Si ipotizza addirittura a 76 anni e 4 mesi.
Si ipotizza addirittura a 76 anni e 4 mesi.
I legali Anief hanno dimostrato al giudice del Lavoro che all’atto dell’effettiva assunzione in servizio, in qualità di dirigente vincitore del corso-concorso riservato - D.M. 3.10.2006, il neo capo d’istituto si è visto negare dal Ministero dell’Istruzione il mantenimento del maggior trattamento economico complessivo per aver svolto per due anni consecutivi, prima dell’effettiva assunzione nei ruoli dirigenziali della scuola pubblica, la funzione di preside incaricato. Il motivo del diniego era stato giustificato dall’amministrazione per il fatto che la mansione nel ruolo professionale superiore non sarebbe stata svolta dal ricorrente nel medesimo anno in cui è entrato in ruolo come dirigente scolastico. Ma per il tribunale questa interpretazione innescherebbe una irragionevole disparità di trattamento. Ecco perché è possibile avviare con Anief, che ha da poco inaugurato un’apposita sezione dedicata ai Dirigenti Scolastici, questa e altre azioni legali mirate per la tutela dei diritti dei DS, come il ricorso al Giudice del Lavoro promosso dal sindacato per ottenere la “Perequazione Interna” dello stipendio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è giusta e inevitabile la condanna al risarcimento, in favore del preside pugliese, contro un’amministrazione che viola troppo spesso precetti costituzionali. Così i nostri legali hanno ottenuto una giustizia esemplare, corretta e commisurata al danno subito dal dirigente.
Mentre la Funzione Pubblica rema contro, l’on. Manuela Ghizzoni, della VII Commissione Cultura, chiede garanzie per le tante migliaia di formatori dei Comuni nella fascia 0 – 6 anni. Perché sino ad oggi gli enti locali – che offrono servizi basilari per la cittadinanza a livello di nido e scuola materna - anziché allinearsi ai paesi dell’UE, alle sentenze della curia di Lussemburgo e rispettare la direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999, stanno prendendo tempo e minacciano di mettere alla porta il personale precario di lunga data.
Giustamente, rileva Ghizzoni, “a causa dei limiti imposti in materia di assunzioni e per i vincoli di bilancio collegati al Patto di stabilità, i Comuni sono sempre più in difficoltà a garantire la costante erogazione di un servizio pubblico essenziale come i nidi e le scuole d’infanzia. Ogni anno devono ricorrere a contratti di lavoro a tempo determinato con un aggravio di costi e nell’impossibilità di assicurare continuità educativa. Come già accaduto per le scuole statali, occorre garantire un organico di personale stabile” e almeno la conferma delle supplenze annuali.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è inammissibile che un educatore, che ha svolto per tanto tempo la sua professione assicurando un servizio alla cittadinanza, possa di punto in bianco trovarsi disoccupato: creare artificialmente delle norme per togliere del lavoro a del personale precario, anziché assicurarglielo, è palesemente incostituzionale e ci allontana sempre di più dalle direttive europee. Inoltre, al pari del personale statale, anche questi docenti hanno pieno diritto al riconoscimento degli scatti di anzianità e al pagamento degli stipendi estivi. La decisione del Senato di procedere all’immissione in ruolo dei docenti precari idonei all’ultimo concorso a cattedra della scuola dell’infanzia è solo l’inizio. Perché ci sono anche i colleghi precari delle GaE, come tutto il personale precario abilitato degli altri livelli scolastici. E i precari ‘dimenticati’, che non hanno certezze sulla loro stabilizzazione, come gli educatori ed il personale Ata.
Ed è già polemica. Molte scuole coinvolgono gli alunni nella valutazione per i premi in busta paga. I sindacati minacciano ricorsi.
La nostra struttura copre tutte le regioni italiane.
Siamo presenti in tutte le province.