Nell’ultimo periodo l'età per la pensione di vecchiaia dei dipendenti pubblici è stata già ritoccata due volte: prima nel 2013, di tre mesi, poi, tre anni dopo, nel 2016 di altri quattro, sino a quota 66 anni e sette mesi per gli uomini (65 anni e sette mesi per le dipendenti del settore privato). E già si parla, in parallelo, di un possibile incremento dei requisiti contributivi utili per uscire dal lavoro con la pensione di anzianità. La relazione tra la soglia pensionistica e l'aspettativa di vita è stata introdotta con la manovra estiva di bilancio pubblico del 2009: il provvedimento è stato confermato da quattro Governi. Anzi, quello attuale sta addirittura anticipando la 'clausola di salvaguardia' della riforma Fornero, in base alla quale l’incremento dell'età pensionabile a 67 anni sarebbe scattato dal 2021. Tra l’altro, l'aggiornamento dell’età, oggi previsto ogni tre anni, dal 2019 si modificherebbe ogni due. Sino ad arrivare a 70 anni, nel volgere di un trentennio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Continuare a considerare solo l’aspettativa di vita per giustificare questo processo assurdo di innalzamento dell’età pensionabile significa gestire l’economia del Paese in modo miope. Abbiamo il più alto numero di Neet d’Europa, una disoccupazione inferiore solo alla Spagna, il corpo docente più vecchio ed esposto al rischio burnout dell’area Ocse, e continuiamo a mandare in pensione i cittadini lavoratori sempre più tardi. I giovani, in tal modo, quando avranno spazio? Perché in Germania si continua a lasciare la cattedra con 25 anni di contributi senza tagli allo stipendio. Invece, in Italia gli immessi in ruolo nella scuola dal 2015 sono destinati a percepire un assegno decurtato tra il 38% ed il 45% rispetto a chi ha lasciato il servizio sino a quell’anno. Ancora di più perché gli stipendi che percepiscono sono fermi ai box da nove anni e spolpati dal costo della vita: ora ci dicono che con 85 euro medi lordi di aumento previsti dal nuovo contratto, peraltro nemmeno per tutti, si pareggerà tutto. Le cose non stanno così: è per questo invitiamo il personale a garantirsi almeno il triplo dell’aumento, più arretrati, presentando ricorso con noi.
Anief offre la possibilità di chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre a ulteriori servizi. Per contatti, collegarsi al sito internet.
Gli istituti superiori interessati possono ora presentare domanda a Viale Trastevere per una sola sezione ed indirizzo, previa delibera positiva del Collegio dei docenti e del Consiglio d’Istituto, oltre che l’avvenuta presentazione alle famiglie degli studenti attraverso il Piano triennale dell’offerta formativa. Il tutto dovrà assicurare agli allievi il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi formativi previsti per il quinto anno di corso, cancellato e spalmato nel quadriennio, sempre nel rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute per decidere quali sono le 100 meritevoli che si aggiudicheranno l’attivazione del corso ridotto. Le proposte dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione. Sono previste anche valutazioni in itinere.
Il sindacato continua ad avere perplessità sull’iniziativa del Miur di allargare il liceo breve: prima di tutto perché rimane vivo il dubbio che l’operazione sottintenda l’obiettivo di tagliare tempo scuola e cattedre. Ma se l’obiettivo è realmente solo quello di “licenziare” gli studenti dal percorso formativo un anno prima, allora basterebbe anticipare la primaria a cinque anni di età, creando un anno cosiddetto “ponte” con maestri di infanzia e primaria in copresenza a supportare gli alunni nel periodo più critico e delicato della loro carriera scolastica. Inoltre, anticipando la scuola a cinque anni, si risolverebbe il problema dei maestri della scuola dell’infanzia estromessi dall’ultima riforma 0-6 anni prevista dalla Legge 107/2015 e rimasti intrappolati, ad oggi senza grosse prospettive di stabilizzazione, nelle vare graduatorie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non si può prendere l’Europa come esempio, quando si dice che l’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi dove gli studenti finiscono la scuola secondaria a 19 anni, e ignorare le indicazioni che la stessa Unione Europea continua a dare attraverso sentenze esemplari che ribadiscono, ad esempio, la tesi dell’equiparazione del personale, a seguito delle croniche discriminazioni attuate a trecentosessanta gradi verso i lavoratori precari sfruttati, licenziati e riassunti sempre con lo stesso stipendio anche per decenni come se nulla fosse. Per non parlare delle indicazioni di Eurostat che anche di recente si è soffermata sugli stipendi ridicoli dei docenti italiani rispetto a quelli dei colleghi europei, che ora il Governo vuole ritoccare in avanti con qualche decina di euro. Rimane forte il dubbio che dietro alla sperimentazione vi sia l’obiettivo del risparmio a discapito dell’utenza scolastica e di chi si adopera ogni giorno per garantirla.
Dopo la presentazione del 18° rapporto di Legambiente Ecoscuola che ha puntato il dito contro le mancate promesse dell’anagrafe scolastica, ricevendo le attenzioni della stampa nazionale, Udir presenta uno studio sui 42.407 edifici scolastici censiti e sul loro obbligo delle dichiarazioni sulla classificazione del rischio sismico. Il dossier del nuovo sindacato dei dirigenti scolastici fa il paio con l’articolata proposta di modifica sul Testo unico sulla sicurezza e le responsabilità dei presidi, presentata nei giorni scorsi in audizione a Montecitorio. Di tutto ciò si parlerà a Salerno, nel corso del Convegno nazionale del 10 novembre. Se non hai mai partecipato e sei un preside, scarica la locandina, registrati e partecipa ai lavori: sarai ospite di Udir.
Marcello Pacifico (presidente Anief-Udir): Durante gli incontri degli ultimi mesi con centinaia di presidi, è stata pressoché unanime la richiesta di cambiare in toto il Testo Unico sulla sicurezza. I presidi sanno bene che vi è un collegamento immediato tra il problema della sicurezza e quello della responsabilità che ricade sulle loro persone: ci sono dei capi d’istituto costretti a difendersi dalle accuse riconducibili alle analisi tecniche sui documenti di prevenzione, sicurezza e salute, con richieste di condanne penali da tre anni e mezzo in su. Se non vogliamo che si arrivi a chiudere la metà delle nostre scuole, quelle insicure indicate da Legambiente, non c’è altra soluzione: modificare la legge. Non è possibile finire in carcere per colpa dello Stato, tra l’altro per uno stipendio dimezzato rispetto ai colleghi di tutti gli altri comparti.
I precari della Provincia Autonoma di Trento hanno ottenuto giustizia grazie all'Anief che batte nuovamente l'Amministrazione in Corte d'Appello e ottiene la conferma delle sentenze che riconoscevano il diritto dei precari agli scatti di anzianità e al risarcimento del danno per illecita e abusiva reiterazione di contratti a termine. Ancora possibile aderire gratuitamente ai ricorsi promossi dall'Anief.
Continua la vittoriosa azione di tutela promossa dal sindacato Anief contro il mancato riconoscimento del diritto alle progressioni stipendiali per i precari e per ottenere il giusto risarcimento per illegittima reiterazione di contratti a termine oltre il limite dei 36 mesi di servizio. Le due sentenze emanate dalla Corte d'Appello di Trento e ottenute dai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Maria Maniscalco, fanno registrare una disfatta totale per l'Amministrazione con una condanna aggiuntiva a circa 5.000 Euro di spese di soccombenza. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Come avevamo previsto, i tribunali continuano a darci ragione e confermano che la valutazione dell’anzianità nei confronti dei precari è un atto dovuto da concretizzare secondo la disciplina in vigore man mano che viene maturata con i contratti a termine. Il nostro sindacato ha già avviato una petizione specifica presso il Parlamento UE, alla Cedu e anche al Comitato Europeo dei diritti sociali proprio per ribadire che il lavoro con contratti a termine deve, finalmente, avere il giusto riconoscimento ed essere equiparato a quello di ruolo nel pieno rispetto delle normative eurounitarie”.
Confermato nell’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti la valorizzazione del servizio svolto da assistente amministrativo quale reggente DSGA negli ultimi otto anni. Anief pronta a ricorrere per far valutare anche il servizio degli anni precedenti. Con Eurosofia, pronto il corso di formazione valido per prepararsi alle prove concorsuali. Iscriviti, il costo è di 200 euro. Corso on line (100 ore) e in presenza (20 ore), ogni 15 partecipanti.
Alla presenza dei sindacati indipendenti europei, di rappresentanti della Commissione europea e del Governo tedesco, nel corso del Convegno dell'Accademia Europa della Cesi sulla Formazione professionale, il modello adottato nel nostro Paese con la Legge 107/2015 incassa pesanti osservazioni: a pesare come un macigno è aver portato le esperienze in azienda forzatamente a regime senza presupposti normativi alle spalle e regole certe di stampo nazionale, indispensabili per tutelare gli studenti impegnati negli stage aziendali.
Dopo aver rilevato la minore ricettività delle aziende nell’accogliere gli studenti in formazione, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, passato dal 25% al 20%, diversi relatori si sono detti concordi nel rivendicare una direttiva UE sui diritti e doveri degli studenti lavoratori, sul rapporto tra aziende e apprendisti alla fine del tirocinio per agevolarne l'assunzione sui disabili e le possibili occupazioni. Durante gli interventi, è stato denunciato l'alto tasso di abbandono scolastico italiano e gli ultimi abusi delle aziende, che dovrebbero essere puniti dalla procura piuttosto che identificati come innocente sfruttamento.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): Per rimediare a questi limiti, occorrerebbe incentivare le aziende, attraverso regole certe e finanziamenti chiari. Solo responsabilizzando e coinvolgendo le aziende in modo attivo si potrà parlare finalmente di progetti di alternanza scuola-lavoro di ‘nobiltà’. Serve un programma di formazione non improvvisato e piegato al volere delle aziende, come avviene oggi, ma ben definito sia a livello di amministrazione centrale che di singolo istituto scolastico superiore.
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