Docenti e Ata ancora in attesa delle 15mila assunzioni annunciate per l’anno scolastico 2013/14: la carenza di posti a disposizione, per alcuni insegnamenti e classi di concorso, rende impellente l’attivazione di una graduatoria di merito per gli idonei del concorso a cattedre.


Continua l’assordante silenzio del Miur sulle 15mila immissioni in ruolo annunciate ormai due mesi fa in Parlamento dal Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza: anche se rimangono un’offesa alla categoria, perché rappresentano poco più del 20% dei posti vacanti da chiedere, queste assunzioni permetterebbero di alleviare una parte dei problemi legati alla mancanza di continuità didattica di cui soffre il nostro sistema scolastico.

Occorre ricordare che si tratta di una quantità quasi dimezzata anche rispetto al decreto interministeriale del 3 agosto 2011, in base al quale nell’anno 2013/2014 era stata stabilita l’assunzione di 22mila docenti e 7mila Ata. E che in realtà, solamente tra i docenti, le assunzioni dovrebbero essere almeno 50mila: stiamo parlando di oltre 23mila tra curricolari e sostegno, più altri 27mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unità da aggiungere all’organico di diritto e che il collega a capo della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, si appresta a formalizzare in questa direzione attraverso un decreto di ampio respiro in via di presentazione al Consiglio dei Ministri, contenente, tra le altre cose, disposizioni sull’attivazione di concorsi riservati per i dipendenti pubblici precari, gli inidonei e sopranumerari Itp, i quota 96, i docenti AFAM e gli idonei ai vari concorsi per dirigente scolastico.

Premesso ciò, secondo il sindacato, assume dei contorni sempre più paradossali la mancanza di notizie ufficiali sulla conferma, sulla suddivisione e sui tempi relativi all’assunzione del contingente di docenti e Ata da assumere in vista dell’ormai imminente anno scolastico. Mentre da diverse regione – come Piemonte, Friuli, Liguria, Molise, e Puglia - continuano ad arrivare le graduatorie provvisorie dei vincitori del concorso degli 11.542 posti complessivi, frutto del lavoro estivo delle commissioni di valutazione delle prove dei candidati, non si capisce perché dall’amministrazione di Viale Trastevere non si procede all’attivazione del decreto sulle assunzioni.

I vincitori del concorso nazionale e coloro che risiedono nelle GAE (cui spettano la metà dei posti) non possono essere lasciati al loro destino, dopo aver dimostrato - attraverso una prova preliminare, tre scritti, due colloqui orali e, in alcuni casi, anche una verifica pratica – di meritare di fare gli insegnanti. E chiedono di rendere esecutivo un loro diritto. In ballo c’è anche l’avvio dell’ennesimo anno scolastico inficiato da un tourbillon di cambi continui di insegnanti, di cattedre scoperte, assegnate provvisoriamente e di docenti precari (visto che pure le supplenze annuali verrebbero assegnate con inspiegabile ritardo) che vagano per oltre 8mila scuole.

Anief conferma che è sempre possibile avviare il ricorso per ottenere una graduatoria di merito, all’interno della quale andrebbero collocati tutti coloro che sono risultati idonei al termine del concorso a cattedra. Una graduatoria che si rende ancora più necessaria alla luce delle tante cattedre scomparse a seguito dei tagli agli organici, al dimensionamento e al blocco del turn over imposto dalla riforma Fornero.
 

Anief: basta con le prese in giro, i supplenti meritano rispetto. Anche dire loro che saranno tutti nominati con l'avvio del nuovo anno scolastico è falso: a settembre un docente su sei non sarà al suo posto.

Ancora una volta un ministro della Repubblica, incaricato di gestire le sorti dell'istruzione pubblica in Italia, non tiene fede agli impegni presi sulle assunzioni dei precari: annunciando appena 12mila immissioni in ruolo di docenti e 3mila di personale Ata (amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga), da attuare nel corso di questa estate, sempre se autorizzate dai funzionari di viale XX Settembre, il ministro Carrozza ha sconfessato quanto aveva detto pochi giorni prima, sostenendo di voler stabilizzare 35mila docenti di sostegno e di voler portare a termine il piano triennale di assunzioni prodotto nel 2011 attraverso un accordo interministeriale contenente ben altri numeri.

Se a questo aggiungiamo i 5.400 lavoratori non docenti non assunti quest'anno per via della irrisolta questione degli inidonei, gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra e i circa 100mila supplenti che annualmente vengono assunti, di cui almeno 20mila su posti vacanti, ci rendiamo conto che le cifre indicate dal ministro Carrozza rappresentano veramente una goccia nel mare: le assunzioni che il Miur doveva chiedere erano 70mila e non 15mila.

L'Anief si fa dunque portavoce del malcontento della categoria, pretendendo che vengano da subito attuate le assunzioni su tutti i posti liberi. Dando così anche seguito alle indicazioni Ue sulla materia, in particolare quelle contenute nell'articolo 4 della Direttiva 1999/70/CE, ed evitando che le sentenze dei giudici sovranazionali condannassero lo Stato italiano a sanzioni che già dal prossimo autunno potrebbe assumere proporzioni gigantesche.

"Quel che rende la situazione professionale dei precari della scuola ancora più insopportabile - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - è il fatto che i ministri dell'Istruzione fanno a gara a chi produce le 'bufale' più grandi. Vale, per tutte, quella riguardante la promessa di svuotamento delle graduatorie ad esaurimento in pochi anni: ma come si fa a prendere in giro la gente in modo così plateale, dal momento che al ritmo di 6mila l'anno, visto che l'altra metà delle assunzioni è riservata ai vincitori del concorso a cattedra, non basteranno tre decenni per assumere tutti gli attuali supplenti nelle GaE?".

Il sindacato non può accettare questo modo di procedere. Appena pochi mesi fa, a riforma Fornero già approvata, l'ex ministro Profumo aveva detto che nel 2013 le immissioni in ruolo sarebbero state 22mila. Ora, invece, l'attuale ministro dice che nella migliore delle ipotesi saranno la metà. La realtà è che si continua a lasciare questo personale, la cui opera è indispensabile per il buon funzionamento delle nostre scuole, in uno stato di incertezza fino a che non raggiungono almeno i 50 anni.

"Anche il ministro Carrozza - continua Pacifico - ha subito imparato la 'lezione': quando dice, come ha fatto nelle ultime ore alle commissioni Cultura, che l'anno scolastico inizierà regolarmente ci racconta l'ennesima 'bufala'. Come si fa, infatti, a nominare d'incanto oltre 100mila supplenti, dal momento che le immissioni in ruolo si concluderanno in quei giorni, anziché, come accadeva fino a qualche anno fa, entro il 31 luglio? Anche in questo caso, non bisogna essere dei maghi per sapere che le lezioni a settembre riprenderanno con un docente su sei che non sarà al suo posto".

 

Anief plaude alla volontà espressa dal ministro Carrozza durante il question time a una interrogazione del M5S, ma critica la ristrettezza delle future immissioni in ruolo: all’inizio dell’attuale anno scolastico erano 80 mila i posti di docenti e Ata vacanti disponibili, a cui vanno aggiunti almeno altri 40-50 mila dipendenti che saranno collocati in pensione.

L’Anief plaude alla decisione del Governo di mantenere fede al piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale scolastico previsto dal decreto legge n.70 del 2011, attraverso la richiesta di immissione in ruolo di circa 15 mila precari ribadita oggi dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, rispondendo durante il question time a una interrogazione del M5S. I numeri però non tornano. Anche se la riforma delle pensioni ha ridotto il previsto turn over, i posti vacanti e disponibili tra docenti e personale Ata sono molti di più: almeno 22 mila e non 15 mila.

Anche nella programmazione delle nuove assunzioni non ci siamo: il ministro Carrozza ha detto che “le stime del turn over del personale docente per i prossimi anni scolastici sono di circa 44 mila unità di personale docente e Ata. Da tali dati emerge che l'entità del personale che potrà essere assunto in conseguenza diretta del turn over – ha spiegato ancora il ministro - ammonta complessivamente a circa 59 mila unità nel prossimo quadriennio”.

“Non riusciamo a comprendere come mai al ministero dell’Istruzione si facciano sempre i conti delle assunzioni in difetto”, commenta a caldo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri. “Dai conteggi del nostro ufficio studi, fondati sulla base dei posti attualmente disponibili e sulle stime ufficiali dei pensionamenti, risultano infatti almeno 120 mila i posti che si renderanno disponibili tra il prossimo anno e il 2017. Il calcolo è presto fatto: all’inizio dell’attuale anno scolastico erano 80 mila i posti di docenti e Ata vacanti disponibili, a cui vanno aggiunti almeno altri 40-50 mila dipendenti della scuola che saranno collocati in pensione”.

Il sindacato ricorda che coprendo tutti i posti vacanti l’amministrazione darebbe seguito anche a quanto previsto dalla direttiva 1999/70/CE. La quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari di lungo corso. Su questo abuso si esprimerà presto, tra l’altro, la Corte di giustizia europea, a cui per iniziativa dell’Anief si sono rivolti migliaia di docenti e Ata, che a novembre dovrà decidere sull’incompatibilità della normativa nazionale in materia di stabilizzazione rispetto a quella comunitaria.

“Assumere un numero ridotto di precari è una politica davvero miope – commenta ancora Pacifico – soprattutto se ad essere ingiustamente esclusi sono coloro che hanno svolto già 36 mesi di supplenze. In questi casi, infatti, le mancate immissioni in ruolo comporteranno ulteriori contenziosi contro l’operato dello Stato, peraltro sempre più frequentemente destinati rimborsare i precari per i danni economici e morali loro arrecati a seguito delle mancate assunzioni. Le immissioni in ruolo, come lo sblocco del turn over, non possono continuare ad essere legare a mere esigenze di bilancio statale”.

Il sindacato, a tal proposito, coglie l’occasione per chiedere ai parlamentari di approvare con urgenza la modifica alla riforma Fornero, prodotta dai parlamentari Gnecchi e Ghizzoni, della quale si sta già occupando la Commissione lavoro della Camera, riguardante 3.500 docenti e Ata che avevano iniziato l’anno scolastico 2011/12 sapendo di andare in pensione ma che invece oggi sono ancora in servizio a causa della mancata deroga. Risolvere positivamente la questione dei Quota 96 sarebbe già un punto a favore. Di chi ha diritto a lasciare e di chi deve essere assunto.

 

L’annuncio fatto oggi in Parlamento va apprezzato, però il numero di immissioni in ruolo che andrebbero attuate entro il 2017 sono 130mila e non 44mila. Via libera dal sindacato anche al progetto di revisione della carriera degli insegnanti, a patto che sblocchi gli scatti e adegui gli stipendi a quelli dell’area Ocde. Via libera anche alla realizzazione di nuovi testi unici per superare la giungla normativa attualmente esistente.

Anief non può che apprezzare le intenzioni pronunciate oggi dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, durante la presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero alle commissioni Istruzioni e Cultura di Camera e Senato: siamo d’accordo con il ministro quando dice che è "opportuno varare un nuovo piano triennale di assunzioni per il 2014-17". Ma dobbiamo dissentire quando sostiene che nello stesso triennio "è previsto un turn-over complessivo di 44.000 unità".

“Il nostro sindacato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief - ritiene questo dato fortemente sottostimato, poiché in realtà sono 120 mila i posti che si renderanno disponibili tra il prossimo anno e il 2017. Il calcolo è presto fatto: all’inizio dell’attuale anno scolastico erano, infatti, ben 80 mila i posti di docenti e Ata vacanti e disponibili, a cui vanno aggiunti almeno altri 40-50 mila dipendenti della scuola che saranno collocati in pensione. Solo in questo modo, coprendo tutti i posti vacanti, l’amministrazione potrà evitare ulteriori contenziosi che ormai sempre più frequentemente la condannano a rimborsare i precari per i danni economici e morali loro arrecati a seguito delle mancate assunzioni”.

Anief ritiene fattibile anche il piano di revisione della carriera per gli insegnanti, sempre annunciato dal ministro Carrozza, attraverso un innovativo "sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio", al fine di approdare ad un "giusto riconoscimento ai docenti meritevoli costruendo un vero e proprio 'cursus professionale'". In tal caso il giovane sindacato reputa indispensabile accompagnare tale operazione con il ripristino degli scatti sinora bloccati e con l’adeguamento degli stipendi all’attuale costo della vita. Le immissioni in ruolo, come lo sblocco del turn over, non possono continuare ad essere legate a mere esigenze di bilancio statale o al raffreddamento dell’anzianità di servizio.

“È davvero grave che si continui a parlare di valorizzazione dei docenti e degli operatori scolastici – continua il presidente Anief – mentre le loro buste paga rimangono, secondo l’Istat, al potere di acquisto di 20 anni fa. Oggi lavorare per la scuola, tanto per capirci, significa essere collocati tra la parte della popolazione più povera. E anche a livello internazionale il confronto non regge, visto che l’Ocde ci ha fatto sapere di recente che un docente, che opera nell’area dei Paesi che vi aderiscono, a fine carriera arriva a guadagnare sino a 8mila euro l’anno in più di quanto percepisce un insegnante italiano nella stessa condizione”.

Per quanto riguarda, infine, l’intenzione di semplificare e disboscare la “giungla normativa attualmente esistente, attraverso lo strumento della codificazione (con testi unici) della normativa di scuola, università e ricerca”, Anief si trova sostanzialmente d’accordo con il Ministro. “Anche perché – conclude Pacifico - occorre con urgenza rivedere gli attuali testi unici della scuola, sistematicamente superati e sovvertiti dalle finanziarie degli ultimi anni, il cui vero e unico scopo è sempre stato quello di rivedere al ribasso gli organici e la rete scolastica”.

 

Ad un mese dalla sua nomina a capo del Miur, si è reso conto che negli ultimi sei anni l’istruzione è stata massacrata da tagli a risorse, personale e scuole: allora, se non si cambia registro è meglio che torni a fare il rettore o il ricercatore.

“Ha fatto bene il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a dire che se non ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica sarà costretta dimettersi dall’incarico: sono parole coerenti, pronunciate da chi si è reso conto che è impossibile guidare la macchina formativa italiana, da cui dipendono le sorti di otto milioni di alunni, se si vogliono continuare a tagliare risorse, personale e scuole”. Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola, le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro Carrozza a proposito della necessità estrema di tornare ad investire nell’istruzione.

“È bastato un mese alla dottoressa Carrozza – continua Pacifico – per capire che occorre abbandonare la politica dei tagli ed allinearsi a quanto avviene nei paesi più sviluppati. In caso contrario, se non ci sarà un rilancio della cultura e della formazione, è meglio lasciare l’incarico di Ministro tornare a fare il rettore o il ricercatore. Sa bene che pesa come un macigno quella differenza di almeno un punto percentuale di Pil in meno, per investimenti sul settore dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispetto alla media dell’area Ocse”.

Anief e Confedir hanno più volte denunciato che non si poteva andare avanti come è stato fatto negli ultimi cinque-sei anni, quando si è cancellato qualcosa come 200mila posti e quasi 4mila scuole autonome. Oltre che il tempo scuola in tutti i tipi di corsi. E che dire del rapporto alunni-docenti, che ha portato alla formazione di tante classi ‘pollaio’? Tutto questo non è più tollerabile. Ora anche il Ministro lo dice.

“A questo punto – prosegue il rappresentante Anief-Confedir – Carrozza farebbe bene a chiedere la cancellazione di tutte le riforme Gelmini, perché è dal loro fallimento che sono derivati i numeri decadenti sulla formazione dell’ultimo periodo, anche a livello universitario e di occupazione. Per non parlare dello scorretto utilizzo dei fondi Cipe, con obiettivo regionale, che sono stati dirottati in altre aree del Paese. O dell’abolizione e del ridimensionamento delle province, che gestiscono anche la manutenzione dell’edilizia delle scuole superiori: a Catania, è notizia di questi giorni, il commissario ha minacciato di tagliare per il prossimo anno scolastico i riscaldamenti in tutte le ore in cui non vi è attività didattica”.

Fa bene, infine, il Ministro a chiedere maggiore sicurezza per i nostri alunni. A tal proposito va ricordato che la recente normativa sulla frequenza obbligatoria di tutto il personale, in particolare dei docenti, che sono anche dei ‘preposti’, dei corsi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non ha ancora trovato applicazione nella maggior parte degli istituti. È ora di cambiare. Tornando ad investire nella conoscenza. Anche il nuovo Ministro l’ha capito. Altrimenti è meglio andarsene.

 

Lo Stato non investe più nella selezione dei docenti e nei verificatori della qualità del sistema d’istruzione. Pacifico: non è solo un problema di fondi, torniamo a dare la giusta dignità a queste importanti figure professionali.

Uno Stato che non investe nei selezionatori dei docenti e negli ispettori della qualità scolastica è destinato al massimo a tenersi a galla. La denuncia arriva dall’associazione sindacale Anief, nello stesso giorno in cui un noto quotidiano nazionale ha denunciato le grosse difficoltà che ha l’amministrazione scolastica nel reperire dei docenti-eroi che si prestino a lavorare tutta la prossima estate, senza andare in ferie ed in cambio di appena 500 euro, per fare da esaminatori del concorso a cattedra da cui entro il 31 agosto scaturiranno 11mila nuovi insegnanti. Se a questo aggiungiamo l’ormai cronica carenza di ispettori addetti alla valutazione scolastica, rilanciata da una testata giornalistica specializzata, non possiamo che giungere ad una triste conclusione: non servono le riforme dei concorsi e i nuovi sistemi di valutazione scolastica, se poi non c’è la volontà di incentivare adeguatamente i commissari e di selezionare nuovi ispettori.

Il sindacato, come tutti i lavoratori della scuola, sono convinti che un sistema d’istruzione di qualità non può continuare a reggersi sul volontariato di chi ama l’insegnamento oppure sulla professionalità di un “pugno” di esperti chiamati a valutare l’operato di quasi 10 mila scuole. È quindi urgente porre un rimedio a questa situazione, tornando a dare la giusta considerazione per i selezionatori dei nuovi docenti e assumendo nuovi ispettori. Altrimenti tutto il sistema scolastico rischia di regredire ulteriormente.

“Uno Stato che non investe in queste figure professionali, da cui dipende il destino di un milione di dipendenti tra docenti e Ata, oltre che la formazione di sette milioni di alunni, non può permettersi di svilire certe figure professionali”, sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief. “Occorre il prima possibile porre rimedio a tale limite. Altrimenti, non si capisce perché dei commissari, ridotti a lavorare come dei lavoratori dell’Ottocento, malpagati, senza sosta e privati anche del riposo settimanale, debbano decidere di immolarsi per una causa in cui nessuno crede. Ad iniziare proprio dallo Stato”, conclude Pacifico.

 

Per il sindacato quel che occorre è solo il ripristino dei principi fondamentali su educazione e lavoro. Si inizi da un maggiore tempo scuola, organici stabili e l'assunzione dei precari su tutti i posti liberi.

Per far tornare la scuola italiana su livelli accettabili non serve una nuova grande riforma. Occorre, piuttosto, ripristinare il prima possibile un orario scolastico adeguato, dando la possibilità a tutti gli alunni che lo richiedono di fruire del tempo pieno, adottare finalmente quell'organico funzionale che permetterebbe alle scuole di attuare l'autonomia scolastica, assumere tutti i precari su tutti i posti liberi. Sono questi i provvedimenti urgenti che l'Anief sottopone all'attenzione del neo ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, dopo aver colto nelle sue prime dichiarazioni ufficiali la voglia di imprimere un cambio di marcia all'istruzione italiana, rinunciando giustamente ai vuoti annunci e prestando attenzione alle "questioni aperte della macchina amministrativa, piuttosto che rispondere alle numerose richieste di interviste o di apparizione in televisione".

A tal proposito, l'Anief nell'augurare al nuovo ministro una convincente e positiva conduzione del Miur, coglie l'occasione per ricordarle che l'istruzione rappresenta il più grande investimento che un Paese moderno possa condurre: da una scuola e un'università di alto livello scaturiscono dei cittadini istruiti e competenti, utili a centrare un sicuro progresso personale e sociale. Ma per raggiungere questi obiettivi, imprescindibili, è necessario che si esca dalle logiche incentrate sui tagli ad oltranza che intravedono nella cultura e nella formazione dei settori su cui risparmiare.

Occorre sin da subito affrancarsi dalle strategie politiche che negli ultimi sei anni hanno portato alla cancellazione di 200 mila posti di lavoro e, a seguito della scellerata Legge 133 del 2008, al taglio di 8 miliardi di euro solo nel comparto dell'istruzione. Per non parlare dell'affossamento operato alle università, dove alla riduzione progressiva del fondo ordinario e delle borse di studio rivolte agli atenei, si è aggiunta l'incredibile eliminazione di una figura chiave anche ai fini del progresso scientifico e tecnologico: quella del ricercatore a tempo indeterminato.

Chiediamo quindi al ministro Carrozza di dire basta a questa politica miope, figlia di una concezione errata della Conoscenza. "Ci rendiamo conto - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - che le problematiche da affrontare per il nuovo ministro dell'Istruzione sono diversificate, intrecciate e complesse. Soprattutto perché i danni prodotti dai suoi predecessori sono molteplici. Vi sono, tuttavia, delle priorità che, anche in vista del regolare svolgimento del prossimo anno scolastico, vanno affrontate con estrema urgenza".

"Su tutte - continua Pacifico - ricordiamo al ministro che occorre riportare il tempo scuola medio quotidiano da 4 a 6 ore in ogni grado scolastico, garantendo l'orario pieno a tutte le circa 200 mila famiglie che lo hanno richiesto per la scuola primaria. A livello di personale, non è poi più procrastinabile l'avvio dell'organico funzionale, con i docenti e il personale Ata assegnati alle loro scuole per almeno tre anni. Ciò permetterebbe anche di ammortizzare gli ultimi assurdi tagli attuati su migliaia di docenti inidonei e insegnanti tecnico pratici".

Più in generale, il sindacato invita la dottoressa Maria Chiara Carrozza ad operare affinché l'istruzione recuperi il suo ruolo di luogo di promozione di valori sani e di educazione alla cittadinanza, che ci impone la Costituzione oltre che indispensabili per muoversi agevolmente nella società contemporanea. A tale scopo, le biblioteche scolastiche devono aprirsi a studenti e cittadini, in modo, anche, che l'istituzione scuola recuperi quel senso dello Stato di cui si sono perse le tracce.

Delle risposte immediate servono inoltre sul fronte del reclutamento del personale: "il ministro - continua il presidente Anief - ha giustamente già ricordato che occorre garantire il rispetto delle più moderne direttive comunitarie, adottando la stabilizzazione professionale di decine di migliaia di precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio per lo Stato negli ultimi 5 anni. Anche perché a breve la Corte dei Conti si pronuncerà sulle ingiustificate deroghe introdotte a livello nazionale, che hanno sino ad oggi prodotto tra lo stesso personale precario un gratuito senso di frustrazione e di inadeguatezza, a fronte del preziosissimo impegno lavorativo quotidiano a favore della crescita delle nuove generazioni".

Il sindacato è convinto, inoltre, che occorre operare per trovare delle rinnovate soluzioni a proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti. Torniamo a ricordare che guardando sempre all'Europa, in diversi Paesi, per questo stesso personale, che svolge un lavoro altamente logorante, sono previste delle 'finestre' pensionistiche anticipate utili ad evitare di incorrere in patologie professionali oggi riassunte sotto il nome di ‘burnout’".

Per il sindacato, quindi, non serve una nuova riforma dell'istruzione pubblica: quel che occorre è solo il ripristino dei principi fondamentali su educazione e lavoro: "operando in questa direzione, tornando a rispettare i discenti e la professionalità di tutti gli operatori scolastici - conclude Pacifico - potremmo tornare a detenere un'istruzione di qualità. Degna di un Paese moderno che vuole risollevarsi ed uscire dalla tremenda crisi in cui versa".

 

Eppure ci sarebbero 300mila precari pronti a subentrare: così l'Ue si fa sempre più lontana.

Secondo l'Anief, quella di continuare a mantenere un tetto agli organici della scuola italiana, anche a fronte di un consistente incremento del numero di alunni, rappresenta una scelta gravissima. Di cui l'amministrazione si dovrà presto assumere la responsabilità, prima di tutto davanti alle sicure proteste e alle richieste di chiarimenti di milioni di famiglie. I cui figli si ritroveranno in classi sempre più pollaio e meno di qualità.

A fronte di 30mila alunni in più, infatti, il Miur in queste ore ha confermato ai sindacati la ferma intenzione di mantenere i parametri contenuti nella legge 111 del 2011, che impongono un preciso tetto al numero di docenti. I quali, di conseguenza, rimarranno gli stessi dell'anno in corso: circa 600mila per le discipline comuni e 63mila per il sostegno.

"Quello che è grave - sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief - è che la scuola italiana avrebbe a disposizione, pronti a subentrare, 150mila docenti precari già abilitati all'insegnamento e vincitori di pubblici concorsi. E altrettanti inseriti nelle graduatorie d'istituto per le supplenze brevi. Ma invece di impiegarli che facciamo? Li lasciamo ancora ai "box", ammucchiando i nostri giovani in classi sempre più numerose e dimenticando la linea d'indirizzo dell'Ue, che vorrebbe meno abbandoni scolastici attraverso una scuola di maggiore qualità".

 

Pacifico (Anief): in caso contrario si negherebbe un diritto garantito costituzionalmente e si presterebbe ancora più il fianco alle critiche dell’Ue per l’alto tasso di abbandono scolastico nel nostro Paese.

“Lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di alunni per motivi puramente burocratici sarebbe assurdo”. Così Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, commenta l’intenzione del Ministero dell’Istruzione di non concedere proroghe alla scadenza delle iscrizioni on line prevista per la mezzanotte di oggi.

In base a quanto riferito dalla stesso Miur alla stampa, nella serata di ieri erano 1.508.057 le domande registrate (comprese quelle riguardanti le scuola paritarie) e 1.490.672 quelle trasmesse e completate. Poiché sino ad oggi abbiamo assistito a una media di 40mila iscritti al giorno, è altamente improbabile che in ventiquattrore possa regolarizzare le loro domanda d’iscrizione una quantità di utenti cinque volte maggiore. E anche se ci fosse questa volontà, il sistema telematico predisposto dal Ministero dell’Istruzione non sarebbe in grado di fronteggiare le troppe richieste.

Secondo l’Anief, quindi, non vi è altra scelta: concedere agli alunni, sembrerebbe in prevalenza appartenenti a famiglie straniere e interessati a corsi negli istituti professionali, una proroga per regolarizzare la loro iscrizione. Anche pochi giorni sarebbero sufficienti.

“Qualsiasi nuova procedura, soprattutto se di tipo informatizzato, necessita di un periodo di ‘passaggio’, durante il quale viene messa in atto una gestione organizzativa di tipo flessibile”, spiega il presidente nazionale dell’Anief. “Anche perché – continua Pacifico – non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un diritto garantito costituzionalmente. Sarebbe davvero un autogol clamoroso, tra l’altro, non venire incontro a coloro che per tanti motivi ancora non si sono iscritti, dal momento che l’Unione Europea sta muovendo delle continue critiche nei confronti dell’Italia a causa dell’alto tasso di abbandono scolastico”.

“Non permettere a così tanti alunni, probabilmente oltre 100mila, di non trovare una collocazione per il prossimo anno sarebbe una scelta davvero infelice. Non si può educare una popolazione, sostenendo che gli italiani devono imparare a rispettare le scadenze, come ha fatto di recente il ministro Profumo, penalizzando i giovani e il loro futuro. Il Miur – conclude Pacifico – ci ripensi e conceda questa proroga”.

 

A comunicarlo è stato il Miur ai sindacati, sulla base delle previsioni delle iscrizioni all’a.s. 2013/14. Risultato: sempre più classi “pollaio”, meno assistenza agli studenti disabili e didattica non garantita. L’Anief ricorda alle famiglie che c’è sempre la possibilità di rivolgersi al tribunale.

Sono dati davvero sconfortanti quelli che il Ministero dell’Istruzione ha fornito ai sindacati in vista del prossimo anno scolastico: gli alunni della scuola italiana previsti sono oltre 6 milioni e 858mila. Rispetto all’anno in corso aumenteranno di quasi 30mila unità, soprattutto alla primaria (con leggero calo alle medie), ma per effetto del blocco normativo approvato con la legge 111/2011 la quantità di docenti rimarrà bloccata. L’organico sarà lo stesso di quest’anno: 600.839 posti di docente comuni e 63.348 di sostegno. Ciò comporterà un ulteriore innalzamento del numero di alunni per classe. E diventerà soprattutto sempre maggiore la distanza tra il numero di alunni disabili e i docenti di sostegno di ruolo.

L’Anief ritiene inaccettabile tutto questo. Perché tali decisioni della macchina amministrativa e politica si ripercuoteranno negativamente sulla didattica, sugli alunni e sulle famiglie. Ad essere penalizzati nelle classi “pollaio” saranno, in particolare, gli studenti con maggiori difficoltà di apprendimento e con disabilità. Per non parlare dei docenti, nei confronti dei quali solo a parole si continua a indicare la necessità di fornire “grande rispetto sociale a chi dedica la sua vita alla scuola come insegnante”, come ha fatto nelle ultime ore il presidente del Consiglio uscente Mario Monti.

“In molti casi la didattica non potrà essere garantita – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief – , in particolare laddove le ore di sostegno che lo Stato concederà agli alunni portatori di handicap o con problemi di apprendimento saranno molte di meno rispetto a quelle che la legge prevede. Questo avviene anche e soprattutto perché ad oggi è stato stabilizzato solo il 65% dell’organico di docenti di sostegno. Almeno 35mila insegnanti specializzati attendono di essere assunti, malgrado i posti di lavoro siano vacanti e disponibili. E con un docente precario ogni tre, quello che si produce è un risultato di forti disagi per i ragazzi e per le loro famiglie”.

“Non occorre essere esperti di formazione scolastica – continua Pacifico – per capire che in questa situazione non si riesce a sviluppare un valido progetto didattico. Così a fare da garante per famiglie e studenti continuano ad essere i giudici: sempre più sentenze stabiliscono che quei posti in deroga vanno assegnati per intero su un solo alunno. E non su due o tre ragazzi. Con il risultato che ad ognuno di loro viene garantita solo una manciata di ore di sostegno”.

Il sindacato reputa grave che ciò avvenga anche dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010, a proposito della illegittimità costituzionale dell'art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno. “L’abolizione dei limiti imposti dal legislatore nell’attribuzione dei posti in deroga – prosegue il presidente dell’Anief – rappresenta una bocciatura a tutti i tentativi, come questo, di negare per meri motivi di finanza pubblica il diritto allo studio a tutti gli alunni portatori di disabilità, grave o lieve che sia. Ed altrettanto grave è trasformare in docenti di sostegno figure non idonee”.

Qualora l’annuncio sul tetto dei docenti, fatto in questi giorni, dovesse avere seguito, l’Anief conferma il supporto legale a tutte le famiglie che intendono rivolgersi ai tribunali. Ad iniziare proprio da quelle con figli portatori di handicap. “Possono decidere di presentare ricorso – conclude Pacifico - anche nel corso dell’anno scolastico e nessun giudice potrà negare ai loro figli le ore di sostegno di cui hanno bisogno durante la permanenza a scuola e personale adeguatamente qualificato. L’Anief su questi punti ha un impegno morale da condurre: ha già promosso diversi ricorsi e continuerà a farlo”.

 

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