque opzioni di risposta, e di una graduatoria unica nazionale, introdotta invece dallo stesso Ministero dell’Istruzione per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, sta già determinando tra i candidati i timori di una disparità di trattamento: le critiche si moltiplicano perché i gradi di difficoltà potrebbero cambiare e con lo stesso punteggio si potrebbe essere promossi in un ateneo ma non in un altro.

Nelle ultime ore la mancanza di attenzione alle esigenze dei lavoratori, in particolare di quelli precari, si è inoltre evidenziata nella sempre più discutibile gestione dei Percorsi abilitanti speciali (Pas): dal quadro riassuntivo delle domande inoltrate al Miur, tramite la piattaforma Istanze on line, risulta che centinaia di raggruppamenti di classi di concorso delle scuola medie e superiori, a causa del basso numero di candidati (meno di 10), rischiano ora di non essere attivati.

Questa grave decisione, che andrebbe a penalizzare tanti precari da anni impegnati in prima linea nella scuola, è già prevista dal D.M. n. 58 del 25 luglio 2013, nel quale viene riportato che “di norma non possono essere attivati corsi con un numero di iscritti inferiore a 10. Deroghe in diminuzione sono consentite, previe intese fra Atenei, Istituzioni AFAM e Direttori regionali interessati, qualora si renda possibile la partecipazione dei corsi ad attività didattiche comuni e trasversali a più corsi, anche a distanza”. Ciò significa che tanti docenti precari (in particolare di materie tecniche, gli Itp, gli insegnanti di strumento musicale, di tedesco, di discipline pittoriche e geometriche, scienze degli alimenti, storia e filosofia, fisica) potrebbero non abilitarsi perché per lo Stato insegnano una disciplina troppo specifica.

Inoltre, come se non bastasse, ad oggi mancano chiarimenti sui requisiti di servizio necessari per l'ammissione ai corsi: anche se la “finestra” per presentare regolare domanda ai Pas è terminata da due settimane, il Miur non ha ancora indicato agli Uffici scolastici le indicazioni complete sulla validità dei servizi svolti e su come avviare, in modo uniforme, le verifiche delle domande per accedere ai corsi abilitanti.

“È assurdo che con i corsi ormai imminenti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – i candidati alla specializzazione sul sostegno e all’abilitazione all’insegnamento curricolare siano ancora lasciati in balia dell’incertezza: servono indicazioni chiare. Ad iniziare, nel caso dei Pas, dalla garanzia di attivazione di tutte le classi di concorso. Ma anche, nel caso del sostegno, sull’uniformità dei contenuti e delle valutazioni delle prove di accesso. E per finire sui costi della quota di iscrizione ai test, che – conclude Pacifico - dovrebbe costare dieci volte meno”.

 

Appello del sindacato al Miur: lo scorso anno tagliati 340 milioni destinati all’offerta formativa, di questo passo tra due anni arriveremo a raschiare il “barile”. Non ci saranno nemmeno più i soldi per carta, gessetti e toner. Mentre docenti e Ata avranno stipendi sempre più al limite della povertà.

È arrivato il momento di dire basta agli aumenti di stipendio attraverso il taglio progressivo dei fondi destinati alle scuole. A chiederlo pubblicamente al Miur è l’associazione sindacale Anief, dopo che nelle ultime ore stanno prendendo sempre più corpo le voci che vorrebbero l’amministrazione scolastica impegnata nel sottrarre risorse dal Fondo d’istituto per garantire gli scatti stipendiali del personale docente e Ata.

Lo scorso anno questa strategia ha portato alla riduzione del Miglioramento dell’offerta formativa, il “capitolone” ministeriale da cui vengono reperiti i fondi da indirizzare alle oltre 8mila scuole italiane, di oltre 340 milioni di euro:circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Oggi rimangono da distribuire alle scuole poco più di 760 milioni di euro, ma se questi verranno ridotti anche quest’anno di altri 340 milioni, per le scuole ne rimarranno poco più della metà. E tra un anno, di questo passo, non rimarranno che le briciole.

Con la prospettiva, per i dirigenti scolastici, di dover affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni anche per comprare materiale scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner e l’assistenza per i computer e via dicendo. Per non parlare dell’attivazione dei progetti a sostegno della didattica e delle visite culturali, di cui già da tempo si sono perse le tracce.

“Il personale della scuola non ne può più di questa politica che toglie una parte fondamentale del settore scuola per indirizzarla verso altre voci di spesa dello stesso comparto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. La scuola ha bisogno di risorse, non di ‘travasi’. Basta andare a vedere come si comportano i Governi dei Paesi più all’avanguardia in fatto di istruzione, come la Germania o gli Stati Uniti che ogni anno integrano i loro investimenti, per rendersi conto che di questo passo si va verso la distruzione della scuola pubblica. E dei diritti dei suoi lavoratori”.

L’Anief ha più volte denunciato che una parte consistente della responsabilità di quello che sta accadendo va ricondotta all’atteggiamento rinunciatario dei quei sindacati che, invece di rivendicare risorse aggiuntive, hanno svenduto la gestione delle scuole firmando un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito quella riforma tanto cara al Mef e alla Funzione Pubblica che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi. È evidente che anche il Governo in carica intende attuare il decreto legislativo 150/09, andando ad avviare una contrattazione decentrata che dietro allo sbandierato merito nasconde solo una volontà: mettere sul piatto, per gli aumenti contrattuali, una cifra irrisoria di euro. Tanto poi si prendono dalla stessa scuola.

Tutto nasce dall’approvazione del decreto legislativo 29/93, che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con quello privato. Con il risultato, a distanza di 20 anni, che oggi gli statali sono licenziabili, hanno delle buste paga con importi al limite della soglia della povertà e hanno perso anche sul fronte del TFR. E il futuro? Se non cambia il vento, sarà sempre più nero: dal 2015, dopo la fine del blocco dei contratti, non saranno più riconosciuti gli scatti automatici, entrerà in vigore il merito. Con le “prestazioni” individuali rese all’interno dell’unità aziendale. Perché tale viene con considerata oggi la scuola italiana.

 

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