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L'industriale Carlo De Benedetti è intervenuto sui tagli alla scuola in un dibattito organizzato da MicroMega sui temi di attualità, in maniera piuttosto esplicita e diretta. Anief e Confedir trovano convincente la proposta di Carlo De Benedetti di dirottare sulla scuola i tanti soldi che lo Stato italiano spende per le spese militari e per le missioni di pace,

"So di dire una bestemmia ma lo dico lo stesso - ha affermato De Benedetti - in un Paese come il nostro invece che spendere soldi per attività militari e in missioni all'estero che non ci possiamo permettere, come quella in Afghanistan, se investissimo nel sapere evidentemente costruiremmo il nostro futuro. Qual è in questo contesto l'elemento di competitività è il sapere. Non i soldi ma la testa. E su questo bisogna investire".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola, “l’auspicio di Carlo De Benedetti rappresenta finalmente un segnale opposto alla politica miope dei tagli di risorse e di finanziamenti che in questi ultimi dieci anni ci ha sempre più allontanato dalla crescita globale”.

“Lo hanno capito in Germania e negli Stati Uniti, dove gli investimenti per l’istruzione non si toccano, anzi si incrementano. In Italia, invece, le ultime proposte calate dell’alto mirano ancora una volta a produrre risparmi nella scuola. Come quella dell'aumento delle ore d’insegnamento settimanali dei docenti italiani in servizio nella scuola media e superiore: un’idea balzana del Governo, saggiamente cancellata in Parlamento, che sarebbe stata funzionale solo al risparmio di altri milioni di euro da sottrarre all'istruzione dei nostri giovani”.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Anief e Confedir trovano convincente la proposta di Carlo De Benedetti di dirottare sulla scuola i tanti soldi che lo Stato italiano spende per le spese militari e per le missioni di pace, ad iniziare da quella in corso in Afghanistan: l'idea dell'imprenditore, secondo cui "se investissimo nel sapere evidentemente costruiremmo il nostro futuro", "ha il merito di aprire il dibattito nell'opinione pubblica sulla necessità di trovare a tutti i costi una fonte da cui attingere risorse per rilanciare l'istruzione e la ricerca nel nostro Paese", sottolinea l'Anief.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la scuola, "l'auspicio di Carlo De Benedetti rappresenta finalmente un segnale opposto alla politica miope dei tagli di risorse e di finanziamenti che in questi ultimi dieci anni ci ha sempre più allontanato dalla crescita globale".

"Lo hanno capito in Germania e negli Stati Uniti, dove gli investimenti per l'istruzione non si toccano, anzi si incrementano - aggiunge -. In Italia, invece, le ultime proposte calate dell'alto mirano ancora una volta a produrre risparmi nella scuola. Come quella dell'aumento delle ore d'insegnamento settimanali dei docenti italiani in servizio nella scuola media e superiore: un'idea balzana del Governo, saggiamente cancellata in Parlamento, che sarebbe stata funzionale solo al risparmio di altri milioni di euro da sottrarre all'istruzione dei nostri giovani".

Fonte: Italpress

 

“I precari della scuola pubblica italiana sono diventati 136.000: un record, segnalato anche dalla Ragioneria Generale dello Stato che nelle ultime ore ha reso pubblico il dato, da cui emerge che i supplenti annuali delle nostre scuole rappresentano ormai oltre la metà della quota totale di lavoratori non di ruolo che opera oggi nel pubblico impiego". Lo afferma in una nota l'Anief, che prosegue: "Ora però apprendiamo con stupore che il Governo italiano anziché prendersi le proprie responsabilità, decidendo quando e dove assumere docenti e personale Ata, adottando finalmente la direttiva comunitaria 1999/70/CE, decide incredibilmente di fare pressioni sul Parlamento per inserire un emendamento al disegno di legge di Stabilità che li danneggia: a causa di mere esigenze economiche, i precari della scuola sarebbero infatti esclusi dalla proroga dei contratti dei precari nella pubblica amministrazione".

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la scuola, quanto sta accadendo è privo di ragioni obiettive: "a questo punto - osserva il sindacalista - o si fa un passo indietro e si dichiara conclusa la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego o si assisterà all'invio da parte dei lavoratori di migliaia di denunce alla Commissione europea, con relative richieste di apertura di procedura d'infrazione. Con lo Stato che, a seguito di sicure condanne milionarie, dovrà obbligatoriamente rivedere le sue spese. E assegnare, perché costretto, le sue risorse alla stabilizzazione del personale deputato al normale funzionamento della macchina amministrativa piuttosto che ai costi della politica".

"Forte delusione arriva anche per il comportamento degli altri sindacati presenti all'incontro di ieri al Ministero della Funzione Pubblica - prosegue la nota -: durante un incontro con le parti sociali sul precariato, soltanto la Confedir, attraverso la propria delegata Chiara Cozzetto, ha denunciato la violazione della direttiva comunitaria che impone agli Stati che fanno parte dell'UE di assumere, al pari dei datori di lavoro privati, tutti i dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio negli ultimi cinque anni".

Cozzetto ha ricordato che "proprio in questi giorni Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla scuola, si è recato a Bruxelles e a Strasburgo per rendere coscienti i rappresentanti dell'Unione Europea delle disattenzioni del Governo italiano su questo punto imprescindibile. E per chiedere giustizia. E mentre la Cisl e la Cgil hanno rivendicato l'emanazione del decreto sul personale inidoneo, al fine di sbloccare le assunzioni autorizzate di 5 mila non docenti, il tavolo sul precariato ha sconfessato gli stessi sindacati costretti a continuare a inseguire la protesta di chi grazie all'Anief dal 2010 chiede conto degli abusi subiti".

"Se vi sono, infatti, 40.000 posti disponibili per il personale Ata - commenta Pacifico - anche la richiesta di sblocco di 5.000 assunzioni appare riduttiva D'altronde, se dopo un anno il posto rimane vacante e disponibile è evidente che debba essere additato al normale funzionamento della scuola: altro che supplenze pluriennali, come auspicato dalla Uil. L'incontro alla Funzione Pubblica ha dunque dimostrato, ancora una volta, solo una cosa: il sindacato tradizionale è rimasto indietro e l'unica voce deve essere affidata ai tribunali della Repubblica".

Fonte: Italpress

 

"Fa acqua da tutte le parti l'esercitatore predisposto dal Ministero dell'Istruzione per permettere agli oltre 320 mila candidati al concorso a cattedra per diventare tra meno di un anno docenti della scuola pubblica italiana: il Miur deve immediatamente pubblicare le risposte esatte, altrimenti rischia di disorientare gli aspiranti docenti anziché permettergli di studiare i contenuti delle prove preliminari fissate per il 17 e 18 dicembre prossimi". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la scuola, a poche ore dalla decisione del ministero dell'Istruzione "di far esercitare i candidati al concorso senza fargli conoscere l'esito delle 3.500 domande predisposte dalle commissioni di esperti", sottolinea il sindacato.

"Il Miur abbia il coraggio di pubblicare le risposte esatte. Se non lo fa, discrimina i partecipanti, i quali già hanno avuto inspiegabilmente dieci giorni in meno, rispetto ai concorsi pubblici passati, per prepararsi attraverso la lettura di tutti i quesiti", prosegue l'Anief, che si fa portavoce dei candidati, facendo un appello pubblico al Miur "anche per dire che già dal primo giorno il sistema informatico predisposto per rendere pubblici i quesiti è andato in tilt: permangono infatti forti difficoltà a collegarsi, soprattutto per chi non ha la banda larga e diversi problemi nel portare a compimento le sessioni di prova".

"Ma soprattutto c'e' l'amara sorpresa, qualora non si risponda correttamente alle 35 risposte, di non conoscere quelle a cui non si è risposto in modo positivo", sottolinea l'Anief. "Allora a cosa serve esercitarsi?", si chiede Pacifico. "Il sistema sembra quasi tarato per evitare contestazioni immediate contro la formulazione di domande sbagliate. Se così fosse - continua - saremmo di fronte ad un grave errore, perché per evitare di affrontare i problemi si cercherebbe di aggirarli con un sistema informatico cervellotico e inefficace".

"Ad essere danneggiati sono tutti i candidati che non sono in possesso di computer e reti di collegamento all'avanguardia. Limitando, inevitabilmente, le loro opportunità. Il Miur non può fare altro che pubblicare, da subito, tutte le risposte esatte. In caso contrario si renderebbe artefice di una clamorosa discriminazione dei partecipanti al concorso. E poi – conclude Pacifico - non ci si lamenti dei ricorsi...".

Fonte: Italpress

 

"Il concorso per 11 mila nuovi docenti parte con il piede sbagliato: fa acqua da tutte le parti l'esercitatore predisposto dal Miur per permettere agli oltre 320 mila candidati di esercitarsi con i 3.500 quesiti. Il Miur deve immediatamente pubblicare le risposte esatte, altrimenti rischia di disorientare gli aspiranti docenti anziché permettergli di studiare i contenuti delle prove preliminari fissate per il 17 e 18 dicembre prossimi". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la scuola, a poche ore dalla decisione del Ministero dell'Istruzione di far esercitare i candidati al concorso senza fargli conoscere l'esito delle domande.

Pacifico spiega che al sindacato sono pervenute "tantissime denunce e proteste per una scelta di cui non si comprendono i motivi: il Miur - dice - abbia il coraggio di pubblicare le risposte esatte. Se non lo fa, discrimina i partecipanti, i quali già hanno avuto inspiegabilmente dieci giorni in meno, rispetto ai concorsi pubblici passati, per prepararsi attraverso la lettura di tutti i quesiti.

Fonte: TMNews

 

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XXIV2012

 

 

 

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