Per il giovane sindacato ha fatto bene il Governo ad introdurre tale iniziativa, con la Legge 107/2015 (la Buona Scuola), rivolta ad ampliare la cultura e la sensibilità riguardanti la sicurezza nelle scuole. Anche la data scelta ha una sua logica: il 22 novembre di nove anni fa, infatti, a Rivoli, nel Liceo scientifico "Darwin", perse la vita il giovane studente Vito Scafidi, vittima della dimenticanza dei tubi di ghisa lasciati chissà perché nel controsoffitto dell’aula della sua classe. Per quella tragedia hanno pagato con il carcere dei funzionari provinciali, ma anche alcuni docenti nominati responsabili della sicurezza dell’istituto piemontese.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): le norme sulla responsabilità della manutenzione degli edifici scolastici devono essere cambiate. Bisogna mettere mano al Testo unico sulla sicurezza: a questo scopo abbiamo predisposto, per le forze politiche, degli emendamenti alla Legge di Stabilità che esonerano in modo automatico la responsabilità della dirigenza scolastica, ma anche dei lavoratori, docenti e Ata responsabili della sicurezza (gli Rls e Rsp d'istituto), a seguito della loro denuncia agli organi competenti – gli enti locali - sul rischio e sugli interventi necessari. Questi cittadini, dipendenti pubblici senza margini operativi né di spesa, non possono pagare in prima persona per l'inerzia dell'amministrazione proprietaria della scuola. E senza ulteriori risorse le iniziative di questi giorni non serviranno a molto.
Su questi ed altri temi, come la mancata perequazione stipendiale, sabato 25 novembre si svolgerà a Potenza un seminario sulle Tre R della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni.
La disposizione di adeguare i compensi degli insegnanti rispetto alla media Ue, assieme a quella del potenziamento dell’organico delle scuole dell’infanzia, è stata approvata dalla Commissione Cultura del Senato all’interno delle modifiche che a Palazzo Madama si stanno apportando alla Legge di Bilancio, a seguito delle osservazioni poste da alcuni senatori.
Anief, che su questi argomenti ha presentato una serie di emendamenti allo stesso ddl 2960, assorbiti nel 54.021 e nel 54.024, plaude all’’iniziativa della VII Commissione: i senatori devono assolutamente trovare le risorse per assegnare, dopo quasi un decennio di blocco stipendiale, degli aumenti attraverso i quali coprire almeno l’inflazione che nell’ultimo periodo ha sovrastato le buste paga di tutti i pubblici dipendenti; un incremento equo corrisponde, infatti, a oltre 3mila euro complessivi di arretrati e 200 dal 1° gennaio 2018. Invece, ad oggi, tra arretrati e incrementi a regime, da prevedere solo dal 1° gennaio prossimo, le cifre stanziate per il rinnovo contrattuale sono davvero ridicole. Secondo gli ultimi dati Ocse a confronto, l’Italia è l’Unico Paese dell’area che nel periodo 2005-2014 ha fatto perdere ai suoi docenti il 7%.
Proprio oggi Vittorio Lodolo D’Oria, medico esperto di "stress lavoro correlato", scrive: quella dei docenti è la categoria più numerosa della PA ma anche la più femminilizzata (83%), la peggio retribuita della UE, la più vituperata, la più anziana e la meno tutelata dal punto di vista della salute professionale”. E “nessuna attenzione” viene riservata “da istituzioni e maestranze a un fenomeno sociale di tale portata”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non si può pensare di raggiungere la media degli stipendi assegnati nell’Unione Europea con quelle residue previste dalle passate e della prossima Legge di Bilancio. Ecco perché Anief continua ad invitare il personale della scuola a inviare la diffida per sbloccare l’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale e ancorarla al 50% dell’inflazione programmata. Ogni lavoratore si gioca 135 euro in più dal nuovo anno e 2.817 euro di arretrati. Inoltre, sempre i nostri governanti devono assolutamente inglobare il lavoro che si svolge a scuola, anche del personale Ata, tra quelli usuranti. Non è possibile che lascino il lavoro a 66 anni e 7 mesi, in futuro a 70. Già oggi sono la categoria più vecchia del mondo. Con l’esasperazione dei parametri di accesso alla pensione il gap potrà solo peggiorare.
Nessun dubbio per i Tribunali del Lavoro di Mantova e Busto Arsizio (VA) che accolgono i ricorsi Anief contro “l'algoritmo impazzito” e condannano il Ministero dell’Istruzione all’immediato trasferimento di altri tre docenti imponendo il rispetto del principio costituzionale del merito. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Nessun dubbio per i Giudici sul diritto al trasferimento in base al punteggio posseduto”.
Il MIUR paga di nuovo lo scotto dei madornali errori nei trasferimenti effettuati nel 2016 e subisce altre tre sconfitte in tribunale grazie all’intervento dei legali Anief Walter Miceli, Fabio Ganci, Marco Di Pietro, Pasqualino Miraglia e Anna Maria Ferrara che ottengono tre distinte sentenze con la conferma che le tesi Anief sul cosiddetto “algoritmo impazzito” erano fondate e che il Ministero dell’Istruzione ha effettuato i trasferimenti senza rispettare il fondamentale principio del merito. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Abbiamo ribadito in udienza che l’assunto secondo il quale l’ordine di preferenze costituisce il criterio primario e il “punteggio” costituisce un criterio meramente suppletivo, così come sostenuto dal Miur riguardo le procedure di mobilità 2016, non è supportato da alcuna disposizione di legge o di contratto collettivo e, di conseguenza, deve soccombere in favore di criteri costituzionalmente orientati quali il punteggio posseduto e, dunque, il merito. I giudici ci hanno dato nuovamente ragione e abbiamo ottenuto il trasferimento di altri tre docenti che potranno rientrare nelle province di appartenenza”.
Per il sindacato i numeri e la posizione della Ministra dell’Istruzione lasciano molto a desiderare. Replica del presidente Anief, Marcello Pacifico: invece di trovare improbabili capri espiatori, la Fedeli si impegni a ripristinare il ‘modulo’ e le compresenze alla primaria e le tante decine di migliaia di posti cancellati a seguito della Legge di conversione 169/2008; con questi provvedimenti scellerati, i dati internazionali ci dicono che applicandoli su l’ex elementare, siamo passati dal quinto al 105esimo posto. Da un Governo che tiene alla scuola, inoltre, ci saremmo aspettati una vera riforma del percorso 0-6 anni, visto che anche dopo l’attuazione del decreto legislativo della Legge 107/2015, non si andrà comunque oltre la copertura del 30 per cento del fabbisogno nazionale, delegando a paritarie e privati quello che rimane per legge un servizio gratuito e a carico esclusivo dello Stato. Non ci siamo poi nemmeno sui concorsi, visto che non ha alcun senso creare nuove graduatorie per gli attuali docenti precari, già collocati in liste di attesa definite e pronte all’uso.
Il leader dell’Anief ribatte ancora: non è vero che mancano precari specializzati sul sostegno, perché ve ne sono almeno già 20mila pronti a subentrare sui posti liberi senza titolare. Come ve ne sono altri 80mila su disciplina comune, selezionati e abilitati all’insegnamento attraverso concorsi riservati, Ssis, Tfa, Pas, corsi di Scienze della formazione primaria e altre modalità. La verità è solo una: lo Stato non vuole assumerli, respingendoli ingiustamente dalle GaE. Infatti, i docenti precari di lungo corso continuano ad essere non stabilizzati, malgrado l’Europa e gli stessi giudici dicano il contrario. Fa pensare l’ostinazione contro chi ha acquisito un diploma abilitante sino ad una decina di anni fa e chiede di entrare nei ruoli dello Stato, per andare a coprire quei posti che in molti casi sono occupati da loro stessi con le supplenze annuali.
Il Tribunale del Lavoro di Trento condanna l'amministrazione scolastica provinciale per reiterato abuso di contratti a termine, sfruttamento del lavoro precario e discriminazione nei confronti di 11 docenti precari. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Illegittime le norme contrattuali che attribuiscono il diritto alla progressione nelle posizioni stipendiali unicamente al personale assunto con contratto a tempo indeterminato e che riconoscono solo parzialmente l’anzianità pregressa ai lavoratori precari immessi in ruolo. Con la nostra rappresentatività, cambieremo le cose e tuteleremo fino in fondo i diritti di tutti i lavoratori della scuola”. Sempre possibile aderire ai ricorsi per ottenere ragione contro l’illegittima reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi di servizio e la corresponsione degli scatti di anzianità ai precari. Anche i docenti già immessi in ruolo possono ricorrere per ottenere gli scatti di anzianità mai percepiti durante il precariatoe per ottenere la ricostruzione integrale e immediata della carriera computando per intero il servizio pre-ruolo.
La decisione è legata al fatto che si è in attesa della nuova sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla causa C. 494/17 Rossato, sollevata dalla Corte di Appello di Trento nel giudizio sulla compatibilità della Legge di riforma della scuola 107/2015 con il diritto dell'Unione Europea. Con ordinanze interlocutorie nn. 27615-8/17, si prende ora atto che non è più possibile riferirsi alle sentenze 22552/16 et aliae, attraverso le quali era stato negato il risarcimento danni ai docenti e al personale Ata immessi in ruolo per gli anni di precariato. Inoltre, la stessa Corte di Giustizia Ue si dovrà pronunciare sulla validità delle norme legislative e contrattuali italiane che prevedono nei decreti di ricostruzione di carriera il “raffreddamento” della stessa carriera con il riconoscimento parziale del servizio pre-ruolo, dopo le sentenze favorevoli giunte dai tribunali del lavoro.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Ancora una volta abbiamo avuto la conferma di un diritto vivente in continua evoluzione, come sempre ha denunciato il nostro giovane sindacato, attivo non a caso presso la Cedu, che si riconduce sia alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 sia alla Corte europea dei diritti dell’uomo, oltre che presso il Consiglio Ue e la commissione petizione del Parlamento Ue. Anche a livello nazionale gli orientamenti dei giudici ci stanno dando ragione: il Miur è infatti sempre più spesso condannato a risarcire ogni dipendente con decine di migliaia di euro, anche per l’assegnazione degli scatti di anzianità ai precari, come ribadito dalla Cassazione.
Il Ministero dell’Istruzione è sul punto di pubblicare il decreto ministeriale e la conseguente Circolare applicata che anticiperà di un mese esatto la scadenza per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio, introducendo anche delle nuove direttive per stabilire l’accertamento dei contributi versati e di tutti i periodi eventualmente utili per l’accesso alla pensione: da quest’anno il personale pubblico interessato dovrà controllare preventivamente la propria posizione contributiva attraverso un confronto dei dati contenuti nel conto assicurativo Inps (consultando anche un patronato) e quelli presenti nel fascicolo personale depositato negli uffici della scuola dove il dipendente presta servizio. La verifica preliminare dovrà focalizzarsi, in particolare, sulle eventuali domande di riscatto, di computo o di ricongiunzione presentate.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal: La scuola continua ad essere uno dei comparti più penalizzati, perché vi si accede con continuità solo dopo un lungo periodo di precariato; quindi, iniziando ad accumulare contributi non prima dei 30 anni, è normale che quasi nessuno potrà uscire attraverso la pensione di anzianità. Inoltre, con la Buona Scuola Renzi-Giannini anziché assumere i precari, già selezionati, abilitati e formati, con effetto immediato, si è preferito puntare ad un reclutamento “lumaca”: applicando il nuovo reclutamento, gli anni di formazione-concorso-supplenze nella migliore delle ipotesi sfioreranno il decennio. Senza dimenticare che i docenti assunti a partire dal 2015, con la Legge 107/15, sono destinati a percepire un assegno decurtato tra il 38% ed il 45% rispetto a chi ha lasciato il servizio sino a quell’anno. Produrre un aumento sostanzioso del tabellare sarebbe servito anche a contrastare tale destino.
È possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre a ulteriori servizi. Per contatti, ci si può collegare alsito internet. Per avere tutte le indicazioni necessarie è possibile anche scrivere una e-mail all’indirizzoQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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