L’incremento di aspiranti docenti che parteciperanno alla “coda” selettiva si evince dagli elenchi definitivi pubblicati dagli USR. La lista di ricorrenti che approderanno allo scritto è lunga: i lavoratori già di ruolo, gli Itp, i diplomati magistrale ad indirizzo linguistico, i dottori di ricerca con titolo abilitante, i diplomati Isef, gli educatori, i docenti con abilitazione disciplinare o specializzazione su sostegno, gli abilitati all’estero. Disco verde pure per chi ha frequentato Afam e Pas. Presto il calendario delle prove in Gazzetta Ufficiale. Poiché un terzo dei posti a bando non hanno vincitore, per loro è una buona occasione per arrivare al ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): le prove suppletive non si sarebbero svolte se solo l’amministrazione scolastica avesse seguito i nostri consigli. Invece non ha voluto saperne, pubblicando dei concorsi 2016 senza considerare la presenza di coloro che, in presenza dei titoli di accesso, avevano anni e anni di esperienza di insegnamento alle spalle. Sono stati incredibilmente esclusi dalla prova concorsuale che gli avrebbe potuto dare la possibilità di accedere all’agognata assunzione a tempo indeterminato.
Lunedì 13 febbraio 2017, ore 16.00: Commissione Cultura della Camera - Audizioni su riforma sistema istruzione. Alle ore 16 la Commissione ha svolto le audizioni di rappresentanti delle categorie direttamente interessate, sui profili attuativi della legge n. 107 del 2015, relativa alla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione. Guarda il video con l’intervento delle delegazioni Anief e Cisal. Scarica gli emendamenti proposti. Condivise anche le proposte. Interventi di Andrea Messina (vincitori concorso e idonei) al minuto 13.49, Eleonora Melidoni (precari II fascia graduatorie d’istituto) al minuto 20.30, Marcello Pacifico (sugli schemi di decreti delegati) al minuto 33.17. Le repliche di Andrea Messina a 1h.36m. 48s, di Marcello Pacifico a 1h. 44m. In delegazione anche Massimo Blasi (segretario confederale Cisal), Roberta Basco (ATA), Rossana Verdina (giovani laureati).
Guarda l'intervento del Presidente Anief Marcello Pacifico
La doppia urgenza è stata espressa dal sindacato ai componenti delle commissioni parlamentari, riguardo al parere sugli otto schemi di decreti attuativi della Legge 107/15. Durante gli interventi è stato sfatato il mito della continuità didattica, dell’esaurimento delle graduatorie, dell’idoneità al concorso: per gli alunni con disabilità la continuità didattica dovrebbe essere legata a tutti i componenti del consiglio di classe, non al solo docente di sostegno che può partecipare ai trasferimenti (abolizione vincolo quinquennale e decennale) e per ordine di scuola, qualora fosse ritenuta praticabile. Le graduatorie a esaurimento dovrebbero ritornare permanenti aggiornate annualmente, aperte a tutti gli abilitati per esaurirsi realmente e permettere l’incontro tra domanda e offerta, ossia tra la disponibilità dei posti e la presenza di abilitati oppure si potrebbe optare, nelle province in cui le GaE sono esaurite, a prendere in considerazione ai fini delle immissioni in ruolo i docenti inseriti in II Fascia delle GI. Il sindacato ha ricordato che ci sono 100mila posti liberi per il personale docente, quasi la metà dei quali su sostegno, mentre per gli Ata 35mila. Se non si mette mano alle deleghe, con i pensionamenti i numeri sono destinati a salire. Disco rosso anche per laureati in Scienze della formazione primaria ed educatori.
L’approfondimento odierno di ‘Repubblica’ riporta cifre impressionanti: duecento milioni di studenti affollano gli atenei del globo e a oggi rappresentano un terzo dei giovani in età da università. Tra otto anni cresceranno fino a 260 milioni. L'Unione europea non è da meno: guida la classifica delle pubblicazioni universitarie e ha il blocco di atenei con maggiore proiezione internazionale. Il Belpaese è in pericolosa controtendenza con investimenti pubblici e privati non adeguati: il Paese attrae pochi stranieri e i nostri laureati restano il 25,3% della popolazione tra i 30 e i 34 anni anche se nell'agenda di Lisbona si chiede come soglia minima il 40%.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si continua a investire poco per l’orientamento. La stessa Legge 107/2015 ha previsto investimenti per l’alternanza scuola-lavoro, anello anch’esso rilevante (se ben fatto) ai fini della collocazione post-diploma, ma quasi nulla per ancorare i nostri ‘maturati’ al mondo accademico. A rendere la situazione ancora più difficile, considerando le difficoltà delle famiglie e degli stipendi bloccati per tanti lavoratori, è stato il continuo innalzamento delle tasse d’iscrizione: basta dire che nell’ultimo decennio per gli studenti fuori corso i costi di frequenza sono aumentati dal 25% al 100%. E, dulcis in fundo, ogni tanto qualche benpensante al Governo propone pure di cancellare il valore legale del titolo di studio.
Anief-Cisal ricorda che le immatricolazioni a un corso accademico dal 2003 (anno del massimo storico di 338 mila) al 2013 (con 270 mila) sono calate del 20%. La tendenza al ribasso non si è arrestata. Addirittura, non c’è nemmeno più il desiderio di diventare ‘dottori’: si è ridotta del 10% la percentuale dei quindicenni italiani che vogliono iscriversi all'università (da circa il 50% al 40%). Nel nostro Paese, la spesa pubblica pro capite per l’istruzione è pari a 1.103,89 euro l’anno, contro i 1.511,04 della media Ue, circa il 27% in meno. Il risultato è che all’Università si registra una situazione di stand by, con sempre meno iscritti, troppi studenti fuori corso e un numero altissimo di cultori, assegnisti, dottori di ricerca, ricercatori (figura a esaurimento) e quasi-docenti in perenne attesa. E nel 2015 è stato pubblicato il decreto-beffa sul riparto del Fondo di finanziamento ordinario alle università statali e sul ‘costo standard’ di formazione per studente, che penalizza gli atenei minori.
Pensare di salvaguardare i bisogni formativi dell’allievo, confermando lo stesso insegnante di sostegno per un alto numero di anni è un’illusione. Tale docente è, infatti, inserito all’interno dell’organico scolastico: all’inizio di ogni nuovo anno, sempre che abbia mantenuto la stessa sede di servizio, nulla vieta che possa cambiare allievo. Inoltre, la programmazione educativa individualizzata non è frutto del singolo docente, ma sempre e solo del Consiglio di Classe: è in quella sede che si determina la linea formativa dell’alunno. E quell’organismo ogni anno cambia volto e strategie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la continuità didattica è un falso mito, perché nell’ipotesi di contratto sulla mobilità è abolito il vincolo triennale di permanenza e almeno un insegnante per Consiglio di Classe avrà la possibilità di spostarsi per avvicinarsi, giustamente, vicino casa. Mentre i docenti di sostegno, ai sensi dell’art. 12 della legge delega, dovranno permanere nel loro ruolo per dieci anni; inoltre, nello stesso organo collegiale, uno o due docenti sono quasi sempre precari, costretti ogni anno a cambiare sede. Vi sono, poi, i trasferimenti volontari e d’ufficio e i pensionamenti. In questo quadro, con la programmazione periodicamente rivista e corretta, come si può pensare di garantire la continuità formativa pensando di costringere il docente di sostegno a rimanere sull’alunno? Ma ammesso che sia così, perché il Miur continua, pure dopo la riforma, ad assegnare una cattedra di insegnante specializzato su tre ai precari?
Alle ore 16 la Commissione Cultura svolgerà audizioni di rappresentanti delle categorie direttamente interessate, sui profili attuativi della legge n. 107 del 2015, relativa alla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione.
Anief presente per essere audita, saranno esaminati gli atti nn. 377, 378, 379, 380, 381, 382, 383, 384.
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