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A poche ore dal confronto tra i vertici del Governo che nelle intenzioni del Carroccio potrebbe risultare decisivo per l’approvazione dell’autonomia differenziata, il ministro dell’Istruzione leghista Marco Bussetti si dice convinto che “la scuola regionale si farà”, negando che ci sia stata una bocciatura su tutta la linea da parte del Movimento 5 Stelle e che il modello al quale guarda è quello del Trentino e della Valle d’Aosta. Intanto, però, dal M5S continuano ad arrivare bordate e si continua a dimenticare che proprio i tentativi trentini su questo ambito sono stati già bocciati dalla Consulta.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il titolare del Miur sembra dimenticare che l'Italia è una Repubblica che garantisce il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale e che un ministro, rispetto al già evidente attuale gap di alcune regioni, dovrebbe garantire organici differenziati e maggiori risorse a quei territori in difficoltà, piuttosto che creare le condizioni per privarli dei pochi fondi a disposizione. Eppure, in Italia nel 1870 si scelse un'unità politica e solidale del Paese e la scuola nonostante sia autonoma per Costituzione rimane e rimarrà sempre statale.
A fine estate avremo il record di supplenze annuali, però con più di 200 mila precari in lista di attesa e il ministro dell’Istruzione secondo il quale mancano insegnanti. Anief chiede di tornare alla normalità, con un semplice doppio canale di reclutamento e un facile e immediato sistema di attribuzione delle supplenze. Il Miur e i sindacati devono finirla di giocare con l'abuso dei contratti a termine alimentato da una guerra tra poveri e immorali clientele. Attualmente sono cinque le graduatorie dei tanti insegnanti che aspirano a un posto fisso nella scuola (GM, GMRE, GAE, GI, MAD) e si potrebbe aggiungere una sesta (GPS). Tra graduatorie permanenti, ad esaurimento, i genitori italiani, assieme ai presidi, stavolta rischieranno di impazzire prima di trovare un docente per i loro figli, quando basterebbe fare incontrare domanda e offerta, garantendo anche la continuità didattica.
Nel corso della settimana la Commissione XI Lavoro di Montecitorio svolgerà quindi audizioni informali di rappresentanti delle organizzazioni sindacali delle organizzazioni sindacali ANIEF, CGS, Confintesa e FILP, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 707 Polverini, recante Norme in materia di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, di rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di efficacia dei contratti collettivi di lavoro, nonché delega al Governo per l'introduzione di disposizioni sulla collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione, e C. 788 Gribaudo, recante Norme sull'accertamento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro privati.
Il problema delle cattedre scoperte, lanciato dall'Anief per l'anno scolastico in arrivo, si sta sempre più concretizzando: ci sono alcune regioni dove i dirigenti scolastici o i presidi reggenti saranno costretti ad affidare miriadi di posti liberi a docenti non abilitati e persino senza esperienza. Soprattutto al Nord, dove la vacanza di posti è maggiore e quest'anno si è acuita per via dell'incremento di pensionamenti legato all'anticipo permesso da Quota 100, si prevede un massiccio ricorso agli aspiranti docenti individuati con la sola messa a disposizione
Uno studente su tre che inizia le superiori non prenderà mai il diploma di maturità. Così è fallito il diritto costituzionale all'istruzione e per questa ragione continuiamo ad avere poco laureati. Marcello Pacifico (Anief): Bisogna ripristinare l'obbligo a 18 anni già pensato vent'anni fa, differenziare gli organici in base ai problemi del territorio piuttosto che agevolare l'autonomia differenziata di alcune regioni, investire in risorse umane e finanziarie nel settore dell'istruzione, università e ricerca con una maggiore copertura delle borse di studio.
Gli aggiornamenti sugli abbandoni scolastici non ci dicono nulla di buono. Secondo l’ultima “puntata” del dossier di Tuttoscuola sugli addii anticipati dai banchi, risulta infatti che dal 1995 a oggi 3 milioni e mezzo di studenti hanno abbandonato la scuola statale, su un totale di oltre 11 milioni iscritti alle superiori. Praticamente ha lasciato prima del tempo un giovane su tre. Il fenomeno ha per le casse dello Stato un costo enorme: 55 miliardi di euro. Quello che più preoccupa è il fatto che l’emorragia, così la definisce la rivista specializzata, è in calo ma nello stesso tempo risulta molto lontana dall’essere arrestata. Anzi, è diventata l’anticamera dei Neet (di cui l’Italia ha il record europeo), con picchi particolarmente alti al Sud.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “per invertire la tendenza sono diverse le azioni da attuare, ad iniziare dall’incremento del tempo scuola, passando per l’anticipo dell’obbligo formativo almeno a cinque anni di età, con contestuale obbligo formativo a 18 anni. Va poi incrementato e uniformato l’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla didattica, considerando che oggi tra Nord e Sud c’è un gap ancora considerevole. Infine, per migliorare il sistema è anche importante valorizzare la funzione dei docenti e di tutti i lavoratori che operano nella scuola, dando loro stipendi adeguati. È chiaro che si tratta di provvedimenti che necessitano di investimenti importanti, ma senza il loro stanziamento non è nemmeno pensabile raggiungere quel 10% massimo di dispersione indicato dall’Europa. Il Def 2019, invece, ci dice che le intenzioni del Governo, approfittando del calo di nascite, sono addirittura di ridurre la spesa nei prossimi 20 anni”.
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