Venerdì 17 marzo, giorno dello sciopero della Scuola proclamato dall’Anief, scade il termine per la pubblicazione dei pareri. Nel frattempo, sono giunti solo quello sulle 'norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività' e quello sulle 'norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato'. La linea rimane quella iniziale espressa dal Governo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): fino ad adesso non siamo stati ascoltati. Tranne che per l’equiparazione del titolo di studio finale della scuola secondaria di primo grado, da assegnare agli alunni con problemi di apprendimento rispetto ai normodotati, i parlamentari hanno assecondato la linea dell’Esecutivo di insistere sulle prove standardizzate e sul sempre maggiore peso ai fini della valutazione degli allievi. Si continua a preferire che l’Invalsi produca delle verifiche standard, ma anche che i docenti e le scuole vengano valutate attraverso i cosiddetti Rav, anziché andare a verificare caso per caso, istituto per istituto, quali sono i motivi che portano al successo o all’insuccesso formativo. Lo ripetiamo: delle fredde schede non possono sovrastare la centralità del territorio, della famiglia, degli agenti socio-culturali. Così si promuove la scuola dell’esclusione e non quella dell’integrazione, proprio l’antitesi di quella che dovrebbe essere la vera buona scuola.
Bandita oltre un anno fa, con l’impegno preso più volte dall’allora Ministro Giannini di concludere tutte le operazioni entro il 31 agosto 2016; la selezione si è trasformata in una vera agonia. Su molte materie, le commissioni stanno valutando i titoli per stilare le graduatorie, mentre per le scuole dell’infanzia mancano ancora le prove orali che prenderanno l'avvio il 7 aprile. Quindi, il rischio concreto è che se dovessero subentrare ancora lungaggini o intoppi, i vincitori di questo concorso non verranno individuati in tempo nemmeno per il prossimo 1° settembre. Poi ci sono i posti che non verranno mai assegnati per l’eccessivo numero di candidati respinti; i vincitori che non prenderanno mai posti per il mancato adeguamento delle classi di concorso rispetto agli organici; le prove suppletive, ancora da svolgere. E tanto altro.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si è partiti male, con delle norme d’accesso sballate, che hanno anche tagliato fuori per la prima volta i laureati, messo nelle condizioni i potenziali commissari di non accettare l’incarico o di lasciarlo dopo pochi giorni; di andati avanti perseverando nell’errore, adottando un’inspiegabile eccessiva severità delle commissioni; si sta concludendo in modo ancora peggiore, perché in alcune classi di concorso sono più i posti che rimarranno liberi che quelli che andranno assegnati. E siccome non ci sono più candidati nemmeno nelle GaE, viene da chiedersi chi verrà stabilizzato per insegnare quelle discipline fino al 2024. Anche per questi motivi, abbiamo proclamato lo sciopero della Scuola per venerdì prossimo 17 marzo.
Il Tar dell’Umbria dà ragione ai legali Anief e riconosce il diritto ad assegnare la corretta attribuzione delle ore di sostegno agli allievi con problemi di apprendimento anche nelle istituzioni scolastiche non pubbliche. La sentenza rientra nell’iniziativa Anief ‘Sostegno, non un'ora di meno!’ e giunge con un provvedimento cautelare, con cui il giudice prescrive l'avvio di tutta la procedura prevista dall'attuale normativa, perché sia 'propedeutica all'assegnazione dell'insegnante di sostegno secondo le modalità richieste (n. 24 ore settimanali)' in modo da poter rispettare il diritto dell'alunno al completo monte ore con il docente specializzato, previsto per la sua specifica situazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è una nuova grande vittoria per il nostro sindacato che, ancora una volta, ha agito con estrema efficacia a tutela dei diritti degli alunni più deboli. Spendersi, come facciamo noi, in favore del rispetto del corretto monte ore con il docente di sostegno da attribuire a ogni alunno, significa muoversi a tutela di quei fondamentali diritti all'istruzione e all'integrazione sanciti nella Carta costituzionale italiana.
Gli stipendi della categoria peggio pagata nella PA erano scattati grazie alle risorse stanziate dalla Legge 107/2015. Ma si trattava di risorse una tantum: ora si tornerà agli importi passati che collocano i capi d’istituto italiani su cifre lorde annue medie di poco superiori ai 60mila euro. L’unica speranza è che in sede di rinnovo del Ccnl la parte pubblica si presenti con dei fondi, di cui però al momento non si hanno notizie. L’entità dei tagli dipende dalla 'fascia' in cui è collocato il preside: in ogni caso, vanno dai mille euro scarsi a oltre 2mila e toccano sia la retribuzione aggiuntiva cosiddetta di ‘posizione’, sia quella di ‘risultato’.
Per tutelare i presidi,UDIR ed EUROSOFIA hanno organizzato una seria di convegni formativi e informativi:
‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Catania martedì 14 marzodalle ore 8.30 alle 18.00, presso il Plaza Hotel - Viale Ruggero Di Lauria, 43. Scarica l'adesionee ilrimborso per il viaggio.
‘Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni’, in programma a Roma sabato 18 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00 presso l’Hotel H10 - Via Amedeo Avogadro, 35. Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione)
'Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni', in programma a Torino mercoledì 22 marzo, dalle ore 8.30 alle 18.00, presso lo STARHOTELS MAJESTIC, in Corso Vittorio Emanuele II, 54.Scarica l’adesione e il rimborso totale per il viaggio (anche da fuori regione).
Marcello Pacifico (Confedir): in base all’accordo sottoscritto all’Aran a fine novembre, dobbiamo aspettarci un aumento medio a dipendente di 80 euro al mese: ammesso che per i dirigenti della scuola si applichi un incremento doppio, gli aumenti del Contratto collettivo nazionale di lavoro non saranno comunque sufficienti a recuperare i tagli. Con l’aggravante che in questi giorni stanno anche arrivando le richieste di restituzione, oltre 10mila euro, a una parte consistente di presidi. Per non parlare delle reggenze che, in cambio di un aumento che non supera i 300 euro netti al mese, costringe i dirigenti scolastici a sobbarcarsi 8-10 plessi a testa. Ecco perché non rimane che unire le forze e chiedere il maltolto direttamente al giudice del lavoro.
La nostra struttura copre tutte le regioni italiane.
Siamo presenti in tutte le province.