Quasi tutte le modifiche chieste per sanare i mali della scuola e le storture della riforma approvata dal Governo non sono state accolte. Passano soltanto lo "School bonus" (con le donazioni effettuate da privati destinate alla scuola di preferenza e non al bilancio dello Stato), la “specifica” sulle supplenze oltre 36 mesi (il cui conteggio parte dal 1° settembre 2016), il Fondo risarcimenti supplenze (con il modesto rifinanziamento di 2 milioni di euro all'anno per il triennio 2017-2019), il contributo alle materne paritarie per la realizzazione di nuovi istituti (25 milioni di euro da erogare entro il 31 ottobre 2017), il ‘Bonus 'Stradivari’ per l'acquisto di strumenti musicali da parte di studenti dei conservatori e scuole superiori musicali (al massimo da mille a 2.500 euro e potrà coprire il 65% della spesa). Niente da fare per l'Ape social, di cui beneficeranno solo insegnanti dell'infanzia e gli educatori dei nidi. Mentre è previsto il raddoppio del contributo aggiuntivo per le scuole d'infanzia paritarie (da 25 a 50 milioni di euro) e l'incremento dell’importo massimo detraibile per spese di frequenza, compresa la mensa scolastica (detrazione Irpef sempre al 19%, gli importi annuali passano da 400 euro per l'anno in corso a 564 euro per il 2016, 717 per il 2017, 786 per il 2018 e 800 dal 2019).
Disco rosso per le richieste del giovane sindacato, che partono dalla modifica della Legge 107/2015 e dall’adozione di provvedimenti urgenti per eliminare la piaga del precariato. Verranno ripresentanti a Palazzo Madama, unitamente alle modifiche delle norme che regolano le GaE e le graduatorie d’istituto. Oltre che sugli idonei e vincitori non assunti del Concorso a cattedra 2016; sulle prossime selezioni pubbliche nazionali, anche per Dirigenti, Dsga, Coordinatori di segreteria, con riserve per alcune categorie; sulla carriera del personale; sullo sblocco dell’indennità di vacanza contrattuale; sull’abolizione del Tfr; sul blocco del primo gradone stipendiale per i neo-assunti dal 2011; sull’estensione dell’Ape “social” a tutti i docenti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): così facendo, l’Esecutivo mantiene la linea assunta con l’approvazione della riforma della scuola, pur avendo tutti contro. Quell’atteggiamento, lo ha detto anche di recente il premier Renzi, ha condotto a un malcontento generale, aggravato dal protrarsi del mancato rinnovo contrattuale o dell’accordo con somme ridicole, prodotto in questi giorni, con l’assenso dei soliti sindacati rappresentativi. Bisognava cambiare le norme, nonché valorizzare il personale attraverso finanziamenti adeguati e non con ‘mance’ di facciata da 85 euro lordi, se tutto va bene. L'ultima possibilità è ora quella di approvare quegli emendamenti in Senato: in caso contrario, la frattura sarà insanabile.