Udienza di discussione fissata al 15 novembre
Udienza di discussione fissata al 15 novembre
Con la Circolare n. 37381, da Viale Trastevere si forniscono indicazioni alle scuole sulle modalità di supplenza dell’anno scolastico appena avviato: richiamando il comma 131 della legge di riforma Renzi-Giannini 107/2015 e la Legge di Bilancio 2017, il Ministero ribadisce l’intenzione di non stipulare più supplenze annuali al personale docente e Ata precario che ha svolto tre anni di servizio non continuativo su posto vacante. Il conteggio parte dal 1° settembre 2016. Penalizzati, ancora una volta, i docenti precari già abilitati della seconda fascia d’istituto: a poco servono le rassicurazioni del sottosegretario De Filippo sul “massimo impegno da parte del Miur in merito alle scadenze dei decreti attuativi e del bando di concorso previsto per Febbraio 2018”. Ma il problema esiste e la soluzione non è questa.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il blocco dei 36 mesi è una norma che non doveva essere approvata, perché costituisce la traduzione opposta di quanto ci indica da tempo l’Unione Europea: i tre anni di servizio a tempo determinato su posto vacante vanno considerati come soglia da valutare per l’assunzione a titolo definitivo. E non come blocco da imporre per scongiurare tale diritto. È evidente che la legge, il comma 131 della Buona Scuola, è stata creata appositamente per aggirare le direttive UE. Ma noi non ci stiamo: l’Ufficio legale Anief sta infatti valutando di proporre ricorso specifico contro la parte della Circolare Miur 37381.
Proprio su questi temi l’Anief, dopo la discussione della petizione presso il Parlamento Europeoe la presentazione del reclamo al consiglio d’Europa, di recente ha deciso di rivolgersi anche alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo, proprio per consentire la stabilizzazione di tutto il personale docente e Ata scolastico con più di 36 mesi di servizio svolto. Nel frattempo,la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha espresso forti perplessità sul limite dei 12 mesi di risarcimento sanciti dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 27384/2016) per indennizzare i precari della Pubblica Amministrazione che non vengono immessi in ruolo.
Chi, intanto, volesse presentare ricorso con Anief per ottenere la stabilizzazione e i risarcimenti danni, può ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità e risarcimenti.
Può essere compilato dallo studente vittima dell’abuso se over 14 anni o chi ha la patria potestà. Nel frattempo, Anief e Eurosofia ripropongono un corso di formazione on-line su ‘I pericoli in rete e i social network’ riservato al personale delle scuole, al fine di individuare anche l’addetto al contrasto, alla prevenzione e al monitoraggio del fenomeno a scuola.
In corso di definizione anche il calendario per gli incontri in presenza dopo il successo di quelli già svolti per i docenti, e quelli rivolti agli studenti come a Palermo.
I casi individuati sono molti: si va dalla pressione al trattamento illecito di dati, alla diffusione di contenuti on-line aventi ad oggetto il minore oppure un familiare per isolarlo provocando un abuso o la messa in ridicolo attraverso foto e video girati all’insaputa della vittima. Tali soprusi sono ormai ritenuti a tutti gli effetti un reato in quanto le implicazioni psicologiche ed i traumi derivati da tali azioni hanno spesso avuto epiloghi drammatici.
La scuola deve ricoprire un ruolo estremamente rilevante nella lotta al cyberbullismo: l’approvazione all’unanimità della legge n. 71 del 29 maggio 2017, prevede che un giovane, a partire da 14 anni, può denunciare senza l’intervento di un adulto, di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete al gestore del sito web o nei social network.
La norma prevede che ogni istituto scolastico individui tra gli insegnanti un addetto al contrasto e alla prevenzione di questo fenomeno in crescita e che gli stessi studenti siano sensibilizzati sul tema.
A tale scopo, anche per il prossimo a. s. 2017/2018, Anief ed Eurosofia in convenzione con altre associazioni specializzate su tali tematiche, hanno deciso di ripromuovere un corso di formazione on-line di 40 ore e nuovi corsi in presenza per il personale docente nonché per gli studenti anche in rete di scuole.
E’ possibile per i corsisti interessati utilizzare la Card del docente e per le scuole i fondi all’uopo destinati. Gli insegnanti devono sapere che oggi esiste e come utilizzare il meccanismo regolativo-sanzionatorio che tutela i più giovani dai pericoli del web.
Per informazioni sulle iniziative formative che dal 15 ottobre saranno attivate, contatta il numero 091.70.98.357 o scrivi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La Nota Miur n. 17030/2017, recante le nuove modalità e le tempistiche di presentazione delle domande di ricostruzione della carriera per il personale di ruolo che ha superato l'anno di prova, prevede che l’amministrazione scolastica di competenza, entro il 28 febbraio dell’anno immediatamente successivo alla proposizione della domanda, verifichi i servizi dichiarati dal dipendente e provveda a emettere il decreto di ricostruzione di carriera. Basti pensare che con le procedure tradizionali potevano passare anche più di cinque anni per ottenere il decreto, a causa dell’alto numero di pratiche rispetto all’irrisoria quantità di impiegati delle Direzioni Provinciali del Tesoro, soprattutto nelle province maggiori.
Il problema è che il mezzo si adegua ai tempi, ma non la norma. Perché il Ministero continua a dare indicazione ai dirigenti scolastici di riconoscere per intero solo i primi 4 anni di pre-ruolo, mentre tutto il resto del servizio svolto come supplente vale solo per due terzi. Così, ad esempio, a un precario storico con 16 anni di pre-ruolo vengono tolti illegittimamente, ai fini della carriera, ben 4 anni. L'Anief invita ad aderire al ricorso per l'integrale riconoscimento del servizio preruolo e a quello per il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Abbiamo già vinto più volte in tribunale ottenendo il riconoscimento della pari dignità al servizio da precari e anche sulla questione del servizio svolto nelle scuole paritarie, abbiamo ottenuto successo ai fini dell'attribuzione di punteggio per la mobilità e abbiamo ottenuto pronunce anche sulla valutabilità di tali esperienze ai fini della carriera. Non esistono servizi di serie A o di serie B; esistono attività lavorative che hanno incrementato l'esperienza del lavoratore e che devono correttamente essere riconosciute ai fini delle progressioni di carriera senza alcuna discriminazione.
Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief sulla ricostruzione di carriera, clicca qui .
Pubblicata la Nota Miur n. 17030/2017 che trasmette le nuove modalità e le tempistiche di presentazione delle domande di ricostruzione della carriera per il personale di ruolo che ha superato l'anno di prova. L'Anief invita ad aderire al ricorso per l'integrale riconoscimento del servizio preruolo e a quello per il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie.
A fronte dei tanti successi ottenuti in tribunale dall'Anief nel corso degli ultimi anni, il giovane sindacato autonomo rilancia i ricorsi volti a ottenere l'integrale e immediato riconoscimento del servizio svolto durante il precariato ai fini della ricostruzione di carriera e il ricorso per il riconoscimento degli anni di servizio nelle scuole paritarie. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “L'attuale normativa interna prevede il riconoscimento dei primi 4 anni preruolo per intero e il restante per 2/3 in aperto contrasto con quanto previsto dalle direttive comunitarie che impongono, senza distinzione di sorta, la non discriminazione tra il servizio a tempo determinato rispetto a quello svolto dal personale di ruolo. Abbiamo già vinto più volte in tribunale ottenendo il riconoscimento della pari dignità al servizio da precari e anche sulla questione del servizio svolto nelle scuole paritarie, abbiamo ottenuto successo ai fini dell'attribuzione di punteggio per la mobilità e abbiamo ottenuto pronunce anche sulla valutabilità di tali esperienze ai fini della carriera. Non esistono servizi di serie A o di serie B; esistono attività lavorative che hanno incrementato l'esperienza del lavoratore e che devono correttamente essere riconosciute ai fini delle progressioni di carriera senza alcuna discriminazione”. Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief sulla ricostruzione di carriera, clicca qui .
Sarebbero 22mila su 52mila le cattedre che non andranno a ruolo per mancanza di aspiranti nelle GaE e nelle graduatorie di merito: rispetto alle immissioni in ruolo previste dal Ministero, mancano 10mila docenti di sostegno, più altri 12mila su cattedra comune, di cui circa 1.500 abilitati solo in matematica. Scarseggiano poi i docenti di lingue straniere della secondaria di secondo grado, soprattutto di spagnolo e al Nord. Sempre nella parte alta della Penisola mancano tanti docenti di lettere alle superiori. Questo significa che questi posti andranno tutti a supplenze annuali, per le quali erano previsti già 85mila contratti. Per la Ministra dell’Istruzione “se quest’anno ci saranno cattedre vuote in alcune discipline è perché non ci sono più docenti nelle graduatorie, soprattutto al Nord. Anche per questo abbiamo disegnato, con i decreti attuativi della riforma, un nuovo modello di reclutamento per la scuola secondaria”. Si va avanti, quindi, con la soluzione che porterà docenti in cattedra a tempo indeterminato solo dopo un lungo periodo, che varia tra i 3 e i 5 anni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): E nel frattempo? Continueranno a ingrossarsi i numeri delle supplenze annuali. Con chi si è già formato chiamato a iscriversi all’ennesimo corso, con l’aggravante che dovranno pure lavorare per un certo periodo con lo stipendio più che ridotto. Altro che precariato messo alle spalle. Chi governa la scuola italiana ha agito all’opposto di quello che si doveva fare: assumere gli abilitati e pagarli da professionisti. Con l’aggravante di volere scaricare le responsabilità non su amministratori, politici e Parlamento, ma sui giudici che applicano la legge e difendono i principi della Costituzione. E il rimedio al problema non può essere certo quello di attuare un concorso a cattedra ogni anno, visto che sarebbe motivo di creazione di ulteriori graduatorie. C’è da fare solo una cosa: assumere subito chi è abilitato a questa professione, dovunque sia posizionato in graduatoria e ancora di più laddove vi sono posti vacanti che andranno a supplenza.
Per questi motivi, Anief conferma i ricorsi gratuiti per la mancata stabilizzazione: si può decidere diricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati pure i lavoratori di ruolo.
Ascolta l'intervista al presidente nazionale Anief professore Marcello Pacifico
Così risponde Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, alle polemiche degli ultimi giorni circa l’opinione che gli insegnanti italiani siano troppi, impreparati e per questo mal pagati. E che i giudici siano refrattari ai cambiamenti, come nel caso del numero chiuso bocciato all’Università di Milano. Viene da interrogarsi sul perché certi editorialisti a inizio anno facciano a gara per mostrarsi profondi cultori della scuola: già nei giorni scorsi avevamo assistito all’inutile crociata contro i diplomati magistrale con tanto di colpe ai giudici se ci sono ancora decine di migliaia di precari nelle GaE. Anche quando l’analisi è più obiettiva, si riscontrano proposte inapplicabili: come quella di attuare un concorso a cattedra ogni anno. Cui seguirebbero altre graduatorie a raffica. È inutile invocare il numero chiuso nei corsi di laurea umanistici, quando sfornano dirigenti d’azienda come Sergio Marchionne. La laurea in lettere non serve solo per insegnare. Anzi, non serve più il titolo, perché con la laurea non hai potuto iscriverti all’ultimo concorso a cattedra, visto che era indispensabile l’abilitazione. Ma anche quando ce l’hai sono guai: perché abbiamo docenti abilitati e specializzati per l’insegnamento di matematica, ma non li vogliamo assumere? In un Paese dove il 23% degli alunni si ferma alla terza media e solo il 25% dei quindicenni vuole iscriversi a un corso di laurea, invece di respingere gli studenti, andrebbe esteso l’obbligo scolastico. Non a parole, cambiando ogni settimana il ciclo di studi che verrà. E poi basta attaccare i giudici ogni volta che censurano un atto amministrativo mal scritto o una legge incostituzionale o in aperta violazione della normativa comunitaria.
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