Non assegnare il bonus docente da 500 euro annui ai precari “collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della P.A.”. A scriverlo è stata la Sezione VII del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1842, che ha dato il via libera per “far sì che sia tutto il personale docente (e non certo esclusivamente quello di ruolo) a poter conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, affinché sia garantita la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti”. La tesi dei giudici amministrativi, in linea con quella della Corte di giustizia europea, è ormai fatta propria dai tribunali del lavoro di mezza Italia. Anche quello di Venezia ha accolto tale orientamento condannando il ministero dell’Istruzione e del Merito, l’altro ieri, a dare 2.500 euro ad un insegnante che ha svolto 5 anni di supplenze formandosi a proprie spese. Il ricorso era stato depositato lo scorso mese di agosto dai legali Anief: in tre mesi, dunque, è arrivata la sentenza e anche pienamente favorevole al docente.