Intervista al presidente Anief - Domenica 7 febbraio. Il prof. Pacifico affronta l'argomento sull'ipotesi di contratto sulla mobilità personale.
La sentenza del giudice reputa che le ore di insegnamento con il docente specializzato costituiscono un diritto soggettivo condizionato dalla circostanza e che esso deve essere, di volta in volta, commisurato alle specifiche difficoltà riscontrate nell’area di apprendimento.
Premiata la pervicacia di Anief che, attraverso l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”, ha smontato la linea assunta dagli Uffici scolastici regionali, che negano in modo sistematico, ad esclusione dei casi più gravi, quanto espresso dai medici attraverso la diagnosi e dalle équipe che redigono il profilo dinamico-funzionale, sulla base delle reali esigenze educative che poi confluiscono nel Piano educativo individualizzato.
Marcello Pacifico (presidente Anief): grazie alla nostra iniziativa, riusciamo a tutelare i diritti dei più deboli che il Miur sembra voler dimenticare. Anief risponde, quindi, dicendo ancora una volta basta a queste prevaricazioni che, con l'inaccettabile e vergognosa giustificazione di anteporre le fantomatiche ‘questioni di bilancio’, violano i fondamentali diritti degli alunni più deboli.
Illegittimo, perché in contrasto con la normativa primaria, non permettere il reinserimento dei docenti cancellati dalle Graduatorie a Esaurimento per non aver prodotto domanda di aggiornamento. Questo quanto ottenuto dall’ANIEF presso il Tribunale del Lavoro di Verona che, con due sentenze di identico tenore, dà piena ragione ai nostri legali Fabio Ganci, Walter Miceli, Francesca Lideo e Maria Maniscalco condannando il MIUR all’immediato reinserimento di due nostre iscritte e al pagamento delle spese di giudizio quantificate in un totale di 5.800 Euro oltre accessori.
La battaglia dell’ANIEF a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola continua a raccogliere successi in tribunale e a vedere il Ministero dell’Istruzione nuovamente condannato per aver discriminato i docenti a tempo determinato non riconoscendo loro la medesima progressione stipendiale corrisposta ai docenti di ruolo. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi danno una nuova sonora lezione al MIUR e ottengono ragione presso il Tribunale del Lavoro di Torino con ben cinque sentenze che condannano l’Amministrazione a corrispondere ai ricorrenti un totale di oltre 50.000 Euro per le progressioni stipendiali mai riconosciute.
Anief non ci sta e annuncia una valanga di ricorsi contro le fasi e sotto-fasi che danneggiano la metà dei docenti che verranno trasferiti, perché tratta il personale adottando due pesi e due misure. Intanto, il giovane sindacato, qualora l’accordo si stipulasse sulle regole annunciate in questi ultimi giorni, annuncia che inviterà tutti i docenti esclusi dal trasferimento con titolarità a presentare comunque la domanda di trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sarà il freddo di questi giorni a intorpidire le menti, ma dopo mesi di trattative come ci si può apprestare a firmare un’ipotesi di contratto che per la prima volta discrimina i docenti tra assunti prima e dopo il 2014/2015, in fase O/A o B/C, da graduatorie di merito o ad esaurimento, in trasferimenti comunali, provinciali, interprovinciali, passaggi di ruolo, su singolo ambito territoriale o su tutti gli ambiti territoriali nazionali? Ce lo diranno i giudici.
Il tribunale di Palermo solleva questione di legittimità costituzionale per violazione degli artt. 3, 36 e 38 richiamati dallo stesso giudice delle leggi nella sentenza n. 70/2015. Sono migliaia i ricorsi in corso di deposito per ottenere quanto spettante per il biennio 2012-2013, a partire da 3 mila euro di arretrati e mille a regime. M. Pacifico, presidente Anief, aveva denunciato subito l’illogicità, l’arbitrarietà e l’irragionevolezza del decreto legge n. 65/2015 rispetto anche a quanto deciso dal precedente Governo Letta nella legge 147/2013 per il triennio 2014/2016.
Il giudice ha rilevato nella sua ordinanza la profonda incongruenza con la scelta presa dal legislatore nella rimodulazione della perequazione tra anni differenti, e certamente maggiormente penalizzante voluta dal Governo Renzi rispetto alle aliquote decise dal Governo Letta (perequazione del 40% rispetto al 95% da tre a quattro volte il minimo INPS, del 20% rispetto al 75% da quattro a cinque volte, del 10% rispetto al 50% da cinque a sei volto, blocco totale per il 2012-2013 da sei volte rispetto al solo 2014) e ha ritenuto che il legislatore abbia eluso quanto prescritto dal giudice delle legge nella recente sentenza n. 70/2015 a cui doveva dare adeguata risposta, dopo l’annullamento del comma 25, dell’art. 24, del decreto legge 201/2011 come convertito dalla legge 214/2011. La norma voluta dal Governo, inoltre, non garantisce l’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita nemmeno per la fascia più basse, supera il limite della ragionevolezza, della proporzionalità, ha effetti che si ripercuotono nel tempo e violerebbe ben tre articoli della Costituzione, l’art. 3, l’art. 36 primo comma, l’art 38 secondo comma. Ai pensionati non rimane che ricorrere e affidarsi nuovamente al giudice delle leggi.
La riforma della scuola che mette in atto le indicazioni della Legge 107/2015 assegna al dirigente scolastico un ingente carico di responsabilità e di lavoro. Il percorso, avviato 15 anni fa con l’entrata in vigore della scuola dell’autonomia, è dunque giunto a destinazione solo da pochi mesi, attraverso l’approvazione di nuove norme, come l’introduzione del merito professionale e degli albi territoriali, la cui applicazione rimane ancora poco chiara e complessa nello svolgimento delle diverse fasi, ancora incerte nell’attuazione. Anief-Dirigenti Scolastici lancia i ricorsi al Giudice del Lavoro.
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