Dalle tabelle sui compensi pubblici del 2015, pubblicate in queste ore dal Ministero dell’Economia, si scopre che il personale dell’Istruzione pubblicatra il 2014 e il 2015 ha percepito uno stipendio annuale medio più basso dell’anno precedente, passando da 29.130 euro a 28.343 euro. Si tratta del peggior risultato degli ultimi otto anni dal momento che, solo nel 2007, le buste paga del comparto erano state inferiori. Eppure, nel 2015, tranne Agenzie Fiscali e Magistratura, le altre amministrazioni statali hanno registrato stipendi pressoché uguali o in crescita con alcuni settori che hanno anche beneficiato di incrementi sensibili. In tal modo, la forbice tra chi opera nella Scuola e il dipendente pubblico italiano medio, che percepisce 34.146 euro l’anno, si allarga sempre più. Ecco perché Anief rilancia il ricorso per ottenere l'allineamento dell'indennità di vacanza contrattuale, con l’aumento in busta paga mensile del 10% da settembre 2015: per aderire vai al seguente link.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i dipendenti della scuola pagano lo stipendio fermo dal 2009 e la contrazione progressiva degli incentivi per lo svolgimento di attività extra all’attività didattica, con lo stesso Fondo d’Istituto oggi pari alla metà dello stesso del 2011. Ma soprattutto, negli 83 mesi di vacanza contrattuale, non è stata corrisposta nemmeno quell’indennità prevista per legge, nata proprio per non far regredire gli stipendi sotto il costo della vita. L’intesa politica per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, sottoscritta a fine novembre 2016 con il ministro della Funzione Pubblica, se verrà tradotta in un contratto, non solo porterà cifre ridicole, in media 30 euro netti al mese, ma nemmeno sanerà la mancata assegnazione di quell’indennità invece da conferire per legge.
In pochi giorni dall'apertura del concorso a 800 posti di assistente giudiziario sono state inoltrate già 10.000 richieste di partecipazione, evento che potrebbe portare alla previsione di una specifica prova preselettiva che ridurrà a 3.200 unità i candidati. Eurosofia, in collaborazione con Edises, offre un supporto efficace, per prepararsi a tutte le fasi del concorso. Al costo di 49,54 euro, se iscritto Eurosofia/Anief riceverai i volumi più i test necessari con due omaggi.
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I requisiti:
Il titolo di studio richiesto è il diploma di scuola superiore. Oltre al diploma, occorre essere cittadini italiani, avere un'età minima di 18 anni, godere dei diritti politici e civili, non avere avuto precedentemente problemi lavorativi con le pubbliche amministrazioni.
Prova preselettiva, quando e cosa studiare:
Una volta completato l'invio della domanda di partecipazione (la scadenza era il 22 dicembre 2016) non resta che studiare ed esercitarsi a partire dal materiale fornito da Eurosofia. Il 14 febbraio 2017 si saprà il calendario delle prove.
Le prove scritte riguardano una serie di domande a risposta multipla su elementi di diritto pubblico ed elementi di diritto amministrativo.
Eurosofia, in collaborazione con Edises, offre un supporto efficace, che delinea il percorso per una preparazione efficace ed intensiva, che può aiutare a superare brillantemente il concorso. Considerata la tempistica serrata è indispensabile un’impostazione rigida per organizzare in modo sistematico e ben organizzato il proprio studio.
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Il dato è contenuto nel conto annuale pubblicato in queste ore dalla Ragioneria generale dello Stato: a fronte di 202.317 dipendenti non di ruolo, nel 2015, ancora ben 141.996 appartengono alla Scuola pubblica. È un numero che lascia pensare: arriva, infatti, dopo l’ultimo piano straordinario di assunzioni effettuate con la legge di riforma 107/15 e dopo che, tra il 2007 e il 2015, il numero di posti in organico presso l’Istruzione pubblica si è ridotto di oltre 100mila unità. Considerando che lo Stato spende ogni anno per le supplenze annuali quasi mezzo miliardo di euro, si può tranquillamente parlare di politica fallimentare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): 100mila docenti e 40mila Ata potrebbero prendere i posti liberi, perché in possesso dei titoli, ma continuano a essere emarginati per una miope politica di risparmi ad oltranza. Tra l’altro, l’atteggiamento di rifiuto alla loro immissione in ruolo è anche alla base dell’età media sempre molto elevata di chi opera nelle nostre scuole, anche questa rilevata dal Mef: 50,6 anni. Passeranno, poi, tre anni e mezzo prima che venga bandito il nuovo concorso e la fase transitoria che ci attende va gestita aprendo le graduatorie ad esaurimento, per collocarvi, in coda, tutti gli abilitati all’insegnamento dopo il 2011, a partire da coloro che hanno terminato con successo i corsi Tfa, Pas, Scienze della formazione primaria, all’estero e altri ancora. Allo stesso tempo, vanno assunti tutti gli Ata e educatori su posti liberi prevedendo, anche per loro, una fetta di unità aggiuntive sul ‘potenziamento’ scolastico previsto dalla Buona Scuola.
La docente, su ricorso patrocinato dai legali Anief, aveva ottenuto definitivamente ragione con sentenza del Consiglio di Stato, peraltro passata in giudicato, cui il Miur aveva anche dato esecuzione: il tutto, però, senza permettergli l’accesso, come sarebbe stato legittimo, alla compilazione via internet della domanda per partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo previsto dalla Legge 107/2015, fasi B e C, attraverso le quali sono state immessi in ruolo oltre 56mila insegnanti precari. La sentenzia evidenzia proprio come il Miur abbia di fatto compiuto un vero e proprio illecito. Anief ricorda che, per i docenti destinatari di favorevole e definitiva sentenza del Consiglio di Stato, è ancora possibile aderire allo specifico ricorso.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): anche stavolta siamo riusciti a tutelare i diritti di questa categoria di docenti precari, per troppi anni ignorati dal Miur, ristabilendo il giusto diritto grazie anche alla professionalità dei nostri legali. Abbiamo quindi dimostrato che avevamo ragione a pretendere il loro inserimento nelle GaE: nella stessa situazione della docente con diploma magistrale, appena assunta a titolo definitivo, ci sono diverse migliaia di precari che difenderemo in tribunale, ribadendo le medesime ragioni”.
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