La riduzione della soglia di accesso al pensionamento, su cui stanno lavorando al Governo, creerebbe nell’arco di un anno un bacino di posti considerevole, al punto da assorbire tutti i supplenti storici delle nostre scuole. Gli stessi che oggi, seppure selezionati, abilitati e quasi sempre con almeno 36 mesi di servizio alle spalle, continuano ad essere lasciati nel girone dei “dannati” al precariato a vita.
Ammontano a 104 mila i docenti e 47.500 gli Ata che potrebbero andare in pensione con i nuovi requisiti, se approvati: praticamente uno ogni dieci lavoratori della scuola in servizio. Se a questi posti che si andranno a liberare si aggiungono gli attuali 50 mila posti vacanti - tra turn-over con le vecchie regole della Fornero, posti residuali delle immissioni in ruolo già autorizzate e posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto dell’anno successivo – si arriva a 200 mila stabilizzazioni da attuare. E non è un’esagerazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Stabilizzando 200 mila lavoratori precari, anche lo stesso Ministro dell’Istruzione potrebbe affidare una cattedra alla maggior parte dei supplenti ed evitare, nel contempo, l’ondata di nuovo contenzioso che inevitabilmente si andrebbe a produrre per il perdurare di abuso di precariato e per la negazione dei diritti a chi versa in questo status professionale suo malgrado. Anche perché ora gli scatti d’anzianità e i risarcimenti per eccesso dei contratti a termine sono pagati per ordine di un giudice.
È possibile avere informazioni ulteriori o presentare direttamente ricorso, per chiedere di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato, un risarcimento adeguato per il danno cagionato, l’assegnazione degli scatti stipendiali automatici per tutto il periodo di precariato e l’estensione dei contratti nei mesi estivi.
Stamane scadono i contratti di tantissimi assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, malgrado fossero impegnati da mesi su posti vacanti e disponibili, quindi da contrattualizzare fino al 31 agosto prossimo: si può ottenere la proroga dal dirigente scolastico, ma se questi non la concede perché non la ritiene necessaria e motivata, attraverso il ricorso ANIEF al giudice del lavoro si può comunque avere il prolungamento del contratto anche per i mesi di luglio e agosto.
Il sindacato ricorda che se il posto è vacante e senza titolare non doveva essere assegnato al 30 giugno. Anche la rivista specializzata Orizzonte Scuola, oggi scrive: “Il personale, invece, che è stato nominato su posto vacante e disponibile ha diritto di proroga fino al 31 Agosto”. Pertanto, l’Anief si batterà in tutte le sedi giuridiche per ottenere l’estensione del contratto: non bisogna attendere il beneplacito motivato del dirigente scolastico, ma il responso del giudice del lavoro. Per ricorrere, vai al seguente link.
Un docente su sei che stamane termina il rapporto di lavoro per l’anno scolastico in scorso appartiene alla scuola materna e dell’infanzia: il loro destino rimane ancora in bilico perché il Miur ha prodotto con ingiustificabile ritardo l’atteso decreto, ora al vaglio di Palazzo Chigi, il cui contenuto rimane peraltro ancora sconosciuto rendendo ancora più incerto l’esito della questione aperta con la discutibilissima sentenza del Consiglio di Stato del 20 dicembre scorso. Eppure “i docenti magistrale sono stati il salvagente che ha impedito alla scuola di affondare”, ha ricordato Daniela Beltrame, direttore generale dell’Usr Veneto, ovvero il dirigente con maggiore peso istituzionale scolastico nella regione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Urge l’approvazione di un decreto legge, come ha sempre chiesto Anief, tanto più che a metà luglio e a metà settembre sarà definito il contenzioso presso il tribunale amministrativo, mentre continuerà l’esame alla CEDU e in Cassazione, insieme ai reclami contro lo Stato italiano depositati in Consiglio d’Europa e alla Commissione PETI, su cui peserà sicuramente la Risoluzione del Parlamento UE del 31 maggio scorso. Il decreto che ci aspettiamo deve contenere due punti imprescindibili: l’inserimento nelle GaE di tutti i docenti abilitati e preparare il terreno per l’assunzione a tempo indeterminato per tutti coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio, utilizzando il doppio canale del concorso.
Anief ricorda che è possibile per quei posti vacanti e disponibili, senza titolare, come prevede la legge, chiedere l’estensione al 31 agosto della nomina, anziché essere licenziati il 30 giugno. Per ricorrere, vai al seguente link. Si ricorda, infine, che lo studio legale ha avviato per i diplomati magistrale anche l’impugnativa del D.M. 506/2018, la cui scadenza per le adesioni è il 9 luglio 2018.
Come se non bastassero le tante responsabilità addossate ai DS, giungono nuove accuse: come riporta la stampa specializzata, i dirigenti scolastici vengono accusati di permissivismo nei confronti degli studenti e delle loro famiglie, gettando in un calderone alcuni comportamenti da imputare forse a qualche dirigente. Ma si può affermare ciò per tutti i dirigenti scolastici? Certamente no, e generalizzare non fa altro che penalizzare un’intera categoria che porta avanti il proprio operato con rettitudine. Non è d’accordo con queste generalizzazioni Udir, il giovane sindacato che tutela i DS, che non condivide tale linea e vuole, invece, affrontare il problema alla radice e non caricare le già sature spalle dei dirigenti anche delle aggressioni ai professori da parte di studenti e familiari; inoltre, è altresì certo del non corretto uso della frase di due presidi non meglio identificati che accusano i docenti di non sapere tenere la classe.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): I presidi sono oberati di lavoro e oneri. Come abbiamo più volte ribadito, malgrado le richieste di revisione di legge, i dirigenti a capo delle scuole continuano a rimanere potenziali responsabili di accadimenti, per la cui prevenzione non hanno grossi margini di azione. Noi ci battiamo al loro fianco e poniamo dei certi e validi aiuti. Ma poi dobbiamo fare anche i conti con accuse come quelle apparse in questi giorni. Per noi e per lo Stato il dirigente ha un ruolo strategico anche nel gestire complessivamente la condotta di classe, sulla base di un lavoro condiviso e sinergico con il corpo docente. In ogni caso, sarebbe ora di finirla con lo scaricare su chiunque quello che in realtà è un problema condiviso e che solo la corretta interazione scuola-famiglia in tutte le sue sfaccettature gerarchiche può risolvere.
Da più di un anno il sindacato Udir si è interessato largamente al problema delle reggenze scolastiche e ha evidenziato come sia infruttuoso il permanere dell’artificiosa gestione. La reggenza è un tamponamento provvisorio di una situazione che non può diventare consuetudine, anche perché è in realtà una silenziosa cancrena del sistema scolastico. Vi è un fenomeno che peggiorerà ancora e di molto la già precaria situazione: con l’inizio del prossimo anno scolastico, a seguito dei pensionamenti, volontari e d’ufficio, che si concretizzeranno in questi mesi, saranno oltre 2 mila le scuole prive del loro capo d’istituto e che quindi andranno in reggenza. In più sedi ed in modo continuativo Udir ha denunciato queste due concause di dissesto del mondo scolastico, chiedendo a gran voce almeno di mantenere in servizio i dirigenti ancora per un anno o quantomeno in attesa del nuovo concorso. Proprio in questi giorni è stata presentata un’Interrogazione Urgente, da parte del senatore Luigi Vitali al Ministro Bussetti, riguardo alla gravissima situazione già segnalata da Udir.
Marcello Pacifico (presidente Udir): In pratica ancora una volta Udir ha non solo anticipato i tempi, ma ha correttamente definito il problema individuando una soluzione, seppure temporanea, ma con un significativo risparmio per le finanze pubbliche e di semplice ed efficace realizzazione. Inoltre, considerando che le reggenze scolastiche, per ragioni oggettivamente intuibili, non garantiscono una funzionale organizzazione del servizio sia in termini di qualità, sia in termini di efficienza organizzativa, la permanenza volontaria in servizio al 31 agosto 2019 dei dirigenti scolastici collocati in pensione dal 1° settembre 2018 garantirebbe pertanto continuità alle istituzioni scolastiche, con un successivo passaggio quasi naturale ai nuovi presidi vincitori di concorso da espletarsi il 1° settembre 2019.
Il sindacato si dice sin d’ora pronto a sedersi al tavolo delle trattative per rivedere il contratto già nel prossimo anno, grazie alla rappresentanza sindacale raggiunta a seguito del rinnovo delle Rsu d’istituto. Ciò, a condizione che, oltre a salvaguardare gli aumenti già corrisposti, si sblocchi l’indennità di vacanza contrattuale e si ancorino una volta per tutte gli stipendi all’inflazione, tenendo conto dell’indice previsionale legato al tasso Ipca – ovvero l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea - pari all’1,4 per cento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sarà doveroso partecipare alla trattativa con l’Aran anche per andare a rivedere le parti normative del contratto palesemente lacunose, come ad esempio sul ‘potenziamento’ degli istituti scolastici, oltre che su diverse altre materie, su cui è intervenuto recentemente il legislatore proprio per decidere ambiti e confini di intervento. Il nostro sindacato, intende poi dire la sua sul contratto sulla mobilità, che risulta particolarmente importante vista la validità triennale che si andrà a costituire con il prossimo rinnovo: siamo pronti, su questo argomento, a riscrivere un nuovo testo che finalmente si collochi dalla parte di tutti i lavoratori, andando a cancellare le attuali discriminazioni.
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